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Discussione: La sinistra non sa parlare al popolo

  1. #1
    Opinionista L'avatar di follemente
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    La sinistra non sa parlare al popolo

    Ieri sera, ad Otto e mezzo, durante un'intervista Lilli Gruber ha incalzato così la Schlein:

    «Lei oggi ha detto, parlando di Lampedusa, che è la dimostrazione del fallimento delle politiche di esternalizzazione del Governo. Ma chi la capisce se lei parla così?»




    https://video.corriere.it/politica/l...isce-se-lei-pa


    La sinistra davvero non sa parlare agli italiani? Non sa fare discorsi di pancia come fa la destra?

    Io lo penso già da molti anni.
    E voi?

  2. #2
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    Buon pomeriggio follemente, la sinistra non comunica più con le persone da molti anni, l'atteggiamento e la sua dialettica la ha ereditata la destra, i presupposti per evidenziare le lacune di quest'ultima non sono avvenute, anzi per più volte il centro sinistra si è atteggiato come la destra e questo le persone lo percepiscono. Non sono propenso per scrivere molto, la faccio corta, dico solo che è stata persa una ottima opportunità con Stefano Bonaccini.

  3. #3
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    Ciao Durante, condivido ciò che tu scrivi, ma...

    A me neanche Bonaccini piace molto (già il fatto stesso che si sia tatuato le sopracciglia la dice lunga su di lui), ma sicuramente fa più opposizione della Schlein che oggi, nel Caffè di Gramellini, di nuovo non ci fa una bella figura.

    Elly o non Elly

    diMassimo Gramellini| 15 settembre 2023
    i
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    Elly Schlein ha deciso di non partecipare a «Belve», il programma di interviste condotto da Francesca Fagnani. In realtà, prima aveva deciso di andarci, poi però ha deciso che non era così decisa e alla fine si è decisa: non ci andrà. Salvo diversa decisione, ovviamente. Nulla di drammatico, ma secondo alcuni sarebbe l’ennesimo sintomo di un male atavico della sinistra italiana: l’indecisionismo. Se questo male esiste, bisogna riconoscere che nessun leader politico lo ha mai incarnato meglio di Schlein, che ne offre testimonianze continue, dalla guerra in Ucraina al termovalorizzatore di Roma. Forse persino il suo criticatissimo ricorso all’armocromista dipende dal fatto che da sola non riesce a decidere neanche come vestirsi.
    Il decisionismo è dunque di destra? Dipende. La destra dà l’impressione di maggiore risolutezza perché, le rare volte in cui non si limita agli annunci e decide davvero, lo fa d’impulso, senza concertazioni e intermediazioni (per questo si diceva che Renzi fosse di destra già quando era segretario del Pd). Invece la sinistra, almeno nella sua rarissima versione adulta, tende a privilegiare il dialogo con le parti sociali, a volte fino allo sfinimento. In ogni caso, si consulta con gli altri «prima» di decidere. Elly Schlein no. Lei appartiene alla fase adolescenziale della sinistra: prima decide, poi si consulta con chi mette in dubbio la sua decisione e solamente «dopo» la cambia, nel senso che decide di non decidere più.

    A quando dei leader veri a sinistra?

  4. #4
    So' straniero, e per buonpeso, disinteressato e disinformato.
    Volendo acculturarmi: che cos'é "la sinistra"?
    Si potrebbe incominciare col darne una "Definizione". Seria.
    O no?

  5. #5
    La sinistra è quella élite intellettuale che vuole governare e mantenere il suo status attraverso il voto popolare.

