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Discussione: Locus amoenus e hortus conclusus

  1. #16
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    Lieto pomeriggio Durante, paziente lettore dei miei post.

    Hai ragione ! Lucas Cranach il Vecchio fu uno dei principali interpreti della Riforma luterana nell’arte. Partecipò alla creazione dell'iconografia protestante, rappresentando temi ispirati dall’Antico e Nuovo Testamento.

    Devi tener presente che Cranach e il frate agostiniano Lutero erano amici. Si conobbero a Wittenberg, dove ancora c’è il convento agostiniano (la Lutherhaus) in cui Lutero dimorò prima come semplice frate e successivamente come priore. Fu teologo, docente universitario, riformatore religioso e iniziatore del protestantesimo. Creò una nuova teologia, con la quale sosteneva la non necessità dell’intercessione della Chiesa cattolica per la salvezza dell’anima dei credenti, considerata libero dono di Dio.

    E' noto che tutto iniziò il 31 ottobre 1517, quando Martin Lutero (1483- 1546), affisse le 95 tesi sulla porta della Schlosskirche di Wittenberg, la città della Sassonia dove insegnava teologia biblica.

    Spesso si domandava: “come l’uomo si salva?”, Lutero aveva trovato la risposta in un passo delle lettere di San Paolo, là dove si dice che il giusto si salverà per la fede. Non le opere, non le penitenze, non le indulgenze, nessuna delle devozioni che la Chiesa cattolica aveva pensato per garantire ai fedeli la certezza del paradiso poteva valere: solo Dio dona liberamente la grazia ai fedeli.

    (Durante hai pronti i “sali” per far rinvenire fratel Cono ?)

    Lutero insegnò che la cosiddetta “salvezza” e la vita eterna non si ottengono con le buone azioni ma vengono offerte gratuitamente da Dio tramite la fede del credente in Gesù Cristo, che redime dal peccato. La sua teologia sfidava anche l’autorità del pontefice, insegnando che la Bibbia è l’unica fonte di conoscenza divinamente rivelata.

    Cranach il Vecchio illustrò la Bibbia tradotta da Martin Lutero; fu testimone di nozze e padrino di uno dei figli dell’ex frate agostiniano, a cui fece vari ritratti.

    Adesso ti mostro quello che dedicò a Lutero e alla moglie, Katharina von Bora (1499 – 1552), ex monaca cristiana che si convertì al protestantesimo. Fu una delle figure più importanti della Riforma protestante, per il contributo che diede all'elaborazione del modello di matrimonio del clero e di famiglia protestante.


    Ritratto di Hans Lutero e Katharina von Bora, olio e tempera su legno, 1527, Wartburg-Stiftung, Eisenach

    Martin Lutero scrisse due saggi sul matrimonio e la vita familiare: “La vita matrimoniale” del 1522 e delle “Questioni matrimoniali” del 1530. L’autore fece della famiglia (anziché il convento) il luogo primario della testimonianza evangelica, nella relazione con il coniuge e i figli.

  2. #17
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    Orazio nella sua poesia comprende che il positivo e il negativo coabitano, ma nella sua natura sceglie il primo, l' esistenza nella sua contraddizione deve essere idilliaca ma sa che non tutti possono usufruirne. E' cosciente che è dalle piccole cose che soddisfano si creeranno le grandi aspettative e in parte condividerle con chi merita di partecipare. Il tutto con la benevolenza degli Dei

  3. #18
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Le opere sono conseguenza della fede....
    Le due cose sono strettamente legate.
    Oggi Papa Francesco ha ricevuto 200 artisti alla Cappella Sistina, sottolineando proprio questo. Arte e Fede spingono l'Uomo verso Dio.

