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Discussione: Commento linguistico ed esegetico al Vangelo di Marco

  1. #16
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    1,14c)...e si mise a proclamare la buona notizia da parte di Dio.

    L'andata di Gesù in Galilea ha per oggetto una proclamazione [[ il verbo keryssein viene usato per l'attività in Galilea e per la futura missione tra i pagani ]], il cui contenuto è " il vangelo/ la buona notizia (da parte ) di Dio ". In questa espressione dobbiamo considerare diversi aspetti [[ La perifrasi " la signoria/il regno dei cieli " è comune nella letteratura rabbinica " il regno di Dio ", nei Targumin. Chilton, " Regnum Dei " mostra l'equivalenza di " Dio " nel testo biblico e " signoria di Dio " in Targum a Zc 14,9; Abd 21; Is 31,4; 24,23; 52,7. Secondo questi testi, " la signoria di Dio è vicina " equivale a " Dio è vicino ". Possiamo dire che, posto in un contesto giudaico, " la signoria di Dio " proclamata da Gesù non appare come la chiave di una visione esoterica della storia, ma piuttosto come uno slogan contemporaneo che si riferiva a Dio e fu preso da Gesù come il termine-chiave della sua esperienza vissuta che Dio è operante tra di noi. ]].
    In primo luogo, si tratta della " buona notizia ". La presenza dell'articolo indica che non è una buona notizia qualsiasi, ma quella conosciuta ed attesa. La sua fonte è Dio stesso. L'espressione " Dio " in Marco ha una portata universale, perché indica il Creatore dell'intera umanità [[ Per Marco " Dio " indica universalità, in contrapposizione a " Signore " (Kyrios, senza articolo) che indica il Dio d'Israele. In Matteo, invece, " la signoria/il regno dei cieli " indica universalità, mentre "la signoria/il regno di Dio riguarda anzitutto Israele ]].
    L'annuncio di Gesù si collega quindi al testo di Zc 14,9; " il Signore sarà re di tutta la terra ". Quel giorno ci sarà il Signore soltanto, e soltanto il suo nome.
    Si allarga, quindi, l'ambito della proclamazione di Giovanni: " la buona notizia " deve essere causa di gioia per tutti gli uomini e non solo per il popolo giudaico.
    Gesù trasmette un messaggio di Dio, cioè si presenta come profeta, sebbene il lettore sappia già che è " il Figlio di Dio " (1,11) e che la sua opera e la sua autorità sono quelle di Dio stesso. Gesù agisce in nome di Dio e questo garantisce il suo annuncio.
    Il messaggio di Gesù non ha, quindi, la sua origine nelle ideologie esistenti.

  2. #17
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    1, 15a) Diceva: "E' arrivato il tempo giusto, è vicina la signoria di Dio.

    La notizia viene proclamata ripetutamente (diceva). Non si parla di ascoltatori, ma si dice soltanto che l'ambito è la Galilea. Si tratta, quindi, di un compendio dell'attività di Gesù in quella regione, che verrà esposta dettagliatamente nella sezione che segue (1,16-3,12).
    "E' arrivato il tempo giusto" indica l'arrivo di un termine previsto che fa riferimento al compimento delle promesse e relega irrevocabilmente il passato in un'epoca della storia.
    Si avvicina un tempo nuovo, nel quale quello di prima verrà definitivamente superato. E' arrivato il termine finale indicato da Dio per dare inizio alla sua signoria (cfr. Ez 7,12; Dn12,4; Sof 1,12; ecc.) e sta per inaugurarsi l'epoca definitiva della storia. "Il tempo" abbraccia tutto il tempo dell'antica alleanza. Essa, quindi, è sul punto di perdere ogni validità.
    Il momento è giunto perché esiste già "l'Uomo". E' stato l'impegno assunto da Gesù a determinare il cambiamento di epoca. Dal momento in cui, come risposta a questa sua decisione lo Spirito ha fatto di lui l'Uomo-Figlio di Dio, è cominciata una nuova umanità. Diventa possibile la signoria di Dio nel mondo [[ Per la questione del regno nei vangeli, Schlosser, le règne de Dieu dans les dits de Jésus pp 91-109 ]].

