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Risultati da 16 a 30 di 69

Discussione: Capire la Bibbia

  1. #16
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  2. #17
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    Mi lascia un po‘ perplesso. Sembra che esistano caratteristiche e qualità fuori dalla volontà di Dio.
    Penso invece alla parabola dei talenti (5-3-1; Matteo) e delle mine (10-5-1; Luca) che ne indicano perlomeno una potenzialità.
    Perfetto! Dio infatti dona i Suoi talenti a ciascuno secondo le sue possibilità....

    Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15 A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. 16 Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. 17 Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18 Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19 Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. 20 Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. 21 Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 22 Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. 23 Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 24 Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; 25 per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. 26 Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27 avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. 28 Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29 Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 30 E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.
    amate i vostri nemici

  3. #18
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    La Chiesa primitiva ha riferito le parabole alla sua situazione concreta, operandovi alcuni spostamenti di accento.
    Questa situazione come il Dodd ha riconosciuto, è di fondamentale importanza per la comprensione delle cinque "parabole della parusia".
    Consideriamo, anzitutto, la breve parabola del "ladro notturno" ( Mt 24,43s: Lc 12,39s). "Abbiate presente questo, che il padrone di casa se avesse saputo a che ora della notte sarebbe venuto il ladro, avrebbe impedito l'irruzione nella sua casa. Siate pronti anche voi, perché il Figlio dell'uomo verrà in un momento che voi non vi aspettate". Infatti se il furto notturno è un avvenimento pauroso e sinistro, la parusia, almeno per i discepoli di Gesù, è il giorno della grande gioia.
    Anche la parabola di Matteo delle "dieci vergini" entra in questo contesto. "Vigilate, perché non conoscete né il giorno né l'ora". Matteo ha dunque visto nella parabola un'allegoria della parusia dello Sposo celeste, Cristo: le dieci vergini rappresentano la comunità in attesa; il ritardo dello Sposo è il differimento della parusia; la sua repentina venuta è l'improvviso sopraggiungere della parusia; il duro ripudio delle vergini stolte è il giudizio finale. Ben presto, così pare, si è visto nelle vergini stolte la figura d'Israele, nelle savie quella dei pagani; la tradizione di Luca vede in ogni caso il ripudio d'Israele alla fine del mondo descritto nel rifiuto delle vergini che bussano troppo tardi.
    La terza "parabola della parusia", quella del portiere (Mc 13,33-37; Lc 12, 35-38) , rivela nei tre sinottici delle diversità straordinariamente notevoli. Essa è stata fortemente scomposta, rielaborata ed ampliata sotto l'influsso del tema parusiaco: indice dell'importanza che aveva per la Chiesa primitiva il richiamo alla vigilanza.
    Se partiamo da Lc 12,35-38 sorprende anzitutto la ricompensa data ai servi vigilanti: " Io vi dico, egli (il padrone) si cingerà, li farà sedere a tavola e li andrà servendo". Nessun padrone di questo mondo agisce in tal modo. Gesù, invece , ha agito così. E così si comporterà ancora, come il padrone al suo ritorno.

    continua..... con la parabola del servo cui è stato affidato il controllo ed appunto con la parabola dei servi ai quali sono stati affidati dei denari.
    Ultima modifica di crepuscolo; 04-03-2023 alle 18:09

  4. #19
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    Per brevità e per rimanere in tema esaminiamo la parabola che viene definita dei talenti.

    Ne abbiamo tre redazioni: Mt 25,14-30: Lc 19, 12-27 e nel Vangelo di Nazzareni.

    Cominciamo, procedendo in senso inverso, con la redazione che più si discosta dall’originale. Nel Vangelo dei Nazzareni, accanto al servo che ha moltiplicato il denaro affidatogli ed a quello che ha nascosto il talento, vi è un terzo servo, il quale ha scialacquato il suo denaro con le donne di malaffare e le suonatrici di flauto: il primo riceve un riconoscimento, il secondo è solo rimproverato, mentre il terzo viene gettato in prigione. Questo rifacimento infedele soltanto nell’accenno allo scialacquo, è una forma inzotichita a sfondo moralizzante che la parabola ha ricevuto nella Chiesa giudeo-cristiana.

