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Risultati da 16 a 30 di 228

Discussione: Dare il nome alle cose

  1. #16
    Opinionista L'avatar di LadyHawke
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    Citazione Originariamente Scritto da nahui Visualizza Messaggio
    Condivido questo tuo pensiero, ma non vedo noia, quanto rabbia, gelosia, rancore.
    Tutte queste disamine psicologiche in TV o sui giornali mi fanno arrabbiare, perché secondo me servono a cercare un "colpevole" esterno che rassicuri noi tutti sul fatto che queste cose non possano accadere a noi: un colpevole esterno alla cattiveria pura di queste persone. Sti poveri genitori, sbagliano sempre: se lasciano troppo liberi i ragazzi, se li educano con rigore li opprimono e quasi devono essere processati per essere stati ammazzati. Poi uccidere a coltellate è una roba davvero cruenta, che richiede una lotta corpo a corpo, sangue, forza, furia, tanto tempo... Un orrore.
    Concordo con te.
    Sembra che si debba per forza trovare un "colpevole" esterno, un'attenuante, qualcosa per alleggerire le responsabilità, scaricare le colpe altrove o sulla famiglia, o la vittima di turno, "solo un caso, passava nel momento sbagliato nel posto sbagliato..." E in questo oggi molti avvocati della difesa sono diventati bravi a cercare di alleggerire le colpe e di conseguenza la pena.
    Alla fine povere vittime, sono vittime due volte, Vien da pensare : "peggio per loro che si sono fatti ammazzare, son morti e in vita non ritornano più, qualunque condanna riceva il colpevole"
    Inizio a non avere più fiducia nella giustizia che dovrebbe punire i colpevoli, poi se c'è da recuperare ok ma per me è secondario, si deve scontare la giusta punizione.
    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

  2. #17
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Citazione Originariamente Scritto da LadyHawke Visualizza Messaggio
    Ecco un' altra mia riflessione...
    Cos'è che inibisce e blocca certi comportamenti?
    Il sapere che ci sono regole sociali fin da bambini per cui non si uccide, non si ruba...non si fa, è sbagliato, che la vita di una persona va rispettata?
    La paura di una punizione?
    L'educazione a queste regole?
    L' empatia con altri esseri umani? Per cui ti prenderebbe male solo al pensiero di fare del male a qualcuno?

    Credo che il cervello e la mente umana siano molto complicati.
    Lo sono: condivido gran parte della tua analisi, eppure non possiamo fare a meno di chiederci come mai, ai nostri giorni, gli studi degli psicoterapeuti siano pieni zeppi di giovani e giovanissimi. Perché stiamo scambiando un problema ESISTENZIALE per un problema sanitario? Giustamente hai fatto notare che noi, durante le turbolenze adolescenziali, mica venivamo spediti dallo specialista! Oggi si tende a delegare. A colmare le lacune educative rivolgendosi ad altro fuori della Famiglia. Troppo faticoso, troppo dispendioso farsi carico dell'ascolto dei nostri figli....
    Quando ho aperto il topic non cercavo soluzioni. Come scrive Breakthru, il problema è enorme. Possiamo però riflettere e confrontarci. Anche l'ho intitolato "dare il nome alle cose" perché credo che LA PAROLA sia importantissima. In Famiglia e fuori. Parlare, dirsi le cose. Noi al Centro di ascolto non facciamo niente di speciale. Lasciamo che siano le persone a parlare, a buttare fuori tutto quel che hanno dentro. E vediamo che solo quello le placa, le conforta e le aiuta. Appunto a dare un nome a ciò che stanno vivendo e soffrendo.
    amate i vostri nemici

  3. #18
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Cono, cos'è, oltre a fare lo psico-sessuologo santone di coppia, vuoi fare anche quello dell'infanzia e adolescenza? Perché se dici che mandiamo i giovani dallo psico ecc..., e quindi deleghiamo, vuol dire che in casa son tutti esperti di psicologia e psichiatria.
    Ma ti rendi conto di quello che dici o no?
    Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple

  4. #19
    Citazione Originariamente Scritto da Vega Visualizza Messaggio
    Cono....omissis....
    Ma ti rendi conto di quello che dici o no?