    "L’artista ricorda a tutti che la dimensione nella quale ci muoviamo, anche quando non ne siamo consapevoli, è quella dello Spirito. La vostra arte è come una vela che si riempie dello Spirito e fa andare avanti. L’amicizia della Chiesa con l’arte è dunque qualcosa di naturale. Ma è pure un’amicizia speciale, soprattutto se pensiamo a molti tratti di storia percorsi insieme, che appartengono al patrimonio di tutti, credenti o non credenti. Memori di questo aspettiamo nuovi frutti anche nel nostro tempo, in un clima di ascolto, di libertà e di rispetto. La gente ha bisogno di questi frutti, di frutti speciali."

    https://www.vatican.va/content/franc...3-artisti.html
    amate i vostri nemici

  4. #19
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Le opere sono conseguenza della fede....
    Le due cose sono strettamente legate.
    Oggi Papa Francesco ha ricevuto 200 artisti alla Cappella Sistina, sottolineando proprio questo. Arte e Fede spingono l'Uomo verso Dio.
    Ma non ti sembra di essere sempre un pò ripetitivo e riduttivo, fissato? Se parli dell'arte in generale.
    Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple

  5. #20
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    Ciao Vega,

    ti propongo un “fioretto” (= piccolo fiore): parola polisemica; in ambito religioso fa riferimento alla promessa ad una divinità oppure ad un piccolo sacrificio, la rinuncia compiuta per penitenza e devozione.

    Proponiti solo per oggi di trascurare fratel Cono per dargli una tregua.

    Lo so, ti chiedo molto, ma pensa la gioia che ti pervaderà stasera quando andrai a letto pensando di aver compiuto un’opera buona.

    Non credo che ti piaccia soltanto la religione come argomento culturale. Quali sono gli altri ? Ti va di dirmeli ?

    Forse abbiamo un tema comune per il dialogo

  6. #21
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Conosco solo questo di fioretto!

    1740_SPADA-SCHERMA-GNUTTI-LUMEZZANE-SCIABOLA-FIORETTO-EPOCA-1900-FOIL-FEUILLE-ANTICA.jpg

    Non è questione di religione, anche se si tratta di nuovo di Cono ed il suo flusso dati casca sempre e solo lì, è questione che si parla di arte e viene tirata fuori un'affermazione che non sta da nessuna parte.
    Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple

  7. #22
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    Grazie Vega per la tua risposta.

    Ti dedico questo breve post


    Thomas Cole, Sogno di Arcadia (veduta parziale), olio su tela, 1838, Denver, Art Museum

    Al centro della scena, in primo piano, giovani uomini e donne; c'è chi suona e chi balla.

    Sulla sinistra un gruppo di persone sta partecipando ad una cerimonia intorno ad un pilastro sormontato da un'erma che rappresenta il dio Pan.

    Ci sono molti fiori, alludono alla rinascita della natura nella stagione primaverile.

    Allo stesso periodo dell'anno è ambientato il poema epico-filosofico “De rerum natura”, in 6 libri, scritto dal poeta e filosofo di epoca romana Tito Lucrezio Caro (circa 98 a. C. – circa 55 a. C.), seguace dell’epicureismo.

    Il primo dei sei libri lo apre con un proemio, l’inno a Venere, divinità simbolo della bellezza, della voluptas, della forza creatrice della natura.

    “Genitrice della stirpe di Enea, gioia di uomini e dei,
    Venere che dai la vita,
    […]
    Te o dea voglio come compagna per comporre i versi
    che io provo a scrivere sulla natura delle cose”.
    […].


    Per Lucrezio la felicità della persona saggia deriva dal piacere di stare insieme con amici in uno scenario campestre quando il tempo è propizio.
    Ultima modifica di doxa; 24-06-2023 alle 15:43

  8. #23
    Sovrana di Bellezza L'avatar di ReginaD'Autunno
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    L'ultima frase è veramente bellissima mi ci ritrovo proprio in questa citazione di Lucrezio!
    Corteggiata da l'aure e dagli amori, siede sul trono de la siepe ombrosa, bella regina dè fioriti odori, in colorita maestà la rosa CLAUDIO ACHILLINI

  9. #24
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    Bentornata amata regina, dea dell’Autunno, equilibrio tra luce e ombra, fra giorno e notte.

    Nell’altro topic, dedicato al paesaggio, ho citato Francesco Petrarca (1304 – 1374) e Giovanni Boccaccio (1313 – 1375).

