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Discussione: Luce dalle stelle morte

  1. #1
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    Luce dalle stelle morte

    Massimo Recalcati, psicoanalista, ha pubblicato recentemente un suo saggio titolato “La luce delle stelle morte. Saggio su lutto e nostalgia”, edito da Feltrinelli.

    La prima parte del titolo mi ha incuriosito, perciò prima di argomentare su questo libro, reputo opportuno un ripasso “ad alta voce” di alcune nozioni di astrofisica.

    Guardando il cielo nelle notti senza nubi, vediamo le stelle che brillano di propria luce visibile. Quella luce è suscitata dalla fusione nucleare nel proprio nucleo che genera energia e viene irradiata nello spazio come luminosità, ma ci arriva dal passato. Infatti, se un astro è a mille anni luce, la sua radiazione elettromagnetica, che viaggia alla velocità di 300 mila km al secondo, noi la vediamo com’era mille anni fa.

    Tanto più una stella è lontana da noi, tanto più indietro nel passato fu emessa la luce che vediamo.

    Quella luce proviene anche da stelle che sono morte da migliaia di anni, ma continuiamo a vederla anche se esse non ci sono più.


    Galassia della “Via Lattea”, formata circa 13 miliardi di anni fa. E’ costituita da quasi 300 miliardi di stelle e da ammassi di nebulose. E’ soltanto una delle molte galassie – oltre cento miliardi – che popolano l’Universo.

    La Via Lattea, visibile di notte come una striscia biancastra, è la galassia che ospita in periferia il nostro sistema solare.


    galassia a spirale, denominata “M 101”.

    Il Sole è la stella più vicina alla Terra. La sua “luce” impiega circa otto minuti per raggiungere il nostro pianeta.

    La distanza Terra – Sole varia da un minimo di circa 147,1 milioni di km a un massimo di circa 152,1 milioni di km.

    La distanza media Terra – Sole è di 149,6 milioni di km.

    La minima e la massima distanza sono determinate dal movimento di rivoluzione che compie la Terra intorno al Sole descrivendo un'orbita ellittica.

    Ma cos’è una stella ? In breve, è un’enorme palla di plasma, gas bollente, e altri materiali.



    Le stelle fondono l'idrogeno del proprio nucleo in elio a temperatura e pressione elevate; le stelle trascorrono in questa fase circa il 90% della propria esistenza.

    La sequenza principale termina quando l'idrogeno, contenuto nel nucleo della stella viene completamente convertito in elio dalla fusione nucleare.

    Le stelle più sono lontane da noi, più vediamo fievole la loro luce.

    Le radioonde attraversano con facilità il pulviscolo e permettono ai radioastronomi di elaborare una mappa della Via Lattea anche per le zone da cui non proviene luce.

    Segue
    Ultima modifica di doxa; 28-12-2022 alle 16:43

  2. #2
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    /2

    Come già detto nel precedente post, gli astrofisici spiegano che la luce stellare arriva a noi con molti anni di ritardo, forse milioni di anni, anche da una stella già morta, scomparsa nel buio dell’universo. In tal caso guardiamo nel cielo notturno una presenza che è assenza, o un’assenza che è presente, come avviene quando si è coinvolti dal sentimento della nostalgia per un passato che non è più tra noi, ma anziché diventare oggetto di rimpianto regressivo ci illumina, pur nella sua assenza, ci raggiunge come una visitazione inattesa. E la nostalgia per ciò che non c’è più diventa viatico per il futuro.

    Massimo Recalcati nel suo ultimo libro “La luce delle stelle morte. Saggio su lutto e nostalgia” evidenzia il rapporto della vita con l’esperienza traumatica della perdita di una persona ( ma anche un animale o una cosa) che dava significato alla propria vita.

    Cosa ci accade quando perdiamo chi abbiamo profondamente amato? Quale vuoto si spalanca?

    La vita di ognuno è segnata dalle perdite, non solo le morti delle persone care, ma anche da altri eventi: la separazione, l’abbandono, il tradimento, la perdita di ideali che si sono rivelati fallimentari. Ogni esperienza di sconfitta o di perdita, fa vacillare il significato del proprio mondo.

    Quale reazione emotiva ed elaborazione psicologica del lutto ci attende per ritornare a vivere?

    Secondo Recalcati si reagisce al lutto con due diverse modalità nostalgiche.

