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Risultati da 1 a 15 di 46

Discussione: "Lettera sull'amore"

  1. #1
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    "Lettera sull'amore"

    Sull’amore e dintorni ne hanno argomentato per secoli poeti, romanzieri, filosofi e clerici; dagli anni ’50 dello scorso secolo hanno cominciato a dare il loro contributo i sessuologi; a seguire psicologi e psicoterapeuti della coppia. Non bastano. Sono intervenuti anche i sociologi ! Come dimenticare i libri dedicati all’amore dal sociologo Francesco Alberoni ?

    Il tema “relazioni di coppia” è sempre interessante e “redditizio” per gli autori, ma costringe a ripetere le stesse cose. Ne è esempio il libro titolato: “Lettera sull’amore”, scritto dallo psichiatra Vittorino Andreoli, pubblicato lo scorso giugno.

    Pure lo psichiatra ?…, ma no dai, si va beh, la fase temporanea dell’innamoramento può far vacillare la razionalità dell’individuo e a volte lo psichiatra ci vuole.

    Penso di dedicare un altro paio di post a questo libro di circa 150 pagine, ma con la vostra collaborazione possiamo ampliare l’orizzonte.

  2. #2
    Citazione Originariamente Scritto da doxa Visualizza Messaggio
    con la vostra collaborazione possiamo ampliare l’orizzonte.
    vediamo cosa dice

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    si, amplieremo...amplieremo...

  3. #3
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    Buongiorno Carlino.

    Ho letto in modo veloce le 154 pagine del testo di Andreoli e stamane il libro lo abbandonerò al suo destino nello scaffale dedicato al bookcrossing collocato vicino al giornalaio.

    Ci sono editori che stampano libri di persone note perché riescono a vendere le copie, ma il contenuto “e na sola”, dicono a Roma (= una fregatura).

    Nella prefazione l’autore onestamente dice: “La lettera non ha necessità di un ordine, di una sequenza, richiesti invece da un teorema o da una dimostrazione”. Infatti si fa una lunga chiacchierata sull’amore e dintorni senza dire nulla di nuovo.

    Vi offro alla lettura alcuni capoversi per eventuali possibili sviluppi.

    “Nella società del tempo presente è forte la tendenza a confondere l’amore con la sessualità, che si può definire l’attrazione dei corpi e la pulsione a unirli, in esercizi o liturgie che rimandano a parti specifiche della nostra anatomia corporea”.


    “L’amore contiene la sessualità, ma non è riducibile a questa funzione che ha lo scopo primario di generare e di promuovere il piacere fisico.
    Vi sono nel linguaggio comune espressioni, come ‘fare l’amore’, che indicano la tendenza a identificare amore e sessualità, intesa come attivazione di liturgie dell’Eros per la continuazione della specie”.



    “L’amore è quell’insieme di quei comportamenti che appartengono ai sentimenti, intesi come ‘legami’ che un individuo stabilisce con l’altro da sé, costituendo la ‘coppia’, in modo che le identità separate si ‘legano’ per meglio rispondere ai bisogni dell’esistenza.
    La sessualità, come bisogno fisiologico e pulsionale, si integra perfettamente nella costruzione dell’insieme, poiché l’Eros riguarda la corporeità e l’unione di due corpi è premessa per la liturgia dell’Eros che giunge alla penetrazione e, nella specie umana, diventa la condizione per generare una nuova vita, ma anche per il piacere che si avverte sensorialmente”.


    Ecc. ecc..

    Cono, nostro martire, frequentatore di sacrestie e lettore di dizionari ecclesiastici, cosa significa “liturgia dell’Eros ?”

  4. #4
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Mah...saranno i preliminari?
    Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple

  5. #5
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    Brava Vega !

    Si comincia con la liturgia della parola, segue l'offertorio, il rito d’introduzione, la comunione "corporea", e ... mi fermo per non essere "sconcio".

    Fratel Cono se urto la tua suscettibilità dimmelo, cancello senza problemi.
    Ultima modifica di doxa; 04-01-2025 alle 15:26

