semel in anno licet insanire, cotidie melius
Secondo me Pilato un pò di aramaico lo conosceva, altrimenti come avrebbe potuto parlare sia con il Cristo che con i Giudei?
Corteggiata da l'aure e dagli amori, siede sul trono de la siepe ombrosa, bella regina dè fioriti odori, in colorita maestà la rosa CLAUDIO ACHILLINI
Ma certo Pazza, hai assolutamente ragione, ma io con il mio OT, stavo solo scherzando. Era per fare una battuta su come le credenze religiose, anche se supportate da sacri testi, dove non arrivano… la fanno arrivare...
Parlando più seriamente e per quanto ne so io, va detto innanzitutto che al tempo in cui si svolsero gli eventi descritti nei vangeli, quattro erano le lingue parlate in Palestina. Quella ufficiale (ma anche la meno diffusa: usata solo da un ristretto numero di funzionari pubblici e probabilmente dall’esercito) era il latino. Quella religiosa era l’ebraico, parlata nelle sinagoghe, dove si leggevano i testi della Torah, e dai farisei che erano gli ebrei più osservanti. Quella della vita quotidiana ossia l’aramaico, che il popolo aveva adottato dopo il ritorno dall’esilio babilonese, e infine il greco, che era un po’ come l’inglese di oggi, parlata credo più che altro nel commercio con gli altri popoli. Ebraico e aramaico erano lingue semitiche, imparentate tra loro tipo l’italiano e il napoletano, dato che l’aramaico (lingua delle comunicazioni internazionali nella Mesopotamia) era diventata una sorta di dialetto.
Detto questo, che lingua parlasse Gesù ( intendo quel Gesù uomo, forse esistito veramente) non mi è dato sapere, molto probabilmente l’aramaico, sempre figlio di un falegname era.
I pescatori avranno venduto ilmpesce alla servitù dei romani? E la servitù sarà stata solo palestinese? Qualcuno avrà pur parlato entrambe le lingue.
Idem per i carpentieri, avranno costruito solo per i palestinesi? Romani trasferitisi nella provincia avranno pur avuto necessità di qualche lavoro, il tetto da sistemare, la cassapanca..
Ma certo, l'Israele del tempo di Gesù era un coacervo di culture e lingue diverse. Un paese cosmopolita, una sorta di Londra dei giorni nostri.
amate i vostri nemici
Nel post n. 5 ho fra l’altro scritto
Nel terzo capoverso del post n. 6 il cardinale Ravasi dice [… come maestro che parlava alla massa dei contadini, dei pescatori e degli artigiani giudei comuni, Gesù ricorreva alla loro lingua quotidiana che era l’aramaico.[/quote]Secondo l’evangelista Giovanni il “titolo” (INRI) sulla croce della condanna di Cristo era scritto in ebraico, in latino e in greco.
“Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: ‘Gesù il Nazareno, il re dei Giudei’. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco” (Gv 19, 19 – 20).
Lady Acerra ha scritto
Allora perché Pilato fece comporre il “titolo” (INRI), da collocare sulla croce soltanto “in ebraico, in latino e in greco” e non in aramaico, che era la lingua parlata dalla popolazione e che Jesus frequentava e ammaestrava ?Gesù e la sua cerchia parlavano l'aramaico. Non vi sono evidenze che parlasse il greco o il latino mentre è ovvio che conoscesse l'ebraico.
Quel messaggio era rivolto soltanto a chi lo voleva morto ? Perché ?
Cosa dice Gesù sulla croce in lingua aramaica ?
Dal Vangelo di Matteo: "Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: 'Elì, Elì, lemà sabactàni?' " (27, 46), che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato ?
Dal Vangelo di Marco (15, 34): “Alle tre Gesù gridò con voce forte: 'Eloì, Eloì, lama sabactàni ?' " (= Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?)
Questa frase, detta da Gesù sulla croce, è in due versioni, entrambe in lingua aramaica e non in ebraico.
