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Discussione: Conversione di Saulo

  1. #1
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    Conversione di Saulo

    L’apostolo Paolo in una lettera indirizzata ai cristiani residenti a Filippi (attuale Kavala, in Macedonia), narra la sua vicenda, accaduta mentre percorreva la strada per Damasco, ed usa il verbo greco katelémften (= fui afferrato, conquistato) da Cristo (3,12).

    In altri passi del suo epistolario allude alla divisione tra un “prima” e un “poi”, linea di demarcazione tra il Saulo persecutore e Paolo apostolo di Cristo.

    Nella prima lettera ai Corinzi Paolo chiede con una domanda retorica: “Non ho io visto Gesù, il Signore?” (1Cor 9,1) e conferma: “Ultimo fra tutti apparve anche a me” (1Cor 15, 8).

    Per saperne di più di ciò che accadde su quella strada per Damasco dobbiamo leggere gli Atti degli Apostoli, scritti da Luca, che per un periodo fu con Paolo nei suoi viaggi missionari.

    In quel testo l’evangelista per tre volte narra la conversione che fece di Paolo un missionario di quella “setta” cristiana, che egli in precedenza voleva contrastare fin nel territorio della Siria.

    La prima narrazione è nel capitolo 9 degli Atti degli Apostoli: l’incontro di Paolo con Gesù e poi con un membro della comunità cristiana di Damasco di nome Anania, che non solo gli va incontro accogliendolo come un fratello, ma che lo libera anche dalla cecità causata dal bagliore della visione, che Luca così descrive: “All’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Rispose: Chi sei, o Signore? E la voce: Io sono Gesù, che tu perseguiti!" (Lc 9,3-5).

    Questa frase evidenzia che Saulo non cadde da cavallo, come invece fanno immaginare i dipinti dedicati a quell’evento (ad esempio quello celebre di Caravaggio nella chiesa Santa Maria del Popolo a Roma), ma di una folgorazione che lo fa inciampare e cadere a terra.


    Michelangelo Merisi, detto il “Caravaggio”, Conversione di San Paolo (particolare), dipinto a olio su tela, Cappella Cerasi nella basilica di Santa Maria del Popolo, Roma

    La Cappella Cerasi è a fianco del presbiterio. Ma chi era Cerasi ? Il tesoriere del pontefice Clemente VIII. Fu quel Cerasi nel 1600 a commissionare due dipinti a Caravaggio: la “Crocifissione di Pietro” e la Conversione di Paolo”. Questa fu realizzata dall’artista nel 1601: l’immaginaria scena si svolge sulla strada per Damasco. Saulo (è il nome ebraico dell’apostolo prima della sua conversione) stava andando in quella città per far incarcerare i discepoli di Gesù.

    3 “E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo 4 e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». 5 Rispose: «Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! 6 Adesso alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». 7 Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. 8 Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, 9 dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda” (At 9, 3 – 9).

    Nel dipinto di Caravaggio Paolo è riverso a terra con le braccia spalancate, mentre ode la voce di Gesù Cristo che gli appare nella forma di luce folgorante.

    Il palafreniere regge le briglie di un cavallo nell’atto di alzare la zampa anteriore destra per non calpestare Saulo.

    E’ il momento della conversione di Paolo, descritto negli Atti degli Apostoli (Atti 26, 12 – 18).

    L’audacia di Caravaggio è stata quella di far invadere la tela dal cavallo (non citato negli Atti degli Apostoli), trasformando la veduta quasi in un incidente di scuderia che preoccupa il palafreniere.

    segue
    Ultima modifica di doxa; 17-04-2023 alle 15:14

  2. #2
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    Caravaggio, "Conversione di San Paolo (particolare), 1601

    Il cardinale Gianfranco Ravasi sulla rivista cristiana “Jesus” dello scorso mese di gennaio ha scritto: "E’ significativa una nota apparentemente marginale ma forse allusiva: Saulo rimane accecato per tre giorni (9,9) e quando viene battezzato si dice che i suoi occhi si illuminano ed egli 'si alza': il verbo greco anastàs, l’“alzarsi”, è lo stesso che viene usato nel Nuovo Testamento per la risurrezione di Cristo. Ai tre giorni oscuri del sepolcro subentra il levarsi luminoso della risurrezione-rinascita: non si dimentichi che nella Lettera ai Romani Paolo descrive il battesimo in modo analogo, secondo lo schema della 'sepoltura-risurrezione' di Cristo (6,3-9).

