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Dal capitolo 13 della prima lettera di Paolo ai Corinzi hai trascritto il brano 1 – 13 detto “Inno alla carità” o anche “Inno dell'amore”, che esalta la virtù teologale della carità.

Questa parte dell’inno ti si addice, ne sei "l’incarnazione": “La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”.

Facendoti questo elogio sono consapevole che mi debbo aspettare una virtuale “ciavattata” in fronte o sul collo da parte di Vega. Che importa, “la carità è paziente”.

L’inno si conclude in tal modo: “Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!".

La citazione delle tre virtù teologali, anziché una, mi costringe oggi ad offrirvi in visione l’immagine mariana col Bambino insieme alle tre virtù teologali.

L’autore del dipinto è un tuo corregionale, il famoso pittore senese del XIV secolo Ambrogio Lorenzetti.


Ambrogio Lorenzetti, Madonna col Bambino assisa in trono (detta anche “Maestà di Massa Marittima), con le virtù teologali, gli angeli musicanti, i santi e i profeti, tempera e oro su tavola, 1335 circa, Museo d’arte sacra di Massa Marittima (prov. di Grosseto).

La tipologia mariana è quella della “Eleousa” (la misericordiosa).

Maria è seduta sullo scanno; ai lati due angeli, uno per parte, ognuno regge un cuscino a rotolo di colore marrone con la funzione di bracciolo del trono; più in alto, altri due angeli, uno a sinistra l’altro a destra, lanciano fiori.

La Madre di Gesù indossa la tunica rossa e il maphorion di colore blu; regge il Bambino sull’avanbraccio sinistro e con entrambe le mani; ha la testa chinata verso di lui in segno di affetto. Il pargolo, con la tunica rosacea, ricambia l’amore materno con le labbra poggiate sulla guancia della Vergine, mentre si regge con la mano destra sul bordo ornato della tunica della donna.

Il seggio ha il basamento ligneo tripartito e di diversi colori: bianco quello poggiato in terra, verde quello mediano, dorato quello del trono. Su ognuno dei tre gradini l’iscrizione indica la virtù teologale che vi è seduta.

Le personificazioni di fede, speranza, carità sono coronate, hanno i capelli biondi ed ali angeliche.

Le allegorie delle tre virtù.

Fede (Fides), è seduta a destra sul basamento bianco. Indossa un abito l’abito bianco, tale colore simboleggia il candore della fede: ha la mano sinistra poggiata sul petto all’altezza del cuore; con la mano destra regge un piccolo specchio (lo speculum fidei, allegoria della rivelazione divina che viene mostrata al fedele) nel quale è riflessa la Trinità.

Speranza (Spes), indossa l’abito verde scuro. Nella simbologia cristiana il verde evoca la speranza. La figura è seduta nel lato sinistro della struttura lignea verde; ha gli occhi rivolti verso l’alto e con le mani sorregge il modello di una torre di 4 piani: per sant'Agostino la speranza è "turris fortitudinis", "torre di fortezza"; per sperare è necessaria la forza morale per non disperare.

Carità (Caritas), indossa un vestito rosaceo (anziché rosso) ed è seduta sulla pedana del trono, nello spazio tra i piedi della Theotòkos, = Madre di Dio, titolo attribuito a Maria di Nazaret nel 431 durante il Concilio di Efeso.

La Carità ha le braccia spalancate: nella mano sinistra sorregge un cuore, nella mano destra una freccia, secondo le indicazioni della teologia agostiniana.

Questo dipinto evoca anche il XXIX canto del Purgatorio (versi 121 – 129).

“Tre donne in giro da la destra rota
venian danzando; l’una tanto rossa
ch’a pena fora dentro al foco nota;

l’altr’era come se le carni e l’ossa
fossero state di smeraldo fatte;
la terza parea neve testé mossa;

e or parean da la bianca tratte,
or da la rossa; e dal canto di questa
l’altre toglien l’andare e tarde e ratte”.


[= "Tre donne venivano danzando in cerchio accanto alla ruota destra; una era rossa (la Carità) a tal punto che si sarebbe a malapena notata dentro il fuoco;

la seconda aveva le carni e le ossa che sembravano fatte di smeraldo verde (la Speranza), la terza sembrava neve (la Fede) appena caduta dal cielo;

e ora sembravano guidate nella danza dalla bianca, ora dalla rossa; e dal canto di quest'ultima le altre assumevano un ritmo di danza lento o veloce"].

Scrisse Agostino d’Ippona: "caritas est animae pulchritudo" = "la carità è la bellezza dell'anima" (Agostino, Commento alla prima Lettera di Giovanni 9,9).

Le innovazioni di Lorenzetti in questo dipinto: in basso, in ginocchio, gli angeli musicanti, tre per lato, ognuno ha un diverso strumento musicale: due vielle gli angeli in primo piano, un salterio l'angelo in secondo piano a sinistra, una cetra quello a destra.