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Discussione: Teatro e dintorni

  1. #1
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    Teatro e dintorni



    Si apra il sipario ! Inizia lo spettacolo !


    Come state messi con l’attività teatrale ?

    Dark Lady è l’unica nel forum che si diletta come attrice di teatro ?

    Vi piacerebbe salire sul palcoscenico e recitare ?

    A me piace !

    Per un paio d’anni all’università ho fatto parte della locale compagnia teatrale, anche per rimanere più tempo con la ragazza che in quel tempo amavo, ci amavamo.

    Poi il servizio militare come ufficiale di complemento nell’esercito, il successivo lavoro, la creazione di una famiglia, e le velleità "sceniche" entrarono a far parte dei ricordi.

    Debbo dire che come piacevole passatempo l’attività teatrale è un processo di formazione individuale, permette di fare esperienza della propria interiorità: le emozioni, i sentimenti.

    Lo spazio teatrale è “un luogo dei possibili”, in cui fantasia e creatività possono esprimersi liberamente. E’ comunicazione e percorso individuale in un lavoro di gruppo. La pluralità di forme espressive impegnano integralmente la persona.

    L’educazione alla teatralità dà la possibilità di esprimere la propria specificità mediante la voce e il corpo.

    Ora basta col panegirico dedicato al teatro.

    Passo alla cronaca per informarvi che a Roma, fino al 3 novembre, nel Museo dell’Ara Pacis c’è l’interessante mostra dedicata al teatro nell’antichità, agli autori, attori e pubblico di quel tempo. Ma di questo argomenterò nel prossimo post, quando potrò.
    Ultima modifica di doxa; 05-09-2024 alle 10:15

  2. #2
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Beh, qui c'è pane per i miei denti, direi!
    Concordo con la tua lettura: il teatro è un incredibile palestra di emozioni, ma anche un grande viaggio interiore. E' un esprimere se stessi a 360 gradi, ma è allo stesso tempo anche un modo per "uscire" da se stessi.
    Io che ho sempre avuto problemi ad esibirmi in pubblico, quando entro nel mio personaggio divento un'altra persona. In quel momento davanti al pubblico non ci sono io, bensì il personaggio che interpreto. E questo mi fa passare ogni paura e timidezza.
    D'altro canto fare teatro in modo costante, ha "curato" in parte anche la mia naturale timidezza, che mi portava ad avere la voce tremante ogni volta che dovevo parlare in pubblico, a causa dell'ansia.
    Credo sia una splendida esperienza, che consiglierei a tutti.
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  3. #3
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    Grazie dark per la tua testimonianza.

    La mostra al Museo dell’Ara Pacis sul teatro occidentale nell’antichità è come un lungo viaggio, dove storia, letteratura e architettura s’intrecciano e si stratificano.

    Tutto comincia con l’ebbrezza del dio Dioniso, in onore del quale in alcune città-Stato greche si celebravano riti che avrebbero dato origine alla tragedia e alla commedia.

    La rassegna permette il coinvolgimento del visitatore fra maschere, attori e autori, progetti architettonici e rovine attuali. Fa capire che il teatro di epoca greco-romana ha le sue radici nella drammaturgia greca del VI sec. a. C.. Sarebbe nata dal ditirambo, il canto per Dioniso di una sola voce, alla quale rispondeva il coro; invece la commedia fu originata dalle processioni falliche dionisiache.

    Il drammaturgo greco Eschilo (525 a. C. – 456 a. C.) è considerato l'iniziatore della tragedia greca, seguito da Sofocle ed Euripide.

    Dal dramma greco e da apporti italici derivò il teatro di epoca romana. Fin dai suoi esordi fu un adattamento delle scene antiche al nuovo contesto sociale.

    La tradizione greco-romana ancora oggi va in scena, per esempio nell’antico teatro greco di Siracusa, quasi interamente scavato nella roccia.



