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Risultati da 16 a 30 di 155

Discussione: Scarpe rosse

  1. #16
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    Dal quotidiano "Il Giornale":

    https://www.ilgiornale.it/news/crona...o-2244510.html

    I femminicidi non sono colpa dello Stato


    "Gentile Dott. Feltri,
    sono molto addolorato per l'uccisione di Giulia e noto che la partecipazione emotiva da parte degli italiani è alquanto estesa e importante. Però trovo che sia disonesto strumentalizzare questa tragedia per attaccare il maschio, per parlare di dominio del patriarcato, cultura maschilista, persecuzione della donna, sterminio delle donne, puntando il dito per di più verso la destra, che sarebbe l'autrice di questa deriva. Queste sono estremizzazioni. Lei crede che l'Italia sia un Paese sessista che odia il genere femminile e lo perseguita? E davvero il centrodestra è misogino come sostiene e ripete la sinistra? E sul serio, come dice la sorella di Giulia, la morte della ragazza è da imputare allo Stato?
    Tommaso
    Milano


    Caro Tommaso,
    che l'Italia non sia un Paese sessista che ha in odio le donne e le ostacola non lo dico io, ma lo stabiliscono e lo certificano i dati, che ci raccontano l'emancipazione diffusa del genere femminile, tanto che sono più numerose le signore rispetto ai signori in settori-chiave dell'economia nonché in ambiti professionali di grande rilevanza, penso, ad esempio, a quello sanitario, o alla magistratura, all'insegnamento, dove il gentil sesso si distingue. Inoltre, le donne conseguono livelli di istruzione più elevati, le laureate superano i laureati. E poi noi abbiamo un primo ministro donna, il che non è irrilevante, bensì alquanto indicativo di un progresso culturale che pure si vuole negare e nascondere. E sottolineo che questo presidente del Consiglio, che ho appena menzionato, Giorgia Meloni, è altresì di destra, quella stessa destra che pure, inspiegabilmente, viene tacciata di maschilismo dagli avversari politici, cioè da quella sinistra che si contraddistingue per avere il numero più basso di elette all'interno di ogni consesso e istituzione. Quindi, se qualcuno in Italia è misogino, allora questo qualcuno è proprio la sinistra progressista e ipocrita la quale tuttavia vorrebbe spiegarci come vadano trattate le ragazze.


    E poi ci sono altre statistiche da considerare: sebbene si parli di allarme, di emergenza, di situazione esplosiva, i femminicidi sono in diminuzione e l'Italia è tra i Paesi europei con il più basso indice di questo tipo di delitti. Giusto per intenderci, in Francia e in Germania, per esempio, sono più copiose le donne che vengono macellate dagli ex o che muoiono per mano maschile rispetto a quelle uccise in Italia. Ovvio, auspichiamo che mai più capiti che una donna venga trucidata da un ex partner o da un compagno, tuttavia la strada che abbiamo intrapreso va verso il progressivo assottigliamento del numero delle vittime. E questo mi pare alquanto positivo.

    Ogni volta che ci troviamo davanti a drammi simili, ecco che vengono riportate in auge quelle argomentazioni che pure tu mostri di conoscere: il patriarcato, la mascolinità tossica, il maschio assassino. Ma dov'è questo patriarcato? Dove? Oggi le donne sono libere, studiano e brillano negli studi, lavorano, sono indipendenti, si sposano e mettono su famiglia sempre più tardi, vivono da sole, si distinguono in politica, nell'imprenditoria, nel giornalismo, coltivano le loro ambizioni, perseguono e raggiungono i loro obiettivi, nessun uomo, padre o marito che sia, si permette di ostacolarle, di bloccarle, di porre loro divieti. Il femminicidio non è la regola, è l'eccezione di cui l'unico autore non è lo Stato e neppure la società, ma colui che impugna l'arma e ammazza. È costui che deve pagare e non il genere maschile nella sua interezza. Ed è in quest'ottica che dovremmo discutere di femminicidio e violenza di genere, smettendola di criminalizzare il maschio, di definirlo tossico, di fomentare l'odio immotivato nei riguardi di un genere reputato reo a prescindere, ossia quello maschile, che non ha alcuna colpa e che non è nemico del genere opposto.


