Originariamente Scritto da
doxa
Buon pomeriggio Lady Acerra, alias Lara Antipov,
sempre beneamata dal “dottor Živago.
Ti dedico il thread
e nel contempo sottopongo al tuo “vaglio” questo e i successivi post per sapere se ci sono errori ed omissioni nelle sintetiche notizie che ho scritto, che si possono apprendere anche tramite Internet.
Nel post precedente abbiamo visto la foto del carro usato per le cerimonie in epoca romana.
Ma qual era l’iter per arrivare al matrimonio di due giovani “pubescenti” ?
Alle nuptiae (nozze) gli sposi non sempre ci giungevano per libera scelta: rientrava nella patria potestas del padre la facoltà di promettere la figlia in matrimonio e decidere chi doveva essere il marito, accordandosi con la famiglia del promesso sposo.
Le ragazze potevano sposarsi (= nubêre, significa velarsi, infatti nella cerimonia religiosa la sposa si velava) già a 12 anni, dodici anni mentre i ragazzi potevano sposarsi a 14 anni.
Al matrimonium si arrivava dopo un lungo periodo di “fidanzamento” (sponsalia), necessario anche perché gli accordi tra i genitori potevano essere presi quando i figli erano ancora bambini.
Il fidanzamento iniziava quando i padri dei due giovani (se minorenni) procedevano alla “stipulazio”, un contratto formale della promessa di matrimonio (sponsalia).
Lo ius connubii, la capacità di contrarre matrimonio, inizialmente era rivolto solo ad individui della stessa classe sociale. Tale diritto fu poi esteso durante il principato di Caracalla.
Dopo la stipula del contratto i due fidanzati si scambiavano un bacio sulle guance, seguito dal reciproco scambio di doni, che dovevano essere restituiti se il fidanzamento veniva interrotto.
Poi il giovane dava alla ragazza l
’anulus pronubus: l’anello di fidanzamento, di solito in oro o argento, che la donna indossava nel dito anulare della mano sinistra.
In latino sponsus e sponsa indicavano rispettivamente il “fidanzato” e la “fidanzata”, mentre in italiano “sposo” e “sposa” significano “marito” e “moglie”.
anulus pronubus
segue