    In Luca, la parabola ha un rivestimento completamente diverso da quello di Matteo.
    Al commerciante all’ingrosso di Matteo corrisponde in Luca un uomo di alto lignaggio che si mette in viaggio per ricevere un regno (v.12); un’ambasceria dei suoi concittadini cerca di sventare ciò (v. 14); ma egli ritorna come re (v. 15a) e fa trucidare i servi davanti ai suoi occhi (v. 27). Probabilmente, in questi tratti noi ci troviamo di fronte ad una seconda parabola originariamente a sé stante: quella del pretendente al trono, collegata alla situazione storica dell’anno 4 a.C. Allora Archelao partì verso Roma per farsi confermare il potere sulla Giudea; contemporaneamente si mise in viaggio per Roma una missione giudaica di cinquanta persone allo scopo di impedirne la sua nomina. Sembra che Gesù abbia utilizzato la sanguinosa vendetta che Archelao fece al suo ritorno, rimasta indimenticabile nel popolo, per ritrarre, con una parabola della crisi, i suoi uditori di una falsa sicurezza. Come allora si verificarono all’improvviso il ritorno e la vendetta di Archelao contro i suoi nemici, altrettanto improvvisa irromperà su di voi la rovina.
    La tradizione anteriore a Luca aveva già fuso questa parabola del pretendente al trono con la nostra. La cucitura appare particolarmente visibile nei vv.24s: la ricompensa supplementare di una mina (=100 denari) fatta al primo servo, come l’osservazione dei presenti che il primo servo ha già ricevuto 10 mine (=1.000 denari), è assurda, dal momento che questi è appena stato nominato governatore di una decapoli. Premessa a questa parabola composita sta una frase di inquadramento (19,11) che mostra numerose particolarità stilistiche proprie di Luca, senza però che dipenda necessariamente da Luca. Questa frase afferma che la parabola è stata narrata allo scopo di allontanare dalle false speranze circa un imminente apparizione del Regno. Dal passo 49,11 si vede in qual modo Luca abbia inteso la nostra parabola. Gesù, di fronte ad una fanatica aspettazione della parusia, ne afferma il differimento e ne dà la ragione, dicendo che il tempo intermedio è un tempo di prova per i suoi discepoli. Pertanto, Luca ha scorto nel nobile personaggio, che va a ricevere l’investitura regale e torna poi a chiedere conto ad i suoi servitori, il Figlio dell’uomo, partito verso il cielo, che ritorna per il giudizio. Certamente, a torto! Gesù non si è, sicuramente, paragonato né con un uomo “che toglie dove non ha messo e miete, dove non ha seminato” (Lc 19,21), cioè un tale che è tutto proteso verso il denaro, intento, senza scrupoli, unicamente al proprio guadagno; né con un crudo despota orientale che si delizia a contemplare con i suoi occhi i nemici giustiziati.
    Come dimostra un confronto particolareggiato, Matteo ha conservato la redazione più antica.
    Tuttavia si possono rilevare anche in Matteo alcuni tratti secondari. Anch’egli (come Luca, ed a torto) ha inteso la nostra parabola come una parabola della parusia. Matteo deve motivare l’esortazione a vigilare perché l’ora della parusia è sconosciuta.
    Questa interpretazione cristologica s’insinua in due passi della parabola: nell’espressione “Entra nel banchetto della gioia del tuo signore” e nel comando di gettare il servo inutile “nelle tenebre esteriori”. In entrambe le espressioni non parla un mercante terreno, bensì il Cristo della parusia, il quale concede di partecipare al nuovo mondo o condanna all’eterna dannazione. Ambedue questi tratti non appartengono al testo originario: per 25,21.23 questa conclusione si rileva dal confronto con Luca, secondo il quale la ricompensa rimane in una dimensione terrena. Così pure le parole minacciose di Mt. 25,30 (assenti in Luca), che oltrepassano il quadro terrestre della parabola, si rivelano come una rielaborazione redazionale, sia perché contengono locuzioni preferite da Matteo, sia perché raddoppiano il castigo, aggiungendo la pena dell’inferno a quella terrena (v.28).
    Ora se tralasciamo le amplificazioni moraleggianti ed allegorizzanti, noi otteniamo la storia di un ricco mercante all’ingrosso, temuto dai suoi servi per la sua assenza di scrupoli e per la sua avidità di denaro, il quale, prima di partire per un lungo viaggio affida a tre dei suoi servi cento denari ciascuno per farli fruttare ( o semplicemente, per non lasciare improduttivo il capitale durante la sua assenza, oppure con l’intenzione di mettere i servi alla prova ) e che, al suo ritorno, esige il rendiconto. I due servi fedeli vengono ricompensati con un aumento di responsabilità. L’accento è messo sul rendiconto con il terzo servo, il quale porta avanti la magra scusa di aver conservato inutilizzato il suo denaro, perché, preso da una timorosa prudenza, conoscendo l’avidità del suo padrone, e perché ha avuto paura di scatenare la sua terribile ira nel caso di insuccesso negli affari.

