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Discussione: Credere ? Non credere ?

  1. #1
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    Credere ? Non credere ?

    Fratel Cono, tempio del perdono (ricevuto e donato), dopo le festività natalizie vedo che sei “disoccupato” e attendi con ansia nuovi threads religiosi.

    Come ansiolitico ti offro un tema per andare alla “carica con lancia in resta” contro i miscredenti.





    La fede che Dio esista deriva dalla testimonianza di uomini che sostenevano di essere stati da Lui “delegati” a rivelare la “verità” (che Jesus predicava). Ma la Sua “verità” la conosciamo soltanto per interposta persona. Sulla “procura” che Lui ha dato appare soltanto la loro “firma”, non quella di Dio. Nessun notaio l’accetterebbe firmata solo dai “delegati”, senza quella del “delegante”.

    Non è possibile avere “fiducia” nei resoconti (a più mani) di ignoti individui vissuti duemila anni fa.

    Per quanto riguarda invece i diversi modi di avere “fede” nell’esistenza di Dio i casi sono quattro:

    avere la forte fede che impedisce di scegliere se credere o meno;

    non si crede nell’esistenza di Dio, perciò non si può scegliere di crederci;

    si finge di credere o non credere per tradizione o convenienza;

    si hanno al riguardo dei dubbi, l’agnosticismo.

    Per quanto sopra, ne consegue che nell’aldilà non possiamo essere puniti o ricompensati. La cosiddetta “salvezza” non può dipendere dalla “fede cieca in Dio”, che “perdona”.

    Se la fede viene concessa per “grazia” o negata per “disgrazia”, che merito o colpa ne hanno i terrestri ?


    Parafrasando l’antico filosofo Platone: “Non sapevo di essere in difetto, quindi non potevo aspirare a ciò di cui non avevo bisogno”. Non sapevo, “in buona fede”, che fosse vera questa religione o quell'altra, d'altronde dicevano tutte di esserlo e nessuna lo dimostrava; quindi non aspiravo a nessuna fede in nessuna divinità, perché le ritenevo tutte false”.

    Per gelosia/invidia ai credenti piace pensare che nell’aldilà i non credenti soffriranno per l'eternità: la vendetta divina. Dopo la morte sperano di essere soltanto loro a godere della vicinanza di Dio.

    Cono, tu hai buone "entrature" nella corte celestiale affollata di divinità, santi, beati e patroni, fatti dare ragguagli in merito.
    Ultima modifica di doxa; 14-01-2023 alle 17:50

  2. #2
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    Per quanto riguarda la “verità”, c’è differenza tra "credere", "sapere" ed "essere".

    Il credere implica necessariamente il dubbio. La necessità di credere fa accogliere con fede improbabili testimonianze.

    Il sapere fa supporre la non necessità del dubbio. Io so, perciò non dubito. Ma fino a che punto ?

    L’essere, invece, prescinde dal sapere e non ha necessità di credere. E’ autosufficiente.

    Non si può avere "fiducia" in una "persona" che ci è stata raccontata come "divina".

    Si può avere invece "fede" in un Dio "apofatico" (la teologia procede alla conoscenza di Dio tramite negazioni, dicendo ciò che Dio non è) e con connotati antropo-patetici ( che influisce nell’ambito delle emozioni e degli affetti: amorevolezza, irascibilità, compassione, ecc.).

    Comunque Cono, anche Voltaire disse: "Si Dieu n'existait pas, il faudrait l'inventer!" (="Se Dio non esistesse bisognerebbe inventarlo"), perciò vai tranquillo, alla grande

    Est fides sperandarum substantia rerum, argumentum non apparentium!" : “La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono” (vedi Paolo, Lettera agli Ebrei, 11, 1).

    Il testo, anonimo, non ha il nome del mittente né del destinatario. Fu attribuito a Paolo di Tarso, ma la critica esclude questa attribuzione.

    L’autore aveva un’ampia cultura giudaico-ellenistica e si rivolge ad una comunità di Ebrei ellenistici cristiani.
    Ultima modifica di doxa; 14-01-2023 alle 17:57

  3. #3
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    Caro Cono, tu latiti da questo forum ed io ne approfitto per occuparlo con i miei frizzi, lazzi e cotillons…

    Dimmi, quale potrebbe essere l’alternativa per far credere anche i dubbiosi e i non credenti ?

    Una soluzione potrebbe essere la continua ed evidente incarnazione di Dio ad ogni generazione umana ? Il nick Esterno non ci crederebbe lo stesso. Pretende la dimostrazione di un miracolo, ma poi se avviene, sicuramente passerebbe il resto della sua vita nel cercare di svelare il “trucco” usato.