    Questo teatro all’aperto veniva usato anche per le assemblee popolari.
    In epoca imperiale fu utilizzato per giochi circensi. Poi fu abbandonato. E nel XVI secolo fu depredato dalle truppe spagnole di Carlo V. Usarono le pietre, già tagliate, per erigere le fortificazioni di Ortigia.
    Ultima modifica di doxa; 05-09-2024 alle 11:23

  4. #4
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Due dei nostri figli recitano in una compagnia teatrale. Io l'ho fatto solo una volta alle superiori in un San Francesco. Avevo la parte di Fra Leone.
    amate i vostri nemici

  5. #5
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    Cono ha scritto:

    Due dei nostri figli recitano in una compagnia teatrale. Io l'ho fatto solo una volta alle superiori in un San Francesco. Avevo la parte di fra’ Leone.
    “ […]Dominus benedicat frater Leo, te”.

    Caro Cono, emulo di fra’ Leone, dicci la verità, hai costretto i tuoi due figli a recitare soltanto testi religiosi nei teatri parrocchiali ? Spero che Eracle sia intervenuto in loro favore per spezzare le catene spirituali con i quali li tenevi prigionieri.


    Jan van Eyck, Stimmate di san Francesco, olio su tavola, 1430 circa, Philadelphia Museum of Art

    Il dipinto mostra Francesco con il saio; è in ginocchio nell’eremo della Verna e riceve le stimmate il 14 settembre 1224 da un crocifisso davanti a lui: Cristo gli appare in forma di angelo serafino crocifisso. Seduto in terra, assopito, c’è fra’ Leone.

    Mentre lui dorme io ne approfitto per tornare ad argomentare dell’ambiente teatrale, accompagnato dai ditirambi, canti corali in onore di Dioniso, e falloforie: le processioni che accompagnavano il simulacro del fallo e avevano intenti propiziatori della fecondità.

    Ad Atene si svolgevano per cinque giorni a marzo oppure ad aprile tra canti, musica e offerte di sacrifici animali dedicate all’immagine di Dioniso.

    Oltre alle grandi bevute di vino, ogni giorno venivano rappresentate commedie, ditirambi e tetralogie (tre tragedie e un dramma satiresco) in gara tra loro e sottoposti al giudizio dei cittadini.


    Atene, resti del petroso teatro di Dioniso. Fu costruito all’ inizio V sec. a. C. vicino al santuario dedicato a quella divinità nei pressi dell’acropoli. Fu utilizzato da Eschilo, Sofocle ed Euripide per la tragedia, da Aristofane e Menandro per la commedia.
    Ultima modifica di doxa; 05-09-2024 alle 15:17

  6. #6
    Posso contribuire col fantastico teatro di Segesta, col suo panorama mozzafiato

    il-teatro-segesta-citt%u0025C3%u0025A0-del-greco-antico-sicilia-italia-sud-130497336.jpg

    ed il piccolo gioiellino di Palazzolo Acreide ?

    MR_00159.jpg

  7. #7
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    Grazie Carlino per aver segnalato i due antichi teatri in Sicilia.

    I numerosi edifici teatrali antichi in Italia sono la testimonianza della loro importanza nella vita dei centri abitati.

    I teatri della Magna Grecia e della Sicilia evidenziano il continuo scambio culturale tra queste regioni e la madrepatria greca.

    Si narra che nel 478 a. C. Ierone, il tiranno di Siracusa, invitò alcune volte il tragediografo Eschilo per fargli organizzare la rappresentazione dei "Persiani".

    I contatti tra Eschilo e la Sicilia erano frequenti. Si sa che molto tempo dopo la morte di Ierone, avvenuta nel 458 a. C., anno della rappresentazione dell'Orestea, lo scrittore greco si recò in Sicilia su invito dei cittadini di Gela e in quel luogo visse per altri tre anni, fino alla morte, avvenuta nel 456 circa.

    Non stupitevi, queste notizie le apprendo dal catalogo (450 pagine) della mostra.

    Per quanto riguarda il teatro greco di Segesta, questo è all'interno del parco archeologico, in cui c'è anche un tempio in stile dorico.




