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Discussione: Roma, Salita di Sant'Onofrio

  1. #1
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    Roma, Salita di Sant'Onofrio

    Stasera la comunità di questo forum è in pausa di riflessione. C’è bisogno di una sferzata di energia ai partecipanti.

    Indossate le scarpe da ginnastica e andiamo a fare una passeggiata nel rione Trastevere.

    Percorriamo via della Lungara (questa strada ha un’interessante storia) ed incontriamo una via laterale: la “Salita di Sant’Onofrio”, che congiunge via della Lungara alla collina del Gianicolo, all’altezza dell’ospedale pediatrico “Bambino Gesù”.

    E’ una stretta strada in salita con scalinate. Sulla sommità c’è la chiesa dedicata all’eremita Sant’Onofrio: da questo deriva il nome alla via.




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    Ultima modifica di doxa; 21-03-2025 alle 20:12

  2. #2
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    Dall’alto si può ammirare il panorama sul centro storico di Roma.



    La strada fu costruita nel 1446 per permettere ai fedeli di raggiungere più facilmente la predetta chiesa-santuario, edificata dal 1439 fino al tardo ‘500. In precedenza c’era un eremo, costruito nel 1419 con il denaro proveniente dalle elemosine.

    Il luogo era impervio, collegato al centro città da un sentiero selvaggio.

    Nel 1588 il pontefice Sisto V fece sistemare la deviazione che anche dalla “porta Santo Spirito (vicino la basilica di San Pietro) conduce a Sant’Onofrio.

    In occasione del Giubileo del 1600 il papa, Clemente VIII la fece lastricare con il contributo delle elemosine dei fedeli.

    Sul lato destro della via, salendo al Gianicolo, nel passato c’era il “Conservatorio di Santa Maria del Rifugio” per le cosiddette “penitenti”. Fu fondato nel 1703 da un presbitero della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri per redimere le ex prostitute.

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  3. #3
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    Chiesa di Sant'Onofrio al Gianicolo



    Sulla sinistra, in primo piano,c’è la fontana che fu realizzata con elementi provenienti dalla distrutta fontana di piazza Giudia, poi sostituiti con copie quando quest’ultima fu ricomposta in piazza delle Cinque Scole, nell’ex ghetto ebraico.

    La chiesa è preceduta da un sagrato erboso chiuso su due lati da un piccolo portico rinascimentale decorato all’inizio del 1600 dal Domenichino..

    La chiesa è a una sola navata con volta a crociera e cappelle laterali.

    Ci sono diversi dipinti e sculture del XVII secolo. Da menzionare la pala d’altare con la Madonna di Loreto attribuita ad Agostino Carracci; l’Annunciazione di Antoniazzo Romano e gli affreschi dell’abside, realizzati su progetto di Pinturicchio e Baldassarre Peruzzi.

    Annesso alla chiesa c’è il convento francescano con chiostro quattrocentesco. Il portico presenta una serie di lunette affrescate dal Cavalier d’Arpino e allievi con storie di Sant'Onofrio in occasione del giubileo del 1600.


    Chiostro del convento

    Questa chiesa evoca il poeta e scrittore Torquato Tasso, che scelse questo convento come dimora negli ultimi anni della sua vita e dove viene ricordato in una delle cappelle con il monumento funebre. Dal chiostro si accede alle stanze da lui abitate e vi concluse la sua vita il 25 aprile del 1595, dopo essere venuto a Roma perché il pontefice Clemente VIII gli promise di “incoronarlo” poeta.