    Eccellente domanda.
    Io, una mezza idea della risposta ce l'avrebbi ...

  5. #20
    Opinionista L'avatar di LadyHawke
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    Niente Cono non comprende i discorsi!

    È colpa sempre e solo dei genitori che mandano dallo psicologo o non ascoltano i figli.
    Pure se li ascoltano è colpa loro!

    Ma com'è che noi siamo cresciuti con genitori a volte poco presenti, poco dialoganti, punitivi a calci in culo, eppure non li abbiamo sgozzati, accoltellati.... insomma ci siamo arrangiati a crescere come siamo riusciti, bene o male abbiamo superato l' età critica come siamo stati capaci senza ammazzare nessuno, magari qualcuno piuttosto s'è autodistrutto con alcool e droghe ma senza ammazzare altri o i propri genitori?

    Cono "psicologo" non ce lo dirà mai come mai c'è chi ce la fa e chi no.
    O forse sì? Tutto merito dei centri d'ascolto?
    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

  6. #21
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Lo sono: condivido gran parte della tua analisi, eppure non possiamo fare a meno di chiederci come mai, ai nostri giorni, gli studi degli psicoterapeuti siano pieni zeppi di giovani e giovanissimi. Perché stiamo scambiando un problema ESISTENZIALE per un problema sanitario?
    perché prima il problema "esistenziale" non era contemplato, anche se c'era lo stesso:

    Giustamente hai fatto notare che noi, durante le turbolenze adolescenziali, mica venivamo spediti dallo specialista!
    infatti a 18 anni ci si sparava per strada per motivi "politici", oppure si raccattavano ogni sera nei parchi svariati morti di eroina;
    non sei ancora nell'età della demenza senile e queste cose dovresti ricordarle bene; ma si sa, la memoria è selettiva: ricorda quello che torna utile e rimuove il resto;

    Oggi si tende a delegare. A colmare le lacune educative rivolgendosi ad altro fuori della Famiglia. Troppo faticoso...
    è faticoso perché la libertà lo è;
    i nostri genitori, più o meno, hanno fatto figli perché si facevano, in una società in cui la devianza c'era lo stesso, ma ci si ponevano pochi problemi, e si viveva tipo gregge: nascevi popolo a Empoli ? un posto in Sammontana e una vita più o meno predestinata; tu hai fatto il ragioniere e hai alzato un po' la testa, ma avevi spazio;

    oggi la società ti costringe meno e scegliere è faticoso; essere genitori è un'avventura su un campo minato; del resto, non avresti modo di raccontare le stesse favole della nostra generazione; nemmeno quelle trasgressive funzionano più; per questo hai l'omicida della porta accanto, che un tempo avrebbe fatto il delinquente o si sarebbe suicidato con l'eroina;
    oppure quell'aggressività l'avrebbe messa al servizio di un progetto, arricchirsi, magari in modi al limite del codice, oppure fare l'artista, scappare in America, ecc...

    funzionerebbe oggi emulare una società fondata sull'autorità e garante ? io non credo; anche perché non abbiamo né diamo garanzie di nulla; forse bisogna rassegnarsi alla circostanza che i giovani sappiano della loro vita e dei loro bisogni più di noi.
    c'� del lardo in Garfagnana

  7. #22
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Il nome alle cose, alla condizione e al problema dell'individuo, lo dovrebbe dare, dulcis in fundo, lo specialista.
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  8. #23
    Citazione Originariamente Scritto da Vega Visualizza Messaggio
    lo specialista.
    Resta da definire Chi sia "lo specialista" e Cosa lo caratterizzi come tale.