    Ai cristiani di Corinto Paolo evidenzia che Cristo, dopo le apparizioni pasquali alle pie donne e ai discepoli, “apparve anche a me”.

    Comunque, il racconto di questa esperienza è negli Atti degli Apostoli, scritti dall’evangelista Luca. Per tre volte è narrato l’evento della conversione del persecutore Saulo nell’apostolo Paolo.

    La prima relazione è nel capitolo 9. Luca presenta quel momento come una visione: mentre Saulo sta recandosi a Damasco per arrestare i discepoli della nuova setta cristiana, “all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: ‘Saulo, Saulo, perché mi perseguiti ?’ Rispose: ‘Chi sei, o Signore ?’ E la voce: ‘Io sono Gesù, che tu perseguiti’ “ (At 9, 3 – 5).

    In questo racconto è evidente che non c’è la caduta da cavallo ma di una folgorazione che acceca Saulo per tre giorni
    (At 9, 9).

    Quell’evento induce Saulo a cambiare nome in Paolo.

    Il secondo resoconto dell’incontro col Risorto è nel capitolo 22 degli Atti.

    La narrazione è in prima persona. Siamo nel tempio di Gerusalemme e Paolo sta per essere linciato dai suoi correligionari. Ma il comandante della coorte romana di stanza in quell’area lo sottrae alla folla e lo conduce nella fortezza Antonia (sede del governatore imperiale), ove gli concede di parlare alla folla a lui ostile, rievocando la storia della sua conversione al cristianesimo.

    Mentre nel primo racconto solo Paolo fu il destinatario della visione divina, i suoi compagni “Sentivano la voce, ma non vedevano nessuno” (At 9, 7), nel secondo, anche i suoi compagni di viaggio “videro la luce, pur non udendo la voce di colui che mi parlava”.

    Quindi per Paolo fu un’esperienza personale e interiore. Alcuni critici definiscono quell’esperienza un’allucinazione.

    In realtà, la menzione dei personaggi coinvolti (anche con nomi propri, come Giuda che ospita Paolo a Damasco nella sua casa sulla “via Dritta” o come il citato Anania) attesta il realismo dell’evento.

    La terza testimonianza conferma quell’evento.

    L’apostolo è agli arresti presso il governatore romano Festo nella città di Cesarea Marittima, la residenza degli alti funzionari imperiali in Palestina (qui si svolge anche la vicenda del centurione Cornelio, descritta nel capitolo 10). In visita ufficiale in quella città costiera si presenta la coppia principesca di Agrippa II, discendente del re Erode, e di sua sorella Berenice che era anche la sua compagna incestuosa.
    Ebbene, Paolo davanti a loro – in attesa di essere trasferito a Roma per il processo d’appello da lui richiesto come cittadino romano – ripete la storia della sua conversione al cristianesimo (At 26, 12 – 23).

    La sostanza dell’evento è sempre la stessa, ma appaiono anche alcune variazioni e novità.

    Non è citato Anania; a terra oltre a Saulo cadono pure i suoi compagni di viaggio verso Damasco; Cristo cita un proverbio greco, attestato anche dagli scrittori Euripide e Pindaro, che è però detto, secondo l’affermazione dell’apostolo Paolo, in lingua ebraica: “Duro è per te recalcitrare contro il pungolo” ( At 26,14). Questo detto è desunto dal mondo agricolo: il contadino stimola l’animale da soma con un bastone chiodato in punta.

    Comunque in questo racconto le parole di Cristo vanno oltre e delineano la futura missione dell’apostolo Paolo, “ministro e testimone”: quella di «aprire gli occhi (a ebrei e pagani, proprio come era accaduto allo stesso Paolo) perché passino dalle tenebre alla luce, dal potere di Satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l’eredità» della salvezza (26,18). Sono queste le ultime parole di Cristo, negli Atti degli Apostoli, come suggello alla storia di un convertito, che per tutta la sua vita e con tutta la sua stessa esistenza ripeterà le prime parole di Gesù citate dai Vangeli: “Convertitevi e credete! (Marco 1,15).

  3. #3
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Che bello, Doxa! Ancora Caravaggio. Ancora la dicotomia Luce/Ombra che caratterizza la sua arte. Ancora il conflitto interiore che provoca l'incontro col Cristo: la Vita com'era prima di incontrarLo e come diventa dopo....
    Meraviglioso! Grazie.
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