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Risultati da 16 a 30 di 45

Discussione: Arte e denari

  1. #16
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    Il disegnatore e pittore francese Simon Vouet (1590 – 1649) fu uno dei maggiori esponenti del caravaggismo.


    Simon Vouet, Allegoria della fede e disprezzo per la ricchezza, olio su tela, 1630 circa, Museo del Louvre, Parigi.

    Questo dipinto fu sempre considerato l’allegoria della ricchezza, ma secondo lo storico dell’arte Nicolas Milovanovic,, capo curatore del Museo del Louvre ed esperto della pittura francese del XVII secolo, l’opera è un'allegoria del disprezzo per la ricchezza.

    Il dipinto ha come didascalia “Allegoria della fede e disprezzo per la ricchezza”.

    La donna è la vittoria alata (della fede) con corona di alloro. E’ avvolta da un manto giallo luminoso.

    Con le mani regge un putto, che col dito indice della mano destra segna verso il cielo, allude a Dio, vera ricchezza spirituale.

    Ma il volto della donna è rivolto verso destra, guarda in basso l’altro putto, alato, che con la mano sinistra le porge alcuni gioielli.

    Sul pavimento c’è un monile d’oro agganciato ad una medaglia con inciso un profilo umano, forse allude alla nobiltà e al potere come ingrediente della ricchezza terrena.

    La grade brocca metallica vicino al putto alato raffigura a sbalzo la scena con Apollo pervaso da “ardore amoroso” che insegue la bella naiade Dafne. Per salvarsi la mitica “ragazza” invoca gli dei. Viene esaudita e trasformata in una pianta di alloro.

    In questo quadro risalta la bellezza della figura femminile, ma anche l’armonia dei colori e i toni luminosi dell’ampio drappeggio.

  2. #17
    Modesto contributo alla tua "Galleria", con un'opera di "arte minima", il "fumetto".

    "Il pesce baleno"

    ma-zio-paperone-era-felice.jpg

  3. #18
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    Buongiorno Carlino, grazie per avermi ricordato il mio "amico d'infanzia", zio Paperone e le sue monete d'oro nel grande forziere, sempre attorniato dalla "banda Bassotti".





  4. #19
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    Zio Paperone, nella sua opulenza, rimane antipatico a tutti
    Paperino, scalcagnato e senza un dollaro, rimane simpatico a tutti.
    amate i vostri nemici

  5. #20
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    1 di 4

    In un precedente post ho collocato la foto di un dipinto realizzato dal “caravaggista” francese Vouet.

    In questo propongo proprio Caravaggio, con la necessaria “prefazione”…

    L'apostolo ed evangelista Matteo, prima di essere un seguace del Nazareno era un “publicanus”, dedito a “dare a Cesare quel che è di Cesare” con la riscossione di imposte e tasse tramite i suoi “bravi” di tipo manzoniano.

    L’esoso esattore Matteo, nato a Cafarnao, nella Galilea, vinceva le pubbliche gare di appalto per la riscossione dei tributi dai sudditi per conto dello Stato: l’impero romano.

    Egli pagava in anticipo all'erario quanto dovuto dal popolo, poi si rifaceva sui contribuenti. Spesso i pubblicani traevano arbitrariamente vantaggio dall'indeterminatezza con cui venivano stabilite le tasse.

    I sacerdoti, per rispettare il primo comandamento del Decalogo vietavano agli Ebrei di maneggiare le monete romane con l'immagine dell'imperatore, e accusavano i pubblicani di essere peccatori.

    Nel Nuovo Testamento i pubblicani sono citati varie volte.

    Oltre all’apostolo Matteo è citato anche Zaccheo, pubblicano di Gerico, incontrato e convertito da Gesù.

    Da aggiungere la famosa parabola di Gesù dedicata a “il fariseo e il pubblicano”, raccontata dall’evangelista Luca (18, 10 – 14):

    “Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.

    Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: ‘O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo’.

    Il pubblicano, invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: ‘O Dio, abbi pietà di me peccatore’.

