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Discussione: Eutanasia: l'approccio personale, visto dal giullare

  1. #1

    Eutanasia: l'approccio personale, visto dal giullare

    Mi é capitato, involontariamente e senza avere possibilità di defilarmi, di assistere al colloquio tra un candidato all'eutanasia e una funzionaria, in una fase (molto avanzata, quasi finale) della procedura. Preciso che in Belgio l'eutanasia é legale e "la pratica" si introduce in Comune ; il procedimento é lungo, ma non burocraticamente banale, né triviale. Come é ovvio che debba essere.
    E' stata un'esperienza fuori dal comune, che mi ha fatto pensare.
    Si, mi capita (di pensare), talvolta.
    Quindi, l'idea di questa discussione che non vuole essere lo scontato dibattito generalfilosofeticoreligiotipostadiocurvasud "Eutanasia-si versus Eutanasia-no".
    Un tema strettamente privato e personale, senza imporre nulla a chichessia, né tantomeno dare giudizi su operato/convinzioni altrui : il proprio pensiero.
    Piuttosto intimo, é vero : l'ipotesi che il tema venga ignorato totalmente é ben valida. Anzi, penso sia la più probabile.
    Ah, il tema:
    "Con quale ragionamento affrontare le possibilità di decidere, volontariamente, la propria prematura « dipartita ». Cosa prendere in considerazione, come, con chi comunicare e quando.
    E, dulcis in fundo ( o in cauda venenum ) il punto fondamentale : dalla soddisfazione di quale bisogno nasce la motivazione a questo atto
    "
    Il tutto, riferito a se stessi, senza i « Grandi Discorsi », infarciti da paroloni tanto altisonanti quanto privi di significato, malgrado l'inevitabile, doverosa iniziale maiuscola
    Concretamente, insomma. Come se si dovesse decidere domani. In prima persona.