    Bello anche il teatro di origine greca a Palazzolo Acreide.


    questo teatro non fu costruito scavando nella roccia ma fu edificato su un pendio naturale alla fine del III sec. a. C..


    p. s. Non possiamo dimenticare l'antico teatro greco di Taormina, dove ogni anno si svolgono numerosi spettacoli con vista mare.
    In parte è di epoca romana nel suo aspetto oggi visibile. La struttura originaria era legata ad un piccolo santuario di cui resta il basamento sul belvedere che sovrasta la cavea.

    Ultima modifica di doxa; 05-09-2024 alle 21:44

  8. #8
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    Immaginaria e-mail inviata a mia nipote.

    Attore / attrice: è un lavoro e nel contempo arte effimera: esiste “qui e ora” sul palco, ma dopo la chiusura del sipario svanisce.

    Perché recitare ? Per curiosità, ambizione, per essere ammirati e applauditi ?

    E’ importante capire in che modo si deve procedere per trasformare una generica e indistinta motivazione in un’attività da mettere a punto sera dopo sera, nella routine delle repliche, affrontando vari tipi di pubblico.

    Per saper recitare è necessaria la tecnica, tramite un rigoroso percorso formativo.

    Sono determinanti gli esercizi, le metodologie di apprendimento riguardo alla gestione del corpo e del movimento, del respiro e della voce, mettendo in luce quanto sia necessario avere consapevolezza dei propri continui cambiamenti di stato, emotivo e fisico, analizzandoli, assecondandoli e sfruttandoli, per giungere alla percezione nitida ed efficace del proprio stare in scena, perché in teatro non ci si esibisce, si comunica. L’attore ha come obiettivo di dare l’illusione agli spettatori di una plausibile realtà.

    L’attore, regista teatrale e teorico del teatro Konstantin Sergeevič Stanislavskij (1863 – 1938), noto per essere l’ideatore del “metodo Stanislavski”, pretendeva dagli attori la loro l’immedesimazione totale col personaggio rappresentato in scena.

    A teatro noi assistiamo allo svolgersi di esistenze in cui spesso troviamo frammenti che ci appartengono.

    L’attività teatrale ha due aspetti: il linguaggio verbale e quello non verbale, aiuta a potenziare l’abilità comunicativa e a relazionarsi con gli altri, tramite l’uso consapevole del corpo, della voce e dello spazio.

    Le tecniche teatrali aiutano a conoscersi e gestire le posture i gesti, la voce, l’uso dello spazio scenico, la propria capacità di comunicazione e renderla più efficace.

    "Fare teatro" significa imparare ad osservare l’altro e ascoltarlo, al fine di comprenderlo. Solo in questo modo è possibile interpretare il linguaggio non verbale dell’interlocutore e capire quando intervenire sia con il corpo che con la voce.

    Per fare l’attore, l’attrice significa: esercizi, prove, simulazioni, studio del copione, creazione del personaggio. Questi esercizi facilitano la comunicazione e la comprensione reciproca, l’espressione dei sentimenti e delle emozioni.

    L’attività teatrale aiuta a superare la timidezza, il timore di parlare, insegna ad aprirsi agli altri senza timore di giudizio e di valutazione.

    Parlare agli altri in modo fluente e disinvolto può aiutare gli alunni anche nell’esposizione delle varie discipline scolastiche. Il fine è quello di sentirsi sicuri di fronte all’interlocutore ed esprimere al meglio storie, considerazioni, idee o la rappresentazione del proprio personaggio.

    L’attività teatrale aiuta l’autostima e la sicurezza di sé.

    p.s. (= post scriptum): quando vedi i film in televisione in alcuni momenti trascura le immagini ed ascolta le parole, fai attenzione alle pause, alle diverse tonalità della voce che usano gli attori o i doppiatori cinematografici.