    Vi piace come definizione?
    Bambol utente of the decade

  6. #6
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    So' straniero, e per buonpeso, disinteressato e disinformato.
    Volendo acculturarmi: che cos'é "la sinistra"?
    Si potrebbe incominciare col darne una "Definizione". Seria.
    O no?
    Dall'enciclopedia Treccani

    Il termine è entrato nel lessico politico (insieme al suo corrispettivo destra) con la Rivoluzione francese, quando nell’Assemblea costituente (1789-91) i deputati di idee più radicali si sedettero a sinistra, rispetto al presidente. Nel tempo le forze politiche hanno dato espressione a esigenze e obiettivi diversi, sicché vi sono stati vari tipi di s. e di destra (a volte anche opposti tra loro). In linea molto generale, i partiti e i movimenti politici che si definiscono di s. si richiamano prioritariamente a ideali di eguaglianza o equità sociale e di progresso. S. storica Nella storia d’Italia, è così chiamato il raggruppamento sorto dall’unione della s. del parlamento subalpino, guidata da A. Depretis, con esponenti della tradizione mazziniana e garibaldina (B. Cairoli, F. Crispi, G. Nicotera, G. Zanardelli). Interprete delle istanze della piccola e media borghesia del Nord e di settori della proprietà terriera e della borghesia meridionale, la s. storica propugnava l’allargamento del suffragio, il decentramento politico-amministrativo e l’avvio di una politica protezionistica; dopo il suo avvento al governo nel 1876 furono varate diverse riforme: l’istruzione elementare obbligatoria e gratuita (1877), misure protezionistiche a sostegno dell’industria (1878), l’abolizione della tassa sul macinato (1880), l’allargamento del suffragio elettorale (1882), l’introduzione di un dazio sul grano (1887), l’eleggibilità dei sindaci (1888). Nuova s. Espressione usata in Italia e in altri paesi occidentali per indicare l’insieme dei movimenti e dei gruppi politici di s. sviluppatisi fra gli anni 1960 e 1970. Alla nascita della nuova s. contribuirono, tra l’altro, la crescita numerica delle masse studentesche, lo sviluppo di una cultura giovanile di massa, l’elaborazione e la diffusione di nuovi contributi teorici di ispirazione marxista, l’influenza esercitata presso ampi strati dell’opinione pubblica dalle lotte di liberazione dal dominio coloniale, dai movimenti rivoluzionari operanti nel Terzo mondo e dai nuovi modelli di socialismo proposti da paesi come Cuba o la Cina. Dal concorso di questi e altri fattori trassero alimento, durante gli anni 1960, correnti di opinione e movimenti di protesta che raggiunsero il massimo della diffusione e intensità verso la fine del decennio; in particolare nel 1968 una forte ondata di agitazioni studentesche investì contemporaneamente numerosi paesi occidentali, riuscendo in alcuni casi a estendersi anche ad altri strati sociali e giungendo in Francia a innescare una grave crisi politica. Queste vicende favorirono la nascita di piccole organizzazioni alternative alle tradizionali forze di s., che tuttavia non riuscirono quasi mai a conquistare il consenso di una parte consistente del movimento operaio, mantenendo in generale un’influenza circoscritta agli studenti o a particolari settori della popolazione. La spinta che alimentava i movimenti e i gruppi politici della nuova s. era connessa con la convinzione, variamente diffusa in quegli anni, che l’Occidente capitalistico fosse destinato a subire, in tempi relativamente brevi, una crisi di fondo, economica, politica e culturale, e che un esito rivoluzionario di tale crisi fosse possibile. Quando il venir meno di una tale prospettiva (insieme a una serie di fattori specifici operanti nei diversi paesi) portò al riflusso dei movimenti di lotta, alcuni gruppi si sciolsero, altri diedero vita ad attività di carattere prevalentemente culturale, altri cercarono di rinnovare la propria strategia o furono riassorbiti dalle organizzazioni tradizionali della s.; alcune frange, infine, soprattutto in Germania e in Italia, diedero vita a forme di lotta armata che, isolate dalla grande maggioranza della popolazione, si risolsero essenzialmente in episodi di terrorismo. Alla fine degli anni 1970 l’esperienza della nuova s., almeno nelle forme conosciute in precedenza, appariva sostanzialmente esaurita.

