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Discussione: "Il fiume e l'oceano"

  1. #1
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    "Il fiume e l'oceano"



    “Il fiume e l’oceano”

    “Dicono che prima di entrare in mare
    il fiume tremi di paura.

    Guarda indietro
    tutto il cammino che ha percorso,
    i vortici, le montagne,
    il lungo e tortuoso cammino
    che ha aperto attraverso giungle e villaggi.

    Vede di fronte a sé un oceano in cui può
    solo sparire per sempre.

    Il fiume, però,
    non può tornare indietro.
    Tornare indietro è impossibile nell’esistenza.
    Il fiume deve accettare la sua natura
    ed entrare nell’oceano.

    Solo entrando nell’oceano
    il fiume saprà
    che non si tratta di scomparire nell’oceano,
    ma di diventare oceano”
    .

    (Khalil Gibran)

    Il noto scrittore e poeta Kahlil Gibran nella sua poesia titolata “Il fiume e l’oceano” simbolicamente evidenzia il timore per il cambiamento, insito nel nostro essere.

    Infatti la nostra esistenza è come un fiume: con le sue anse, i vortici e le rapide, ma procedendo ci accorgiamo che si sta avvicinando la fine del viaggio: la foce si avvicina e s’intuisce l’immensità dell’oceano in cui stiamo per scomparire. Capiamo che dopo non sarà più ciò che siamo, ma sarà altro, e parte di qualcosa di nuovo.

    La paura della fine del “viaggio” viene superata pensando l’ingresso nell’eternità. In questa luce la morte è una frontiera, oltre la quale si presenta la parte nascosta della vita rispetto a quella dei giorni terreni.

    Per chi non crede nell’immortalità è forse terribile morire senza aver vissuto davvero ed essere semplicemente esistito.
    Ultima modifica di doxa; 11-08-2024 alle 14:40

  2. #2
    Citazione Originariamente Scritto da doxa Visualizza Messaggio
    ...essere (o aver? )vissuto davvero..... ed essere semplicemente esistito.


    vivere/esistere

    la differenza?

    é tutta nell'ausiliare: "esser vissuto"/"aver vissuto" ?

    vassapé


  3. #3
    Opinionista
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    Grazie Carlino per avermi fatto notare il problema grammaticale

    E' meglio essere o avere ?

    Da Internet:

    "Aver vissuto o essere vissuto: quali sono le differenze?

    L’ausiliare essere, più regolare e preferito in letteratura, è più formale e va scelto in situazioni che richiedono una lingua più sorvegliata (ma in realtà va bene sempre); avere è accettabile in contesti di formalità media e bassa (nel parlato probabilmente anche in contesti più formali).

    Quando si usa l’ausiliare essere, si sta indicando che l’azione è stata compiuta in modo più completo e definitivo, mentre quando si usa avere si indica che l’azione è stata compiuta in modo più generico o meno definito. Ad esempio:

    Ho vissuto a Roma per tre anni. (azione compiuta in modo generico)

    Sono vissuto a Roma per tre anni. (azione compiuta in modo più completo)

    Nel primo caso, si sta semplicemente indicando che si è vissuti a Roma per tre anni, senza specificare ulteriori dettagli. Nel secondo caso, si sta sottolineando che si è vissuti a Roma per tre anni in modo più deciso o definitivo".

    mo vassapé

    Comunque sia, in questo caso forse è preferibile l'ausiliare avere
    Ultima modifica di doxa; 11-08-2024 alle 14:32

  4. #4
    A parte le sottigliezze sintattico/grammatical/morfematico ( bello, vero? ), definire la differenza tra vivere ed esistere é un bel "bla-bla-bla" in prospettiva. E non mettiamoci dentro anche "essere", pe' carità

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