    Sono stufo di questa narrazione falsa e viziata. Come sono stufo di ascoltare sempre i soliti commentatori in tv che ripetono sempre le stesse cose, propinandoci ad ogni ora la medesima stucchevole pappetta, non se ne può più di tanta banalità, che si traduce in mediocrità. Oggi ho addirittura il voltastomaco.

    Adesso va tanto di moda affermare che sia necessario combattere il femminicidio educando affettivamente i giovani e che tale educazione affettiva debba essere uno dei compiti affidati alla scuola. E la famiglia? Dove diavolo sono finite le famiglie? È il nucleo familiare, prima cellula della società, a dovere educare, in primis mediante l'esempio, al dialogo, al rispetto dell'altro, all'ascolto, ai diritti e ai doveri. Ogni volta che viene delegato alla scuola l'onere di trasmettere l'educazione ai fanciulli si favorisce quel processo di deresponsabilizzazione dei genitori che ha condotto al dilagare di fenomeni preoccupanti, come il bullismo o il consumo crescente di alcol e droghe da parte dei giovanissimi. La famiglia ha le sue responsabilità e i suoi compiti. Facciamole fare qualcosa, come avveniva una volta, tanto tempo fa.

    Finalmente!"

  2. #17
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    Dal quotidiano “Il Giornale” del 21 – 11 - 2021

    https://www.ilgiornale.it/news/polit...e-2244401.html

    Articolo di Maria Sorbi)

    Massimo Ammaniti, psicoanalista: "Per insegnare il rispetto va riconosciuta la differenza tra uomo e donna. Le lezioncine in classe? Inutili. E i genitori sono troppo compiacenti con i figli"

    "Smettiamo di pensare la società gender fluid. Così potremo iniziare a educare i sentimenti"

    "L'uccisione di Giulia impone una riflessione collettiva. Sui giovani, sui genitori, sui valori che predichiamo e su quelli che invece dimostriamo a fatti. Ci aiuta a mettere a fuoco le vie per «correggere il tiro» Massimo Ammaniti, psicoanalista e medico neuropsichiatra infantile, luminare sulle tematiche dell'età evolutiva.

    Professor Ammaniti, l'esigenza di una rivoluzione culturale è evidente. Ma crede si stia seguendo la strada giusta?

    «Si parla con troppa scioltezza di fluidità e la cosa mi lascia piuttosto perplesso. Le differenze di genere ci sono, non le possiamo cancellare né dobbiamo farlo. Sono d'accordo nel dire che non vadano estremizzate ma vanno riconosciute».

    Perché lo dice parlando dell'assassinio di Giulia?

    «Perché la psicologia dell'uomo e della donna è molto diversa e non possiamo non tenerne conto. Una ricerca dell'università di Cambridge ha dimostrato come nella donna sia molto più spiccata la capacità di immedesimarsi nell'altro e come invece l'uomo sia meno elastico in questo. E infatti vediamo come Giulia abbia cercato di capire il disagio dell'ex ragazzo e gli sia andata incontro, calandosi nei suoi panni. Filippo invece è rimasto imbrigliato nel suo narcisismo, in un'idea di realtà che aveva nella sua testa ma che non esisteva più».

    Quindi la vera svolta culturale per prevenire tutto questo, dove sta?

    «Riconosciamo le differenze di genere, il rispetto dell'altro. Capiamo l'importanza dell'empatia».

    La sorella di Giulia parla di una società patriarcale. È d'accordo?

    «I femminicidi ci sono, è innegabile. Accade molto meno spesso che una donna uccida un uomo. Nelle scuole il bullismo contro disabili e ragazze è marcatamente maschile. Spesso, dietro ai delitti, si cela l'idea che in fondo ci sia una responsabilità della donna. Che provocava, che fuggiva dal suo ruolo. Si enfatizzano spesso alcuni aspetti maschili come positivi: la potenza fisica, il dominio. Non si dice mai che la sensibilità è un valore più importante. Penso al caso di cronaca dei fratelli Bianchi, condannati all'ergastolo per l'omicidio di Willy. Fisicamente potentissimi, emblema della violenza. Con la madre che li compiaceva».