    ah....
    Il nostro MaestroGiudice é tale per Decreto Superiore, manco a dirlo

  9. #24
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Vogliamo vedere il pezzo di carta
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  10. #25
    Citazione Originariamente Scritto da Vega Visualizza Messaggio
    Vogliamo vedere il pezzo di carta
    Appena trovo una frasetta sul...come lo chiama?...Siracide, te la copincollo illico, facto et immediate
    Parola di giullare

  11. #26
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Cono, cos'è, oltre a fare lo psico-sessuologo santone di coppia, vuoi fare anche quello dell'infanzia e adolescenza? Perché se dici che mandiamo i giovani dallo psico ecc..., e quindi deleghiamo, vuol dire che in casa son tutti esperti di psicologia e psichiatria.
    Ma ti rendi conto di quello che dici o no?
    Possiamo tornare un attimo, per favore, alle parole di Affinati? Lui un esperto certificato lo è...

    «A mio parere, il malessere che descrive questo ragazzo che ha ucciso la famiglia è lo stesso di molti altri ragazzi ed è l’incapacità di saper dare il nome alle cose, di saper definire con parole, concetti, idee e immagini quello che si sta provando. Vale per le emozioni che si provano, per le situazioni che si vivono. Una incapacità di analizzarle che diventa un malessere insuperabile. E questo perché sempre più spesso si trascura l’interiorità per proiettarsi verso l’esteriorità, l’essere performanti e tutte le energie vengono fatte confluire verso questo scopo». Non saper descrivere un problema ha come conseguenza non saper chiedere aiuto per quel problema. Specie se non si individua nessuno, e questo pare il caso, con cui confidarsi, specie se non si riesce a trovare una propria collocazione nel mondo: «È una condizione diffusa tra i ragazzi. Spesso sono spaesati dalla vita che fanno e, sembrerà strano ma è così, proprio perché è piena di possibilità, piena di stimoli, di persone con cui misurarsi grazie alla rete e ai social... Il rischio di perdersi c’è ed è alto».

    Oggi l'era dei social ha distrutto il dialogo...il confronto....la parola. Una volta a tavola, ci si raccontava la giornata, si mettevano in comune le esperienze. Oggi a tavola, ognuno fra un boccone e l'altro controlla lo smartphone.
    amate i vostri nemici

  12. #27
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Niente Cono non comprende i discorsi!

    È colpa sempre e solo dei genitori che mandano dallo psicologo o non ascoltano i figli.
    Pure se li ascoltano è colpa loro!

    Ma com'è che noi siamo cresciuti con genitori a volte poco presenti, poco dialoganti, punitivi a calci in culo, eppure non li abbiamo sgozzati, accoltellati.... insomma ci siamo arrangiati a crescere come siamo riusciti, bene o male abbiamo superato l' età critica come siamo stati capaci senza ammazzare nessuno, magari qualcuno piuttosto s'è autodistrutto con alcool e droghe ma senza ammazzare altri o i propri genitori?

    Cono "psicologo" non ce lo dirà mai come mai c'è chi ce la fa e chi no.
    O forse sì? Tutto merito dei centri d'ascolto?
    Aridaje: non stiamo cercando colpevoli e meriti, Ladyhawke!!! C'è una questione enorme: che interroga le nostre menti e le nostre Coscienze in quanto educatori, genitori, professori, insegnanti, operatori sul campo eccetera. Il malessere è diffuso. E riguarda giovani e meno giovani. La radice comune è perlappunto l'incomunicabilità. Possono dirlo gli psicoterapeuti e i volontari con anni d'esperienza come noi. Affinati, Recalcati, Cancrini ma anche un semplice Conogelato: si ha a che fare con PERSONE CONCRETE, non con idee...concetti.... astrazioni mentali.
    amate i vostri nemici