    Messer Dante (1265 – 1321) lo colloco in questo topic, così completo la triade medievale del XIV secolo.

    Nella Commedia dell’Alighieri ci sono scenari fantastici, selve, fiumi, itinerari rupestri, fiori nella “Valletta dei principi”, il Paradiso terrestre e altre rappresentazioni metafisiche.

    Un particolare locus amoenus il poeta lo descrisse nelle “Egloghe”: due componimenti di carattere bucolico in lingua latina. Una titolata “Vidimus in nigris albo patiente lituris” di 68 versi; l’altra “Velleribus Colchis prepes detectus Eous” di 97 versi. Le scrisse tra il 1319 e il 1320, un anno prima della sua morte.



    Concludo questo post ricordando che anche Dante per scrivere poesia aveva bisogno dell’amore che gli “spiri dentro”:

    Amor che ne la mente mi ragiona
    de la mia donna disiosamente,
    move cose di lei meco sovente,
    che lo 'ntelletto sovr'esse disvia.
    Lo suo parlar sì dolcemente sona,
    che l'anima ch'ascolta e che lo sente
    dice: "Oh me lassa! ch'io non son possente
    di dir quel ch'odo de la donna mia!".

    Convivio (III, 1 – 8)

    Forse Dante compose questi versi per la sua “donna gentile” (vedi Vita Nova XXXV ss.) ma qui reinterpretati come allegoria della filosofia, allo studio della quale il poeta si dedicò per trovare consolazione dopo la morte di Beatrice. Egli insiste sull’incapacità del suo intelletto di comprendere tutte le parole che lei gli rivolge e sulla sua difficoltà nell’esprimere compiutamente la bellezza di Beatrice.


  10. #25
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Armonia con la Natura, armonia con gli Altri, armonia con Dio: hic est beatus homo! Dante e Lucrezio avevano capito tutto.....
    amate i vostri nemici

  11. #26
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    Dante nel suo dolore che inficia in maniera profonda nel suo animo per la perdita della sua amata Beatrice da incrinare le sue certezze, subentra nel Poeta una sofferenza che lo induce per un periodo a una passività intellettuale che si può definire depressiva, si alimenta in modo insufficiente, si veste con un saio, quindi si trascura tanto che i suoi famigliari mettono in atto diversi tentativi per farlo uscire da questo torpore. Dopo diverso tempo si riprende e nella sua mente si accende la luce della consapevolezza del sentimento che lo lega a Beatrice che la innalza a un livello spirituale celestiale ed è da qui in poi che interloquisce la parte sensitiva della sua anima con misticismo della fede vede con gli occhi della sua anima Beatrice che dialoga con Dio ma che l'Alighieri non può ne vedere perché tale è la luce di uno splendore troppo intenso e ne capire il significato del loro gergo, e qui il Sommo sente in se un disorientamento e si rende conto della difficoltà di parlare e non trovare le parole che vorrebbe rivolgere a Beatrice.

  12. #27
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Dante ha un'alta idea della Donna: In questo senso immaginario è tuttavia Beatrice la creatura che rappresenta in modo sorprendente e affascinante l'idea di donna del grande fiorentino. Beatrice è da lui considerata meraviglia delle meraviglie, “venuta da cielo in terra a miracol mostrare” (Vita Nova, sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare). Idea sublimata poi nella descrizione della Beata Vergine "Vergine Madre, figlia del tuo stesso Figlio , la più umile e la più alta di tutte le creature, termine fisso della sapienza divina, tu sei quella che ha nobilitato la natura umana a tal punto che il suo Creatore non disdegnò di diventare sua creatura" (canto XXIII del Paradiso)
    amate i vostri nemici

  13. #28
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    Su gentile richiesta dedico questo post a Conus, monachus infirmarius

    La medicina monastica medievale e rinascimentale si fondava sulla speranza della misericordia divina nella guarigione dei malati, tramite l'intensa preghiera, ma si serviva anche dell'hortus simplicium, che faceva parte dell'hortus conclusus abbaziale o conventuale.

    L'hortus simplicium era diviso geometricamente da aiuole separate e da vialetti, a volte anche coperti da pergole.