    segue prossima puntata

  3. #18
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    La parola greca (basileia) tradotta nel testo come "signoria", in realtà ha due significati principali: "signoria", che significa l'azione di Dio sull'umanità, e "regno", che indica l'umanità sulla quale Dio regna.
    Ordinariamente ha senso attivo, quello dell'attività di Dio, ma secondo i contesti occorre adottare l'una o l'altra traduzione.
    Nel Vangelo la "signoria di Dio" si realizza in ogni individuo attraverso la comunicazione dello Spirito; il "regno di Dio", realtà sociale, viene costruito con quelli che lo hanno accolto.
    La signoria/il regno di Dio", compimento delle promesse, era la grande speranza d’Israele. Secondo l’attesa comune, avrebbe cambiato il corso della storia, inaugurando l’epoca di giustizia, di pace e di prosperità annunciata dai profeti, soprattutto partendo dall’amara esperienza della deportazione in Babilonia.
    L’espressione significava che Dio doveva governare il popolo; si pensava abitualmente che lo avrebbe fatto mediante il Messia, realizzando in lui l’ideale di re giusto. Ma la tradizione giudaica aveva imbevuto di nazionalismo l’idea della signoria di Dio. La concezione più comune prima della guerra giudaica (66-70 d.C.) sembra che fosse questa: la signoria di Dio verrebbe instaurata dal Messia, re consacrato da Dio, restauratore della monarchia di Davide, guerriero vittorioso che espellerebbe i romani, sconfiggerebbe ed umilierebbe le nazioni pagane (cfr. Sal 72, 8-11; Is 34,8; 35,4; Sal Salomone 17,30s). Egli sarà il custode ed il maestro della legge e purificherà le antiche istituzioni.
    Nella società giudaica, però, di fronte alla speranza della signoria di Dio ogni gruppo ideologico manteneva il suo atteggiamento.

    I sadducei, aristocrazia civile e sacerdotale, rappresentanti del potere politico ed economico e gestori dell’amministrazione del tempio, non desideravano un cambiamento che mettesse a repentaglio la loro situazione di privilegio.

    I farisei, devoti osservanti della Legge, guide spirituali del popolo, pensavano che la venuta della signoria di Dio dipendesse dalla fedeltà all’osservanza e non si impegnavano nel miglioramento della situazione sociale ingiusta. Erano quindi spiritualisti inattivi che, sebbene odiassero il regime romano, non ne mettevano in pericolo la stabilità. Secondo loro Dio avrebbe inaugurato la sua signoria per mezzo del Messia, con una specie di colpo di stato che avrebbe cambiato la situazione politica e sociale.

    I nazionalisti fanatici (zeloti) appartenenti alla classe oppressa, aspettavano la signoria di Dio, ma non incrociavano le braccia come i farisei. Pensavano che la signoria di Dio sarebbe iniziata con una guerra santa nella quale egli sarebbe intervenuto miracolosamente ed avrebbe sconfitto i pagani, liberando Israele dal dominio romano. Contemporaneamente ci sarebbe stata una rivoluzione sociale, per migliorare le situazioni dei poveri, e politica, per eliminare i dirigenti indegni. Questa fazione professava, quindi, oltre al nazionalismo, un riformismo radicale.

    Gli esseni, gruppo integrista estremo in rottura con le istituzioni ufficiali (non viene ricordato nei vangeli), aspettavano come i farisei, la signoria di Dio, ma senza occuparsi di niente al di fuori del loro circolo di eletti. Ai tempi di Gesù, mantenevano un atteggiamento zelota, ed attendevano il momento della guerra santa.

    Il popolo, disprezzato e trascurato dai capi, senza uno scopo ed un orientamento sicuro nella vita (Mc 6,34: “come pecore senza pastore”, cfr. Mt 9,36:”stanco e sfinito, come pecora senza pastore”), simpatizzava per i riformisti zeloti e, persa ogni speranza di giustizia da parte delle classi dominanti, facilmente aderiva alla violenza.

    Denominatore comune delle diverse fazioni era la credenza nulla validità delle istituzioni e nel privilegio d’Israele.


    continua

  4. #19
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    In bocca a Gesù l’annuncio della signoria/del regno di Dio prescinde da specificazioni concrete; intende suscitare una speranza proclamando la possibilità di un’alternativa alla società esistente. Per il lettore, la scena del battesimo ha dimostrato che Gesù, il Messia che assume il ruolo del Servo di Dio, instaurerà un regno universale e non sarà un guerriero né userà la violenza. Anche la scena del deserto ha messo in chiaro che Gesù non cede alla tentazione del potere, tipica degli agitatori, che organizzavano le loro sedizioni nel deserto.
    D’altra parte, la missione messianica di Gesù, l’istaurazione del regno di Dio, insinuata da Giovanni con l’allusione allo Sposo, inauguratore della nuova alleanza, è stata descritta da Giovanni stesso in termini di comunicazione dello Spirito Santo. La signoria di Dio si fonda, quindi, sulla partecipazione dello Spirito di Dio che deve portare gli uomini ad aderire alla condotta ed all’operato di Gesù.
    La proclamazione di Gesù annuncia, quindi, la venuta della signoria di Dio, realtà individuale (comunicazione dello Spirito) e del regno di Dio, realtà sociale (nuova alleanza), una società nuova e giusta, degna dell’uomo, l’alternativa che Dio propone all’umanità (la nuova terra promessa). Questa realtà comincerà ad esistere e proseguirà fino alla sua piena realizzazione. La sua vicinanza però contiene ancora una certa distanza, non solo temporale, ma anche personale. La signoria viene ma, nello stesso tempo, gli uomini devono avvicinarsi ad essa dando la loro adesione a Gesù.
    Ogni potere che si interpone tra l’uomo e Dio viene virtualmente minacciato da questa notizia.

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