Originariamente Scritto da
doxa
Grazie Cono per avermi dedicato tre post e per aver citato Vittorio Gassman, attore che prediligevo. Avrei voluto essere bravo come lui in quei due anni di mia velleitaria attività teatrale con altri studenti universitari a “La Sapienza” (= Università di Roma).
Tornando al tema: Fede e ragione: “
Fides et ratio”.
Fede e ragione sono state variamente unite o separate tra loro, anche secondo le diverse prospettive teologiche cattoliche o protestanti.
“Ragioni della fede”: questa espressione ha un doppio significato.
Può significare le ragioni che la fede elabora su quello che crede: la fede che pensa sé stessa e riflette sui suoi contenuti, li spiega, li motiva.
Può anche significare le ragioni che si possono addurre per credere. Queste ragioni non sono prove né dimostrazioni, sono però argomenti che possono essere offerti alla riflessione di chiunque.
Secondo il nostro comune “amico”, il cardinale Gianfranco Ravasi, la fede non deriva dalla ragione e parlare delle ragioni della fede non significa affermare , implicitamente, che la fede abbia ragione. Significa darle la parola e invitarla a spiegarsi, sostenendo le sue ragioni. Ed aggiunge: “La fede offre un suo progetto interpretativo dell’essere e dell’esistere, perciò dovrebbe essere normale che anche il non credente ascoltasse ‘le ragioni della fede’. Esse non sono assurde o infantili, come suggerisce un tipo di ateismo sommario e superficiale”.
Da tener presente è anche l’enciclica
“Fides et ratio” del 1998. Questa lettera argomenta sul rapporto tra fede e ragione e dice che "sono come due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la verità”.
L’enciclica spiega che fede e ragione si completano, ovviamente io non sono d’accordo, perché la mia ratio tende allo scientismo: questa concezione filosofica non considera valide le forme di conoscenza diverse da quelle che sono proprie delle scienze, relegando nei confini dell’immaginazione la conoscenza teologica.
La scienza sottrae la conoscenza dal caos, senza unire la conoscenza della natura alle astratte divinità. Questo passaggio lo può fare solo la teologia-metafisica.
Rachele e Arco un bel saluto ad entrambi. Ogni tanto ci si incontra.
Penso che se non c’è la voglia di intraprendere il cammino della fede è impossibile trarre dalla Parola di Dio alcunché di significativo.
Rachele hai scritto
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Dio può essere tutto e nulla. Tu credi nell’esistenza di Dio e gli attribuisci la facoltà della “ragione”, o.k., ma in che modo si esplica ?
Alta razionalità ? Fammi alcuni esempi.
Perché il terremoto “fa parte delle leggi della natura” ? Se fa parte delle leggi della natura allora Dio è imperfetto, è irrazionale, non è “ragione allo stato puro”.