    Io vi dico: ‘questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato’
    “.

    Ed ancora, a Cafarnao Gesù passò vicino al pubblicano Levi e gli disse: “Seguimi” (Marco 2, 14). Egli, alzandosi, lo seguì; poi organizzò un banchetto a cui invitò, oltre a Gesù, molti pubblicani e altri pubblici peccatori.

    Il riferimento a un esattore di imposte a Cafarnao, di nome Levi, compare anche nel Vangelo di Luca (5, 27). Lo stesso episodio è nel Vangelo di Matteo (9, 9), però il pubblicano viene chiamato Matteo; Levi e Matteo vengono generalmente ritenuti la stessa persona. Gesù lo scelse come membro del gruppo dei dodici apostoli e come tale appare nelle tre liste che hanno tramandato i tre vangeli sinottici: Matteo 10,3; Marco 3,18; Luca 6,15.
    Il suo nome appare anche negli Atti degli Apostoli (1, 13), dove si menzionano gli apostoli che costituiscono la timorosa comunità sopravvissuta alla morte di Gesù.

    Il nome Matteo vuol dire “dono di Dio”. Alcuni studiosi suppongono che abbia cambiato il nome come una forma tipica dell'epoca, per indicare il cambiamento di vita, analogamente a Simone, poi Pietro.

    Comunque quasi tutti gli studiosi sono convinti che l’apostolo non fu il redattore del Vangelo di Matteo a lui attribuito. Furono vari autori.

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  6. #21
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    2 di 4

    A Roma, nei pressi di piazza Navona, c’è la chiesa di San Luigi dei Francesi, dedicata al re Luigi IX di Francia.


    Facciata della chiesa

    Il 12 agosto 1518 il cardinale Giulio de’ Medici (futuro papa Clemente VII) pose la prima pietra di questa chiesa alla presenza dell’allora papa Leone X.

    L’edificio e la facciata sono il risultato del lavoro congiunto di due famosi architetti: Giacomo della Porta e Domenico Fontana.

    Il sostegno finanziario del cardinale francese Mathieu Cointerel, dell’italiana Caterina de’ Medici, regina consorte del re di Francia Enrico II, poi madre del re Enrico III, permise il completamento della chiesa, consacrata l’8 ottobre 1589.
    La decorazione interna fu completata nel 1764.


    interno della chiesa.

    Nella quinta ed ultima cappella della navata sinistra, denominata Cappella Contarelli (dal cognome italianizzato del cardinale francese Mathieu Cointerel) ci sono tre capolavori di Caravaggio: “Martirio di San Matteo”, “San Matteo e l’angelo”, e “Vocazione di San Matteo”.

    Veduta della Cappella Contarelli. Alle pareti i tre dipinti del Caravaggio, 1599 – 1600.

    Dei tre grandi quadri solo il dipinto titolato “vocazione di San Matteo” (il primo a sinistra) è coerente con il titolo del topic, infatti ci sono delle monete, alludono all’attività di Matteo come pubblicano.

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    Ultima modifica di doxa; 28-10-2023 alle 12:37

  7. #22
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    Caravaggio, Vocazione di San Matteo, olio su tela, 1599 – 1600, Cappella Contarelli, chiesa di San Luigi dei Francesi, Roma.

    Il dipinto è realizzato su due piani paralleli, quello più alto, occupato solo dalla finestra, quello in basso raffigura il momento in cui Gesù indica Matteo, seduto ad un tavolo con un gruppo di persone.


    Il fascio di luce proveniente dall’alto, sulla destra (simbolicamente è la luce di Dio), rende visibili le persone; solo alcune volgono lo sguardo verso Gesù e Pietro.

    In questo dipinto l'artista rappresenta il momento in cui Gesù chiama Matteo.

    “In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: ‘Seguimi’. Ed egli si alzò e lo seguì” (Mt 9, 9).

    Michelangelo Merisi, invece, ambientò l’episodio all’interno di un una taverna (osteria).