  6. #6
    L’amore non si può definire attraverso un concetto unico e universale. L’ amore è quello che rende liberi e ci fa sentire migliori.
    L’amore è chimica e quindi causato da dinamiche ormonali e fisiche, però anche la cultura o il periodo (temporale) in cui nasciamo, oltre alle esperienze personali di ciascuno di noi, sono sicuramente importanti per influenzare la scelta della persona che alla fine vorremmo amare, vorremmo solo per noi.
    La persona adatta con cui condividere la nostra vita, le nostre esperienze.
    Corteggiamento, piacere ed euforia, godimento. Amore fisico e amore che hai dentro la testa.
    Vale la pena innamorarsi?
    E se poi si perde questo amore?
    Tutti sappiamo che ogni cosa finisce, anche le storie d’amore più belle hanno una fine.
    E le cause sono molteplici, troppe da elencare, o semplicemente non me la sento di farlo.
    Ma anche vivere senza un amore non è vita, almeno non è completa a mio avviso.
    Quindi il mio rimedio è: vivi l’amore finchè vale la pena di viverlo.
    Poi vivi alla giornata e prendi quello che il fato, il destino, decide di regalarti.
    Perché tutto nella vita è un regalo che ti arriva chissà da dove, anche una bellissima (corta o lunga) storia d’amore.
    "Il mio tempo non è ancora venuto; alcuni nascono postumi"

  7. #7
    Citazione Originariamente Scritto da doxa Visualizza Messaggio
    Cono...(omissis(...cosa significa “liturgia dell’Eros ?”
    E' la persona adatta alla quale porre la domanda. Altrove ci ha spiegato che il talamo é un altare, al quale ci si avvicina pregando prima del rito.
    Maligni (già colpiti da Interdetto), confondendo l'altare con la pagana ara (sacrificale), si chiedevano chi fosse la "vittima".
    Sicuramente, date le recentissimi dicharazioni di Bergoglio Francesco, non di genere femminile.
    vassapé.
    Ci illuminerà, se troverà qualcosa da plagiare o copincollare

  8. #8
    Opinionista L'avatar di Ninag
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    Visti i tempi tra poco si scriverà di bigliettini sull'amore, o per meglio dire degli sms sull'amore. Tutto si riduce, si piega al volere del momento, quasi uno spot.

  9. #9
    Opinionista L'avatar di follemente
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    Citazione Originariamente Scritto da doxa Visualizza Messaggio
    Buongiorno Carlino.

    Ho letto in modo veloce le 154 pagine del testo di Andreoli e stamane il libro lo abbandonerò al suo destino nello scaffale dedicato al bookcrossing collocato vicino al giornalaio.

    Ci sono editori che stampano libri di persone note perché riescono a vendere le copie, ma il contenuto “e na sola”, dicono a Roma (= una fregatura).

    Nella prefazione l’autore onestamente dice: “La lettera non ha necessità di un ordine, di una sequenza, richiesti invece da un teorema o da una dimostrazione”. Infatti si fa una lunga chiacchierata sull’amore e dintorni senza dire nulla di nuovo.
    Domando candidamente: si può davvero dire qualcosa di nuovo sul tema dell'amore che non sia già stato scritto nei secoli e secoli?

  10. #10
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Si! Il libro che ci ha sottoposto Doxa è stato al centro della puntata di ieri 6 gennaio ore 12,50 nella trasmissione TV "Quante storie" di RaiTre. La potete rivedere su Raiplay.

    https://www.raiplay.it/video/2025/01...1%2F2025.%26wt
    amate i vostri nemici

  11. #11
    Opinionista L'avatar di follemente
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Si! Il libro che ci ha sottoposto Doxa è stato al centro della puntata di ieri 6 gennaio ore 12,50 nella trasmissione TV "Quante storie" di RaiTre. La potete rivedere su Raiplay.

    https://www.raiplay.it/video/2025/01...1%2F2025.%26wt
    Mi sono sciroppata tutto il video: è interessante come Andreoli abbia glissato la domanda precisa sugli amori virtuali...

    Dimmi tu, con parole tue, cosa lui dica di nuovo.

  12. #12
    Citazione Originariamente Scritto da follemente Visualizza Messaggio
    Dimmi tu, con parole tue, cosa lui dica di nuovo.
    Scusami, folle, ma non posso fare a meno di chiamare Anacleto: chiedi al MaestroGiudice-plagiario qualcosa di suo, di originale su un libro che non ha letto?
    Anacletooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!


  13. #13
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    Io con il libro di Andreoli, “Lettera sull'amore”, Carlino con il libro di David Quammen: “L’albero intricato”, abbiamo capito di aver “Soldi e tempo sprecati”, Carlino dixit.

    “Pro captu lectoris habent sua fata libelli” (= Il destino dei libri varia secondo il parere dei lettori), questa frase in lingua latina è il verso 1286 nel testo titolato“De litteris, De syllabys, De metris” (= le lettere, le sillabe, la metrica, ovviamente quella poetica). La scrisse nel III sec. d. C. il grammatico Terentianus Maurus (in italiano, Terenziano Mauro), ma la locuzione viene citata in forma abbreviata e con significato diverso da quello originario: “Habent sua fata libelli” (= “A ogni libro il suo destino”): predestinato a maggiore o minore vendita e diffusione a prescindere dal suo merito intrinseco.