    Ecco, i genitori. Cosa sbagliano? Perché non riescono a proteggere i figli e a insegnare il rispetto?

    «I genitori devono smettere di compiacere i figli. È ora che imparino a gestire il contrasto con loro. Le famiglie hanno uno, al massimo due figli, e li tengono sotto la campana di vetro. In particolar modo, le mamme dei figli maschi li mettono sul piedistallo in maniera eccessiva, sono genuflesse davanti a loro. Il figlio maschio viene sempre giustificato».

    La cronaca racconta di 'bravi ragazzi' che d'improvviso diventano killer. Quali sono i segnali di un rapporto amoroso malato?

    «La possessività, la gelosia eccessiva e il controllo sono tre componenti che possono portare alla degenerazione del rapporto. Spesso si confonde la gelosia con l'amore. Amore vuol dire occuparsi della persona che si ha a fianco rispettando la sua individualità e la sua libertà. Tutto ciò che è controllo fa male: geolocalizzazione, spunta dei messaggi, verifica degli orari e degli spostamenti. E può essere un campanello d'allarme».

    Cosa pensa dell'ora di educazione ai sentimenti nelle scuole?

    «Un intervento serve, senza dubbio. Purché non sia la lezioncina tenuta da qualche prof dalla cattedra. Se dici a una classe una frase del tipo: 'I maschi devono rispettare le ragazze', stai pur certo che entra da un orecchio e esce dall'altro. Serve piuttosto un lavoro mirato, di gruppo in cui ragazzi e ragazze si possano calare gli uni nei panni dell'altro. Però non so se abbiamo insegnanti adatti a farlo. Bene quindi introdurre nelle scuole psicologi o influencer con un progetto strutturato».

  3. #18
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    Io vorrei far notare che l'educazione, per quanto importante e fondamentale, non serve a tamponare al 100% tutto quello che è il comportamento umano, non è la panacea a tutti i mali.
    A Cono vorrei anche far notare, dato che è vittima pure lui di impulsi (e la mano del Signore sulla testa testimonierebbe che è lì per frenarlo), che l'educazione, l'adesione a certi valori così come la religione, non cambia al tal punto una persona da eliminare del tutto la parte emotiva e pulsionale e di alcuni tratti della personalità che non sono modificabili più di tanto (es. per genetica). In più aggiungiamoci le esperienze della vita che possono influenzare le persone a reagire in un determinato modo.
    Condivido.

  4. #19
    Opinionista L'avatar di LadyHawke
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    Dal quotidiano "Il Giornale":

    https://www.ilgiornale.it/news/crona...o-2244510.html

    I femminicidi non sono colpa dello Stato



    Adesso va tanto di moda affermare che sia necessario combattere il femminicidio educando affettivamente i giovani e che tale educazione affettiva debba essere uno dei compiti affidati alla scuola. E la famiglia? Dove diavolo sono finite le famiglie? È il nucleo familiare, prima cellula della società, a dovere educare, in primis mediante l'esempio, al dialogo, al rispetto dell'altro, all'ascolto, ai diritti e ai doveri. Ogni volta che viene delegato alla scuola l'onere di trasmettere l'educazione ai fanciulli si favorisce quel processo di deresponsabilizzazione dei genitori che ha condotto al dilagare di fenomeni preoccupanti, come il bullismo o il consumo crescente di alcol e droghe da parte dei giovanissimi. La famiglia ha le sue responsabilità e i suoi compiti. Facciamole fare qualcosa, come avveniva una volta, tanto tempo fa.

