Caro Cono,
è giunta l’ora di incamminarci, non sulla strada per Emmaus in compagnia del Risorto, ma per andare a Milano. In quella città potrai lucrare l’indulgenza plenaria mediante preghiere, offerte in denaro e pratiche di devozione.
Ricordati di indossare l’abbigliamento e i simboli del pellegrino (da peregrinus, = straniero che compie il viaggio per andare in un luogo sacro, chiamalo viandante, se vuoi).
I “signa peregrinationis” sono:
una tunica corta per camminare agevolmente;
la cappa:mantello senza maniche con cappuccio per ripararsi dal freddo e dal vento, in tessuto grezzo, ruvido;
il petaso: cappello a tese larghe, alzato sul davanti, fissato con un laccio sotto il mento;
una bisaccia di pelle o di stoffa da portare a tracolla, con cibo e denaro;
Il bordone: bastone di legno curvo da una parte per tenerlo con la mano e con la punta chiodata. Ti servirà per poggiarti nel fatale andare, per superare gli ostacoli e come strumento di difesa contro gli animali pericolosi, come i cinghiali in giro per la città o i cani randagi;
una borraccia per l’acqua da bere, meglio una zucca secca svuotata, appesa alla cintura.
Come prima tappa, dal duomo andremo nella vicina Galleria Vittorio Emanuele II, e da Savini ti offrirò un caffè. Anche l’occhio vuole la sua parte e bere un caffè in un locale elegante è ciò che ci vuole. Io ci vado spesso.
Poi ce ne andremo verso Corso Magenta con destinazione la piazza e la chiesa dedicate a Santa Maria delle Grazie.
Basilica di Santa Maria delle Grazie, prospetta sull’omonima piazza; sulla destra c’è Corso Magenta.
Questa chiesa, dell’Ordine dei Domenicani, è adiacente all’ex refettorio del convento (diventato proprietà del Comune di Milano), nel quale potrai ammirare il dipinto leonardesco dedicato all’Ultima Cena (o Cenacolo).
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