Ultima modifica di doxa; 12-10-2023 alle 16:25
Anche qui si può solo ipotizzare. La scritta è in latino perché è la lingua degli occupanti, in ebraico perché è la lingua del sinedrio, in greco perché è la lingua "internazionale" dell'Oriente, un po' come l'inglese oggi. Manca l'aramaico, forse per dispregio a Gesù, ma come scrivi tu stesso, la lingua con cui si rivolge al padre è proprio quella. C'è anche da dire che tale frase è in Marco e Matteo, mentre secondo Luca le ultime parole furono "Padre nelle tue mani consegno il mio spirito" e per Giovanni, presunto testimone oculare, "Tutto è compiuto", ma non è precisato in che lingua. Giusto per aumentare la confusione.
Ultima modifica di Pazza_di_Acerra; 12-10-2023 alle 16:56
semel in anno licet insanire, cotidie melius
La mia (dilettantesca ) ipotesi: La crocefissione era un "atto ufficiale". Quindi, sottoposto alle regole (sicuramente esistenti) in materia. L'aramaico, lingua del basso popolo, non era (ipotizzo) la lingua prescritta/prevista per i documenti giuridici "ufficiali".
Diego Velàzquez, Cristo crocifisso, olio su tela, 1632 circa, Museo del Prado, Madrid.
Notare in cima alla croce il “titulus crucis” in tre lingue: ebraico, greco e latino, secondo il Vangelo di Giovanni.
In realtà l'esatta composizione delle parole è dubbia, in quanto la condanna è riportata in modo differente dai quattro Vangeli canonici.
Ciao Carlino. Il titulus sarebbe stato apposto sopra la croce per indicare la motivazione della condanna, prescritta dal diritto romano, ma non in tre lingue.
Inoltre, la colpevolezza di un condannato veniva proclamata mediante una targa appesa al collo o portata davanti a lui per umiliarlo pubblicamente prima della sua morte.
L’apposizione del titulus in cima al crocifisso è menzionata solo nel Nuovo Testamento e solo nel Vangelo di Giovanni.
Il teologo cristiano Raymond Brown evidenzia che storicamente quel titulus non è vero. L’aggiunta giovannea ha finalità teologica, non è un fatto storico, infatti gli altri tre vangeli non lo citano.
Per quanto riguarda il dipinto, da notare l’essenzialità con cui il pittore è riuscito a evidenziare la sofferenza di Cristo in croce, senza aggiungere altri segni della Passione e senza il paesaggio circostante, ma solo lo sfondo scuro. Sulla croce Gesù è sorretto da quattro chiodi, uno per ogni arto.
Sottili rivoli di sangue scendono dalle ferite nelle mani e nei piedi poggiati sulla mensola, macchiando di rosso il legno della croce. Altro sangue scende dal fianco destro della ferita sul costato inferta da Longino con la lancia.
La testa, cinta dalla corona di spine, è reclinata in avanti , il volto appare in ombra. Quasi impercettibili sono le gocce di sangue sul capo.
La luce che illumina il corpo di Gesù crea un’atmosfera di religioso silenzio e di meditazione.
Chi era Longino ? Secondo la tradizione cristiana è il nome del soldato romano che trafisse con la propria lancia il costato di Gesù crocifisso per accertare che fosse morto: “… ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua” (Gv 19, 34).
Il nome di quel soldato non c’è nei quattro vangeli canonici, invece è presente negli “Atti di Pilato”, testo allegato al Vangelo apocrifo di Nicodemo.
Ultima modifica di doxa; 12-10-2023 alle 22:07
Un quadro davvero stupendo, davanti al quale, irrefrenabile, avvertiamo l'impulso di inginocchiarci.
Grazie Doxa!
Grazie amici ed amiche per le belle riflessioni.
amate i vostri nemici
Non voglio sembrare il solito rompicoglioni, ma in tutta sincerità, ci si può inginocchiare davanti alla morte?
Capisco la bellezza del quadro... ma arrivare a questo...
Si può restare impressionati, ci si può commuovere ... mah...
la religione piega le menti. Questa è la verità.