    Cio' premesso e (spero) chiarito, "apro le danze" : qual'é il pensiero del giullare ?
    In questo caso, é prevalente il difetto principale del suddetto personaggio : la mentalità vetero-ingegneristica....e parto dalla fine, naturalmente.
    L'esistenza é un fenomeno naturale transeunte. La Natura ha una sola legge/scopo fondamentale, (motrice, in un certo senso) : la "Perennità dalla stirpe". Stirpe in senso allargatissimo e supergenerale. Di conseguenza, la sopravvivenza individuale. Per licheni, batteri, merluzzi, zanzare, pidocchi, esseri umani. Ognuno fa del suo meglio per "assolvere il compito", consciamente o inconsciamente, con i mezzi geneticamente a sua disposizione. Qualunque possa essere il significato di "consciamente o meno".
    Trasferito questo concetto nel "privato personalindividualemiodimesolo", é stabilita la base per i ragionamenti ulteriori. E si "mettono i mobili che si preferiscono"...Religioso-confessionali, etico-multiformi,...quello che si vuole. E si esiste/vive con l'arredamento che si é scelto. Magari cambiando ogni tanto, perché no ? Si esiste/vive, comunque. E non a caso ho usato i due termini...l'esistenza, te la becchi, il vivere te lo scegli. Più o meno, manco a dirlo. Liberarbitraietrà ed affini, vade retro. Non ci azzecca.
    Dico che chiunque ha la sua idea personale di come vivere l'esistenza. Quale, come e perché, non interessa. E' un fatto. Assodato e vale per tutti.....quale che sia/possa essere il genere, beninteso.
    Io ho ammobiliato il mio vissuto. E nessuno ha titoli per insegnare/consigliare/giudicare, tanto per chiarezza.
    Nel mio mobilio, non ci sono Padri Celesti che si impicciano, amano, puniscono etc, né eternità beatifico-punitrici, né etiche rivelate....etc etc Ignoro se vi sia un "Iniziatore" o se non vi sia. Sicuramente, non é/sarebbe antropomorfo, né (s)ragiona/nerebbe antropomorficamente.
    Quindi, etica e dignità mi derivano dall'essere un Umano senziente e sociale. Ogni termine ha il suo pieno significato. Il che mi basta e avanza come "mobilio" per vivere l'esistenza : il Grande Problema Esistenziale, per ma ha la risposta. (....non é 42 )
    Vivere l'esistenza : voilà la motivazione, ed "il punto".
    Messa a parte/conclusa l'attività procreativa (richiesta primaria per la sopravvivenza/perennità della "Stirpe"), resta la "sopravvivenza individuale". Per inciso, la "conclusione" é in senso lato : va dalla decisione di non farlo, alla coniglieria ininterrotta finché possibile, con tutte le possibiltà intermedie.
    "Sopravvivenza individuale" : qui entrano in gioco l'analisi del valore, il calcolo delle probabilità, la teoria del caso....e, perché no ?... l'entropia , che suona sempre bene.
    Principalmente, l'analisi del valore.
    Un bel paesaggio, vale un unghia incarnita ? Con la cecità, resterebbe solo l'unghia incarnita, pero'.
    ...e via di questo passo. Più seriamente. E concretamente.
    In particolare, per le relazioni umane.
    E ci sono, in merito, "doveri" (giuridicamente definiti o meno) esistenti, da analizzare e valorizzare.
    Certo, una pensione alimentare ad un coniuge esecrabile, non ha lo stesso peso del sostegno ad un figlio colpito da handicap.
    Il "capitolo Salute", nei due aspetti della "scocciatura di essere malato" ed in quella del "Peso che una persona cara deve sopportare"
    Ed il carico per la Società ? Pensione, assistenza sanitaria....
    Ed il carico ecologico per il povero pianeta ?
    Si tratta di una lunga serie di elementi da prendere in considerazione, e da pesare, con l'analisi del valore ed il calcolo delle probabilità (col supporto di dati seri e statistiche affidabili).
    Si, proprio una ceccheliste da preparare accuratamente, in modo che sia esaustiva. E siccome ognuno ha la sua, la mia , qui, é ininfluente (oltre che priva di interesse)
    ....un lavoro di ingegneria...
    Parlarne ? Con gli interessati. Tutti. E subito.
    "Parlarne" non vuol dire informare a "carote cotte": significa avere un dialogo, il che presume ascolto, in vista di una "comunicazione" efficace, per una decisione condivisa in un'ottica partenariale.
    E farlo quando non ci sono crisi o urgenze : di eutanasia, si parla quando si sta bene e va tutto bene.
    E parlandone con qualcuno/a, pensare se le parti fossero invertite.

    Bé, direi che basta, come apertura di danza
    Sempre che ci siano seguaci/fedeli di Tersicore
    Ultima modifica di restodelcarlino; 31-08-2024 alle 10:21

  2. #2
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    oddio, così è difficile farsi un'idea; ci vorrebbe un po' di ordine:

    in concreto, una persona capace è in grado di togliersi la vita; il reato connesso è ovviamente pensato per chi, eventualmente, aiuti o istighi a farlo;
    poi, ci sono le persone progressivamente incapacitate a disporre di se stesse, e qui si apre la questione, che più o meno conosciamo tutti;

    ora, il concetto eccezionale nel senso di outstanding inglese - che la nostra società spesso pone come limite all'auto-determinazione è quella del diritto indisponibile:
    quando un soggetto è per qualche motivo incapacitato - il minore rispetto agli studi, il lavoratore rispetto alle ferie o alle misure di sicurezza, l'incapace di intendere e volere, ecc... - l'ordinamento si surroga e dispone a tutela di ciò che è inteso come meglio in termini di godimento del proprio diritto e delle proprie facoltà;

    noi abbiamo bene presente la circostanza del malato terminale che soffre, o di chi viva in condizioni di menomazione irreversibile delle proprie capacità tali da rendere l'esistenza una sofferenza, a prescindere da ciò che può essere fatto per migliorare la sua vita;

    ma poi ci sono altre condizioni "grigie" in cui la stessa determinazione può intervenire per l'assenza di prospettive esterne; poniamo: un anziano solo può desiderare la morte; se però non fosse solo e potesse giocare a briscola con altre persone nella sua condizione, magari si alzerebbe al mattino felice di quella prospettiva;