    Dopo la fine degli anni 1970 la crisi della nuova s. fu portata a compimento dall’intensificazione dei processi di ristrutturazione economica e produttiva e dai profondi mutamenti sociopolitici. Negli anni successivi, tuttavia, la sua eradità fu raccolta, in Italia più che in altri paesi, sia da settori della s. politica e sindacale, sia da nuovi movimenti come quello pacifista, sia presso un’area di opinione variamente diffusa e articolata (riviste, radio libere, associazioni culturali e professionali), sia da esperienze di aggregazione giovanile sul piano territoriale, come i ‘centri sociali’, sviluppatesi in alcuni quartieri di grandi città.

  7. #7
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    La sinistra è quella élite intellettuale che vuole governare e mantenere il suo status attraverso il voto popolare.

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    Perché, la destra è diversa?

  8. #8
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    Perché, la destra è diversa?
    Vabbè, togliamo l'aggettivo "intellettuale", viste le sparate che fanno....

  9. #9
    La destra vuole rivivere i fasti di un Italia risorgimentale cercando di far dimenticare i nefasti del ventennio fascista.
    Bambol utente of the decade

  10. #10
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    Dall'enciclopedia Treccani

    Il termine è entrato nel lessico politico (insieme al suo corrispettivo destra) con la Rivoluzione francese, quando nell’Assemblea costituente (1789-91) i deputati di idee più radicali si sedettero a sinistra, rispetto al presidente. Nel tempo le forze politiche hanno dato espressione a esigenze e obiettivi diversi, sicché vi sono stati vari tipi di s. e di destra (a volte anche opposti tra loro). In linea molto generale, i partiti e i movimenti politici che si definiscono di s. si richiamano prioritariamente a ideali di eguaglianza o equità sociale e di progresso. S. storica Nella storia d’Italia, è così chiamato il raggruppamento sorto dall’unione della s. del parlamento subalpino, guidata da A. Depretis, con esponenti della tradizione mazziniana e garibaldina (B. Cairoli, F. Crispi, G. Nicotera, G. Zanardelli). Interprete delle istanze della piccola e media borghesia del Nord e di settori della proprietà terriera e della borghesia meridionale, la s. storica propugnava l’allargamento del suffragio, il decentramento politico-amministrativo e l’avvio di una politica protezionistica; dopo il suo avvento al governo nel 1876 furono varate diverse riforme: l’istruzione elementare obbligatoria e gratuita (1877), misure protezionistiche a sostegno dell’industria (1878), l’abolizione della tassa sul macinato (1880), l’allargamento del suffragio elettorale (1882), l’introduzione di un dazio sul grano (1887), l’eleggibilità dei sindaci (1888). Nuova s. Espressione usata in Italia e in altri paesi occidentali per indicare l’insieme dei movimenti e dei gruppi politici di s. sviluppatisi fra gli anni 1960 e 1970. Alla nascita della nuova s. contribuirono, tra l’altro, la crescita numerica delle masse studentesche, lo sviluppo di una cultura giovanile di massa, l’elaborazione e la diffusione di nuovi contributi teorici di ispirazione marxista, l’influenza esercitata presso ampi strati dell’opinione pubblica dalle lotte di liberazione dal dominio coloniale, dai movimenti rivoluzionari operanti nel Terzo mondo e dai nuovi modelli di socialismo proposti da paesi come Cuba o la Cina. Dal concorso di questi e altri fattori trassero alimento, durante gli anni 1960, correnti di opinione e movimenti di protesta che raggiunsero il massimo della diffusione e intensità verso la fine del decennio; in particolare nel 1968 una forte ondata di agitazioni studentesche investì contemporaneamente numerosi paesi occidentali, riuscendo in alcuni casi a estendersi anche ad altri strati sociali e giungendo in Francia a innescare una grave crisi politica. Queste vicende favorirono la nascita di piccole organizzazioni alternative alle tradizionali forze di s., che tuttavia non riuscirono quasi mai a conquistare il consenso di una parte consistente del movimento operaio, mantenendo in generale un’influenza circoscritta agli studenti o a particolari settori della popolazione. La spinta che alimentava i movimenti e i gruppi politici della nuova s. era connessa con la convinzione, variamente diffusa in quegli anni, che l’Occidente capitalistico fosse destinato a subire, in tempi relativamente brevi, una crisi di fondo, economica, politica e culturale, e che un esito rivoluzionario di tale crisi fosse possibile. Quando il venir meno di una tale prospettiva (insieme a una serie di fattori specifici operanti nei diversi paesi) portò al riflusso dei movimenti di lotta, alcuni gruppi si sciolsero, altri diedero vita ad attività di carattere prevalentemente culturale, altri cercarono di rinnovare la propria strategia o furono riassorbiti dalle organizzazioni tradizionali della s.; alcune frange, infine, soprattutto in Germania e in Italia, diedero vita a forme di lotta armata che, isolate dalla grande maggioranza della popolazione, si risolsero essenzialmente in episodi di terrorismo. Alla fine degli anni 1970 l’esperienza della nuova s., almeno nelle forme conosciute in precedenza, appariva sostanzialmente esaurita.