    Finalmente!"
    Certo l'educazione parte dalla famiglia con modelli ed esempi coerenti a ciò che si dice, si "predica" , ma poi la responsabilità è anche della scuola, dell'intera società in cui vive e cresce un ragazzo, ma pure dello Stato quando non vi è certezza della pena, non si fa nulla nonostante la denuncia, quando una ragazza o donna denuncia non trova protezione da parte delle autorità competenti, la legge con i suoi cavilli scarcera, rilascia non applica misure idonee per impedire che certi mostri commettano omicidi, reati, stalking ecc...
    Ecco oggi l' ennesimo caso ad Erba, una ragazza ventitreenne in ospedale colpita con acido muriatico dal suo ex fidanzato( stavolta pare di origini marocchine) che nonostante le denunce, per stalking, danni all' auto, aggressione si trovava fuori dal carcere.
    Ora che la ragazza non si sa se riporterà danni alla vista e salvata da colleghi e altri intervenuti alle sue grida, è stato arrestato!

    "L’ha aggredita per strada nella zona industriale di Erba, nel comasco, gettandole dell’acido muriatico in volto. Un ennesimo caso di violenza di genere quello avvenuto nel primo pomeriggio di martedì. Vittima, una ragazza di 23 anni, subito trasportata in ospedale per ustioni al volto.

    Ferito anche un collega della ragazza intervenuto per difenderla. Rapide le indagini dei carabinieri che hanno fermato poco dopo l’ex fidanzato: un 24enne di origini marocchine con cui aveva avuto una relazione terminata nel 2022.

    L'uomo era già stato arrestato in flagranza a fine agosto per stalking: aveva atteso la ragazza fuori dalla caserma dei carabinieri dove lei era andata a denunciare varie persecuzioni e l'aveva minacciata con un cric.

    Davanti al giudice poi si era detto pentito e aveva chiesto scusa: così era stato scarcerato, ma nei suoi confronti era stato disposto l'obbligo di dimora a Broni, nel pavese, e il divieto di avvicinarsi all'ex fidanzata.

    https://www.rainews.it/tgr/lombardia...1ef4e6135.html


    Adesso verrebbe da chiedersi ma questo ex fidanzato che modello culturale ha della donna? Che modello ha di madre e padre all'interno della sua famiglia?

    In attesa che la scuola faccia educazione affettiva, sentimentale, le famiglie idem, alle nuove generazioni, come ci si difende da quelli che l' educazione o il modello culturale non ce l'ha? Non l'ha mai avuto? Non ha ricevuto la giusta educazione?
    Dobbiamo continuare a sperare di non incontrare il mostro? Che le nostre figlie non incontrino mai il mostro?
    Perchè pare che finora, ancora oggi, stamattina si può rischiare la morte per mano di qualcuno che è stato denunciato ma poi sembra sia stato rimesso in libertà perchè "poverino" si è pentito o per non si sa quale altro motivo non lo si è sbattuto in carcere a scontare la pena realmente in carcere e non a casa magari senza braccialetto elettronico, che anche qui ci sarebbe da ridire visto che anche col braccialetto scappano e inseguono la vittima fino a uccidere o tentare di uccidere.

    Ogni giorno siamo bombardati da programmi TV , è vero ad ogni ora, che parlano, analizzano i fatti, le persone attraverso psicologi, psichiatri, sociologi, criminologi, tanti bla bla bla ma ogni giorno cotinuano ad esserci casi di omicidi, tentato omicidi e violenza sulle donne, nonostante le varie manifestazioni e bla bla bla.

    In questo clima di paura vien da pensare veramente che dietro ad ogni uomo potrebbe nascondersi un potenziale omicida.
    Sarebbe ora oltre le buone intenzioni educative anche di applicare la legge con certezza di pena.
    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

  5. #20
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Comunque vorrei portare alla tuaa attenzione che questo caso ci ha tanto colpiti per la giovane età dei protagonisti ma che, in realtà, l'età media di questi delitti è molto molto più alta.
    Quindi bene educare le nuove generazioni, io credo molto nelle nuove generazioni, sicuramente sapranno fare meglio, ma intanto con quelli non della nuova generazione e più che si fa? Molti mamma e papà non li hanno più
    Ciao, buongiorno!
    Non è un problema di età, ma di cultura. L'Amore e il Rispetto per gli altri dovrebbe essere il principio-base di ogni essere umano....la prima cosa da trasmettere ai figli.... Chi questo non lo ha ricevuto, è fatalmente più esposto alla degenerazione. In ogni campo, non soltanto nei rapporti Uomo Donna.
    amate i vostri nemici