    una ragazza maggiorenne potrebbe essere talmente depressa da volersi suicidare; difficile impedirglielo a lungo; ma potrei anche considerare quella condizione come incapacitante e surrogarmi, in vista di una cura, un TSO, ecc...
    è una violenza contro l'autodeterminazione ? certo; esattamente come quella di mandare a scuola un minore o costringere un lavoratore a fruire delle ferie o a mettersi le protezioni in cantiere, con l'obbligo corrispondente del datore di lavoro di assumersi gli oneri relativi; anche se quello ama lavorare più che andare in spiaggia, oppure era un campione di parcours e vuole zompare da un'impalcatura all'altra in sneakers e senza casco;

    quindi, direi che un possibile discrimine potrebbe essere la misura in cui la società può modificare quelle circostanze che inducono una persona a rinunciare alla vita; il che, riporta e si ricollega anche a considerazioni ancora più generali, tipo:
    se la vita a cui determinate persone sono costrette è molto degradante, non solo quelle possono desiderare di farla finita, ma possono anche avere la forza di imporsi come aggressori a loro volta; pensiamo a quanto poco serve il carcere per come lo vediamo operare normalmente.
    c'� del lardo in Garfagnana

  3. #3
    @axe
    Umilmente, mi permetto di farti notare che non sei in tema.
    Non "Riflessioni generali", ma "Cosa faccio/farei io, personalmente, in vista della mia eutanasia"
    Tema estremamente "privato", ne convengo.
    E che puo' essere anche "Non applicabile", ovviamente.
    Quindi, danzerei da solo
    Ultima modifica di restodelcarlino; 31-08-2024 alle 11:16

  4. #4
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    Avendo esperienza di malattie altamente invalidanti e di altre patologie in famiglia, mi aspetto che possa succedere anche a me.
    Sarà o non sarà, si vedrà.
    È bene pensarci da più o meno sani perché non puoi farti venire l'idea dopo. Anche perché potresti non essere in grado di avere le funzioni cerebrali attive.
    Per la mia persona sono pro.
    Non perché scansi malattie e disgrazie, che non sono mai mancate, ma perché non c'è alcuna volontà da parte di mia di caricare alcuno di un mio eventuale stato irreparabile.
    Non ho figli e non li avrei incaricati di provvedere a me.
    Non ho intenzione di farlo con altri parenti perché credo che ci meritiamo una tregua.

    Se un Italia dovesse cambiare qualcosa a livello legislativo e normativo, mi stupirei tantissimo.
    Ma chissà, magari si rinsavisce prima dell' arrivo del meteorite.

    Allo stato attuale non credo di poter fare altro che informare i parenti prossimi.
    un po' di possibile, sennò soffoco.
    G. Deleuze

  5. #5
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    @resto: non so in belgio, ma sicuramente in germania dove l'eutanasia è pratica riconosciuta da qualche decennio da un apposito provvedimento legislativo, puoi "farti fare fuori" quando e come ti piace. ad esempio ricordo che accadde anche ad un "parlamentare di successo", di cui ovviamente non ricordo il nome. la vita ti può portare al suicidio, che è il metodo e lo strumento di "eutanasia" più antico e condiviso da coloro che scelgono di farla finita. non a caso il suicidio non è reato. per la chiesa il suicidio è peccato mortale e quindi niente "terra consacrata" al "seppellendo" di turno. è però reato la "istigazione al suicidio" come dice bene axe. non so bene perché, ma forse a causa di una analogia con l'omicidio vero e proprio in cui nella morte di una persona c'è sempre la mano "assai concreta" di altre persone. insomma l'istigazione al suicidio sarebbe un "surrogato" a carattere non materiale dell'atto causativo, cioè la violenza in qualsiasi forma manifestata, della morte nell'omicidio vero e proprio.
    Per quanto riguarda la mia situazione personale a volte ho anche parlato con parenti di un ipotetico suicidio assistito, da espletare oltrefrontiera, ma poi passa, forse è un fatto di crescita a carattere morale che potrebbe essere risolto da un buon psichiatra o psicologo o altro.