    Di solito, presto o tardi, molti libri sono destinati all’oblio.

    Vi sono esempi clamorosi che confermano la tesi di Terenziano Mauro.

    Francesco Petrarca era sicuro di ottenere la fama dalla sua produzione letteraria in lingua latina, in particolare dal suo poema “Africa”, invece è celebrato per il suo “Canzoniere” in lingua volgare.

    Comunque è vero, “A ogni libro il suo destino”, il più disgraziato è quello dei libri scolastici. Difficile che restino nelle case, perché si tende a pensare che occupino spazio da utilizzare in altro modo. La loro funzione si esaurisce con la conclusione del ciclo di studi.

    Sono poche le persone che hanno la pazienza di tenerli in soffitta in attesa di averne la nostalgia. Eppure rappresentano la nostra formazione culturale, la nostra giovinezza.

    Prima o poi i libri scolastici, quasi inevitabilmente, finiscono nel cassonetto per la carta.
    Ultima modifica di doxa; 07-01-2025 alle 18:56

  14. #14
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    A proposito di libri scolastici, Rossella Coarelli, ex direttore della biblioteca Braidense, a Milano, si occupa di storia dell’editoria scolastica italiana. Recentemente ha pubblicato il saggio titolato: “È tutta Italia la Patria mia». Libri scolastici e altre testimonianze di scuola (1860-1960)”.

    Le ricerche dell’autrice sono sufficienti per ricostruire i presupposti ideologici e le tendenze pedagogiche dal 1860 al 1960.

    Quale fu la funzione educativa dei manuali e dei libri di lettura nel contesto scolastico italiano dall'Unità d’Italia nel 1860 (compresa Roma dal 1870) agli anni ’60 dello scorso secolo ?

    Attraverso l'analisi di casi specifici, il libro dà una panoramica dei cambiamenti nel tempo della produzione editoriale scolastica - intesa come strumento di educazione e di formazione delle coscienze - tra gli anni 1870 e il 1958, quando l'insegnamento dell'educazione civica entrò a far parte dei programmi scolastici.

    Nel periodo successivo all’unificazione italiana i libri scolastici miravano a dare agli italiani una lingua comune.

    Negli anni della prima guerra mondiale i testi erano coinvolti dall’ideologia e dalla propaganda militaresca. La scuola doveva esaltare i valori nazionali e patriottici, definire i ruoli sociali di genere, elementi che costituiranno anche il perno del successivo programma educativo fascista; durante il Ventennio fascista è comprovata la strumentalizzazione dei manuali e dei libri di lettura a scopi politici e propagandistici.

    La donna massaia, la donna angelo del focolare, la donna economa veniva teorizzata nei libri di lettura. Parimenti su quelle stesse pagine della donna moderna si condannavano abbigliamento, acconciature e abitudini sportive, come l’andare in bicicletta. Non solo: nei primi decenni dell’Italia unita alle donne si voleva persino impedire la carriera scolastica.
    Alle donne insegnanti si chiedeva di dare agli alunni più educazione che istruzione.

    Dopo la liberazione, nel 1945, i testi scolastici cominciarono a defascistizzare il sapere. Ci fu lo sforzo progressivo di educazione alla democrazia e alla libertà, ampiamente documentato dalla Coarelli, che elenca revisioni e nuove edizioni; la sua disamina mette anche in rilievo i piccoli frammenti del passato ventennio rimasti a lungo incagliati tra le righe del presente democratico, in un confine sfumato tra continuità e contiguità.

  15. #15
    Citazione Originariamente Scritto da doxa Visualizza Messaggio
    Comunque è vero, “A ogni libro il suo destino”, il più disgraziato è quello dei libri scolastici. Difficile che restino nelle case, perché si tende a pensare che occupino spazio da utilizzare in altro modo. La loro funzione si esaurisce con la conclusione del ciclo di studi.

    Sono poche le persone che hanno la pazienza di tenerli in soffitta in attesa di averne la nostalgia. Eppure rappresentano la nostra formazione culturale, la nostra giovinezza.

    Prima o poi i libri scolastici, quasi inevitabilmente, finiscono nel cassonetto per la carta.
    Avendo disponibilità di spazio, li ho ancora (quasi) tutti, dalle medie.
    Mi é quasi "fisicamente" impossibile gettare un libro. Una malattia?
    vassapé

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