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Discussione: Il dono di Cadmo

  1. #1
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    Il dono di Cadmo

    Cadmo (in greco antico Kàdmos) è un personaggio della mitologia greca, che lo vuole figlio del fenicio Agenore, re di Tiro, e fratello di Europa, che venne rapita da Zeus.

    Cadmo è un tipico eroe fondatore (della città greca di Tebe, in Beozia) e civilizzatore, a cui la tradizione attribuì l’introduzione in Grecia dell’alfabeto fenicio.

    Le prime tracce scritte in greco sono della seconda metà dell’VIII sec. a. C., invece le prime attestazioni in alfabeto fenicio appaiono nella metà dell’XI sec. a. C..

    Fino all’epoca di Alessandro Magno (IV sec. a. C.) in Grecia si usavano varianti dell’alfabeto greco: ogni pòlis ne aveva uno. Le località con gli indizi epigrafici dove sono stati rinvenuti caratteri alfabetici più vicini al modello fenicio sono le isole di Creta e Thera (Santorini).

    I Fenici scrivevano da destra a sinistra, invece i Greci in epoca arcaica usavano tre modalità: da destra a sinistra, da sinistra a destra (che in seguito divenne per loro la norma), oppure procedendo a righe alternate, una da destra a sinistra e l’altra da sinistra a destra.

    Nel nostro tempo miliardi di persone in tutto il mondo usano le lettere dell’alfabeto. Ma che origine hanno ? Di quali tempi, culture, popoli ci raccontano ? Perché la A è la prima lettera dell’alfabeto ? Perché la D, fra i numeri romani, significa 500 ?

    Risponde a queste e ad altre numerose domande Alessandro Magrini, che ha pubblicato il saggio “Il dono di Cadmo. L’incredibile storia dell’alfabeto”, edito da “Ponte alle Grazie”.

    L’autore ci accompagna in un viaggio affascinante dall’antico Egitto alla Fenicia, dalla Grecia a Roma.

    Il mito narra che Cadmo apprese dagli scribi egiziani l’arte della scrittura, modificandola in una serie di caratteri, semplificati (rispetto ai geroglifici): l’alfabeto.

    Le lettere per scrivere furono esportate anche in Italia, dove, secondo Tacito, storiografo della letteratura latina, gli Etruschi le impararono da Demarato di Corinto, e gli abitanti del Lazio da Evandro d’Arcadia.

    Ma cosa c’è di credibile o di possibile in quel racconto ?

    Alessandro Magrini ripercorre il lungo cammino compiuto da ciascuna delle lettere dell’alfabeto, dal loro concepimento fino a ricevere la forma e l’uso odierni.

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  2. #2
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    L’alfabeto latino, tecnicamente detto “sistema di scrittura latino”, è un insieme di grafemi usato dalla maggior parte dei sistemi di scrittura del mondo. È formato da 26 lettere, ma in origine ne aveva solo 20.


    alfabeto latino

    Tutti gli alfabeti cominciano con la lettera A, dal suo nome greco “alpha”, ma la denominazione è di origine semitica (ancora in uso: ‘alef in ebraico, ‘alif in arabo) e anticamente aveva il significato della nostra parola “bue”, che si ottiene in forma stilizzata rovesciando la lettera di 180 gradi, e si può riconoscere la testa di un bovino con le corna vista di fronte.

    Quando i Greci ricevettero l’alfabeto dai Fenici, la prima lettera era adagiata con le corna verso destra. Furono i Greci a ruotarla portando le corna verso il basso.
    Si ignora il motivo di queste rotazioni. Comunque la connessione con la figura che la lettera rappresentava in origine non era più rilevante. Infatti adagiata o completamente rovesciata, la lettera A non rappresentava più il bue, ma utilizzata per rappresentare un fonema, un particolare suono della voce.
    Questo segno il valore di bue/toro o bestiame lo aveva avuto da un geroglifico egizio.

    La lettera “Alpha” essendo la prima dell’alfabeto era anche usata come cifra per indicare il numero 1 in uno dei due sistemi di numerazione che i Greci utilizzarono nell’antichità.

    L’alfabeto latino è rimasto immutato dall’epoca della Roma imperiale ai giorni nostri, ma, come detto, ha origini e legami che lo collegano con altri sistemi di scrittura.