    Dopo la fine degli anni 1970 la crisi della nuova s. fu portata a compimento dall’intensificazione dei processi di ristrutturazione economica e produttiva e dai profondi mutamenti sociopolitici. Negli anni successivi, tuttavia, la sua eradità fu raccolta, in Italia più che in altri paesi, sia da settori della s. politica e sindacale, sia da nuovi movimenti come quello pacifista, sia presso un’area di opinione variamente diffusa e articolata (riviste, radio libere, associazioni culturali e professionali), sia da esperienze di aggregazione giovanile sul piano territoriale, come i ‘centri sociali’, sviluppatesi in alcuni quartieri di grandi città.
    E concentrando il tutto in due righe....diciamo 50 parole?

  11. #11
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    La sinistra è quella élite intellettuale che vuole governare e mantenere il suo status attraverso il voto popolare.

    Vi piace come definizione?
    Quindi qualsiasi partito politico.
    un po' di possibile, sennò soffoco.
    G. Deleuze

  12. #12
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    La destra vuole rivivere i fasti di un Italia risorgimentale cercando di far dimenticare i nefasti del ventennio fascista.
    Quindi qualsiasi partito politico che pensi che il meglio sta nel passato e che bisogna scegliere ciò che fa meno schifo del passato.
    un po' di possibile, sennò soffoco.
    G. Deleuze

  13. #13
    Opinionista L'avatar di follemente
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    Citazione Originariamente Scritto da restodelcarlino Visualizza Messaggio
    So' straniero, e per buonpeso, disinteressato e disinformato.
    Volendo acculturarmi: che cos'é "la sinistra"?
    Si potrebbe incominciare col darne una "Definizione". Seria.
    O no?
    Citazione Originariamente Scritto da restodelcarlino Visualizza Messaggio
    E concentrando il tutto in due righe....diciamo 50 parole?



    Non fare lo gnorri, RdC!

    Tutti usano queste espressioni, destra, sinistra, estrema destra e sinistra, centro, anche in Europa ed in altre parti del mondo, visto che dici di non vivere qui, quindi sai di cosa parliamo. Anzi, anche tu potresti darne una definizione che valga anche per il Belgio.

    E noto ora che la Treccani ha volutamente tralasciato il periodo del fascismo …. E dell’antifascismo!

    Ma lasciamo stare la storia e parliamo dei partiti all’opposizione in questo momento in Italia e che si richiamano all’uguaglianza, all’equità sociale, al progresso, ai diritti civili, alla lotta alle mafie ed alla corruzione ed all’evasione fiscale, favorevoli agli investimenti nella scuola pubblica e nella sanità, alla riforma del trattato di Dublino (immigrazione), alla redistribuzione europea degli immigrati, al reddito di cittadinanza… ho dimenticato qualcosa?

  14. #14
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  15. #15
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    La destra vuole rivivere i fasti di un Italia risorgimentale cercando di far dimenticare i nefasti del ventennio fascista.
    Volevi dire che vuol far credere di voler farli rivivere?
    Allora sono d'accordo, anche se la definizione non è esauriente.

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