    La prima modalità è la nostalgia-rimpianto, che cronicizza il lutto, idealizza la perdita, inchioda al ricordo: “può essere un amore, può essere una persona cara scomparsa, può essere anche la nostra stessa giovinezza o la vigoria del nostro corpo che negli anni non è più la stessa”.
    Sono ricordi indelebili, parole indimenticabili, profumi inconfondibili, tempi di gioia e di dolore, ma anche gesti quotidiani che restano scolpiti nella nostra memoria.
    Questo tipo di atteggiamento nostalgico induce a pensare al passato ma blocca il divenire. “Il passato diventa una calamita che ci sequestra, che ci trattiene, e allora viene meno l’orizzonte dell’avvenire. La nostra vita è tutta all’indietro”.

    Il lutto e la nostalgia sono due esempi di come possiamo restare vicini con il ricordo a ciò che abbiamo perduto senza però farci sopraffare dal dolore, ma devono diventare risorsa per avere la volontà di ricominciare.

    La seconda modalità è la nostalgia-gratitudine: necessita di tempo e dolore per la lenta separazione dall’oggetto perduto, che non è mai completa. Portiamo sempre con noi i nostri innumerevoli morti per quello che ci hanno dato: gli insegnamenti, le parole e i gesti che ci hanno lasciato.

    Questa forma di nostalgia somiglia al fenomeno astrofisico della stella morta, ma la sua luce ci raggiunge dal passato. Metaforicamente quella luce può essere il ricordo del primo bacio adolescenziale, il gesto di un insegnante, l’abbraccio della madre. Sono piccoli dettagli che abitano nella nostra memoria, non sono necessariamente grandi lezioni, e riescono ugualmente ad illuminare il nostro cammino durante la vita.

  3. #3
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Recalcati è stato coraggioso con questo libro: la Morte, la perdita, il lutto sono argomenti tabù per la nostra società. Tematiche scomode, che preferiamo nascondere come la polvere sotto il tappeto....
    Di sicuro, pensare all'immensa vastità dell'universo, ci obbliga in qualche modo a scendere in campo, per così dire. A prendere posizione: cosa conta veramente, nella Vita? A cosa diamo priorità? Alle cose materiali, destinate comunque a morire (come le stelle) o alle cose spirituali, che sono eterne?
    amate i vostri nemici

  4. #4
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    Gentile Cono, hai ragione, si evita di parlare del definitivo commiato dalla vita, ma quell’ineludibile appuntamento fa parte della nostra realtà.

    L’Ecclesiaste evidenzia che la vita è solo un breve alito di vento tra due nulla (prima della nascita e dopo la morte). La vita umana appare a Qohelet come un vano sforzo disperato per afferrare la felicità, che non si raggiunge.

    Lo so, per te il fine vita è soltanto un passaggio verso la “dormizione”: una pausa in attesa della risurrezione, ma io non ho il “dono” della fede e considero quell’evento come transito verso il nulla. E’ un accadimento naturale, come tale lo accolgo.

    Cosa resterà di noi che non siamo celebri personaggi ?

    Ma è forse importante saperlo ?

    Il tempo della memoria e del ricordo è sottratto alle determinazioni spazio-temporali, si dilata in una sospensione incantata.

    Cosa tratteniamo in noi di coloro che ci hanno lasciati? Cosa ricordiamo di quella presenza che è ormai divenuta assente?

    C’è un libro titolato “Lei mi parla ancora”, lo scrisse Giuseppe Sgarbi (padre di Vittorio Sgarbi) dedicandolo alla moglie scomparsa: c'’è il rimpianto per la rassicurante abitudine venuta a mancare, specie nelle ore serali, con la morte della persona con cui ha condiviso tutta la vita. È la sera che fa provare il picco del dolore.

    E al cimitero è come un ritrovarsi: “Siedo accanto a te immaginando di dividere ancora una volta la nostra panchina di fronte ai Bagni Ducale, e ti racconto le cose che sai: le storie della casa e della farmacia di Ro…”.

    Il ricordo insopprimibile di lei riesce a dargli forza di continuare a vivere.

    Mi vengono in mente anche le parole che il filologo britannico C.S. Lewis, dedicò alla moglie appena scomparsa. Sono scritte nel volume titolato “Diario di un dolore”, pubblicato da Adelphi nel 1990.

    Annota Lewis: “È incredibile quanta felicità, e persino quanta allegria, abbiamo a volte conosciuto insieme, dopo che ogni speranza era scomparsa. Come abbiamo parlato a lungo, quietamente, nutrendoci l’uno dell’altra, quell’ultima sera”.