    I Latini, mutuando le lettere dall’alfabeto greco (attorno all’VIII sec. a.C., forse tramite gli Etruschi), presero solo quelle necessarie a rappresentare i suoni in uso nella loro lingua corrente.

    Per esempio la lettera G è un’aggiunta nel III sec. a.C., mentre Y e Z vennero introdotte in epoca repubblicana, in concomitanza con l’aumento dell’influenza culturale greca su Roma, e dunque per la necessità di trascrivere alcune parole greche nel sistema di scrittura latino.

    La W e la J sono introduzioni medievali atte alla trascrizione di altre lingue (ad esempio quelle anglo-sassoni).

    Una curiosità riguarda le lettere U e V: esse non vennero distinte fino all’epoca rinascimentale.
    I Latini infatti non distinguevano graficamente i due suoni, ed anche la loro pronuncia, nel latino classico, era molto più simile di quanto sia in italiano. In scrittura il segno V rappresentava entrambi i suoni, e in ambito epigrafico la lettera V è stata preferita alla U fino al XXI secolo.

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  3. #3
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    Nel III millennio a.C. fu sviluppato un sistema geroglifico semplificato, con caratteristiche fonetiche. Ciascuno dei 22 segni rappresentati corrispondeva ad una consonante. Essa era la lettera iniziale della parola rappresentata nel simbolo. È il cosiddetto proto-sinaitico.


    alfabeto proto-sinaitico

    I Fenici presero questi simboli, semplificandoli ed associandoli ai suoni della loro lingua.

    Ad esempio il pittogramma della testa di un toro venne associato alla parola Aleph (bue), e da esso, come già detto, discenderà, attraverso una progressiva semplificazione grafica ed evoluzione fonetica, la moderna lettera A.

    Dall’alfabeto fenicio, oltre a quello greco e romano, derivano anche l’alfabeto ebraico e quello arabo.

    La lingua dei Fenici faceva infatti parte della famiglia delle lingue semitiche.

    Furono i Greci che nel IX sec. a.C. fecero proprie le consonanti fenicie e vi aggiunsero le vocali, spesso riadattando simboli che non avevano un corrispettivo fonetico nel greco.

    Vennero introdotte anche ulteriori consonanti per ovviare alla mancanza di alcuni fonemi necessari alla pronuncia della lingua.


    alfabeto fenicio

    Nel passaggio tra il sistema di scrittura fenicio e quello greco ci fu l’introduzione della notazione dei suoni vocalici. Alcune lettere dell’alfabeto fenicio che rappresentano suoni superflui per il greco, furono utilizzate per rappresentare non delle consonanti, come in fenicio, ma delle vocali.

    L’alfabeto che esportarono i fenici, infatti, era un alfabeto consonantico: del discorso orale segnalava la sola presenza delle consonanti e non quella delle vocali, che andavano integrate nella lettura.


    alfabeto greco arcaico

    Il nostro alfabeto deriva da quello greco tramite l’alfabeto etrusco, introdotto nell’Italia meridionale dai coloni Greci e poi diffusosi in tutta la penisola, fino all’arco alpino.

    Il più antico sistema di scrittura etrusco era bustrofedico: alla fine di ogni riga il testo cambiava direzione, da sinistra a destra, da destra a sinistra.

    In epoca successiva si affermò la scrittura con andamento da destra a sinistra ed è per questo che spesso i caratteri etruschi, seppur simili a quelli latini, appaiono riflessi.

    Inizialmente l’alfabeto latino veniva usato nella scrittura interamente maiuscola, come quella nelle epigrafi. Tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C, venne elaborata anche la scrittura corsiva.

    the end

  4. #4
    ????? ???????????? L'avatar di Pazza_di_Acerra
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    Tutto molto interessante. Vorrei solo aggiungere qualcosa sul mistero della coppia U-V. In realtà non è chiaro come si pronunciasse la V (alcuni glottologi ritengono che stesse a indicare semplicemente il suono della U breve, come in uomo, e del resto il suono V non esisteva neanche in greco). Dalle epigrafi risulta assai probabile che l'abbinamento vu venisse pronunciato uo. VULT = Uolt, VULVA = Uolua. Vi sono molti misteri irrisolti su come si pronunciasse realmente in latino in età arcaica e classica ed è quasi certo che se Cicerone (che si pronunciava KIKERO) ci sentisse leggere oggi un suo testo, stenterebbe a capire che stiamo leggendo un brano in latino.
    semel in anno licet insanire, cotidie melius

