Per l’uomo giungere alla conoscenza del bene e del male ha portato a spezzare la pace interiore che aveva in origine.
Non era uno stato di incoscienza o di sottomissione ma di beatitudine,di soddisfazione,di una felicità che l’uomo,nonostante la sua ricerca,non è più riuscito a colmare.
Conoscere il bene e il male ha creato il dubbio,l’incertezza dell’azione originando una vita di angoscia.
Conoscere l’essenza del male vuol dire avere la possibilità di essere tentati.
Dio ha la forza di opporsi al male,l’uomo no.
Se non riesce a contrastare il male l’uomo si immerge nella sua situazione corporea,lo spirito cede alla carne con tutte le conseguenze compresa la morte(come quella di tutti gli animali).
Conoscere il bene e desiderarlo e non riuscire ad attuarlo dà atto a frustrazione e sofferenza spirituale.
L’incertezza induce a pensare:-Sarà bene,sarà male?-
Si è incapaci spesso di una scelta di pensiero e di comportamento.
Si fraintende il bene e lo si trasforma in male(educazioni errate,integralismi,errori anche in ambiti religiosi).
La sessualità viene fatta entrare nella categoria del male e diventa vergogna.
Si conosce la propria nudità di carattere e impotenza d’azione assieme ai limiti di conoscenza.
Talvolta si cerca un bene forzato,non sincero e diretto ad uno scopo(il premio).
Il male attira,il bene è faticoso e il conflitto rende infelici.
Volendo conoscere il bene e il male è come se l’uomo avesse detto a Dio:-Faccio da solo,non impicciarti!-
Questo nell’idea di molti è positivo in quanto l’uomo diventa padrone di sé,delle sue decisioni,mette in moto l’intelligenza e si crea il proprio destino ma ne consegue che tutto ciò che succede di positivo ma anche di negativo(catastrofi,malattie)non è imputabile a Dio lasciato fuori da tutto ciò.
La Natura ha le sue regole e la responsabilità risiede nell’incapacità umana di fronteggiare determinate situazioni.
Se si esclude Dio dalla propria esistenza si è soli ma l’abbandono è dalla parte dell’uomo non per un disinteresse di Dio.
Gesù come uomo è stato soggetto alla tentazione(che altrimenti sarebbe stata una finzione)
Vincendo Gesù ci ha proposto un riavvicinamento,una possibilità di tendere la mano verso Dio per non tenerlo escluso per sempre e questo ci dà la prospettiva di una nuova esistenza ma non di una vita così com’è ora che deve concludersi con la morte.
La conoscenza del bene e del male genera spaccature nei rapporti umani perché si creano divergenze di opinioni che portano a contrasti anche violenti,rivalità,dissidi in parole e fatti:chi si schiera da una parte chi dall’altra,chi crede,chi non crede,chi giustifica e chi condanna e così via.
Le guerre(non solo fisiche ma anche ideologiche,sociali,religiose,filosofiche)sembrano essere il pane,il gusto di questa Umanità non abituata alla concordia per cui l’andare d’accordo diventa monotonia e noia.
Il contendere,il litigare dà un certo senso di vitalità e una felicità tutta diversa da quella originale che a noi sembra inconcepibile e totalmente piatta perché non la conosciamo e ci sembra insulsa(il bene e il male ce l’hanno fatta dimenticare ma Gesù ce l’ha ricordata con la regola del “porgi l’altra guancia”che mette fine ad ogni discordia).
Vivere per sempre nelle attuali condizioni sarebbe una sofferenza continua(nelle contese c’è sempre chi soffre).
In questo caso la morte è liberatoria,una salvezza da una situazione transitoria che si è venuta a creare con la conoscenza del bene e del male.