  6. #21
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Scusa eh, ma se tu, culturalmente (e religiosamente) porti avanti un immaginario di unione di coppia, famiglia e di uomo e donna e poi anche nei fatti, come pretendi di poter educare e dare un esempio visivo ai figli ed ai giovani?
    Non si tratta solo di insegnare a non compiere violenze fisiche e verbali.
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  7. #22
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    Non dico che avverrà un puro matriarcato tra decenni o secoli, però un comportamento paritetico tra donne e uomini già si vede anche se purtroppo avvengono delle uccisioni nei confronti dell'altro sesso. Fino a pochi decenni fa la legge prevedeva il delitto d'onore quando veniva uccisa una donna per salvare l'onore dell'uomo tradito. Non è che le donne manifestavano e protestavano come fanno adesso, qualche cambiamento è avvenuto, l'evolversi dei costumi sociali e i cambiamenti di mentalità tramite l'insegnamento richiedano tempo, a volte ci sono delle accelerazioni altre volte del rallentamenti.

  8. #23
    Posh&Rebel L'avatar di efua
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    Scusa eh, ma se tu, culturalmente (e religiosamente) porti avanti un immaginario di unione di coppia, famiglia e di uomo e donna e poi anche nei fatti, come pretendi di poter educare e dare un esempio visivo ai figli ed ai giovani?
    Non si tratta solo di insegnare a non compiere violenze fisiche e verbali.
    Ehhh, non si tocca quello che non va toccato
    In accordo con i carismi e tutto quadra, secondo lui
    In realta’ l’uguaglianza di genere e’ un’utopia
    Siamo innegabilmente diversi
    Gli uomini dovrebbero restare con le madri, le donne pure da sole stanno bene
    Un uomo deve dormire con l’orsacchiotto
    Uomini ed empatia, vi torna mai?
    Poco poco che le cose non vanno come dicono loro
    Sono frustrati e repressi
    Non bisogna arrivare ad uccidere qualcuno, per esercitare violenza
    Chi le fa le guerre?
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  9. #24
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    Chi le fa le guerre?
    Tralasciando la parte precedente, che pure ha una sua verità, ma è semplicemente specchio del fatto che il ruolo di genere maschile è schiacciante in modo differente, ma per nulla minore di quello femminile (e questi ruoli vengono portati avanti indistintamente da uomini e donne); le guerre le fanno tutti, sono in numero minore le sovrane donne, ma sono state perlopiù sanguinarie.
    Non avete ancora visto niente

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  10. #25
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Educare alla Vita significa rendere consapevoli i nostri figli che Essa contempla anche l'insuccesso. Invece tendiamo a proteggerli da tutto, rallentando così il loro processo di crescita...

    Secondo una ricerca della San Diego State University e del Bryn Mawr College, pubblicata dalla rivista “Child Development”, “la traiettoria di sviluppo dell’adolescenza ha rallentato e i ragazzi di oggi crescono più lentamente rispetto al passato” (qui maggiori dettagli sullo studio, ndr). I ragazzi di oggi maturano davvero più lentamente? Lo abbiamo chiesto allo scrittore e insegnante Enrico Galiano*. Ecco il suo punto di vista:

    Sì, maturano molto più lentamente.
    La cosa paradossale è che a questa maturità interiore, che arriva sempre più tardi, corrisponde poi un’autoconsapevolezza del tutto diversa: andatevele a vedere le pose dei ragazzini di seconda media su Instagram, con espressioni da gangster e hashtag tipo #ghetto #sbatti #puscher (sì, oltretutto lo scrivono quasi sempre sbagliato).
    Ma la colpa è nostra.
    Esempio pratico: ogni volta che vado a una presentazione o a qualche dibattito, mi introducono sempre come il “giovane scrittore-professore”. Giovane?! Ragazzi, ho quarant’anni! Ok che non sono sul viale del tramonto, ma se provi a dire “giovane scrittore” di un quarantenne che ne so, a Londra o in Svezia, ti ridono dietro. Giovani si è tra i venti e i trenta, eddai!