    Sulla sinistra, cinque uomini vestiti con abiti del XVII secolo sono seduti attorno al tavolo, uno di loro conta il denaro.
    Sul tavolo ci sono le monete, un quaderno per la contabilità, il calamo con il porta inchiostro; il sacchetto porta monete è di Matteo ?

    Sulla destra, in piedi, Gesù e Pietro. Indossano abiti coerenti con la loro epoca.

    L’anziano Pietro è rappresentato di spalle. Nella versione originale San Pietro non era raffigurato. Caravaggio l’ha aggiunto successivamente.

    Una sottile aureola è sopra il capo di Gesù, che con il dito indice della mano destra indica un uomo.

    Da notare: il gesto di Gesù con la mano è uguale a quello di Dio nella “Creazione di Adamo”, realizzato in affresco nel 1511 da Michelangelo Buonarroti nella volta della Cappella Sistina, che Caravaggio vide.




    L’uomo con la folta barba, stupito, guarda verso Gesù, come per chiedergli: “dici a me ?”. Ma con il dito indice della mano sinistra indica chi gli è vicino: l’uomo in piedi inchinato verso di lui che con la mano destra sta poggiando le monete sul tavolo ? Oppure il ragazzo, che ha la mano destra vicino a quella dell’anziano ?
    Al gesto della mano di Gesù si aggiunge il dito indice della mano destra di Pietro, come per voler dire all’uomo barbuto: “Sì, proprio te!”.



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  8. #23
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    Sotto il braccio destro del ragazzo si vede la sua mano sinistra che stringe il sacchetto per i denari.



    C'è somiglianza tra l’uomo barbuto e il San Matteo raffigurato negli altri due quadri di Caravaggio nella Cappella Contarelli.

    fine

  9. #24
    pur assiduo caravaggesco frequentatore della cappella (anni fa ed ogni qualvolta mi capiti essere a Roma), é la prima volta che noto il particolare del sacchetto "stretto" dal pugno.
    Tenchiù, @doxa. Tenchiù, veriverimocc !

  10. #25
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    Buongiorno Carlino,

    rimango nell’ambito degli esattori tributari e stamane offro alla tua visione il dipinto del pittore belga Quentin Massys, nato a Lovanio nel 1466 e morto ad Anversa nel 1530.


    Quentin Massys, Gli esattori, olio su legno, 1520, Liechtenstein Museum: pinacoteca di Vienna.

    La composizione mostra due appaltatori della riscossione dei tributi, seduti a un tavolo coperto da una tovaglia verde.

    L’esattore sulla sinistra ha il copricapo rosso e gli occhiali. Tra le dita della mano destra ha il calamo, per scrivere sul libro contabile, davanti al quale si vedono due monili con perle. Alcune monete le ha nella mano sinistra, molte altre sono sul tavolo. Vicino al libro "mastro" c'è il calamaio.

    L’uomo a fianco, con il copricapo nero e il labbro inferiore prominente, ha il braccio destro poggiato sulla spalla del collega, con il dito indice indica il libro contabile. Notare il suo sguardo, sembra voler dire: “qui nulla sfugge, è tutto scritto”. Nella mano sinistra ha una borsa di pelle.
    La scena può far pensare al libro “Le avventure di Pinocchio”, in particolare a “il gatto e la volpe”, che vivono di espedienti ed inganni.

    Dietro i due personaggi c’è in alto una mensola, sulla quale si vedono fogli di carta ma anche oggetti simbolici: una forbice appesa che allude alla precarietà della vita; un portacandela sulla destra, ma il cero è spento: può far riferimento alla mancanza di luce spirituale nei due personaggi, però la porta aperta indica la possibilità di salvezza per i due “peccatori”, così venivano considerati.

    Sulla mensola ci sono anche due finte rose, simbolo di amore, ma possono anche significare il segreto.

    Da tener presente che in alcuni suoi dipinti Massys nasconde nei dettagli dei riferimenti alla filosofia aristotelica ed epicurea.