  5. #5
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    Lady Acerra ti ringrazio per la collaborazione

  6. #6
    Bravissimi entrambi, complimenti!!!
    Qualcosa di interessante e anche su cui riflettere. Penso che l'evoluzione delle lettere dell'alfabeto sia proceduta di pari passo all'evoluzione dell'uomo.

  7. #7
    ????? ???????????? L'avatar di Pazza_di_Acerra
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    Lady Acerra ti ringrazio per la collaborazione
    Figurati, quando l'argomento mi appassiona e ne so qualcosa, intervengo volentieri.
    semel in anno licet insanire, cotidie melius

  8. #8
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    Tutto molto interessante. Vorrei solo aggiungere qualcosa sul mistero della coppia U-V. In realtà non è chiaro come si pronunciasse la V (alcuni glottologi ritengono che stesse a indicare semplicemente il suono della U breve, come in uomo, e del resto il suono V non esisteva neanche in greco). Dalle epigrafi risulta assai probabile che l'abbinamento vu venisse pronunciato uo. VULT = Uolt, VULVA = Uolua. Vi sono molti misteri irrisolti su come si pronunciasse realmente in latino in età arcaica e classica ed è quasi certo che se Cicerone (che si pronunciava KIKERO) ci sentisse leggere oggi un suo testo, stenterebbe a capire che stiamo leggendo un brano in latino.
    Gentile dottoressa di Acerra io pur non avendo la tua cultura umanistica ( tra l'altro non vedo l'ora di andare nei musei capitolini a vedere l'epigrafe di Agrippina Maggiore, la nonna di Nerone, che ti sembra quasi falsificata tanto é perfetta) ho questo bagaglio scientifico sulle spalle, che secondo alcuni mi rende luminescente, ma qualcosa ho letto. Circa 4000 anni a C comparve un alfabeto e un popolo che abitarono nella parte inferiore del Tigri e Eufrate, nella terra di Sumer o Shumer, da dove poi proveni' il padre di Abramo che si fermo' a Carran. Li' , dicono le scritture, Dio chiamo' Abramo perchè si recasse a Canaan e lui ubbidì. Il primo alfabeto non é fenicio ma sumerico, e sia quello ebraico, latino, greco, fenicio si sono agganciati a quello sumerico.. I Sumeri dominarono il Medio Oriente per circa 3000 anni, poi improvvisamente scomparvero. Rimane un popolo misterioso.. Ciao dottoressa.

  9. #9
    ????? ???????????? L'avatar di Pazza_di_Acerra
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    Citazione Originariamente Scritto da Fiammetta Visualizza Messaggio
    Gentile dottoressa di Acerra io pur non avendo la tua cultura umanistica ( tra l'altro non vedo l'ora di andare nei musei capitolini a vedere l'epigrafe di Agrippina Maggiore, la nonna di Nerone, che ti sembra quasi falsificata tanto é perfetta) ho questo bagaglio scientifico sulle spalle, che secondo alcuni mi rende luminescente, ma qualcosa ho letto. Circa 4000 anni a C comparve un alfabeto e un popolo che abitarono nella parte inferiore del Tigri e Eufrate, nella terra di Sumer o Shumer, da dove poi proveni' il padre di Abramo che si fermo' a Carran. Li' , dicono le scritture, Dio chiamo' Abramo perchè si recasse a Canaan e lui ubbidì. Il primo alfabeto non é fenicio ma sumerico, e sia quello ebraico, latino, greco, fenicio si sono agganciati a quello sumerico.. I Sumeri dominarono il Medio Oriente per circa 3000 anni, poi improvvisamente scomparvero. Rimane un popolo misterioso.. Ciao dottoressa.
    Ciao Fiammetta. Naturalmente sui Sumeri hai ragione, ma io non ne ho parlato perché conosco poco o nulla la loro civiltà. Conosco invece abbastanza bene la lingua latina da poterne parlare con la speranza di non dire troppo scemenze, ed è quello che ho cercato di fare, prendendo la palla al balzo dall'eccellente post di Doxa.
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  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da Pazza_di_Acerra Visualizza Messaggio
    Ciao Fiammetta. Naturalmente sui Sumeri hai ragione, ma io non ne ho parlato perché conosco poco o nulla la loro civiltà. Conosco invece abbastanza bene la lingua latina da poterne parlare con la speranza di non dire troppo scemenze, ed è quello che ho cercato di fare, prendendo la palla al balzo dall'eccellente post di Doxa.

