Mi é capitato, involontariamente e senza avere possibilità di defilarmi, di assistere al colloquio tra un candidato all'eutanasia e una funzionaria, in una fase (molto avanzata, quasi finale) della procedura. Preciso che in Belgio l'eutanasia é legale e "la pratica" si introduce in Comune ; il procedimento é lungo, ma non burocraticamente banale, né triviale. Come é ovvio che debba essere.
E' stata un'esperienza fuori dal comune, che mi ha fatto pensare.
Si, mi capita (di pensare), talvolta.
Quindi, l'idea di questa discussione che non vuole essere lo scontato dibattito generalfilosofeticoreligiotipostadiocurvasud "Eutanasia-si versus Eutanasia-no".
Un tema strettamente privato e personale, senza imporre nulla a chichessia, né tantomeno dare giudizi su operato/convinzioni altrui : il proprio pensiero.
Piuttosto intimo, é vero : l'ipotesi che il tema venga ignorato totalmente é ben valida. Anzi, penso sia la più probabile.
Ah, il tema:
"Con quale ragionamento affrontare le possibilità di decidere, volontariamente, la propria prematura « dipartita ». Cosa prendere in considerazione, come, con chi comunicare e quando.
E, dulcis in fundo ( o in cauda venenum ) il punto fondamentale : dalla soddisfazione di quale bisogno nasce la motivazione a questo atto"
Il tutto, riferito a se stessi, senza i « Grandi Discorsi », infarciti da paroloni tanto altisonanti quanto privi di significato, malgrado l'inevitabile, doverosa iniziale maiuscola
Concretamente, insomma. Come se si dovesse decidere domani. In prima persona.
Cio' premesso e (spero) chiarito, "apro le danze" : qual'é il pensiero del giullare ?
In questo caso, é prevalente il difetto principale del suddetto personaggio : la mentalità vetero-ingegneristica....e parto dalla fine, naturalmente.
L'esistenza é un fenomeno naturale transeunte. La Natura ha una sola legge/scopo fondamentale, (motrice, in un certo senso) : la "Perennità dalla stirpe". Stirpe in senso allargatissimo e supergenerale. Di conseguenza, la sopravvivenza individuale. Per licheni, batteri, merluzzi, zanzare, pidocchi, esseri umani. Ognuno fa del suo meglio per "assolvere il compito", consciamente o inconsciamente, con i mezzi geneticamente a sua disposizione. Qualunque possa essere il significato di "consciamente o meno".
Trasferito questo concetto nel "privato personalindividualemiodimesolo", é stabilita la base per i ragionamenti ulteriori. E si "mettono i mobili che si preferiscono"...Religioso-confessionali, etico-multiformi,...quello che si vuole. E si esiste/vive con l'arredamento che si é scelto. Magari cambiando ogni tanto, perché no ? Si esiste/vive, comunque. E non a caso ho usato i due termini...l'esistenza, te la becchi, il vivere te lo scegli. Più o meno, manco a dirlo. Liberarbitraietrà ed affini, vade retro. Non ci azzecca.
Dico che chiunque ha la sua idea personale di come vivere l'esistenza. Quale, come e perché, non interessa. E' un fatto. Assodato e vale per tutti.....quale che sia/possa essere il genere, beninteso.
Io ho ammobiliato il mio vissuto. E nessuno ha titoli per insegnare/consigliare/giudicare, tanto per chiarezza.
Nel mio mobilio, non ci sono Padri Celesti che si impicciano, amano, puniscono etc, né eternità beatifico-punitrici, né etiche rivelate....etc etc Ignoro se vi sia un "Iniziatore" o se non vi sia. Sicuramente, non é/sarebbe antropomorfo, né (s)ragiona/nerebbe antropomorficamente.
Quindi, etica e dignità mi derivano dall'essere un Umano senziente e sociale. Ogni termine ha il suo pieno significato. Il che mi basta e avanza come "mobilio" per vivere l'esistenza : il Grande Problema Esistenziale, per ma ha la risposta. (....non é 42 )
Vivere l'esistenza : voilà la motivazione, ed "il punto".
Messa a parte/conclusa l'attività procreativa (richiesta primaria per la sopravvivenza/perennità della "Stirpe"), resta la "sopravvivenza individuale". Per inciso, la "conclusione" é in senso lato : va dalla decisione di non farlo, alla coniglieria ininterrotta finché possibile, con tutte le possibiltà intermedie.
"Sopravvivenza individuale" : qui entrano in gioco l'analisi del valore, il calcolo delle probabilità, la teoria del caso....e, perché no ?... l'entropia , che suona sempre bene.
Principalmente, l'analisi del valore.
Un bel paesaggio, vale un unghia incarnita ? Con la cecità, resterebbe solo l'unghia incarnita, pero'.
...e via di questo passo. Più seriamente. E concretamente.
In particolare, per le relazioni umane.
E ci sono, in merito, "doveri" (giuridicamente definiti o meno) esistenti, da analizzare e valorizzare.
Certo, una pensione alimentare ad un coniuge esecrabile, non ha lo stesso peso del sostegno ad un figlio colpito da handicap.
Il "capitolo Salute", nei due aspetti della "scocciatura di essere malato" ed in quella del "Peso che una persona cara deve sopportare"
Ed il carico per la Società ? Pensione, assistenza sanitaria....
Ed il carico ecologico per il povero pianeta ?
Si tratta di una lunga serie di elementi da prendere in considerazione, e da pesare, con l'analisi del valore ed il calcolo delle probabilità (col supporto di dati seri e statistiche affidabili).
Si, proprio una ceccheliste da preparare accuratamente, in modo che sia esaustiva. E siccome ognuno ha la sua, la mia , qui, é ininfluente (oltre che priva di interesse)
....un lavoro di ingegneria...
Parlarne ? Con gli interessati. Tutti. E subito.
"Parlarne" non vuol dire informare a "carote cotte": significa avere un dialogo, il che presume ascolto, in vista di una "comunicazione" efficace, per una decisione condivisa in un'ottica partenariale.
E farlo quando non ci sono crisi o urgenze : di eutanasia, si parla quando si sta bene e va tutto bene.
E parlandone con qualcuno/a, pensare se le parti fossero invertite.
Bé, direi che basta, come apertura di danza
Sempre che ci siano seguaci/fedeli di Tersicore