    C'era l'area destinata alla coltivazione delle verdure per l’alimentazione dei religiosi (herbaria), un’altra al frutteto (pomaria), quella dedicata agli alberi ornamentali e alle piante floricole,(viridarium), quella riservata alle piante ed erbe medicinali: l’orto dei “semplici” (hortus simplicium).

    Gli speziali dividevano i farmaci in due categorie: simplex et composita, a seconda che fossero naturali o elaborati artificialmente.

    Le più diffuse piante ed erbe curative nell’hortus dei “semplici” erano: Aglio, Basilico, Camomilla, Cumino, Elicriso, Finocchio o finocchietto selvatico, Ginepro, Lavanda, Liquirizia, Maggiorana, Malva, Menta, Origano, Prezzemolo, Rabarbaro, Rosmarino, Salvia, Timo.

    Piante ed erbe venivano sottoposte a vari trattamenti nel laboratorio chiamato “officina”, perciò le piante medicinali vengono anche chiamate piante officinali.

    Foglie, cortecce, radici e fiori venivano essiccati e conservati nell’armarium pigmentariorum (c’erano più armadi, in legno, con sportelli senza vetri, per proteggere i preparati dalla luce), poi macerati nell’alcol o posti in infusione nell’acqua. Successivamente traevano le sostanze per produrre, insieme ad altri prodotti, gli olii essenziali, sciroppi, tisane, creme, unguenti ed altri farmaci, da dispensare ai confratelli e ai malati bisognosi: pellegrini, viandanti, abitanti nella zona.



    L’addetto alla cura dell’orto dei semplici e alla preparazione dei medicinali era il monachus infirmarius, cosiddetto perché vicino l’officina c’era l’infermeria. Egli era erborista, farmacologo, anche “medico” e farmacista.

    Ovviamente con lui c’erano altri religiosi che l’aiutavano, anche nello studio e la catalogazione di piante medicinali, con la collaborazione degli amanuensi e dei miniatori.

    "Horti" o "Hortuli" erano i titoli di libri di medicina monastica diffusi in Italia e in Europa nel Medioevo.



    Nel “Cantico delle creature”, attribuito a Francesco d’Assisi, il santo scrisse: “Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti fior et herba”.
    Ultima modifica di doxa; 29-06-2023 alle 17:34

  14. #29
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Te sei un vero portento! Ti si da uno spunto e tiri fuori un poema.....
    Grazie!
    Una grande figura di erborista fu Ildegarda di Bingen. La conosci?

    Monaca benedettina, è venerata come santa dalla Chiesa cattolica; nel 2012 è stata dichiarata dottore della Chiesa da papa Benedetto XVI.

    Donna dai numerosi talenti, nella sua vita fu inoltre profetessa, guaritrice, erborista, naturalista, cosmologa, gemmologa, filosofa, artista, poetessa, drammaturga, musicista.
    amate i vostri nemici

  15. #30
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    Doxa.

    Veramente la mia prof.ssa di Lettere parlava di lucus e non di locus,
    essa ci narrava che nei primordi i Romani, e le popolazioni precedenti,
    adoravano i boschi, ritenendoli sacri e sia gli alberi, gli arbusti, le fonti,
    i fiumicelli e tutto andava adorato e anche le ninfe che lo popolavano.
    Roma era piena di lucus dentro e fuori le mura, poi decisero che non
    tutto il bosco era sacro ma solo una parte, appunto il lucus, solo i sacerdoti
    addetti potevano tagliare gli alberi.
    Poi arrivò il Cristianesimo che comincio' a demolire tutti i boschi perchè
    ritenuti correlati al paganesimo, come sempre hanno strafatto come era
    nella loro testa di imbecilli.
    Io ricordo di aver visto un solo lucus con la targa gialla, sulla Cassia,
    Lucus Feroniae. I templi degli Arvali non li hanno distrutti ma lasciati
    al macero. E' incredibile come nonostante le mazzate e le bastonate,
    e l'Inquisizione,
    la Cristianita' non sia entrata nel cuore degli Europei.

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