  11. #11
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    Beh non c'è da dire molto sui Sumeri, visto che ne sappiamo pochissimo,

    inventarono la scrittura cuneiforme, la ruota che prima era piena e poi

    la alleggerirono costruendo i raggi, per cui i commerci furono avvantaggiati,

    avevano un loro olimpo che Greci e Latini scopiazzarono.

    A volte quel che non capisco di doxa é perché deve fare dei post così

    complessi, mi dici tu chi conosce qui il greco arcaico?. Poi hai ragione la V non esiste manco in greco,

    e i latini la scrivevano al posto della U, certo che dire vulva é spaventoso, un adolescente scappa,

    lei gli dice , ti faccio vedere la vulva e quello fugge, per forza, da qui il termine piu' maneggevole

    di fica.

    Io vorrei sapere come in ebraico siamo passati da samek così che assomiglia a una croce di Lorena a una specie di biscroma..Ciao.

  12. #12
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    Citazione Originariamente Scritto da doxa Visualizza Messaggio
    Nel III millennio a.C. fu sviluppato un sistema geroglifico semplificato, con caratteristiche fonetiche. Ciascuno dei 22 segni rappresentati corrispondeva ad una consonante. Essa era la lettera iniziale della parola rappresentata nel simbolo. È il cosiddetto proto-sinaitico.


    alfabeto proto-sinaitico

    I Fenici presero questi simboli, semplificandoli ed associandoli ai suoni della loro lingua.

    Ad esempio il pittogramma della testa di un toro venne associato alla parola Aleph (bue), e da esso, come già detto, discenderà, attraverso una progressiva semplificazione grafica ed evoluzione fonetica, la moderna lettera A.

    Dall’alfabeto fenicio, oltre a quello greco e romano, derivano anche l’alfabeto ebraico e quello arabo.

    La lingua dei Fenici faceva infatti parte della famiglia delle lingue semitiche.

    Furono i Greci che nel IX sec. a.C. fecero proprie le consonanti fenicie e vi aggiunsero le vocali, spesso riadattando simboli che non avevano un corrispettivo fonetico nel greco.

    Vennero introdotte anche ulteriori consonanti per ovviare alla mancanza di alcuni fonemi necessari alla pronuncia della lingua.


    alfabeto fenicio

    Nel passaggio tra il sistema di scrittura fenicio e quello greco ci fu l’introduzione della notazione dei suoni vocalici. Alcune lettere dell’alfabeto fenicio che rappresentano suoni superflui per il greco, furono utilizzate per rappresentare non delle consonanti, come in fenicio, ma delle vocali.

    L’alfabeto che esportarono i fenici, infatti, era un alfabeto consonantico: del discorso orale segnalava la sola presenza delle consonanti e non quella delle vocali, che andavano integrate nella lettura.


    alfabeto greco arcaico

    Il nostro alfabeto deriva da quello greco tramite l’alfabeto etrusco, introdotto nell’Italia meridionale dai coloni Greci e poi diffusosi in tutta la penisola, fino all’arco alpino.

    Il più antico sistema di scrittura etrusco era bustrofedico: alla fine di ogni riga il testo cambiava direzione, da sinistra a destra, da destra a sinistra.

    In epoca successiva si affermò la scrittura con andamento da destra a sinistra ed è per questo che spesso i caratteri etruschi, seppur simili a quelli latini, appaiono riflessi.

    Inizialmente l’alfabeto latino veniva usato nella scrittura interamente maiuscola, come quella nelle epigrafi. Tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C, venne elaborata anche la scrittura corsiva.

    the end
    @doxa. Non venne eleborata la scrittura in corsivo ma in minuscolo.

