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Discussione: Presepe

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  1. #1
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    Presepe

    Cono, Rachele, cari amici difensori della fede cristiana, fra quattro giorni arrivano i Magi e ancora non avete iniziato un thread dedicato alla natività di Jesus ?

    Perché lasciate a me questa incombenza ?

    Vi faccio leggere qualcosa sul presepe.

    Vi informo che “fresco di stampa” è il libro titolato “Il presepe” (edito da Il Mulino) scritto dagli antropologi Marino Niola ed Elisabetta Moro.

    All’università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli il prof. Niola insegna “Antropologia dei simboli” e “Antropologia della contemporaneità”, la professoressa Moro è docente di “Antropologia culturale”.

    E’ interessante il loro libro sul presepe perché considerato dal punto di vista antropologico.

    I due autori hanno come riferimento iniziale il cosiddetto “presepe vivente” organizzato da Francesco d’Assisi con i suoi confratelli la sera del 24 dicembre nel 1223 in una grotta usata come stalla a circa due chilometri da Greccio, in provincia di Rieti, per rappresentare la nascita di Gesù; poi Niola e Moro argomentano sul “presepio napoletano”, del quale parlerò in un altro post.

    Ma a Francesco quell’idea non venne come illuminazione dallo Spirito Santo…

    Da mie ricerche in passato sul teatro medievale risulta che antecedente a Greccio nel periodo natalizio in numerose chiese la nascita di Gesù e l’Epifania venivano ricordate con i tropi (brevi dialoghi cantati dai religiosi), poi dalla mistione dei tropi con i testi canonici derivarono i drammi liturgici in lingua volgare (dialogo, musica, elementi scenografici) interpretati da alcuni chierici che recitavano sul sagrato o all’interno della chiesa, con folta partecipazione di persone quasi tutte analfabete che comprendevano ciò che ascoltavano e vedevano.

    La nascita del Bambino Gesù veniva celebrata con le due processioni del cosiddetto “Officium stellae” (i Magi che attraversavano tutta la chiesa fino all’altare dove depositavano i doni) e dell’Officium pastorum (la processione dei pastori).

    L’evoluzione di quella forma liturgica fu poi la rappresentazione della natività da parte di Francesco a Greccio, ma non c’erano figuranti nel ruolo di Maria, di Giuseppe e del neonato. Erano presenti solo la mucca e l’asino ai lati di una mangiatoia nella quale era stato messo del fieno e venne celebrata la Messa davanti la grotta- stalla con la partecipazione di numerose persone.

    Si lo so Cono e Rachele, dicendovi queste cose vi faccio crollare un mito, ma così avvenne.

    Stando alla tradizione, Francesco e i suoi confratelli in quel periodo erano nella zona di Greccio per il ritiro spirituale sul monte Lacerone, ad un'altezza di oltre mille metri, abitando tra i boschi in una modesta capanna. Spesso Francesco scendeva in paese, dove predicava il Vangelo. Le sue parole suscitarono l'ammirazione del feudatario del luogo, Giovanni Velita, che lo esortò a rimanere in quell'ameno luogo.

    Il frate Tommaso da Celano (prov. L’Aquila), compagno e primo biografo di Francesco, scrisse che "C'era in quella contrada un uomo di nome Giovanni (Velita, il feudatario) di buona fama e di vita anche migliore, ed era molto caro al beato Francesco perché, pur essendo nobile e molto onorato nella sua regione, stimava più la nobiltà dello spirito che quella della carne. Circa due settimane prima della festa della Natività, il beato Francesco, come spesso faceva, lo chiamò a sé e gli disse: "Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l'asinello". Appena l'ebbe ascoltato, il fedele e pio amico se ne andò sollecito ad approntare nel luogo designato tutto l'occorrente, secondo il disegno esposto dal Santo.

    E giunge il giorno della letizia, il tempo dell'esultanza! Per l'occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s'accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l'asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l'umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme"
    ("Vita prima", cap. XXX, 468 - 469).

    segue
    Ultima modifica di doxa; 03-01-2023 alle 11:50

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