    Dark nella mia mail ci sono errori ed omissioni ?
    Ultima modifica di doxa; 06-09-2024 alle 13:58

  9. #9
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Cono ha scritto:



    “ […]Dominus benedicat frater Leo, te”.

    Caro Cono, emulo di fra’ Leone, dicci la verità, hai costretto i tuoi due figli a recitare soltanto testi religiosi nei teatri parrocchiali ? Spero che Eracle sia intervenuto in loro favore per spezzare le catene spirituali con i quali li tenevi prigionieri.


    Jan van Eyck, Stimmate di san Francesco, olio su tavola, 1430 circa, Philadelphia Museum of Art

    Il dipinto mostra Francesco con il saio; è in ginocchio nell’eremo della Verna e riceve le stimmate il 14 settembre 1224 da un crocifisso davanti a lui: Cristo gli appare in forma di angelo serafino crocifisso. Seduto in terra, assopito, c’è fra’ Leone.

    Mentre lui dorme io ne approfitto per tornare ad argomentare dell’ambiente teatrale, accompagnato dai ditirambi, canti corali in onore di Dioniso, e falloforie: le processioni che accompagnavano il simulacro del fallo e avevano intenti propiziatori della fecondità.

    Ad Atene si svolgevano per cinque giorni a marzo oppure ad aprile tra canti, musica e offerte di sacrifici animali dedicate all’immagine di Dioniso.

    Oltre alle grandi bevute di vino, ogni giorno venivano rappresentate commedie, ditirambi e tetralogie (tre tragedie e un dramma satiresco) in gara tra loro e sottoposti al giudizio dei cittadini.


    Atene, resti del petroso teatro di Dioniso. Fu costruito all’ inizio V sec. a. C. vicino al santuario dedicato a quella divinità nei pressi dell’acropoli. Fu utilizzato da Eschilo, Sofocle ed Euripide per la tragedia, da Aristofane e Menandro per la commedia.
    Macché Doxa: hanno fatto tutto loro, è una passione che coltivano da sempre. Il teatro, come dici giustamente, aiuta ad esprimere emozioni e sentimenti.
    amate i vostri nemici

  10. #10
    Posso aggiungere che i "fondamenti teorico-pratici" di quanto dici (giustamente), sono leggibili (in maniera abbastanza agevole, direi: gradevole) nella "Retorica" di Aristotile?
    Potrebbe essere un utile "Manuale" di supporto all'attività teatrale


    Aggiungo un link, trovato faticosamente.
    La traduzione é di.....Annibal Caro. Si quello. Quindi, non proprio modernissimissima. Con una lunghissima prefazione/commento, non priva di un certo interesse.
    https://www.davantiatutti.it/wp-cont..._rettorica.pdf
    Ultima modifica di restodelcarlino; 06-09-2024 alle 14:42

  11. #11
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    Si Carlino, della “Retorica” di Aristotele ci sono tracce oltre che nel teatro anche nel marketing.

    Tornando al tema. In quest’ora pomeridiana voglio offrirti una bevanda, a tua scelta. Per farti ridere te la farò servire in una kylix di produzione attica, risalente al 560 – 550 a. C.. E’ a figure nere. Rappresenta una phallophoria: la processione che accompagnava il simulacro del fallo, simbolo della fecondità.

    La kylix è una coppa da vino, in ceramica con due anse. Questa che vedete è temporaneamente in mostra a Roma nel Museo dell’Ara Pacis, dopo tornerà nel Museo Archeologico di Firenze.



    In questa parte della coppa si vede una processione fallica. Uomini nudi trasportano un lungo palo con l'estremità verso l'alto a forma di fallo, inoltre, si vede un occhio inciso.
    Poggiando i piedi sul supporto orizzontale e afferrando il fallo con le mani, un satiro (con barba e capelli fulvi, e il pelame del corpo tratteggiato) si piega quasi a cavalcioni del grande phallos , ma nel contempo è cavalcato da un giovane che suona un keras, il bianco corno musicale, e lo sprona con il kentron, il frustino usato per i cavalli da corsa.
    Un dionisiaco tralcio d'edera dalle foglie rosse e nere si erge verso l'alto sulla sinistra della scena.