    Come dovevano comprendere la parabola gli ascoltatori di Gesù?
    In particolare che cosa dovevano pensare del servo che aveva seppellito il suo denaro?
    Hanno pensato al popolo ebreo, al quale molto era stato affidato, ma che non utilizzava il suo talento?
    Hanno pensato ai farisei, i quali cercavano la sicurezza personale, in una minuziosa esecuzione della legge, ma rendevano infruttuosa la religione attraverso il loro egoistico isolamento? Abbiamo visto che gli ascoltatori di Gesù dovevano vedere nei servi soprattutto i capi religiosi, specialmente i dottori della legge. Siccome Gesù anche il Lc. 11,52 li accusa di impedire ai loro correligionari la partecipazione al dono di Dio, si fa strada l’ipotesi secondo la quale Gesù avrebbe originariamente rivolto ai dottori della legge la parabola dei talenti. Qualcosa di grande è loro affidato: la parola di Dio. Ma, come servitori della parabola, essi dovranno ben presto rendere conto di come hanno impiegato il bene loro affidato: se ne hanno usato secondo la volontà di Dio, oppure se, come il terzo servo, sviati dal loro egoismo e dallo sconsiderato disprezzo del dono di Dio, hanno privato della sua efficacia la parola di Dio.

    Ps. Una mia riflessione m'induce a pensare che la parabola dei talenti, se Gesù la recitasse oggi, la orienterebbe verso tutti i preti, o chi per loro, e non verso i credenti in generale.
    Ultima modifica di crepuscolo; 05-03-2023 alle 12:56

  5. #20
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    Né verso i preti, né verso i soli credenti: Gesù Cristo dona la Sua Parola a tutti! Si rivolge a tutti quanti gli uomini: di ogni tempo, di ogni epoca e di ogni cultura. Il vangelo ha questa dimensione universale....
    In particolare, come trova ciascuno di noi questa parabola? Dove ci situiamo? Ricordando che l'esatto contrario della Fede non è l'ateismo. Ma la paura! Cosa ne facciamo dei talenti che il Signore ci ha affidato? Li impieghiamo o li sotterriamo?
    amate i vostri nemici

  6. #21
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    Il tuo è un errato accomodamento temporale e personale.
    Quando inveisce dicendo: "Razza di vipere!" o "Sepolcri imbiancati!", tu credi si rivolga a tutti quanti gli uomini?

  7. #22
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    Esiste o non esiste il fariseismo Crepuscolo? Esiste o non esiste l'ipocrisia? Gesù Cristo ci mette in guardia da questo peccato. Oggi come allora. Il Vangelo ci appassiona ancora, dopo 2000 anni di storia, proprio perché è attualissimo. Proprio perché ci riguarda di persona. Come si fa a dire "si rivolgeva solo a loro e non a me"? La Parola di Dio non ha tempo: è valida per tutti.

    "Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra,perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.


    Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà."

    Matteo 6

    Tu, quando preghi....
    Tu, quando fai l'elemosina....
    Ultima modifica di conogelato; 06-03-2023 alle 19:53
    amate i vostri nemici

  8. #23
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    Ma come sostieni che certi amorevoli atti devono rimanere nel proprio cuore, altrimenti si è ipocriti, e mi chiedi se lo faccio?
    Mi sembri un pochino assurdo; se poi usi questo metodo per far cadere il tuo prossimo nella tua trappola, allora non so proprio cosa pensare. .
    Ciao buona giornata.

  9. #24
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    L'autorità di un libro era proporzionale alla grandezza del nome dell’autore, ma le migliori combinazioni, come sempre, erano quelle che accrescevano il valore di entrambe le parti.
    In questo caso le profezie diventavano belle e gratificanti. Si potevano attribuire a profeti di un’epoca precedente predizioni relative ad un tempo molto più vicino, ampliando le dimensioni del testo.
    Le aggiunte più elaborate furono quelle fatte ad Isaia, vissuto alla fine dell’VIII secolo a.C.
    La seconda metà del suo libro ora comprende le profezie di un autore ignoto (il secondo Isaia) che aveva scritto quasi due secoli dopo la morte del primo.
    Questo profeta senza nome venne fuso con il grande Isaia e ne acquisì tutto il credito e la reputazione.
    In pari tempo Isaia guadagnò il merito di avere previsto ed interpellato personalmente Ciro, re dei persiani, vissuto quasi due secoli dopo la sua morte.

