Sono e siamo cristiani. Allora cosa fare? Forse questa guerra ci ricorda la necessità di guardarci allo specchio, Gillian. Forse quello che vedremo non ci piacerà tanto. In fondo in questi anni abbiamo lasciato correre. Ci siamo troppo spesso girati dall’altra parte mentre il mondo diventava sempre più diseguale e si perdeva la centralità dell’uomo. Forse anche come cristiani siamo chiamati a porci delle domande. Le grida che provengono dall’Ucraina sono le grida di una storia che, purtroppo, si ripete e che ci impone di essere donne e uomini responsabili, non più disposti a girarci dall’altra parte ma, per citare don Milani, pronti a “sporcarci le mani” per i valori e gli ideali in cui crediamo. Quello che dice Durante (difendersi è legittimo) e quello che dice LadiHawke (come conciliare Pace e invio di armi all'Ucraina) è giusto e ci chiama a risposte non facili. Purtroppo non siamo nati ieri, sappiamo che la guerra rimane un grosso business, uno sporco affare economico per pochi, a scapito di tanti poveracci che la subiscono. Analisi, dibattiti, confronti televisivi, stabilire chi ha torto e chi ragione....e intanto si continua a morire. Noi, che siamo nessuno, cosa possiamo fare se non cercare e perseguire la Pace nel nostro vissuto, nel nostro ambiente, nelle nostre relazioni con gli Altri? Si, manifestare nelle piazze di tutto il mondo è importante: importantissimo! Ma c'è un lavoro ancora più importante e decisivo da fare a monte. Va ricreato un clima. Dove l'Altro che è diverso da te si trasformi da nemico a interlocutore. Se entriamo in questa ottica, ecco che finiamo di delegare. E iniziamo ad essere protagonisti.