    Il piccolo museo a lui dedicato raccoglie manoscritti e antiche edizioni delle sue opere, la sua maschera funeraria e la pietra tombale che sovrastava l’originario luogo di sepoltura prima della costruzione del monumento collocato in chiesa.
    Ultima modifica di doxa; 21-03-2025 alle 20:59

  4. #4
    Citazione Originariamente Scritto da doxa Visualizza Messaggio
    Questa chiesa evoca il poeta e scrittore Torquato Tasso, che scelse questo convento come dimora negli ultimi anni della sua vita e dove viene ricordato in una delle cappelle con il monumento funebre. Dal chiostro si accede alle stanze da lui abitate e vi concluse la sua vita il 25 aprile del 1595, dopo essere venuto a Roma perché il pontefice Clemente VIII gli promise di “incoronarlo” poeta.



    Il piccolo museo a lui dedicato raccoglie manoscritti e antiche edizioni delle sue opere, la sua maschera funeraria e la pietra tombale che sovrastava l’originario luogo di sepoltura prima della costruzione del monumento collocato in chiesa.
    Mi permetto di aggiungere un testo di Achille Campanile, sulla "quercia del Tasso":

    LA QUERCIA DEL TASSO
    di Achille Campanile
    Quell'antico tronco d'albero che si vede ancor oggi sul Gianicolo a Roma, secco, morto, corroso e
    ormai quasi informe, tenuto su da un muricciolo dentro il quale è stato murato acciocché non cada o
    non possa farsene legna da ardere, si chiama la quercia del Tasso perché, come avverte una lapide,
    Torquato Tasso andava a sedervisi sotto, quand'essa era frondosa. Anche a quei tempi la
    chiamavano così. Fin qui niente di nuovo. Lo sanno tutti e lo dicono le guide.
    Meno noto è che, poco lungi da essa, c'era, ai tempi del grande e infelice poeta, un'altra
    quercia fra le cui radici abitava uno di quegli animaletti del genere dei plantigradi, detti tassi. Un
    caso. Ma a cagione di esso si parlava della quercia del Tasso con la "t" maiuscola e della quercia del
    tasso con la "t" minuscola. In verità c'era anche un tasso nella quercia del Tasso e questo animaletto,
    per distinguerlo dall'altro, lo chiamavano il tasso della quercia del Tasso. Alcuni credevano che
    appartenesse al poeta, perciò lo chiamavano "il tasso del Tasso" e l'albero era detto "la quercia del
    tasso del Tasso" da alcuni, e "la quercia del Tasso del tasso" da altri.
    Siccome c'era un altro Tasso (Bernardo, padre di Torquato, poeta anch'egli), il quale andava
    a mettersi sotto un olmo, il popolino diceva: "È il Tasso dell'olmo o il Tasso della quercia?".
    Così poi, quando si sentiva dire "il Tasso della quercia" qualcuno domandava: "Di quale
    quercia?".
    "Della quercia del Tasso."
    E dell'animaletto di cui sopra, ch'era stato donato al poeta in omaggio al suo nome, si disse:
    "il tasso del Tasso della quercia del Tasso".
    Poi c'era la guercia del Tasso: una poverina con un occhio storto, che s'era dedicata al poeta
    e perciò era detta "la guercia del Tasso della quercia", per distinguerla da un'altra guercia che s'era
    dedicata al Tasso dell'olmo (perché c'era un grande antagonismo fra i due). Ella andava a sedersi
    sotto una quercia poco distante da quella del suo principale e perciò detta: "la quercia della guercia
    del Tasso"; mentre quella del Tasso era detta: "la quercia del Tasso della guercia": qualche volta si
    vide anche la guercia del Tasso sotto la quercia del Tasso. Qualcuno più brevemente diceva: "la
    quercia della guercia" o "la guercia della quercia". Poi, sapete com'è la gente, si parlò anche del
    Tasso della guercia della quercia; e, quando lui si metteva sotto l'albero di lei, si alluse al Tasso
    della quercia della guercia.
    Ora voi vorrete sapere se anche nella quercia della guercia vivesse uno di quegli animaletti
    detti tassi. Viveva. E lo chiamarono: "il tasso della quercia della guercia del Tasso", mentre l'albero
    era detto: "la quercia del tasso della guercia del Tasso" e lei: "la guercia del Tasso della quercia del
    tasso".
    Successivamente Torquato cambiò albero: si trasferì (capriccio di poeta) sotto un tasso
    (albero delle Alpi), che per un certo tempo fu detto: "il tasso del Tasso". Anche il piccolo
    quadrupede del genere degli orsi lo seguì fedelmente, e durante il tempo in cui essi stettero sotto il
    nuovo albero, l'animaletto venne indicato come: il tasso del tasso del Tasso.
    Quanto a Bernardo, non potendo trasferirsi all'ombra d'un tasso perché non ce n'erano a
    portata di mano, si spostò accanto a un tasso barbasso (nota pianta, detta pure verbasco), che fu
    chiamato da allora: il tasso barbasso del Tasso; e Bernardo fu chiamato: il Tasso del tasso barbasso,
    per distinguerlo dal Tasso del tasso. Quanto al piccolo tasso di Bernardo, questi lo volle con sé,
    quindi da allora quell'animaletto fu indicato da alcuni come: il tasso del Tasso del tasso barbasso,
    per distinguerlo dal tasso del Tasso del tasso; da altri come il tasso del tasso barbasso del Tasso, per
    distinguerlo dal tasso del tasso del Tasso.
    Il comune di Roma voleva che i due poeti pagassero qualcosa per la sosta delle bestiole sotto
    gli alberi, ma fu difficile stabilire il tasso da pagare; cioè il tasso del tasso del tasso del Tasso e il
    tasso del tasso del tasso barbasso del Tasso.