  10. #25
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    Citazione Originariamente Scritto da crepuscolo Visualizza Messaggio
    Ma come sostieni che certi amorevoli atti devono rimanere nel proprio cuore, altrimenti si è ipocriti, e mi chiedi se lo faccio?
    Mi sembri un pochino assurdo; se poi usi questo metodo per far cadere il tuo prossimo nella tua trappola, allora non so proprio cosa pensare. .
    Ciao buona giornata.
    Rifletti: "Amerai il Signore tuo Dio con tutta la tua mente, con tutte le tue forze e con tutto il tuo cuore. E il prossimo tuo come te stesso!". Gesù Cristo lo diceva solo per quelli del Suo tempo o anche per te e per me?
    "Non giudicare". "Non rubare" "Non commettere adulterio" ."Amate i vostri nemici"....lo diceva solo per quelli del Suo tempo o anche per noi?
    amate i vostri nemici

  11. #26
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    Fai dei discorsi strani perché non consideri che Gesù si è presentato al mondo incarnandosi, che, secondo me, non so per te, vuol dire che ha assunto tutte le caratteristiche dell'uomo relative agli usi e costumi del suo tempo; un'umanità con i pregi e con i difetti relativi all'essere del tempo, cioè contingenti, ma, che poi, diventeranno universali, perché sempre ricorrenti nell'umanità.
    E' ovvio che Gesù si rivolgesse a quelli che conosceva come è pure ovvio che certe verità erano e saranno universali travalicando i tempi.
    Se inveiva contro gli ipocriti identificandoli allora negli scribi, nei farisei e nei sadducei, è la stessa cosa che, rapportandoli ad oggi, inveisse contro i tutori della religione, che guarda caso si comportano come quelli di allora
    Non so se riesci a capire quello che ho detto, a me sembra chiaro.
    Ultima modifica di crepuscolo; 07-03-2023 alle 17:07

  12. #27
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    Citazione Originariamente Scritto da crepuscolo Visualizza Messaggio
    Quando inveisce dicendo: "Razza di vipere!" o "Sepolcri imbiancati!", tu credi si rivolga a tutti quanti gli uomini ?


    Ciao "Crep" , seconde me, egli si rivolgeva... al Clero (i gestori del culto) - di tutte le religioni (in particolare al clero monoteista...).

  13. #28
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    Fai dei discorsi strani perché non consideri che Gesù si è presentato al mondo incarnandosi, che, secondo me, non so per te, vuol dire che ha assunto tutte le caratteristiche dell'uomo relative agli usi e costumi del suo tempo; un'umanità con i pregi e con i difetti relativi all'essere del tempo, cioè contingenti, ma, che poi, diventeranno universali, perché sempre ricorrenti nell'umanità.
    E' ovvio che Gesù si rivolgesse a quelli che conosceva come è pure ovvio che certe verità erano e saranno universali travalicando i tempi.
    Se inveiva contro gli ipocriti identificandoli allora negli scribi, nei farisei e nei sadducei, è la stessa cosa che, rapportandoli ad oggi, inveisse contro i tutori della religione, che guarda caso si comportano come quelli di allora
    Non so se riesci a capire quello che ho detto, a me sembra chiaro.
    Chiarissimo! Te pensi di esserne esente. Molto bene. Eppure l'ipocrisia peggiore è quella di chi preferisce accusarne gli altri.....

    "Perché osservi la pagliuzza nell'occhio di tuo fratello e non vedi la trave che è nel tuo?"
    amate i vostri nemici

  14. #29
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    Scusa Cono eh, non per girare sempre il coltello nella piaga, ma non è quello che fai sempre tu? Pontifichi sempre e giù di indifferenza, egoismi, edonismi e compagnia bella. Anche se quasi sempre resti sul generico o vai per categorie e non direttamente sulla singola persona, hai sempre da scorgere il male, l'aspetto negativo negli altri ed in quello che fanno gli altri.
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  15. #30
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    Esiste o non esiste il fariseismo Crepuscolo? Esiste o non esiste l'ipocrisia? Gesù Cristo ci mette in guardia da questo peccato. Oggi come allora. Il Vangelo ci appassiona ancora, dopo 2000 anni di storia, proprio perché è attualissimo. Proprio perché ci riguarda di persona. Come si fa a dire "si rivolgeva solo a loro e non a me"? La Parola di Dio non ha tempo: è valida per tutti.

    "Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra,perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.


    Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà."

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    Tu, quando preghi....
    Tu, quando fai l'elemosina....
    Ma tutte queste buone opere, vanno fatte per la ricompensa divina o perché è giusto aiutare e far star bene gli altri? Mi pare che ogni volta che si parli di fare del bene ci sia sempre lo spauracchio di premi e punizioni e poco di disinteressato, poca coscienza, poco parlare del benessere delle pesone per il suo valore in sé.
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