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Discussione: Immagini e parole

  1. #1
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    Immagini e parole



    “Un'immagine vale più di mille parole”: la frase è un antico detto popolare. Allude ai concetti complessi: si possono far capire più facilmente tramite un’immagine o uno schema anziché con la sola descrizione.

    Parole e immagini, come le due facce nella stessa medaglia.

    Infatti quando posso i miei post li compongo con parole e immagini.

    Nella cultura greca del VI-V secolo a. C. il verbo "graphein" alludeva sia allo scrivere sia al dipingere.

    Parola e immagine unite sono un’irresistibile arma di seduzione. Il segreto della loro sintesi è nella grafica, pervasiva ed efficace.

    Alcuni esempi. E’ lo stile che trasforma la scritta “Pirelli” nell’immagine mentale delle ruote per auto; è la stilizzazione che distingue la “M” della metro da quella di “Mc Donald’s”; è l’immagine della mela morsicata che interiormente ci fa dire il nome del computer.

    La grafica crea un’identità e la carica di rimandi, associazioni mentali, ricordi, desideri.

    Il logo ha il dono di creare realtà, in particolare quando sono entità astratte e complesse come aziende, istituzioni, E’ come un nome proprio che diventa identificabile, perciò le grandi aziende spendono molto denaro nel marchio che rappresenta la loro identità, indispensabile per posizionarsi e imporsi sul mercato, secondo il marketing.

    I tifosi di calcio sanno che la squadra è il suo logo, come lo sanno gli appartenenti di qualsiasi organizzazione con un ideale o un’ideologia, come un ordine religioso.

    Nel logo c’è l’arte della simbolizzazione, che ha le sue radici nei geroglifici, nei blasoni e nell’araldica medievale.

    Nella comunicazione tramite web l’immagine è importante per far capire meglio al lettore. L’immagina cattura subito l’attenzione, dopo vengono lette le parole.

    Affidarsi ad una fotografia per attirare l’attenzione degli utenti è fondamentale per la comunicazione. Il contenuto visivo deve essere il protagonista, perché il cervello umano tende a ricordare solo il 20% di quello che ha letto, ma circa l’80% di quello che guarda: le immagini infatti coinvolgono prima la vista e poi la memoria.

    Quando la parola diventa immagine: il logo è una “parola-immagine”, un simbolo capace di indurre migliaia di persone ad acquistare una merce, l’abbigliamento con la sua raffigurazione.

    Il sistema economico-estetico delle multinazionali mobilita le emozioni dei consumatori, creando intorno al brand un fantasmagorico impero dell’immaginario.

    Non solo le aziende private e pubbliche, ma anche i gruppi e le organizzazioni come i partiti politici, squadre sportive, eventi, festival, ecc., curano con attenzione la creazione del loro logo, perché ha la capacità di creare emozioni, la parola si fa immagine ed evoca, come il marchio della “Coca Cola”: la parola scritta assume una dimensione iconica; dall’altro, un’immagine che si fa parola, come lo swoosh della Nike.

    Nelle varie combinazioni tra queste tendenze si sommano le forze della retorica verbale e di quella visuale, che agiscono come eserciti alleati tramite il loro repertorio di figure (metafore, metonimie, chiasmi, la mela morsicata della Apple, le silhouettes umane a forma di lettera dell’azienda di abbigliamento “Robe di Kappa”.
    Ultima modifica di doxa; 06-09-2023 alle 17:53

  2. #2
    Citazione Originariamente Scritto da doxa Visualizza Messaggio
    E’ lo stile che trasforma la scritta “Pirelli” nell’immagine mentale delle ruote per auto
    Esiste ancora l'antico improperio meneghino: "Pirla!.. e con la P della Pirelli !!"?
    pirelli.png
    Ultima modifica di restodelcarlino; 06-09-2023 alle 17:08

  3. #3
    Opinionista
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    Ciao Carlino,

    “Dimmelo e lo dimenticherò. Insegnamelo e lo ricorderò. Coinvolgimi e lo imparerò”.

    Questo noto aforisma è di Benjamin Franklin (1706 – 1790), uno dei “Padri fondatori degli Stati Uniti d’America. Fu tra i protagonisti della Rivoluzione americana. Poliedrico negli interessi: politico, scrittore, scienziato, inventore del parafulmine e delle lenti bifocali.