    Carlino, dello stesso artista ti offrirò altri due famosi dipinti: “Il cambiavalute e sua moglie” e “Gli usurai”, quando avrò tempo.

    Un bel saluto

    Ultima modifica di doxa; 29-10-2023 alle 14:17

  11. #26
    Citazione Originariamente Scritto da doxa Visualizza Messaggio
    In alcuni suoi dipinti Massys nasconde nei dettagli dei riferimenti alla filosofia aristotelica ed epicurea...... una forbice appesa, simboleggia la precarietà della vita......un portacandela, ma il cero è spento, può alludere alla mancanza di luce spirituale nei due personaggi, però la porta aperta, sulla destra, indica la possibilità di salvezza per i due “peccatori”....
    Una riflessione al limite della blasfemia....Tutte queste interpretazioni....che "base" hanno?
    Ricorderai, certamente, i libri di storia dell'arte di celeberrimi "guru" della materia quando pontificavano sui "toni cupi della Cappella Sistina, simbolo di blablablablablablabla...tormenti e angosce intime dell'artista....blablablabla....." E scoprire che era fumo di candela e che i "toni" erano luminosi etc.....E non parliamo dei celeberrimi "Modigliani al blechedecher"...
    E mi ritorna in mente un'introduzione di Daverio in un volume sugli "impressionisti", quando fa notare che diventarono "artisti unici e meravigliosi", quando la mafia dei mercanti d'arte lo decise....
    Personalmente, sulle varie "elucubrazioni" resto fortemente scettico. Verso un'opera (d'arte o meno), conta , per me, la mia impressione.
    E stop.
    La "Merda d'artista", per me é ...merda d'artista . Furbo, certamente. Chi la vuole, pagando migliaia di €, liberissimo.
    E, anche se fuori tema...é recente l'ipotesi strombazzata a grandi toni che gli intagli del reperto di Ishango (già definiti come prova di conoscenza del calcolo esadecimale), siano, ora, la prova della conoscenza dei numeri primi. Si, su un lato ci sono 11, 13, 17, 19 intagli....Quindi, la matematica dei numeri primi viene da Ishango. Ma divago.
    Sintetizzo: qual'é il tuo parere sulle interpretazioni (non convalidate da altri documenti validi) di elementi di opere pittoriche (o artistiche in generale)?
    Dimenticavo: attendo con ansia il seguito "pittorico". Con "interpretazioni" o senza.

  12. #27
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    Carlino ha scritto

    Tutte queste interpretazioni....che "base" hanno?
    Non lo so !

    Quegli "esegeti" sono considerati storici dell'arte o critici d'arte. Ne sanno più di me: "dilettante allo sbaraglio". A volte sono perplesso anch'io

  13. #28
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    Caravaggio, Vocazione di San Matteo, olio su tela, 1599 – 1600, Cappella Contarelli, chiesa di San Luigi dei Francesi, Roma.

    Il dipinto è realizzato su due piani paralleli, quello più alto, occupato solo dalla finestra, quello in basso raffigura il momento in cui Gesù indica Matteo, seduto ad un tavolo con un gruppo di persone.


    Il fascio di luce proveniente dall’alto, sulla destra (simbolicamente è la luce di Dio), rende visibili le persone; solo alcune volgono lo sguardo verso Gesù e Pietro.

    In questo dipinto l'artista rappresenta il momento in cui Gesù chiama Matteo.

    “In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: ‘Seguimi’. Ed egli si alzò e lo seguì” (Mt 9, 9).

    Michelangelo Merisi, invece, ambientò l’episodio all’interno di un una taverna (osteria).

    Sulla sinistra, cinque uomini vestiti con abiti del XVII secolo sono seduti attorno al tavolo, uno di loro conta il denaro.
    Sul tavolo ci sono le monete, un quaderno per la contabilità, il calamo con il porta inchiostro; il sacchetto porta monete è di Matteo ?

    Sulla destra, in piedi, Gesù e Pietro. Indossano abiti coerenti con la loro epoca.