  6. #6
    Opinionista L'avatar di LadyHawke
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    Citazione Originariamente Scritto da restodelcarlino Visualizza Messaggio
    Un tema strettamente privato e personale, senza imporre nulla a chichessia, né tantomeno dare giudizi su operato/convinzioni altrui : il proprio pensiero.
    Piuttosto intimo, é vero : l'ipotesi che il tema venga ignorato totalmente é ben valida. Anzi, penso sia la più probabile.
    Ah, il tema:
    "Con quale ragionamento affrontare le possibilità di decidere, volontariamente, la propria prematura « dipartita ». Cosa prendere in considerazione, come, con chi comunicare e quando.
    E, dulcis in fundo ( o in cauda venenum ) il punto fondamentale : dalla soddisfazione di quale bisogno nasce la motivazione a questo atto
    "
    Il tutto, riferito a se stessi, senza i « Grandi Discorsi », infarciti da paroloni tanto altisonanti quanto privi di significato, malgrado l'inevitabile, doverosa iniziale maiuscola
    Concretamente, insomma. Come se si dovesse decidere domani. In prima persona.
    ...............

    Parlarne ? Con gli interessati. Tutti. E subito.
    "Parlarne" non vuol dire informare a "carote cotte": significa avere un dialogo, il che presume ascolto, in vista di una "comunicazione" efficace, per una decisione condivisa in un'ottica partenariale.
    E farlo quando non ci sono crisi o urgenze : di eutanasia, si parla quando si sta bene e va tutto bene.
    E parlandone con qualcuno/a, pensare se le parti fossero invertite.

    Bé, direi che basta, come apertura di danza
    Sempre che ci siano seguaci/fedeli di Tersicore
    Argomento molto impegnativo...
    Inizio dalla soddisfazione di quale bisogno nasce la motivazione a considerare di porre fine alla propria esistenza attraverso l' eutanasia: credo la paura della sofferenza quando ancora si sta bene, si è in grado d'intendere e volere, e suppongo il dolore insopportabile ed un'esistenza senza senso, magari passata a guardare il soffitto poi quando si è dentro al problema, quando si arriva vicino al termine dell'esistenza.
    Avendo visto come sono morti i miei suoceri, entrambi affetti da demenza e malattia neurologica che li ha ridotti e consumati lentamente da sembrare scheletri su di un letto, non riuscendo più ad ingoiare neanche tutto frullato ed addensato, non sono arrivati per tempo ( fortunatamente dico io, che esistenza avrebbero continuato?) ad essere alimentati forzatamente attraverso la peg, ma in pratica sono morti "di fame", solo attaccati alla flebo per l'idratazione, attendendo che il cuore e gli altri organi si spegnessero.
    A vederli facevano impressione.
    E niente oggi si cerca di prolungare l' esistenza ad ogni costo,il più possibile, esistono cure e interventi che ai tempi dei miei nonni non c'erano. Mia nonna materna in effetti è morta molto giovane che non aveva sessant'anni, nel giro di pochi giorni per un ictus, ma fino ad allora aveva vissuto dignitosamente, autosufficiente, certo era da sempre un'ipertesa. Mia nonna paterna è morta per infarto aveva oltre settanta anni, improvvisamente è venuta a mancare, senza dar disturbo a nessuno. Mio nonno paterno purtroppo è morto di cancro, ma non è andato avanti anni, credo solo mesi. Mio nonno materno invece ha vissuto fin oltre novant'anni in buona salute, o per lo meno abbastanza da renderlo autonomo fino a poco prima di morire, credo per una cancrena al piede/ gamba forse causa di diabete.
    Nessuno dei miei nonni ha vissuto anni e anni condannato su di un letto a fissare il soffitto o con il cervello compromesso.
    Hanno vissuto bene? Potevano vivere più a lungo se curati come si fa oggi?
    Probabilmente un tempo si viveva meno anni ma in tanti casi si moriva più velocemente, oggi invece nella maggior parte cercano di tenerti in vita il più a lungo possibile, anche ricorrendo a alimentazione forzata con peg nell'addome se necessario.