    La frase di Franklin l’ho citata per argomentare sul teorico “cono dell’esperienza” o “piramide di Dale”.


    È il cosiddetto cono o piramide dell'apprendimento, anche noto come cono di Dale, dal nome del pedagogista statunitense Edgar Dale (1900-1985), che ne fece menzione per la prima volta nel 1946 nel suo libro dedicato all'uso degli audiovisivi nell'apprendimento.

    La piramide/cono rappresenta graficamente il livello di ritenzione dell'esperienza di apprendimento, associando percentuali differenti a diverse attività:

    se la memoria trattiene soltanto il 10 % di quello che si legge e il 20 % di ciò che si ascolta, guardando un video la percentuale sale a circa il 50% delle informazioni veicolate dal medium.

    Un tale ordinamento gerarchico si presta facilmente a sostenere la bontà dell'uso di metodologie attive di apprendimento contro la lezione del docente dalla cattedra.

    Ma le percentuali presenti nella piramide sono false, mai usate da Edgar Dale, furono aggiunte e manipolate dopo la sua morte per dare maggior significato al suo concetto teorico, che è valido, basato sulla polisensorialità, al coinvolgimento crescente dei sensi e delle emozioni.

    Dimentichiamo con facilità quello che leggiamo, mentre invece ricordiamo bene le cose che facciamo, o su cui ci confrontiamo con altre persone.

    Le video-presentazioni animate combinano messaggi testuali da leggere, una voce da ascoltare e un video da osservare. Per questa ragione rappresentano il miglior stimolo visivo.

    Nell’ambito scolastico studiare senza un metodo rappresenta una fatica, uno sforzo, un impegno; qualcosa da evitare perché non dà i “frutti sperati”. Per fare in modo che lo studio diventi anche un’attività interessante può essere utile convertire i concetti in immagini, in questo modo i ricordi si imprimono meglio e più a lungo nella memoria.

    Se il metodo di studio si basa esclusivamente su lettura di testi e ascolto di lezioni, è poco probabile che si riesca a ricordare tutto e ad imparare in fretta.

    L’apprendimento diventa attivo quando si trasforma in azione: ripetendo, parlando ad alta voce e mettendo in pratica ciò che si è studiato, per esempio parlare una lingua straniera. In tal modo viene favorita la motivazione allo studio, cresce la consapevolezza dell’utilità di saper padroneggiare una lingua straniera ed aumenta la fiducia nelle proprie capacità.

    Un altro esempio. Prova a pensare ai giorni in cui stavi imparando ad andare in bicicletta, migliorando la tua capacità di stare in equilibrio in terreni diversi, di sterzare nelle varie curve, di frenare al momento giusto.

    Il numero di variabili che hanno inciso sull’apprendimento di questa competenza è eterogeneo: salite, pendenze, angolatura della curva. Le condizioni per imparare sono perfette.
    Il piacere dovuto alla capacità di mantenere l’equilibrio, infatti, o il dolore dovuto a una caduta, sono stati immediati e hanno funzionato da rinforzo sull’apprendimento.
    Ultima modifica di doxa; 06-09-2023 alle 17:49

  4. #4
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Un posto importante credo lo abbiano gli albi illustrati. Più spesso per bambini ma ne esistono anche per adulti. Qui le illustrazioni giocano un ruolo fondamentale, anche più del testo che molte volte è abbastanza ridotto ed a volte inesistente tanto da arrivare ai cosiddetti silent book.
    Ci sono poi proprio delle regole per impostare le illustrazioni che devono rappresentare quella determinata scena, per esempio, mettere elmenti essenziali in alto a destra della pagina e nella parte bassa sempre a destra perché lo sguardo si muove da destra vesro a sinistra e fnisce col guardare in basso a destra la pagina.
    Non li ho ma li ho visti e mi sono piaciuti, gli albi illlustrati della trilogia del limite di Suzy Lee. Albi che hanno fatto storia sono poi quelli per bambini di Enzo e Iela Mari con le loro storie circolari come La Mela e la farfalla. In pratica il libro lo puoi iniziare da capo a narrare, copertina compresa che fa parte della storia. Sono tutti silent book.
    Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple

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