    L’anziano Pietro è rappresentato di spalle. Nella versione originale San Pietro non era raffigurato. Caravaggio l’ha aggiunto successivamente.

    Una sottile aureola è sopra il capo di Gesù, che con il dito indice della mano destra indica un uomo.

    Da notare: il gesto di Gesù con la mano è uguale a quello di Dio nella “Creazione di Adamo”, realizzato in affresco nel 1511 da Michelangelo Buonarroti nella volta della Cappella Sistina, che Caravaggio vide.




    L’uomo con la folta barba, stupito, guarda verso Gesù, come per chiedergli: “dici a me ?”. Ma con il dito indice della mano sinistra indica chi gli è vicino: l’uomo in piedi inchinato verso di lui che con la mano destra sta poggiando le monete sul tavolo ? Oppure il ragazzo, che ha la mano destra vicino a quella dell’anziano ?
    Al gesto della mano di Gesù si aggiunge il dito indice della mano destra di Pietro, come per voler dire all’uomo barbuto: “Sì, proprio te!”.



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    Fantastico! Favoloso Caravaggio: e quel dito di Cristo che spiega tutto il dipinto....
    amate i vostri nemici

  14. #29
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    Parmigianino, ritratto di Gian Galeazzo Sanvitale, olio su tavola, 1524, Museo di Capodimonte, Napoli

    Il biondo ventottenne conte di Fontanellato (prov. di Parma) è raffigurato con inquadratura a tre quarti, verso sinistra, ideale per mostrare il soggetto in modo completo, senza perdere i dettagli del viso. I suoi occhi guardano verso l’osservatore. Ha la barba e i baffi ben curati.

    E’ seduto su una sedia del tipo “Savonarola”: è una sedia pieghevole in legno


    sedia Savonarola, aperta e chiusa.

    Gian Galeazzo Indossa una giubba nera, secondo la moda del tempo, da cui escono due maniche di stoffa rossa decorate e si vedono i polsini ricamati della camicia.

    Sulla falda del cappello è applicata una piuma ed un cammeo; nel bordo della falda o ala ci sono tagli e perline.


    Guardando l'immagine:


    sulla sinistra del condottiero si vedono poggiate sul tavolo la corazza e la mazza ferrata, simboli evocativi della sua indole guerriera.

    A fianco del muro di fondo, sulla destra, c’è un’apertura che permette di vedere un albero frondoso.

    In primo piano, sul bracciolo destro della sedia il conte posa sia l’avanbraccio (sul quale è poggiata l’elsa della spada decorata con la conchiglia bivalve, simbolo della famiglia) sia la mano, con la quale regge un guanto e nel contempo mostra nel dito mignolo un anello d'oro con pietra preziosa.

    Sul bracciolo a sinistra il nobile posa il gomito. Con la mano guantata mostra all’osservatore una medaglia bronzea sulla quale sono impressi due numeri: il 7 e il 2. In chiave alchemico-astrologica il 72 rappresenta un numero ermetico che simboleggia la comunità nella molteplicità.



    dettaglio

    E’ noto che il Parmigianino fu un alchimista, perciò spesso nei suoi dipinti ci sono simboli alchemici.

    “Parmigianino” è un appellativo, perché nacque a Parma ed era di esile corporatura. Morì in giovane età: si chiamava Girolamo Mazzola (1503 – 1540).

    Il conte Gian Galeazzo Sanvitale (1496 – 1550) nel 1516 sposò la nobile Paola Gonzaga, dalla quale ebbe sei figli maschi e tre femmine.

    Abitavano nella rocca di Fontanellato. Con loro, divenne un centro di intensa attività culturale, frequentata da artisti, filosofi e poeti.
    Ultima modifica di doxa; 21-11-2023 alle 08:11

  15. #30
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    Chiedo venia. Mi sono accorto adesso che in questo topic, nel post n. 25 ho sbagliato il cognome del pittore: ho scritto Massys anziché Metsys.

    L’errore è all’inizio, nella prima riga, poi come didascalia alla foto allegata.

    Ho chiesto la cortesia a Dark di correggere.

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