    Io sono favorevole all' eutanasia per chi lo desidera.
    Non credo che la decisione di porre fine alla propria esistenza sia però così facile da prendere, legge permettendo, comunque resta una decisione importante per sé e per i propri cari.
    Che poi un conto è decidere tanto tempo prima quando si sta ancora bene, una realtà lontana, un conto quando si è ancora coscienti e consapevoli ma condannati ad un'esistenza vuota, inutile a fissare il soffitto, oppure sofferenti di dolori insopportabili, pur sempre attaccati alla vita dalla paura della morte, della fine, del distacco da tutto.


    Comunque io ne ho già parlato con i miei figli, e ho detto loro se arrivo a certe condizioni o di grande sofferenza, se non possono darmi una tappata in testa almeno che non ci sia accanimento terapeutico e che mi lascino andare senza sonde e sacche collegate alla pancia per tenermi in vita ad ogni costo.
    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

  7. #7
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Ne stiamo parlando nell'altro topic: prendersi cura del nostro Prossimo è la forma più alta dell'Amore. Siamo tutti concordi in Famiglia, la Vita appartiene a Dio, è un Bene indisponibile.....
    Fra eutanasia e accanimento terapeutico, sceglieremo l'Amore.

    " Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia,
    non contristarlo durante la sua vita.
    Anche se perdesse il senno, compatiscilo
    e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore.
    Poiché la pietà verso il padre non sarà dimenticata,
    ti sarà computata a sconto dei peccati.
    Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di
    te;
    come fa il calore sulla brina, si scioglieranno i tuoi
    peccati. "

    (Siracide 3)
    amate i vostri nemici

  8. #8
    Opinionista L'avatar di Breakthru
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    Parlarne ? Con gli interessati. Tutti. E subito.
    "Parlarne" non vuol dire informare a "carote cotte": significa avere un dialogo, il che presume ascolto, in vista di una "comunicazione" efficace, per una decisione condivisa in un'ottica partenariale.
    E farlo quando non ci sono crisi o urgenze : di eutanasia, si parla quando si sta bene e va tutto bene.
    E parlandone con qualcuno/a, pensare se le parti fossero invertite.
    Non ho mai intavolato la discussione, insomma non ho mai radunato la mia famiglia per esporre la mia volontà casomai dovesse essere.
    Chiaramente se sei a conoscenza di una probabile predisposizione a malattie degenerative forse è più comune trattare l'argomento, anche se l'incidente può sempre capitare.

    E' successo di parlarne, magari sentendo qualche notizia al tg, frasi del tipo del tipo " se capitasse a me...", quello sì

    Se capitasse a me non voglio l'accanimento terapeutico, per l'eutanasia ora direi di sì, assolutamente, ma non posso sapere oggi se all'occorrenza invece non desidererò aggrapparmi alla vita, quindi spero solo, e spero che non mi capiti, che se dovesse essere di avere la lucidità per poter dire: "basta lasciatemi andare"

    Per quanto riguarda invece la sepoltura, ho già dato diverse direttive

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Ne stiamo parlando nell'altro topic: prendersi cura del nostro Prossimo è la forma più alta dell'Amore. Siamo tutti concordi in Famiglia, la Vita appartiene a Dio, è un Bene indisponibile.....
    Fra eutanasia e accanimento terapeutico, sceglieremo l'Amore.

    " Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia,
    non contristarlo durante la sua vita.
    Anche se perdesse il senno, compatiscilo
    e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore.
    Poiché la pietà verso il padre non sarà dimenticata,
    ti sarà computata a sconto dei peccati.
    Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di
    te;
    come fa il calore sulla brina, si scioglieranno i tuoi
    peccati. "

    (Siracide 3)
    Cosa significhi scegliere l'amore fra eutanasia ed accanimento lo sai solo te. Nel momento in cui si presentano condizioni x, y o z ecc... , in base anche alle possibilità messe davanti dai dottori, dovranno essere fatte delle scelte. Infilare la parola amore, tanto per fare i soliti post alla Cono e riempire il buco con un parolone, non spiega nulla, non serve a nulla.
    Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da Vega Visualizza Messaggio
    Cosa significhi scegliere l'amore fra eutanasia ed accanimento lo sai solo te. Nel momento in cui si presentano condizioni x, y o z ecc... , in base anche alle possibilità messe davanti dai dottori, dovranno essere fatte delle scelte. Infilare la parola amore, tanto per fare i soliti post alla Cono e riempire il buco con un parolone, non spiega nulla, non serve a nulla.
    Era prevedibile....risposta alla Cono....forse per non conoscere le scelte sue ....solo ammmmorrrreeeee!

