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Discussione: Biblica manna

  1. #1
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    Biblica manna

    prologo

    Mia regina d’Autunno, i’ vorrei che tu e Cono ed io "fossimo presi per incantamento e messi in un vasel ch’ad ogni vento per mare andasse al voler vostro e mio; sì che fortuna od altro tempo rio non ci potesse dare impedimento, anzi, vivendo sempre in un talento, di stare insieme crescesse ‘l disio”. [/B] […] (nelle “Rime” di Dante Alighieri vedi il sonetto 52, che dedica all’amico poeta Guido Cavalcanti).

    Fratel Cono mi farà sapere se potrà venire perché è indaffarato in parrocchia con i preparativi per la Pentecoste, che celebra l’effusione dello Spirito Santo e la nascita della Chiesa, perciò a chi va di farci compagnia ? Lady Hawke, Efua, Bauxite, Vega o chi altro? La meta è Ferrara per andare a vedere nel Palazzo dei Diamanti (fino al 19 giugno 2023) una selezione di dipinti (provenienti da alcuni musei nazionali e internazionali) realizzati da due pittori ferraresi: Ercole de’ Roberti (1450 – 1496) e Lorenzo Costa (1460 – 1535).

    L’esposizione costituisce la prima tappa del progetto dedicato al “Rinascimento a Ferrara 1471-1598 da Borso ad Alfonso II d’Este”, periodo compreso tra l’elevazione della città a ducato e il suo passaggio dalla dinastia estense al diretto controllo dello Stato Pontificio.

    Borso d’Este (1413 – 1471, figlio illegittimo di Niccolò III d’Este. Questo Niccolò viene ricordato per la sua intensa attività sessual-amorosa. Il vescovo e novelliere Matteo Bandello (1485 – 1561) lo definisce “il gallo di Ferrara”: “in Ferrara e nel contado non c’era cantone dove egli non avesse alcun figlio bastardo”.

    Nella popolazione era diffuso il detto: “Di qua e di là dal Po son tutti figli di Niccolò”. Si dice che abbia avuto oltre ottocento amanti, la più nota delle quali fu Stella de’ Tolomei, dalla quale ebbe tre figli: Ugo (1405 – 1425), Leonello (1407 – 1450) e Borso (1413 – 1471).


    Francesco del Cossa, ritratto in affresco di Borso d'Este, dettaglio, (1469-1470), Ferrara, salone dei mesi, mese di Aprile, Palazzo Schifanoia

    L’1 ottobre 1450 Borso venne nominato signore di Ferrara. Il 18 maggio 1452 ricevette il titolo di duca di Modena e Reggio dall’imperatore Federico II d’Asburgo.

    Segue
    Ultima modifica di doxa; 20-04-2023 alle 14:26

  2. #2
    Sovrana di Bellezza L'avatar di ReginaD'Autunno
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    Ti ringrazio doxa per avermi nominato, anche io vorrei esser su quel vascello!
    Corteggiata da l'aure e dagli amori, siede sul trono de la siepe ombrosa, bella regina dè fioriti odori, in colorita maestà la rosa CLAUDIO ACHILLINI

  3. #3
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    Cara Regina, tu vorresti essere sul vascello, invece io vorrei essere un gabbiano.

    Oggi è una calda giornata di sole sulla costa laziale ed ho compiuto la mia solita passeggiata post-prandiale sul lungomare, quando sono nella domus marina.

    Sopra di me volteggiavano numerosi gabbiani. Un paio di loro avevano le bianche ali tese e si lasciavano librare dalla brezza, ondeggiavano, cabravano, scendevano e risalivano rapidamente. E mentre li guardavo pensavo ai versi che scrisse Vincenzo Cardarelli nella poesia titolata “Gabbiani”.

    “Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
    ove trovino pace.

    Io son come loro
    in perpetuo volo.

    La vita la sfioro
    com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.

    E come forse anch'essi amo la quiete,
    la gran quiete marina,
    ma il mio destino è vivere
    balenando in burrasca”.


    Basta con la digressione, con il temporaneo allontanamento dalla strada verso Ferrara. Torno “sulla retta via”

    Nel precedente post ho scritto che nel Palazzo dei Diamanti sono esposti fino al 19 giugno numerosi dipinti, anche dei pittori rinascimentali ferraresi Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa.

    Ho scelto di farvi vedere un dipinto del de’ Roberti sullo scomparto di una predella di pala d’altare, realizzata per la chiesa di San Domenico, a Ferrara.

    (la predella è la parte inferiore di un polittico o di una pala d’altare; a volte è divisa in riquadri, dipinti con immagini che hanno relazione con il soggetto o la scena della tavola centrale).