  13. #28
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Oggi l'era dei social ha distrutto il dialogo...il confronto....la parola. Una volta a tavola, ci si raccontava la giornata, si mettevano in comune le esperienze. Oggi a tavola, ognuno fra un boccone e l'altro controlla lo smartphone.
    allora devi spiegare il perché "una volta" i ragazzi morivano di eroina come le mosche, oppure si mettevano nei guai in guerre "politiche" da strada o finivano nelle bande armate, anche quelli delle famiglie più timorate;
    Curcio, Cagol e i primi BR, tutti di estrazione cattolicissima, Donat-Cattin e tanti altri di famiglie "integre";

    ma poi, quando mai i ragazzi davvero raccontavano i fatti loro ai genitori "una volta" ?

    il vero problema è che questa - soprattutto in Italia - è una società di vecchi, che occupano tutti i posti finché campano e posseggono tutte le proprietà;

    la tanto decantata famiglia è il luogo dell'attesa di ereditare, visto che competere non si può, perché gli spazi sono tutti chiusi e non c'è niente in palio; la prova ?

    i giovani italiani emigrano, che facciano i pizzaioli o gli architetti; in qualsiasi altro posto in Occidente guadagnano il doppio e possono farsi una vita; qui anche i laureati fanno fotocopie in cambio di nulla e una promessa sine die... per cui, quelli che non scappano aspettano con la sola prospettiva di ereditare chissà che quando i genitori stiantano;

    ad ogni modo, una quota di devianza e patologia c'è sempre e ci sarà sempre, anche in famiglia; tu vedi quella di oggi perché rimuovi quella di ieri, che pure dovresti ricordare.
    c'� del lardo in Garfagnana

  14. #29
    Opinionista L'avatar di Breakthru
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    «A mio parere, il malessere che descrive questo ragazzo che ha ucciso la famiglia è lo stesso di molti altri ragazzi ed è l’incapacità di saper dare il nome alle cose, di saper definire con parole, concetti, idee e immagini quello che si sta provando. Vale per le emozioni che si provano, per le situazioni che si vivono. Una incapacità di analizzarle che diventa un malessere insuperabile. E questo perché sempre più spesso si trascura l’interiorità per proiettarsi verso l’esteriorità, l’essere performanti e tutte le energie vengono fatte confluire verso questo scopo». Non saper descrivere un problema ha come conseguenza non saper chiedere aiuto per quel problema. Specie se non si individua nessuno, e questo pare il caso, con cui confidarsi, specie se non si riesce a trovare una propria collocazione nel mondo: «È una condizione diffusa tra i ragazzi. Spesso sono spaesati dalla vita che fanno e, sembrerà strano ma è così, proprio perché è piena di possibilità, piena di stimoli, di persone con cui misurarsi grazie alla rete e ai social... Il rischio di perdersi c’è ed è alto». Matteo Fabris


    Insegnante e scrittore, Eraldo Affinati non usa mezzi termini: «Di fronte alla tragedia di Paderno Dugnano ho difficoltà a usare il plurale per definire i giovani, gli adulti, le famiglie. Nella ferocia di questo adolescente c’è un’irriducibile singolarità con la quale fare i conti. Mi colpisce – confessa - la solitudine lancinante del giovane omicida: non sociale, ma interiore. Sembra che soltanto adesso, paradossalmente, dopo il triplice assassinio, abbia ricevuto udienza. Ciò chiama in causa tutti noi. Lui voleva parlare e non ha trovato nessuno con cui farlo: dovremmo chiederci perché. Pensare alla rivoluzione digitale, che rischia di isolare tutti noi, non è sufficiente. L’abisso in cui è sprofondato questo ragazzo, prima e dopo la strage che ha commesso, ha qualcosa di raccapricciante che mina alla base la civiltà sociale».

    https://www.avvenire.it/attualita/pa...TVcsQJJAitPW5g
    solo per precisare che sono due interventi diversi
    Ultima modifica di Breakthru; 09-09-2024 alle 10:25

  15. #30
    Opinionista L'avatar di Breakthru
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    Quando ho aperto il topic non cercavo soluzioni. Come scrive Breakthru, il problema è enorme..
    Dove ho scritto?

    Se ho scritto in altre discussioni sì, il disagio giovanile c'è, ma ripeto che non condivido le motivazioni che dai tu

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