    La kylix veniva usata nei simposi fino al IV a. C., poi nel tempo fu sostituita dal kàntharos: calice di ceramica a volute, usato come coppa da vino nei rituali dionisiaci.

    Un esempio di kántharos in ceramica per contenere il vino:



    Anche all'interno il fondo era spesso decorato con figure o scene: queste, occultate dal vino contenuto, diventavano gradualmente visibili solo durante le bevute. I soggetti raffigurati erano spesso ideati in funzione di questo effetto.

    Veniva usato nei simposi: pratica conviviale che faceva seguito al banchetto, durante la quale i commensali bevevano il vino dal kantharos, intonavano canti e si dedicavano a intrattenimenti di vario genere.
    Ultima modifica di doxa; 06-09-2024 alle 18:42

  12. #12
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Immaginaria e-mail inviata a mia nipote.

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    Perché recitare ? Per curiosità, ambizione, per essere ammirati e applauditi ?

    E’ importante capire in che modo si deve procedere per trasformare una generica e indistinta motivazione in un’attività da mettere a punto sera dopo sera, nella routine delle repliche, affrontando vari tipi di pubblico.

    Per saper recitare è necessaria la tecnica, tramite un rigoroso percorso formativo.

    Sono determinanti gli esercizi, le metodologie di apprendimento riguardo alla gestione del corpo e del movimento, del respiro e della voce, mettendo in luce quanto sia necessario avere consapevolezza dei propri continui cambiamenti di stato, emotivo e fisico, analizzandoli, assecondandoli e sfruttandoli, per giungere alla percezione nitida ed efficace del proprio stare in scena, perché in teatro non ci si esibisce, si comunica. L’attore ha come obiettivo di dare l’illusione agli spettatori di una plausibile realtà.

    L’attore, regista teatrale e teorico del teatro Konstantin Sergeevič Stanislavskij (1863 – 1938), noto per essere l’ideatore del “metodo Stanislavski”, pretendeva dagli attori la loro l’immedesimazione totale col personaggio rappresentato in scena.

    A teatro noi assistiamo allo svolgersi di esistenze in cui spesso troviamo frammenti che ci appartengono.

    L’attività teatrale ha due aspetti: il linguaggio verbale e quello non verbale, aiuta a potenziare l’abilità comunicativa e a relazionarsi con gli altri, tramite l’uso consapevole del corpo, della voce e dello spazio.

    Le tecniche teatrali aiutano a conoscersi e gestire le posture i gesti, la voce, l’uso dello spazio scenico, la propria capacità di comunicazione e renderla più efficace.

    "Fare teatro" significa imparare ad osservare l’altro e ascoltarlo, al fine di comprenderlo. Solo in questo modo è possibile interpretare il linguaggio non verbale dell’interlocutore e capire quando intervenire sia con il corpo che con la voce.

    Per fare l’attore, l’attrice significa: esercizi, prove, simulazioni, studio del copione, creazione del personaggio. Questi esercizi facilitano la comunicazione e la comprensione reciproca, l’espressione dei sentimenti e delle emozioni.

    L’attività teatrale aiuta a superare la timidezza, il timore di parlare, insegna ad aprirsi agli altri senza timore di giudizio e di valutazione.

    Parlare agli altri in modo fluente e disinvolto può aiutare gli alunni anche nell’esposizione delle varie discipline scolastiche. Il fine è quello di sentirsi sicuri di fronte all’interlocutore ed esprimere al meglio storie, considerazioni, idee o la rappresentazione del proprio personaggio.

    L’attività teatrale aiuta l’autostima e la sicurezza di sé.

    p.s. (= post scriptum): quando vedi i film in televisione in alcuni momenti trascura le immagini ed ascolta le parole, fai attenzione alle pause, alle diverse tonalità della voce che usano gli attori o i doppiatori cinematografici.