    Comunque la Chiesa, quella ufficiale non conesca, pare contraria all' accanimento terapeutico, pur dichiarandosi contraria all' Eutanasia.
    Tanto che a suo tempo il Cardinal Martini non più in grado di deglutire cibi rifiutò l'accanimento terapeutico attraverso l' alimentazione forzata col tubicino nell' addome.
    Giusto che si sappia.
    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

  11. #11
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Citazione Originariamente Scritto da Vega Visualizza Messaggio
    Cosa significhi scegliere l'amore fra eutanasia ed accanimento lo sai solo te. Nel momento in cui si presentano condizioni x, y o z ecc... , in base anche alle possibilità messe davanti dai dottori, dovranno essere fatte delle scelte. Infilare la parola amore, tanto per fare i soliti post alla Cono e riempire il buco con un parolone, non spiega nulla, non serve a nulla.
    Quello che abbiamo fatto per Maddalena, vorrei fosse fatto anche per me.
    amate i vostri nemici

  12. #12
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Era prevedibile....risposta alla Cono....forse per non conoscere le scelte sue ....solo ammmmorrrreeeee!

    Comunque la Chiesa, quella ufficiale non conesca, pare contraria all' accanimento terapeutico, pur dichiarandosi contraria all' Eutanasia.
    Tanto che a suo tempo il Cardinal Martini non più in grado di deglutire cibi rifiutò l'accanimento terapeutico attraverso l' alimentazione forzata col tubicino nell' addome.
    Giusto che si sappia.
    Perfetto: la posizione della Chiesa va in questa direzione. Difendere la Vita. Sempre! Dal concepimento nel seno della madre, alla sua fine naturale. Usare tutti gli strumenti necessari unendoli al discernimento per capire, come il Cardinal Martini, quando abbandonarsi nelle mani di Dio.
    amate i vostri nemici

  13. #13
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Vedi Cono con la scusa di abbandonarsi a Dio, stai in sostanza avallando una scelta personale e di lasciarsi andare.
    Poi, se fosse tutto nelle mani di Dio, dovremmo al 100% aspettare gli eventi, la mano di Dio che opera in un senso o in un altro. Se la vita è indisponibile, non è chiaro perché lo debba essere solo riguardo al fine vita e non per le cure, che sono lo stesso azioni umane.
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  14. #14
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Per quanto mi riguarda, mi associo a quanto diceva Bauxite. Oltre che per gli eventuali disagi psicologici e fisici che potrei non arrivare a sopportare se cosciente, ci sarebbe il peso verso gli altri della mia condizione
    In caso di non coscienza, sarebbe abbastanza inutile continuare una condizione di non vita.
    In caso di situazioni tipo la Englaro e Welby credo che non vorrei continuare.
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  15. #15
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    Nel mio intervento ho tralasciato un'altra osservazione.
    Penso che in Italia l' andamento futuro, perché già al presente la situazione è abbastanza disastrosa, in merito a sanità, servizi alla persona (assistenza domiciliare), prenderà sempre più una piega del "si salvi chi può".
    Io so già che non potrei sostenere spese relative ad una possibile assistenza sanitaria che diverrà sempre più privata.
    L' accudimento di un malato, un parente, non è solo restituzione del bene è anche molto altro, per esempio accettazione della solitudine e delle possibilità, disponibilità.
    Per fortuna ci sono situazioni in cui ciò non accade,in cui si può fare fronte a determinate problematiche.
    Anche se mi trovassi in una situazione del genere, mi sarebbe comunque pesante pensarmi come "altro" cui fare fronte.
    Ultima modifica di Bauxite; 03-09-2024 alle 11:18
    un po' di possibile, sennò soffoco.
    G. Deleuze

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