  5. #5
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    Grazie Carlino per la tua collaborazione, sempre gradita.

    L'articolo sulla quercia del tasso evidenzia bene il noto umorismo e l'ironia di Achille Campanile, giornalista e scrittore.

  6. #6
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    io sono nato un po' più su, proprio in cima a via Poerio, di fronte a P.ta S. Pancrazio;

    recentemente, ricordando certe storie di famiglia sulle nostre origini lombarde, ho pensato a mitologie gonfiate; sono andato a controllare negli archivi e mi si è aperto un mondo, anche perché ci sono bibliografie;
    non solo è tutto vero, e non solo Roma era piena di lombardi - ho trovato una fiumana di antenati mantovani nel mio ramo marchigiano - ma la cosa impressionante è leggere atti di matrimonio di due secoli fa in cui questi, già a Roma da 2 o 300 anni prendevano in mogli e chiamavano testimoni colleghi con cognomi inequivocabilmente lombardi;

    la Roma sistina era piena di magutt bergamaschi, osti milanesi, setaioli e ricamatori comaschi, orpellatori e paratori di chiese, oltre a più noti pittori e architetti, a volte citati come decoratori o falegnami; questi, come le altre "nationes", avevano le loro chiese e i loro quartieri
    ma le scoperte sono state davvero tante, a partire dai motivi e meccanismi dei cognomi e i percorsi di mobilità tra aree vicine e distanti.
    c'� del lardo in Garfagnana

  7. #7
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    Ciao Axe, è interessante la tua testimonianza. Infatti nei secoli molti “lumbard” si trasferirono a Roma per lavoro. Uno di quelli fu il famoso pittore Michelangelo Merisi, detto “Caravaggio”, nato a Milano il 29 settembre 1571 e giunto a Roma tra il 1592 e il 1594.

    Ai “romani de Roma” è ben nota la chiesa in via del Corso dedicata ai lombardi nella capitale: la basilica dei Santi Ambrogio e Carlo, brevemente detta “San Carlo al Corso”, con riferimento a San Carlo Borromeo. L’altro vescovo, Ambrogio, è il famoso Sant’Ambrogio, vescovo e teologo vissuto nel IV secolo. La sua sapienza nella predicazione e il suo prestigio furono determinanti per la conversione al cristianesimo di sant’Agostino, di fede manichea, che era andato a Milano per insegnare retorica.


