Buongiorno Cono, oggi è il 2 novembre: giornata uggiosa, malinconica.

Stamane ancora non hai cominciato il topic dedicato a questa data e lasci a me l’incombenza dell’ouverture.

Ieri ho promesso che avrei collaborato con i miei post, mantengo la promessa, ma per quel che ho da dire penso che la sezione adatta sia quella dedicata ad "arte e letteratura", però a te piace la sezione religione, ebbene mi colloco su questa per dire che “De mortuis nil nisi bonum dicendum est: (= "dei morti nulla si dica se non il bene"), come segno di rispetto e di pietas. La tomba chiude tutte le polemiche, le dicerie nei confronti del “de cuius”.

La poetessa Alda Merini nei versi finali di una sua lunga poesia scrisse: “Non scongiurare la morte / di lasciarlo qui sulla terra: / ha già sentito il profumo di Dio, / lascialo andare nei suoi giardini”.

Il distacco dalla persona amata è sempre lacerante e non incoraggia la giustificazione consolatrice della caducità della vita.

Le parole iniziali del Salmo 130 (129), che si recita nella liturgia per i defunti e in suffragio dei “trapassati a miglior vita”: “De profundis clamavi ad te, Domine; / Domine, exaudi vocem meam.” (= Dal profondo a te grido, o Signore; / Signore, ascolta la mia voce).

Sembra che sia il defunto stesso a recitare la frase nel suo passaggio dalla vita terrena alla cosiddetta “vita eterna”. Ma cosa ci accade quando perdiamo chi abbiamo profondamente amato? Quale vuoto si spalanca?

Lo psicoanalista Massimo Recalcati nel suo libro titolato“La luce delle stelle morte. Saggio su lutto e nostalgia”, evidenzia il rapporto della vita con l’esperienza traumatica della perdita di una persona (ma anche un animale o una cosa) che dava significato alla propria vita.

Di questo libro ne ho argomentato in un altro topic.

Recalcati evidenzia che la vita di ognuno è segnata dalle perdite, non solo le morti delle persone care, ma anche da altri eventi: la separazione, l’abbandono, il tradimento, la perdita di ideali che si sono rivelati fallimentari. Ogni esperienza di sconfitta o di perdita, fa vacillare il significato del proprio mondo.

Quale reazione emotiva ed elaborazione psicologica del lutto ci attende per ritornare a vivere?

Secondo Recalcati si reagisce al lutto con due diverse modalità nostalgiche.

La prima modalità è la nostalgia-rimpianto, che cronicizza il lutto, idealizza la perdita, inchioda al ricordo: “può essere un amore, può essere una persona cara scomparsa, può essere anche la nostra stessa giovinezza o la vigoria del nostro corpo che negli anni non è più la stessa”.
Sono ricordi indelebili, parole indimenticabili, profumi inconfondibili, tempi di gioia e di dolore, ma anche gesti quotidiani che restano scolpiti nella nostra memoria.
Questo tipo di atteggiamento nostalgico induce a pensare al passato ma blocca il divenire. “Il passato diventa una calamita che ci sequestra, che ci trattiene, e allora viene meno l’orizzonte dell’avvenire. La nostra vita è tutta all’indietro”.

Il lutto e la nostalgia sono due esempi di come possiamo restare vicini con il ricordo a ciò che abbiamo perduto senza però farci sopraffare dal dolore, ma devono diventare risorsa per avere la volontà di ricominciare.

La seconda modalità è la nostalgia-gratitudine: necessita di tempo e dolore per la lenta separazione dall’oggetto perduto, che non è mai completa. Portiamo sempre con noi i nostri innumerevoli morti per quello che ci hanno dato: gli insegnamenti, le parole e i gesti che ci hanno lasciato.