risolvi che non ti puoi porre sullo stesso piano di una contraddizione aristotelica;
la vedi come una postura ideologica - ma in questo caso è troppo macroscopicamente goffa - oppure come un tratto psicologico eccentrico che condiziona quella che dovrebbe essere modulata meglio come preferenza;
cioè, se tu sei maschilista, ma accorto, cercherai di difendere quell'ordine sociale che prediligi con argomenti compatibili con l'opinione diffusa, e quindi stabilire una linea del Piave difendibile;
che è ciò che avviene ordinariamente ponendo mille ostacoli alle pari opportunità, in modalità guerriglia, confacente ad una dottrina debole;
ma Cono esprime solo una sua eccentricità, argomentandola così come gli viene, e lasciandosi trascinare anche nell'improbabile, pur di affermare certe cose;
io direi che la realtà delle questioni di genere è molto più subdola, purtroppo;
se io dico che la donna deve stare a casa ad accudire, mi becco un pernacchione e quasi nessuno ci crede o si azzarda a dirsi pubblicamente d'accordo, anche se un po' la cosa gli piace;
ma se io spendo i soldi pubblici in un certo modo, evitando gli investimenti che richiedono manodopera qualificata o tagliando la spesa sociale, ottengo lo stesso effetto dissuasivo delle pari opportunità senza espormi al pubblico ludibrio;
non a caso, nell'armamentario di Cono c'è anche la perorazione del "limitato benessere"; qui tutti giustamente a notare che senza soldi non si va avanti, non si sopravvive;
ma l'effetto secondario della povertà media di un paese è proprio che vengono meno le occasioni di occupazione femminile - ché può solo, o maggioritariamente, essere competitiva in alta fascia e necessita di un sistema di welfare molto ben finanziato;
basterebbe cercare delle tabelle comparative sull'occupazione femminile in Italia e Germania, coi differenziali per settori, per vedere il rapporto tra valore aggiunto e comprendere i motivi per cui siamo indietro.