    Facciata della chiesa di San Domenico, Ferrara. In questo edificio aveva la sede il tribunale dell’Inquisizione e si svolgevano i procedimenti giudiziari, si sentenziavano le condanne, spesso seguite dalle esecuzioni.

    segue

  4. #4
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    Ercole de’ Roberti, Gli Israeliti raccolgono la manna, 1493-96, tempera su tavola, Londra, National Gallery

    Sullo sfondo si vede un villaggio di capanne. Alcune hanno il tendaggio per coprire la porta d'entrata. Lo spazio in primo piano con i protagonisti evidenzia la teatralità della scena.

    L’autore del dipinto ha messo in rilievo le connessioni di questa immagine con l’ebraico rituale della Festa delle capanne: la festa di Sukkoth, che in ebraico significa capanne. Esse evocano la permanenza degli ebrei nel deserto dopo la liberazione dalla schiavitù dall’Egitto: quaranta anni in cui abitarono in dimore precarie, tende e capanne.

    Nel Levitico (23, 41-43): “E celebrerete questa ricorrenza come festa in onore del Signore per sette giorni all’anno; legge per tutti i tempi, per tutte le vostre generazioni: la festeggerete nel settimo mese. Nelle capanne risiederete per sette giorni; ogni cittadino in Israele risieda nelle capanne, affinché sappiano le vostre generazioni che in capanne ho fatto stare i figli di Israele quando li ho tratti dalla terra d’Egitto”.

    La festa delle capanne è una delle tre feste di pellegrinaggio prescritte nella Torah, feste durante le quali nel passato gli ebrei dovevano recarsi al Santuario a Gerusalemme, prima che fosse distrutto dall’esercito romano nel 70 d. C..



    dettaglio


    Dettaglio

    La mitica storia degli Israeliti che raccolsero la manna come nutrimento durante il loro quarantennale viaggio verso la “terra promessa”, veniva spesso interpretata dai cristiani come precursore del “pane celeste” del corpo di Cristo.


    segue
    Ultima modifica di doxa; 21-04-2023 alle 15:18

  5. #5
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    È proprio così, bravissimo!
    È il Cristo stesso a fare tale similitudine....

    Ti accompagno volentieri in questa gita virtuale a Ferrara. La Pentecoste è ancora lontana.

    Ci sentiamo lunedì.

    Un abbraccio.
    amate i vostri nemici

  6. #6
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    Nella Bibbia ebraica (Tanakh) la manna è descritta due volte: nel Libro dell’Esodo (16, 1 – 36) e nel Libro dei Numeri (11, 1 – 9).

    Il mitologico racconto della manna dal cielo deriva dalle peripezie del popolo d’Israele che uscito dall’Egitto, guidato da Mosè, si trovò nel deserto del Sinai senza cibo e senza la possibilità di procurarselo. Esausti per la fame, invocarono l’aiuto del Signore. E la manna cominciò a scendere dal cielo.

    Dal Libro dell’Esodo: “E, evaporato lo strato di rugiada, apparì sulla superficie del deserto qualcosa di minuto, di granuloso, fine come brina gelata in terra. A tal vista i figli d'Israele si chiesero l'un l'altro: «Che cos'è questo?» perché non sapevano che cosa fosse. E Mosé disse loro: «Questo è il pane che il Signore vi ha dato per cibo. Ecco ciò che ha prescritto in proposito il Signore: ne raccolga ognuno secondo le proprie necessità, un omer a testa, altrettanto ciascuno secondo il numero delle persone oabitanti nella tenda stessa così ne prenderete”. Così fecero i figli di Israele e ne raccolsero chi più chi meno. Misurarono poi il recipiente del contenuto di un 'òmer; ora colui che ne aveva molto non ne ebbe in superfluo e colui che ne aveva raccolto in quantità minima non ne ebbe in penuria; ciascuno insomma aveva raccolto in proporzione delle proprie necessità” (Esodo 16, 14 – 18).

    (la parola ebraica omer allude all’antica unità di misura israelita, corrispondente al peso di 1,3 kilogrammi circa).

    La manna scendeva tutti i giorni dal cielo, eccetto il sabato. Ogni ebreo, la mattina, ne raccoglieva la quantità necessaria per nutrirsi nel corso della giornata.
    Dio ne donava una doppia razione ogni venerdì affinché bastasse anche per il sabato, giorno di riposo, lo shabbat.

    Gli Israeliti la macinavano e impastavano facendone focacce, che poi venivano cotte.

    La manna deriva dalla secrezione di alcune piante (arbusti e alberi), come il “Fraxinus ornus” (Frassino di manna); viene estratta facendo piccoli tagli nella corteccia.


    Albero di Fraxinus ornus e la linfa solidificata che poi viene estratta dalla corteccia dell’albero

    Nel Sud della penisola del Sinai la resina viene estratta dagli alberi di tamerice (Tamarix gallica). Tale resina è simile alla cera, si fonde al sole, è dolce e aromatica come il miele.

    The end

  7. #7
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Anche qua, un grande insegnamento di Vita: consumare lo stretto necessario....
    Inappuntabile (come sempre) il tuo excursus artistico.
    amate i vostri nemici

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