    E così giù a scendere: abbiamo spostato l’asse, portato la linea dell’età adulta più in là, è così con un normalissimo effetto domino oggi i ragazzini delle superiori hanno la maturità di quelli delle medie di vent’anni fa, e quelli delle medie la maturità di quelli delle elementari, e così via.

    Parlavo con Alberto Pellai, il bravissimo psicoterapeuta: mi diceva che oggi è rarissimo che un ragazzo di 14 anni sia in grado di andare a fare la spesa da solo. E che se viene investito di questo incarico e lo porta a termine, si sente come avesse scalato l’Everest in solitaria senza bombola. Non so voi, ma vent’anni fa non era esattamente così.

    Il grosso del problema, secondo me, è che non diamo a questi ragazzi la possibilità di farle, le cose. Non da soli. Un po’ perché abbiamo paura si facciano male, un po’ perché temiamo che ce li portino via, ma soprattutto per un motivo: li vogliamo proteggere dall' idea della sconfitta

    Anche solo immaginarci che possano sbagliare, non riuscirci, e quindi soffrire per questo, ci fa come sentire preventivamente in colpa, temiamo che un fallimento loro sia una certificazione di un fallimento nostro, e quindi che siamo dei buoni a nulla noi. E invece è proprio dallo sbaglio che bisogna passare. Doloroso, certo, ma necessario.

    Per questo penso che forse tutto il nostro procrastinare la loro crescita, ritardare il momento in cui lasciarli fare, dipenda dalla nostra terribile paura dell’errore. Il che, se guardi bene, è l’errore peggiore che possiamo fare."
    https://www.illibraio.it/news/storie...fIzX9i-p-9AIfU
    Ultima modifica di conogelato; 23-11-2023 alle 09:11
    amate i vostri nemici

  11. #26
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    Che abbiamo le nostre differenze è innegabile. Dipende da che pulpito arriva la descrizione di queste differenze.
    L'empatia, visto che la citi, è più spiccata in noi.
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  12. #27
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Educare alla Vita significa rendere consapevoli i nostri figli che Essa contempla anche l'insuccesso. Invece tendiamo a proteggerli da tutto, rallentando così il loro processo di crescita...

    Secondo una ricerca della San Diego State University e del Bryn Mawr College, pubblicata dalla rivista “Child Development”, “la traiettoria di sviluppo dell’adolescenza ha rallentato e i ragazzi di oggi crescono più lentamente rispetto al passato” (qui maggiori dettagli sullo studio, ndr). I ragazzi di oggi maturano davvero più lentamente? Lo abbiamo chiesto allo scrittore e insegnante Enrico Galiano*. Ecco il suo punto di vista:

    Sì, maturano molto più lentamente.
    La cosa paradossale è che a questa maturità interiore, che arriva sempre più tardi, corrisponde poi un’autoconsapevolezza del tutto diversa: andatevele a vedere le pose dei ragazzini di seconda media su Instagram, con espressioni da gangster e hashtag tipo #ghetto #sbatti #puscher (sì, oltretutto lo scrivono quasi sempre sbagliato).
    Ma la colpa è nostra.
    Esempio pratico: ogni volta che vado a una presentazione o a qualche dibattito, mi introducono sempre come il “giovane scrittore-professore”. Giovane?! Ragazzi, ho quarant’anni! Ok che non sono sul viale del tramonto, ma se provi a dire “giovane scrittore” di un quarantenne che ne so, a Londra o in Svezia, ti ridono dietro. Giovani si è tra i venti e i trenta, eddai!

