E' un po' questo, l'argomento del thread. In altre parole: "E' il "lavoro" la chiave della felicità nel migliore dei mondi possibili?"

Per me, "il lavoro" (quale ne sia la forma), oggi come per il cugino neanderthal, é l'indispensabile "mezzo" per procacciarsi i mezzi primari di sopravvivenza.
Quindi, come tale, necessario per poter parlare di "felicità": difficile essere felici con la panza vuota, le scarpe rotte, sotto la neve....Ma non sufficiente,
Credo che la felicità sia qualcosa di soggettivo, ognuno può trovare la felicità (o momenti di felicità) in cose o attività diverse, quindi dando per scontato che il lavoro comunque è necessario per procurarsi da vivere, mangiare, ci può essere anche chi trova nel lavoro la sua realizzazione e quindi la felicità.
O si butta totalmente nel lavoro per compensare ad altre mancanze nella propria esistenza sentendosi soddisfatto per aver raggiunto livelli alti o ruoli importanti.
Ad esempio tanti pensionati sono felici facendo gli umarell davanti ai cantieri di lavoro osservando come lavorano gli altri o andando a giocare tornei di bocce, piuttosto che altro.

Il lavoro alla fine cos'è se non una delle tante possibili attività che impegnano la vita?
Se sia la chiave della felicità non saprei, per qualcuno può darsi, per altri probabilmente no, a meno che consideriamo come lavoro anche il torneo di bocce al gruppo anziani
Ma a pensarci...chi svolge come attività lavorativa proprio lo sport a livello professionale?
Ci mette sicuramente la passione, quindi qualcosa che gli procura felicità.