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Discussione: La Venaria Reale e due arazzi vaticani

  1. #1
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    La Venaria Reale e due arazzi vaticani

    Caro Cono: “Deum te igitur scito esse” (= sappi che tu sei un essere divino), come tale hai l’energia necessaria per rimetterti in cammino dopo il faticoso lavoro che hai svolto in parrocchia nella “Settimana santa”, tra riti religiosi, inni di gloria e volute d’incenso, che ti divertivi a spargere facendo ondeggiare il turibolo.

    Jesus è risorto ! E tu sei felice ! Allora possiamo idealmente andare insieme a Rachele a La Venaria Reale, vicino Torino, per vedere la mostra titolata: "All’ombra di Leonardo. Arazzi e cerimonie alla corte dei papi", aperta fino al 18 giugno prossimo.


    Veduta dei giardini e degli edifici della reggia di Venaria Reale

    In una delle “Sale delle arti” sono esposti due grandi arazzi, che rispettivamente rappresentano l’Ultima cena (che abbiamo vista dipinta da Leonardo da Vinci nell’ex convento dei Domenicani adiacente la basilica di Santa Maria delle Grazie, a Milano) e sulla destra (vedi la sottostante foto, il dossale del baldacchino per il papa Clemente VII (tuo corregionale, appartenente alla famiglia de’ Medici, che pontificò dal 1523 all’anno della sua morte, nel 1534).



    Per semplificare la lettura descrivo i due arazzi in modo distinto, nei successivi due post.

    segue

  2. #2
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    Questo arazzo con la raffigurazione dell’Ultima Cena venne realizzato tra il 1516 e il 1524, evoca il dipinto di Leonardo da Vinci nell’ex refettorio del convento domenicano adiacente la basilica di Santa Maria delle Grazie, a Milano, ma ci sono alcune differenze, la più evidente, sullo sfondo, i tre archi rinascimentali, oltre i quali s’intravede un paesaggio dominato da antiche rocche.

    Il manufatto, sontuosamente realizzato in seta con fili d’oro e d’argento, è completato con un bordo in velluto cremisi. Su tutta la bordura ci sono dei simboli sabaudi.

    Nel 1533 fu donato dal re di Francia, Francesco I, al papa Clemente VII in occasione del matrimonio celebrato il 28 ottobre di quell’anno a Marsiglia tra la nipote del pontefice, Caterina de' Medici, ed Enrico di Valois, secondogenito del re di Francia, ed erede al trono. Dopo il “Sacco di Roma” nel 1527 da parte dei Lanzichenecchi (soldati mercenari di fanteria) inviati dall’imperatore Carlo V, quelle nozze regali del 1533 sugellarono l'accordo tra Francia e papato, in chiave anti-asburgica.

    Invece il papa donò al re Francesco I un corno di cetaceo, fatto indorare dall’orafo Tobia da Camerino. L’oggetto venne presentato come un “corno di liocorno”, ritenuto secondo un’antica tradizione un antidoto per proteggersi dal cibo avvelenato.

    Nel passato, il Giovedì Santo questo arazzo veniva esposto in occasione del rito della lavanda dei piedi.

    Invece durante la processione del Corpus Domini era affisso su una parete nella “scala “regia”, che dalla Cappella Sistina conduce nella basilica di San Pietro.

    Per tutelare questo grande telo il papa, Pio VI, che pontificò dal 1775 al 1799, anno della sua morte, ne fece fare una copia per essere esposta al pubblico in alcune cerimonie.

    Dal 1931 l’arazzo originale è conservato nell’ottava sala della nuova Pinacoteca Vaticana, insieme ai capolavori raffaelleschi.

    segue
    Ultima modifica di doxa; 09-04-2023 alle 17:36

  3. #3
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    Quest'altro arazzo esposto alla mostra è il dossale del baldacchino del pontefice Clemente VII.

    Il sostantivo dossale deriva da “dorsale”, indica il ricamato telo (o altri materiali) usato nel passato per coprire la parte posteriore dell’altare nelle chiese cattoliche, ed anche la parte posteriore del baldacchino papale.

    Questo dossale, e l’altro descritto nel precedente post, per secoli sono stati usati nelle più importanti cerimonie religiose che si svolgevano in occasione della Pasqua, in particolare la Coena Domini e la Lavanda dei piedi.