    Dark nella mia mail ci sono errori ed omissioni ?
    Direi che non fa una piega, tranne che la recitazione teatrale e quella televisiva sono due cose molto diverse. In teatro bisogna prestare molta attenzione al volume della voce, usare il diaframma, perché le tue parole devono arrivare in fondo alla sala. In tv hai dei microfoni. Inoltre in tv hai delle brevissime scene che vengono registrate, un pezzetto dopo l'altro e che puoi rifare se non vengono, In teatro è possibile solo il "buona la prima". Se sbagli, sbagli.
    Ultimamente ho provato a cimentarmi per gioco nel doppiaggio, con un'amica che ha fatto il corso, ed è una cosa assai complicata anche quella.
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  13. #13
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    “Vaso di Pronomos”: come tipologia è un kratḕres (cratere), alto 73,5 cm, a figure rosse, di produzione ateniese, realizzato nel 400 a. C. circa.

    Il dipinto evidenzia l’intento celebrativo al dio Dioniso, considerato patrono del teatro.

    La scena, delimitata da due tripodi che simbolicamente segnano lo spazio sacro di un santuario, si articola su due registri.

    Faccia A, così detta, perché considerata la più rilevante,

    registro superiore: al centro ci sono le figure di Dioniso e la sua sposa Arianna distesi su una klìne (= letto conviviale) e abbracciati; sul suo nudo torace cadono morbidi riccioli; l’himation (il mantello) che gli copre le gambe è decorato con motivo a palmette e sfingi; invece Arianna è rappresentata con la chioma raccolta da uno chignon e indossa il chitone.

    Vicino ad Arianna siede la musa Paidia; è voltata verso la coppia e regge nella mano sinistra una bianca maschera teatrale femminile; a lei il giovane alato Himeros, personificazione del desiderio, porge una corona; accanto a loro gli attori principali, ciascuno con la maschera corrispondente al personaggio interpretato: uno ha il ruolo di Eracle, un altro, con costume di lanugine bianca, interpreta Papposileno; alle spalle di Dioniso un attore nel ruolo di un re orientale, affiancato da coreuti con gonnellino corto di pelle: il primo ha sulla testa una corona d’edera, poggia il braccio sulla spalla dell’altro e volge il capo per guardare la maschera da satiro che solleva con l’altro braccio.

    Le caratteristiche dei costumi suggeriscono il possibile soggetto del dramma: l’episodio del salvataggio della principessa Esione, figlia del re di Troia Laomedonte, da parte di Eracle.

    Registro inferiore, al centro c’è il personaggio che ha dato il nome al vaso, il flautista Pronomos, auleta tebano seduto su un klismos (sedia con seduta e spalliera ampie), che suona il doppio flauto; alle sue spalle un coreuta esegue un passo di danza (denominata sìkinnis) mentre il poeta Demetrios, l’autore del dramma, ha in mano il rotolo del testo teatrale.
    La veduta sembra rappresentare un momento di riposo, gli attori parlano tra loro.

    Faccia B



    Rappresenta Dioniso e personaggi del suo corteo festante. Potrebbe alludere alla celebrazione di una vittoria teatrale.

    Al centro, la fuga gioiosa di Dioniso e Arianna, circondati dai satiri e dalle menadi del thiasos: l’associazione religiosa che nell’antica Grecia celebrava il culto del dio Dioniso con processioni, canti e danze.

    Dioniso si è liberato del mantello che nell’altra parte gli copriva le gambe e corre tenendo stretta Arianna con un braccio e reggendo nell’altra mano la lira.

    Nel registro inferiore si vede un leopardo, o giaguaro ?

    Il “vaso di Pronomos” fu rinvenuto nel 1835 a Ruvo di Puglia in una tomba apula. Faceva parte di un ricco corredo funebre, insieme ad oggetti preziosi.

    Il rinvenimento di questo vaso in Puglia non stupisce, perché la produzione vascolare ateniese fu oggetto di un’intensa esportazione, soprattutto verso le colonie della Magna Grecia e della Sicilia, ma raggiungeva anche l’Etruria.