  5. #5
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    L'Amore infatti non muore: sopravvive alla nostra dipartita fisica, illustre Doxa. Ti definisci non credente, eppure hai un'anima nobile. Una parte di te che rappresenta l'essenza di ciò che sei. E che la Morte non può ghermire.
    amate i vostri nemici

  6. #6
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    Ciao Cono, anch'io ti considero una persona perbene e gentile. Infatti hai tanta pazienza con me nel sopportare le mie battute scherzose e bonarie nei tuoi riguardi

    Virtualmente per noi sei un "puro Spirito", come Dio. Sappiamo che esisti ma non ti conosciamo fisicamente. E ci costringi ad immaginarti.

    Per esempio io t'immagino sosia del giornalista Mario Giordano (Mediaset), con la stessa voce.



    Dopo il prologo-sproloquio scrivo un altro post sul tema del thread.


    Will Barnet: “Woman by the sea” (“Donna al mare”), 1973, litografia a colori

    il mare è una tema ricorrente nella nostalgia.

    La nostalgia ci dice costantemente che tutto ciò che abbiamo vissuto, che abbiamo amato, non ci appartiene più.

    Le persone incontrate, forse per caso, forse per destino, che in qualche modo mi hanno consolato, mi hanno fatto scorgere nuovi orizzonti, poi sono scomparse dalla mia quotidianità.

    Capita frequentemente con le amicizie virtuali: nomi di persone o nick che mi furono vicini da sembrarmi inseparabili, sono ormai lontani da me. Proseguono il loro cammino nella vita come se non fossero più ciò che sono stati, obbedendo a quella legge arcana che dà alle amicizie un tempo determinato, oltre il quale l’amicizia si attenua, fino a scomparire, per consunzione o mutamento d’interessi. Qualcosa dentro di noi evolve e ci si perde, ci si divide.

    Le amicizie virtuali hanno un ciclo, come gli amori.

    A molti rimane il rimpianto, la nostalgia, ad altri l’indifferenza.

    C’est la vie !
    Ultima modifica di doxa; 09-01-2023 alle 20:35

  7. #7
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Ciao, buon pomeriggio. No, ho una voce profonda e capelli ancora neri: il contrario di Giordano.
    Belle come sempre le tue riflessioni. Spesso le persone che incontriamo finiscono come scarabocchi indistinti sulla pagina bianca della nostra Vita. Altre volte invece disegnano qualcosa di stupefacente! Dici bene...c'est la vie. Il retro di un arazzo, pieno di fili intrecciati apparentemente senza senso. Poi lo rigiri e appare l'arabesco....la Meraviglia!
    amate i vostri nemici

  8. #8
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    Ultima modifica di doxa; 06-02-2023 alle 13:57

  9. #9
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    Ultima modifica di doxa; 06-02-2023 alle 14:03

  10. #10
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    Essere o avere

    Come si sa, grammaticalmente il verbo "avere" evoca il possesso, il verbo essere esprime il concetto di esistenza: "io sono".

    Dal punto di vista filosofico avere ed essere possono subire mutamenti nel tempo e nello spazio.

    Tutto scorre (panta rei), scrisse Eraclito.

    Anche l'amore !

    Amare è un dono sospeso sull'abisso della perdita. E' soggetto al divenire. Il dolore è sempre in agguato, ma proporzionale all'intensità di quell'amore.

    La persona amata, con la quale si condivide la quotidianità, se all'improvviso ci abbandona o muore, provoca un vuoto, la sua perdita crea una lacerazione psicologica, la sofferenza. Fa capire quanto la persona amata sia decisiva per la propria esistenza.

    La perdita dell’amata/o agisce sull’essere, contribuisce a “svelarlo” induce a modifiche psicologiche: l’avere e l’essere subiscono mutamenti nel divenire, costringe l’individuo a trovare nel dolore lo spazio per evolvere, “scrosta” nel non essere l’imperfezione dell’amore, che è ancora una forma di avere.

    L'amato che se ne va per sempre è un avere che si perde.


    Ma proprio in questa perdita definitiva il nostro amore è chiamato a essere, nonostante non vi sia più alcun avere a cui aggrapparsi.

    L'amore deve sublimarsi. Deve perdere ogni egoitá per diventare "vero" amore.
    Ultima modifica di doxa; 06-02-2023 alle 14:05

  11. #11
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    Tutto assolutamente vero: grazie Doxa!
    Aggiungerei solamente (da credente) che la Morte ci separa solo temporaneamente, dalla Persona amata. Il dolore rimane. Lancinante. La fede aiuta molto nella sua elaborazione.
    amate i vostri nemici

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