Originariamente Scritto da
axeUgene
io non sarei così sicuro; con un po' di malizia da psicopipposo credo che la scomodità possa anche essere un frangiflutti che copre dipendenze funzionali molto più problematiche da metabolizzare, perché lederebbero l'identità, che è la cosa su cui ruota tutto;
cioè, il passaggio fondamentale per interrompere una relazione, ma anche per avviarne una nuova e significativa, è la rielaborazione della propria identità;
se il partner garantisce uno status archetipico cui ci si conforma per trovare sicurezze - per dire, per te era quello della
crocerossina - finché non si elabora di non voler essere più quell'archetipo non ci si sgancia;
analogamente, se una nuova relazione non introduce
un elemento identitario nuovo, un pezzo prima ignoto delle possibilità di essere, difficilmente sopravvive a lungo all'identità strutturata e corazzata;
non mi piace usare le frasette da psicologo tv col ciuffo, ma in effetti quello che chiamiamo amore
trasforma, e in modo relativamente radicale; se non lo fa non è amore, nel senso di
evento biograficamente importante;
ma senza il passaggio allo specchio in cui ci si dice:
ma io, voglio essere questo/a qui, che vive in questo modo ? non succede niente di rilevante, e la gente che resta insieme anche se dall'esterno si desumerebbe l'opportunità di altro lo fa perché in qualche modo non può cambiare identità, pena il vuoto;
se ci pensi un momento, questo è anche il motivo per cui un accoppiato identitario come Cono vede come inconcepibile la possibilità di avere un identità forte pur essendo single; nel caso suo manca quel passaggio razionale di distacco da sé nel valutare la realtà, ma è poco rilevante per l'osservazione del caso;
quello che incide tanto è proprio la capacità di elaborare modelli robusti ed efficienti di identità, perché quelli ti forniscono risorse essenziali nei momenti difficili, nelle prove.