    Anche Gesù di Nazaret non era creduto da tutti. Dopo la sua morte "salì al cielo” e “siede alla destra del Padre”, ma in quel “luogo” nessuno può incontrarlo e parlarci, invece se fosse rimasto sul nostro pianeta tutti vorrebbero incontrarlo e dialogare con Lui. Dalla sua assenza o dalla morte di Dio nasce il dubbio, l’ateismo.

    Il filosofo e politico inglese Francis Bacon (in italiano Francesco Bacone) usò un metodo (metodo baconiano) per raggiungere la conoscenza di un fenomeno.

    Nel suo metodo si possono distinguere due parti fondamentali: la pars destruens, distruttiva e la pars construens, costruttiva.

    Bacone era convinto che la mente umana fosse offuscata da pregiudizi e da errori, che denomina “idola”: gli idoli che l’individuo onora al posto del Dio vero, della verità:
    “Gli idoli e le false nozioni che sono penetrati nell'intelletto umano fissandosi in profondità dentro di esso, non solo assediano le menti in modo da rendere difficile l'accesso alla verità ma addirittura (una volta che questo accesso sia dato e concesso) di nuovo risorgeranno e saranno causa di molestia anche nella stessa instaurazione delle scienze: a meno che gli uomini preavvertiti non si agguerriscano per quanto è possibile contro di essi…” (Novum Organum).

    Bacone distingue quattro tipi di idòla:

    Gli idòla tribus sono i pregiudizi, le erronee credenze della tribù (intesa come società).

    Gli idòla specus, quelli “della caverna” (evocano il filosofo Platone e la sua allegoria del “mito della caverna” nel libro settimo de “La Repubblica”).
    Per Bacone la caverna è la mente di tutti gli individui, che rifrange ed altera il lume della natura: sono i pregiudizi di ogni persona, dipendenti dalla sua educazione, dal suo stato sociale, dalle sue abitudini e da casi fortuiti.

    Gli idòla fori, le erronee credenze causate da equivoci.

    Gli idòla theatri sono quei pregiudizi che derivano dalle dottrine filosofiche del passato, paragonate a “favole recitate e rappresentate sulla scena teatrale".

  4. #4
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    E l’apostolo Pietro disse: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”

    Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”.

    Gesù sapeva che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, perciò disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono”.

    E continuò: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio”. Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui".

    Disse Gesù ai dodici apostoli: “Anche voi volete andarvene?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Giovanni 6, 60-69).

    Se non si conosce Gesù non si può credere nel Dio cristiano. Infatti il cristianesimo è fondato sulla relazione personale con il Cristo risorto. I 12 apostoli prima conobbero Dio, poi alcuni di loro scrissero.

    Purtroppo la Chiesa, formata da individui terrestri, nei secoli ha elaborato dogmi, imposizioni, regole, facendo diventare la religione cristiana arbitraria e oppressiva, obbligando a credere in Gesù pur non avendolo conosciuto, generando bigottismo, clericalismo, religiosità popolare.

    Anche nell’Antico Testamento vari personaggi hanno l’esperienza diretta con Dio o con i suoi emissari: angeli e profeti. Ma le storie raccontate non provano che siano verità.

    Nel Salmo 82 c’è scritto: "Dio sta nell'assemblea divina; / egli giudica in mezzo agli dèi!".

    Ciò significa che gli antichi Ebrei credevano anche in altre divinità.

    Infatti "Elohim", in alcuni casi ha la funzione di nome singolare e denota il Dio unico di Israele (vedi Esodo 3, 4).

    In altri casi, invece, "Elohim" funziona come plurale della parola "Elohah", e si riferisce ad una nozione politeistica di divinità multiple (vedi Esodo 20, 3).

  5. #5
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    .

    Per gelosia/invidia ai credenti piace pensare che nell’aldilà i non credenti soffriranno per l'eternità: la vendetta divina. Dopo la morte sperano di essere soltanto loro a godere della vicinanza di Dio.
    Quello che affermi, credo sia una tua idea, se non un'illazione.
    Il credente in buona fede, escludo quindi quelli in mala fede, teme sempre di finirci lui all'inferno.
    Se non fosse così non sarebbe sincero.

  6. #6
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    Buongiorno Cono,
    ti segnalo una interessante recensione di “zio Gianfranco” (Ravasi) pubblicata oggi sul settimanale “Domenica” del quotidiano “Il Sole 24 Ore”.

    Il commento l’ha dedicato al libro: “Dio. Apologia”, scritto dal teologo valdese Paolo Ricca, il quale analizza le motivazioni di chi nega e di chi ha fede.