  13. #13
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    Ciao Fiammetta, hai scritto che i Sumeri “inventarono la scrittura cuneiforme”.

    Lo so da quando ero bambino che la scrittura cuneiforme fu ideata nella Mesopotamia meridionale, nella zona di Uruk, per documentare gli scambi economici.

    T’invito a rileggere il mio primo post per comprendere che non argomento sulla storia della scrittura ma dell’introduzione in Grecia dell’alfabeto fenicio e la sua evoluzione.
    Ultima modifica di doxa; 08-12-2022 alle 15:24

  14. #14
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Dobbiamo molto agli Etruschi, insomma. Hanno fatto da tramite....da ponte.....
    amate i vostri nemici

  15. #15
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    Gentile Cono, ti ringrazio per il tuo post, perché mi dà l'opportunità di far vedere l'alfabeto etrusco



    Gli studiosi affermano che questo alfabeto deriva da quello greco arcaico degli Eubei, che fondarono numerose colonie nel Mar Mediterraneo, in particolare in Italia, ed ebbero intensi legami commerciali e culturali con gli Etruschi.

    In quel tempo lontano gli Eubei (il loro nome deriva da Eubea, la grande isola della Grecia nel Mar Egeo, con capoluogo Calcide, che dista solo 40 metri dalla terraferma, l’Attica, alla quale è collegata tramite due ponti) frequentavano anche l'isola di Ischia per commerciare. Forse in questa località gli Etruschi appresero quell’alfabeto greco, ma successivamente eliminarono le lettere “B” “D” “G” “O” e realizzarono simboli propri per esprimere i suoni “F” “Q” “S”.

    Nel IX sec. a. C. ad Ischia gli Eubei crearono prima un loro emporio commerciale poi una colonia, denominata “Pithekoussai”, più conosciuta come Pithecusa, nella baia di San Montano, nella zona di Lacco Ameno.
    L'isola era multietnica, vi abitavano Greci, Etruschi e Fenici.

    Nella necropoli della Valle San Montano, utilizzata dalla seconda metà dell'VIII sec. a. C. per quasi mille anni, sono stati rinvenuti numerosi reperti, fra i quali i frammenti di una coppa, detta “Coppa di Nestore” (databile all’ultimo venticinquennio dell’VIII sec. a. C). Su questa celebre coppa è inciso un epigramma in alfabeto euboico, con il nome di Nestore.

    Nel passato gli esperti avevano pensato che quel nome alludesse come omaggio alla celebre coppa di Nestore (l'eroe acheo, re di Pilo di Messenia, nel Peloponneso) le cui gesta sono narrate da Omero nel XI libro dell’Iliade (versi 632-637) e nel III libro dell’Odissea. Partecipò con Agamennone alla guerra di Troia. Ospitò nella sua reggia il figlio di Ulisse, Telemaco, quando il giovane vi si recò per avere notizie del padre.

    Recenti orientamenti critici escludono invece questa identificazione, e propongono di riconoscere in Nestore il proprietario della coppa rinvenuta a Pithecusa.

    Una nuova ricerca multidisciplinare (pubblicata sulla rivista Plos One) tramite avanzate tecniche di indagine di laboratorio ha permesso di identificare nella sepoltura resti umani, per lo più cremati, di tre individui adulti di diversa età e non di un bambino di circa 10 anni, come si credeva.

    Nella tomba, insieme ai resti delle tre persone, ci sono anche quelli di alcuni animali: ovicaprini, volatili e forse anche un cane.


    E’ una coppa per bere del tipo skyphos (detto anche kotyle), larga circa 10 cm, con due piccole anse sotto l’orlo e decorata con motivi geometrici. In quel tempo lontano fu importata nell’isola d’Ischia dall’Isola di Rodi, nota per il “Colosso di Rodi”: statua del dio Hḕlios, nome del dio Sole.



    una delle varie traduzioni in lingua italiana

    “Io sono (?) la bella coppa di Nestore,
    chi berrà da questa coppa
    subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dalla bella corona”.
    Ultima modifica di doxa; 11-12-2022 alle 14:34

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