    Il cratere era usato per mescolare vino e acqua nel simposio greco. Veniva collocato su un tavolo al centro della stanza e riempito in parte con il vino e l’aggiunta di acqua per diluirlo e abbassare il contenuto alcolico.

    Il kratḕres di Pronomos è temporaneamente esposto a Roma nella citata mostra, ma è custodito nel Museo Archeologico di Napoli.
    Ultima modifica di doxa; 08-09-2024 alle 09:17

  14. #14
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    I Greci come gli Egizi, gli Egizi come gli Etruschi....
    Fin dai tempi più remoti l'Uomo ha coltivato dentro sé il concetto di Eternità.
    amate i vostri nemici

  15. #15
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    Bene Cono, “novello” Torquemada diocesano , ora giù la maschera mostraci il tuo vero volto con l’abituale espressione di disgusto verso l’umanità peccatrice.



    Memento Cono…,
    “Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti” (dalla commedia di William Shakespeare: “Come vi piace”. La frase è detta da Jaques, innamorato di Aldrina, atto II, scena VII).

    Le relazioni sociali spesso costringono l’individuo ad “apparire” più che essere, a mostrarsi per ciò che non si è o si vorrebbe essere, per farsi accettare, amare. L’apparire può indurre a mentire, ad indossare una virtuale maschera che copre il vero volto.



    Nelle culture antiche la maschera aveva un significato simbolico e rituale, collegato a credenze religiose, perciò le maschere venivano utilizzate durante riti, cerimonie sacre e altre celebrazioni importanti. Negli scavi archeologici sono numerosi i rinvenimenti di maschere in terracotta o di piccole statuine teatrali anche nei corredi funerari.

    Nell’antica Grecia la nascita del teatro coincise con l’ideazione e l’utilizzo delle prime maschere per caratterizzare il personaggio con l’espressione facciale. Di solito venivano realizzate con tela di lino, legno, sughero, cuoio, cartapesta.

    La maschera fungeva anche da cassa di risonanza: la parte della bocca era fatta in modo tale da amplificare la voce ed essere ascoltata anche dagli spettatori più distanti dal palcoscenico, in fondo alla platea.

    Prosopon” (= volto) era la parola usata in ambito teatrale per alludere sia al viso sia alla maschera usata dagli attori. Da prosopon deriva nella lingua italiana la parola “prosopopea”.

    Nella lingua latina la maschera teatrale era denominata “persona”, parola di probabile origine etrusca, da “Phersu”. A Tarquinia (prov. di Viterbo) in alcune tombe etrusche ci sono fregi che rappresentano “Phersu”, personaggio mascherato.

    Con la filosofia stoica la parola “persona” venne ampliata di significato e cominciò ad indicare l'essere umano. Poi Tertulliano (155-230) usò tale sostantivo per descrivere la trinità: "una sostanza (una substantia), tre persone (tres personae).

    Per i Greci il sostantivo “persona” indicava sia il volto, sia la maschera, sia il personaggio.

    Dall’epoca del commediografo greco Aristofane (450 a. C. circa – 385 a. C. circa) a quella del commediografo greco Menandro (342 a. C circa - 291 a. C. circa) la maschera dell’attore comico (e forse anche di quello tragico) subì cambiamenti rispetto alle maschere realistiche con le fattezze di personaggi della vita pubblica ateniese. Con la nuova commedia la tipizzazione dei ruoli comportò anche la fissità delle tipologie: ogni personaggio indossava la propria. All’entrata in scena dell’attore il pubblico capiva subito chi era: erano sufficienti la maschera e l’abbigliamento indossati.

    Invece il teatro latino di epoca romana , erede della fase evolutiva nel processo di tipizzazione delle maschere, mirò ad evidenziare ancora di più la corrispondenza tra maschera e caratteristiche del ruolo interpretato.
    Ultima modifica di doxa; 10-09-2024 alle 14:31

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