    L’articolo del cardinale comincia argomentando sul film del 2006 titolato: “Conversazioni con Dio”. La trama: narra la storia (vera) di un periodo della vita dello scrittore e conduttore statunitense Neale Donald Walsch, conosciuto anche per i suoi libri nei quali trascrive dei presunti dialoghi che avrebbe avuto con Dio nei mesi post convalescenza a seguito di un grave incidente stradale, dopo il quale rimase senza lavoro e famiglia.
    Disoccupato, in crisi esistenziale ed etica, Walsch diventò il “destinatario” di un’improvvisa illuminazione divina che lo indusse a diventare un predicatore convincente. In breve tempo riuscì ad avere adepti. Un giorno, dopo il suo sermone, una donna del pubblico lo interpello, chiedendogli: “Se Dio volesse farci pervenire il suo messaggio più importante, e lei dovesse sintetizzarlo in una battuta, cosa ci comunicherebbe ?” Neal rispose: “Lo ridurrei a quattro parole: ‘Voi mi avete frainteso’ “.

    Poi il cardinal Ravasi passa ad elogiare il suddetto libro del teologo Ricca. Significativo è il sottotitolo: “Apologia”: questo sostantivo, diventato tabù anche in teologia, allude all’antico genere letterario che esalta (pur mentendo) una dottrina religiosa.

    L'autore nel suo saggio compie un percorso a ventaglio con delle soste, per riflettere sulla contemporanea società che considera l’inutilità di un Dio, la sua riduzione a fiaba, l’uso narcotico di Dio, la sua morte conclamata, il suo essere una grande illusione della nostra proiezione mentale, il suo scandaloso silenzio di fronte al male, la sua identificazione col Nulla contrapposto all’Essere, la sua riduzione a idolo. In questa “galleria” di ritratti “teologici”, Ricca non si limita alla critica apologetica ma cerca di comprendere le ragioni anti-teistiche, ne “smonta” le strutture oppure lascia penetrare le provocazioni nella fede del credente.

    Nei nostri giorni, “secolarizzati”, e lontani dalle roventi negazioni alla Marx o Nietzsche, a stendersi è il velo dell’indifferente “apateismo”.

    Dopo questa “pars destruens” (vedi Bacone nel precedente post), come si usava dire nell’apologia tradizionale, qual è la proposta argomentata offerta dalle varie fedi ? Quale Dio ?
    La “pars costruens” è affidata al dittico “Dio nella storia” e “Dio nella fede”.

    Ravasi evidenzia che quello biblico non è un Dio cercato ma che cerca; in principio c’era la teofania, l’apriori è trascendente ed anche paradossale.

    Isaia (65, 1): “Fui trovato da quelli che non mi cercavano, mi manifestai a quelli che non chiedevano di me”... Questa proposizione è riportata anche da Paolo di Tarso nella “Lettera ai Romani”(10, 20).

    Il Dio biblico, secondo il cardinale, non è un Dio derivante da dimostrazioni razionali spesso traballanti, ma è un Dio che si lascia contraddire dal male, dalla sofferenza e dalla morte (la teodicea insegna), però è anche un Dio che usa l’io personale (“Io sono colui che sono”) e quindi si rivela.

    Nel suo libro l’autore del libro evita la trattazione astratta e appare in scena il Dio conoscibile e reale, pronto a intessere una relazione con chi crede nella sua esistenza.

    Paolo Ricca è convinto che “se nessuno sulla terra credesse più in Dio, non per questo Dio cesserebbe di esistere”.

    Sono d'accordo con lui !
    Ultima modifica di doxa; 15-01-2023 alle 16:06

  7. #7
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    E fai bene! Il Male e le ingiustizie del mondo hanno il compito di negare Dio, di convincerci della Sua assenza....
    La Fede altro non è che credere il contrario: Dio VINCE il Male. Gesù Cristo lo ha sconfitto sulla Croce. La Morte non ha più l'ultima parola sulla nostra esistenza. E come è risorto Lui, risorgeremo a Vita nuova ed eterna anche noi.

    Isaia 53,5
    Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
    amate i vostri nemici

  8. #8
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    Crepuscolo ha scritto

    Quello che affermi, credo sia una tua idea, se non un'illazione.
    Il credente in buona fede, escludo quindi quelli in mala fede, teme sempre di finirci lui all'inferno.
    Se non fosse così non sarebbe sincero.
    Ciao Crep,

    ti ringrazio per il tuo post. Mi hai fatto riflettere.

    Ma allora i credenti in Dio rispettano i suoi comandamenti per la paura dell’Inferno ?
    Se non temessero il suo castigo potrebbero fare a meno di Lui ?

    Altre persone credono che devono osservare i riti e le funzioni per non andare all’inferno.

    L’Ecclesiaste (7, 20) e la Lettera ai Romani (3, 10 – 23), attribuita a Paolo di Tarso, affermano che tutti abbiamo peccato, come conseguenza tutti meritiamo di andare all’Inferno.

    Al contrario, nella seconda lettera di Pietro (3, 9) l’apostolo dice: “Il Signore non ritarda l'adempimento della sua promessa, come alcuni credono che egli faccia, ma è paziente verso di noi, non volendo che alcuno si perda, ma che tutti abbiano il modo di pentirsi”.

    Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica va all’inferno chi pecca gravemente contro Dio, contro il prossimo e contro se stesso (CCC 1033) e muore senza esserne pentito.

    Io mi pento prima del trapasso e sto tranquillo ?

    È vero che Dio fa di tutto per salvare ognuno dei suoi figli ? Io non ci credo !

    Con Lui bisogna stare sempre all’erta ! Mai un momento per dedicarci ai ludi dionisiaci, ma che vita è ?

  9. #9
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Ama! E poi fa quel che vuoi, dice Sant'Agostino riassumendo il messaggio di Cristo. Non ci si salva seguendo semplicemente delle "regole". Ci si salva se aderiamo alla Grazia di Dio. Al Suo infinito amore per noi...
    amate i vostri nemici

  10. #10
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    [QUOTE=conogelato;1837958]E fai bene! Il Male e le ingiustizie del mondo hanno il compito di negare Dio, di convincerci della Sua assenza....
    /QUOTE]Non capisco come il male nel mondo ti porti alla conclusione che sia la negazione di Dio. E' una contraddizione.
    Eppure dall'esperienza biblica sembra che il male sia sempre in compagnia dei credenti.
    Se consideriamo Dio anche come un contenitore di tutto il credente sa che Dio dovrebbe essere pur in grado di manipolarlo questo male che segue il credente, anche se il credente non pensa affatto male. Per avere la materia originaria d'altronde le impurità vanno tolte, e questo è anche il compito del credente e del suo sacrificio.

  11. #11
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Noooooo! Solo Cristo toglie il peccato del mondo, Crep!
    Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di Lui.
    amate i vostri nemici

  12. #12
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Noooooo! Solo Cristo toglie il peccato del mondo, Crep!
    Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di Lui.
    Ma Gesù come unico modo ha quello di vivere in noi affinché noi siamo Lui, il peccato ora lo toglie attraverso noi.
    Non ti dice niente un Francesco che vuole essere come Gesù, e come Gesù abbia acconsentito dimorando in lui?
    Ora Gesù che è nello Spirito sente tramite noi, nel bene e nel male.
    Il Vangelo non finirà mai perché è la storia del mondo che si ripete.
    Con Gesù la salvezza ce la dobbiamo meritare.

  13. #13
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Siamo salvi per Grazia! Ce l'ha già regalata Gesù Cristo col Suo Sacrificio Redentivo. Altrimenti quelli lontani o dubbiosi come Doxa, giustamente, si sentono impotenti. Esclusi.
    amate i vostri nemici

  14. #14
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo.

    Efesini 2
    amate i vostri nemici

  15. #15
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    Crep e Cono vi debbo "confessare" che col passar del tempo i temi religiosi mi interessano sempre meno, chissà perché.

    Dopo le feste natalizie ho visto che questo forum "soffriva di solitudine" e ho aperto questo thread, invocando il ritorno di Cono, approfittando della sua benevola tolleranza nel farsi citare da me anche in altri threads per ridere insieme.

    Ma ora con piacere vedo il vostro ritorno alle discussioni e mi ritiro nella "certosa". Ogni tanto interverrò.

    Dopo i vostri post vi scrivo il mio.

    La religione cristiana esige dal fedele di credere che Gesù sia vero uomo e vero Dio, perciò deve fondere la fede (che si deve a Dio) e la fiducia (che si deve all'uomo); in Gesù la natura umana e divina formano l’unicum.

    Gli apostoli hanno avuto la possibilità di conoscere personalmente Gesù, di avere fiducia in ciò che diceva e la fede necessaria di crederlo il Cristo, ma che Lui fosse veramente Dio è un altro discorso.

    La "fiducia" permette di considerare vere le parole altrui;

    la "fede", invece, induce a credere l'esistenza di un’entità non percepibile.

    La tradizione scritta su Gesù è conseguente a quella orale. Ma due degli evangelisti non l’hanno conosciuto personalmente, ne hanno solo sentito parlare…

    La conoscenza tra Gesù e i suoi apostoli dimostra solo che è esistito un uomo di nome Gesù, ma non evidenzia che fosse Dio. Va beh ci sono i “miracoli” della sua resurrezione e della sua ascensione.

    I Vangeli sono soltanto parole scritte da uomini, degni di fiducia o meno, a seconda della loro plausibilità "fenomenologica"; quando esprimono determinati "pensieri" od "opinioni" sull'esistenza di Dio, posso condividerle o meno. Comunque, essendo il Vangelo considerato un “libro sacro”, dovrebbe narrare la “verità assoluta”, a chi ci crede.

    E' noto che gli ebrei passarono dalla monolatria al monoteismo, ossia, da un dio tra tanti a un Dio assoluto e unico.

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