    Pieter van Aelst, Bruxelles, Musei Vaticani, Città del Vaticano.

    L’autore di questo arazzo nel 1502 fu scelto come maestro arazziere alla corte di Filippo il Bello, padre del futuro imperatore Carlo V.

    Nel 1515 papa Leone X gli dette l’incarico di realizzare 11 arazzi per la Cappella Sistina. I disegni preparatori su cartone furono realizzati da Raffaello Sanzio e dai suoi collaboratori, traendo ispirazione dagli Atti degli Apostoli.
    Il pittore Barent van Orley sorvegliava l'esecuzione.

    Gli arazzi furono realizzati tra il 1517 e il 1520.

    Nel 1530 circa altri arazzi con scene della vita di Gesù furono commissionati a Pieter van Aelst dal pontefice Clemente VII. I disegni su cartoni furono elaborati da allievi di Raffaello Sanzio.

    Nella parte alta dell’arazzo sono raffigurati due angeli, uno per lato.
    Più in basso, le allegorie di tre virtù: al centro, la virtù cardinale della Giustizia, ai due lati, due virtù teologali: la Fede e la Carità.

    La Giustizia è raffigurata come una solenne figura femminile: è assisa, ha la testa coronata, i piedi poggiati sopra il globo terrestre.

    Guardando la foto: la donna con il dito indice della mano sinistra indica un putto alato vicino la sua gamba sinistra: è un angelo, sorregge un gladio (?). La spada simboleggia la legge.

    Con la mano destra regge la bilancia con i due piatti: la bilancia è strumento e simbolo di valutazione e di giudizio: del bene e del male, di ciò che è giusto e di ciò che è ingiusto.

    Per sorreggere il peso della bilancia la personificazione della Giustizia viene aiutata dalla mano sinistra della Fede, anche questa in posizione seduta: con la mano destra sorregge lo stendardo con il simbolo delle “chiavi del cielo” dette anche “chiavi di San Pietro”, antico segno della Chiesa universale.

    La base dell’asta è tra le zampe anteriori del leone, simbolo della forza ma anche simbolo di Cristo.
    Dietro l’animale, sullo sfondo si vede un castello.

    Nel paesaggio agreste c’è anche un altro leone sulla destra. Pure questo sorregge l’asta con lo stendardo che raffigura le “chiavi del regno dei cieli”: sono incrociate e simboleggiano la missione di Pietro e della Chiesa.

    Sul fianco del drappo è simboleggiata la Carità, la giovane è seduta ed intenta ad allattare il figlio.

    Nella religione cristiana la Carità simboleggia l’amore nei confronti di Dio e degli altri.

    The end
    Ultima modifica di doxa; 09-04-2023 alle 22:00

  4. #4


    Anche senza involucro di cioccolata, una splendida sorpresa pasquale
    Non potevi celebrare meglo il tuo Millenario
    Mi auguro che non si tratti del...."Mille e non più mille"



  5. #5
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    Gentile RdC, ormai la Pasqua è finita, perciò buon divertimento per domani. Dove andrai ?

    Da me arrivano i parenti e sono indaffarato....

    Millenario ? Ma no, sarebbe troppo noioso. Nemmeno cento.

  6. #6
    Citazione Originariamente Scritto da doxa Visualizza Messaggio

    Millenario ? Ma no, sarebbe troppo noioso. Nemmeno cento.
    Parlavo del numero di post: 999, 1000, 1001-esimo

  7. #7
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    Ti ringrazio per avermi segnalato l'accaduto

    E' necessario un rallentamento..., altrimenti nei lettori subentra l'abitudine anziché la sorpresa

  8. #8
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    Bellissima sia la reggia di Venaria Reale che gli arazzi! Per un'appassionata d'arte come me questo è paradiso puro, grazie Doxa!!!
    Corteggiata da l'aure e dagli amori, siede sul trono de la siepe ombrosa, bella regina dè fioriti odori, in colorita maestà la rosa CLAUDIO ACHILLINI

  9. #9
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    E pensare che non conoscevamo affatto questo lato di Doxa: grossissimo acquisto per il forum! Tutto spiegato con dovizia di particolari, poi.
    amate i vostri nemici

  10. #10
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    Cono ha scritto

    E pensare che non conoscevamo affatto questo lato di Doxa: grossissimo acquisto per il forum! Tutto spiegato con dovizia di particolari, poi.
    Cono, mio amico: vorrei dirti la frase in lingua francese: “mon ami”, ma questa in Francia non si usa, è soltanto uno dei cliché in disuso dei “turisti fai date”.