    E così giù a scendere: abbiamo spostato l’asse, portato la linea dell’età adulta più in là, è così con un normalissimo effetto domino oggi i ragazzini delle superiori hanno la maturità di quelli delle medie di vent’anni fa, e quelli delle medie la maturità di quelli delle elementari, e così via.

    Parlavo con Alberto Pellai, il bravissimo psicoterapeuta: mi diceva che oggi è rarissimo che un ragazzo di 14 anni sia in grado di andare a fare la spesa da solo. E che se viene investito di questo incarico e lo porta a termine, si sente come avesse scalato l’Everest in solitaria senza bombola. Non so voi, ma vent’anni fa non era esattamente così.

    Il grosso del problema, secondo me, è che non diamo a questi ragazzi la possibilità di farle, le cose. Non da soli. Un po’ perché abbiamo paura si facciano male, un po’ perché temiamo che ce li portino via, ma soprattutto per un motivo: li vogliamo proteggere dall' idea della sconfitta

    Anche solo immaginarci che possano sbagliare, non riuscirci, e quindi soffrire per questo, ci fa come sentire preventivamente in colpa, temiamo che un fallimento loro sia una certificazione di un fallimento nostro, e quindi che siamo dei buoni a nulla noi. E invece è proprio dallo sbaglio che bisogna passare. Doloroso, certo, ma necessario.

    Per questo penso che forse tutto il nostro procrastinare la loro crescita, ritardare il momento in cui lasciarli fare, dipenda dalla nostra terribile paura dell’errore. Il che, se guardi bene, è l’errore peggiore che possiamo fare."
    https://www.illibraio.it/news/storie...fIzX9i-p-9AIfU
    Cono, non è per insistere, ma se ti fai paladino di mancanza di esperienza in un certo ambito, vedi sesso e relazioni, come pretendi che ragazzi maturino e facciano esperienza?
    Perché anche questo conta, non solo insegnargli a fare la spesa e lavarsi due magliette.
    Visto che citi le esperienze e le responsabilità da insegnare e a non tenere i figli nella bambagia, anche il lato affettivo e sessuale conta e non averci a che fare, ritarda anche quello la crescita.
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  13. #28
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    Tralasciando la parte precedente, che pure ha una sua verità, ma è semplicemente specchio del fatto che il ruolo di genere maschile è schiacciante in modo differente, ma per nulla minore di quello femminile (e questi ruoli vengono portati avanti indistintamente da uomini e donne); le guerre le fanno tutti, sono in numero minore le sovrane donne, ma sono state perlopiù sanguinarie.
    sono alcune dinamiche di potere ad essere tossiche e pericolose, indipendentemente dal genere

  14. #29
    Posh&Rebel L'avatar di efua
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    Tralasciando la parte precedente, che pure ha una sua verità, ma è semplicemente specchio del fatto che il ruolo di genere maschile è schiacciante in modo differente, ma per nulla minore di quello femminile (e questi ruoli vengono portati avanti indistintamente da uomini e donne); le guerre le fanno tutti, sono in numero minore le sovrane donne, ma sono state perlopiù sanguinarie.
    Per forza
    Quelle volte che arriviamo a farla la guerra
    Ci arriviamo con il sangue agli occhi!



    *Sto a fare la minicure
    Poi passo a Cono
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  15. #30
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    64,212
    Il problema della violenza di genere è senza dubbio prima di tutto culturale. Poi finché ci sono uomini che giustificano la cosa dicendo che noi donne "ci siamo emancipate troppo velocemente" e che loro "non sono riusciti ancora ad abituarsi" cosa mai potremo fare?
    Ma oltre alla cultura, c'è anche una questione di pulsioni. La violenza è insita nell'uomo (inteso come essere umano). La donne sono però sempre state più brave a far prevalere la ragione all'istinto, e la loro naturale empatia è in grado di mitigare ulteriormente tutto ciò. L'uomo, che spesso e volentieri ragiona con quello che tiene in mezzo alle gambe, ha molte più difficoltà a far prevalere la ragione sull'istinto. In certi casi, poi, l'intelletto è del tutto assente, e lì ti trovi a fare i conti con l'animale.
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

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