    Facciata della basilica

    La costruzione di questa chiesa barocca fu iniziata nel 1612 e completata nel 1669. Sostituì una precedente chiesa del X secolo, denominata “Chiesa di San Nicola (o Niccolò) de Toffo” in Campo Marzio. Poi ribattezzata col nome di Sant’Ambrogio, cui fu aggiunto quello di san Carlo dopo la canonizzazione del vescovo Carlo Borromeo nel 1610.

    Nella basilica ha sede la Confraternita dei Lombardi, approvata nel 1471 dal pontefice Sisto IV.
    Tale confraternita fu poi denominata “Arciconfraternita dei Santi Ambrogio e Carlo della Nazione Lombarda”.



    Veduta della parte retrostante della basilica. In primo piano l’abside: all’interno il presbiterio ha un deambulatorio dietro l’altare maggiore, come nel duomo di Milano.
    La cupola della chiesa, terminata nel 1688, fu progettata da Pietro da Cortona.



    L’interno



    In questa basilica è conservato come reliquia il cuore di san Carlo Borromeo.
    Reliquiario con la reliquia del cuore di san Carlo Borromeo.
    Ultima modifica di doxa; 23-03-2025 alle 13:46

  8. #8
    Nel 3025, un gruppo di ricercatori, effettuando una campagna di scavi, ritroverà un contenitore di metallo pregiato (deformato e semi fuso dalle radiazioni), nella zona golenale di un fiume, con al suo interno una piccola quantità di materiale organico, ben conservato.
    Sarebbe interessante conoscere le conclusioni alle quali perverrebbero dopo anni di studi e ricerche su questo ritrovamento.
    Una curosità, cosi'. Da pomeriggio domenicale in otium

  9. #9
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da restodelcarlino Visualizza Messaggio
    Nel 3025, un gruppo di ricercatori, effettuando una campagna di scavi, ritroverà un contenitore di metallo pregiato (deformato e semi fuso dalle radiazioni), nella zona golenale di un fiume, con al suo interno una piccola quantità di materiale organico, ben conservato.
    Sarebbe interessante conoscere le conclusioni alle quali perverrebbero dopo anni di studi e ricerche su questo ritrovamento.
    Una curosità, cosi'. Da pomeriggio domenicale in otium
    intanto, si potrebbero delimitare i possibili sviluppi tecnologici per analizzare quei materiali occorsi in un millennio; non credo grandi cose; per fortuna, avendo traccia di Manzoni, non lo scrittore , forse avranno il buon senso di capire lo scherzo e magari potranno stabilire il genoma del contenuto
    c'� del lardo in Garfagnana

  10. #10
    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    intanto, si potrebbero delimitare i possibili sviluppi tecnologici per analizzare quei materiali occorsi in un millennio; non credo grandi cose; per fortuna, avendo traccia di Manzoni, non lo scrittore , forse avranno il buon senso di capire lo scherzo e magari potranno stabilire il genoma del contenuto
    mi riferivo alla reliquia del Borromeo, non ad uno dei 12 (dodici) esemplari della ben nota opera d'arte acquistati a suo tempo (a caro prezzo) dalla conservatrice della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma ...che non si ritroverebbero in zona golenale ma a mezza collina (se non spostati nel frattempo )

  11. #11
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da restodelcarlino Visualizza Messaggio
    mi riferivo alla reliquia del Borromeo,
    beh, avevo capito;
    una verosimile prerogativa del futuro sarà la capac
    ità quasi illimitata di archiviare e ritrovare informazioni acquisite su tutto; l'AI individuerebbe subito di che si tratta;

    questa esperienza di archivio mi fa pensare che un sistema potente potrebbe apprendere a fare ol lavoro di decodifica intelligente, almeno per indicizzare nomi e luoghi a partire da scritti faticosi da decrittare.
    c'� del lardo in Garfagnana

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