    Mi consideri un “acquisto per il forum”, più che un acquisto è meglio se la consideri un’offerta come “saldo di fine stagione”.

    “Cherche la femme” e saprai perché sono qui con voi. Ma non solo io, anche Kaniu ed altri.

    A lei sono grato. Indovina chi è ?

    Dici che non conoscevi “questo lato di Doxa” ! Mi consideravi un rissoso per motivi religiosi ?

    Ma del cristianesimo m’interessa solo la storia.

    lieta serata

  11. #11
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    Ti consideravo uno dei tanti. Erroneamente.
    Visto che hai citato la Francia, mi porteresti (ci porteresti) virtualmente dentro Notre Dame de Paris?
    Grazie.
    Perdonami.
    amate i vostri nemici

  12. #12
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    Gentile Cono, per descrivere Notre Dame ci vogliono libri.

    Accontentati delle mie “briciole”….

    Chiedo venia, ora vado off topic.

    Questa mattina mi è capitato di leggere un sonetto di Rainer Maria Rilke: (1875-1926), scrittore, poeta e drammaturgo austriaco di origine boema.

    Di questo autore hai letto la raccolta poetica titolata “I sonetti a Orfeo” ? Sono 55 sonetti. Li scrisse nel febbraio del 1922, considerandoli il suo “monumento funebre” a una ragazza morta di leucemia all’età di 19 anni. Si chiamava Wera Ouckama Knoop ed era una ballerina. Rilke la conobbe bambina e più volte la vide danzare. La sua danza trasformava la caducità del mondo in movimento, tracciando forme di grazia e bellezza, prima di svanire nell’oblio.

    “Solo colui che anche tra ombre levò la lira, può con cuore presàgo cantare la lode infinita. Solo chi insieme coi morti mangiò il papavero, il loro, non perderà in avvenire il più segreto dei toni. Se anche il riflesso nello stagno spesso ci confonda: Tu sappi l'immagine. Solo nel duplice regno le voci si fanno miti ed eterne”.

    Se ti accingi a leggere “I sonetti a Orfeo” sii prudente, perché ti attirano nella mitica figura di Orfeo e potresti essere tentato dalla conversione all’orfismo.

    Il mito di Orfeo evoca la soglia che separa vita e morte, prossimità e lontananza, luce e ombra, perdita e possesso, significato e suono.

    L’orfismo fu un movimento religioso misterico, forse fondato in Grecia dal mitico Orfeo verso il VI sec. a. C..

    Per un vegetariano come te andava bene, perché l’orfismo vietava la dieta carnea e pretendeva dagli adepti la “purezza per ottenere l'accesso ad una vita ultraterrena felice.

    Nell'Orfismo c’è, per la prima volta, il riferimento all’anima" (psyché), di natura divina, contrapposta al corpo (sōma).


    James Barry (1741 – 1806), Orfeo istruisce un popolo selvaggio nella teologia e nelle arti della vita sociale, acquaforte e incisione su carta, 1791.

    Per concludere ti offro altri versi di Rilke:

    "Esiste davvero il tempo, il distruttore?
    Quando, sul monte immobile, spezzerà il castello?
    E questo cuore, che appartiene infinitamente al dio,
    quando lo violenterà il demiurgo?

    Siamo davvero così angosciosamente fragili,
    come il destino vuole farci intendere?
    L’infanzia profonda e promettente,
    si fa – poi – silenziosa nelle radici?

    Ah, il fantasma dell’effimero
    attraversa come un fumo
    che l’accoglie senza sospetti.

    Noi siamo questo andare alla deriva
    e per questo abbiamo valore, come uso
    divino presso le durevoli forze".


    (da “I sonetti a Orfeo”, XXVII).
    Ultima modifica di doxa; 12-04-2023 alle 14:19

  13. #13
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Non stiamo andando alla deriva: ma verso una Meta precisa, Doxa. Il mito di Orfeo, con tutti i quesiti irrisolti che poneva....trova risposta nel Cristianesimo. Veniamo da Dio e a Dio ritorneremo.
    amate i vostri nemici

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