Il pensiero e il reale sono legati strettamente, in modo non accidentale, ma strutturale.
E realtà = relazione. Cioè: la realtà non è fatta di "cose" inerti, isolate, solide: è fatta di reti di interazioni dinamiche di relazione.
Lo conferma la fisica contemporanea:
Funzione d'onda → "collassa" solo quando entra in relazione (la cosiddetta "misura").
Universo → non pieno di cose, ma di campi che creano "le cose" interagendo.
Spaziotempo quantizzato → non un contenitore uniforme, ma una tessitura di eventi discreti (se Rovelli e compagni hanno visto giusto).
In sintesi (ontologica, se si vuole parlar difficile):
L’essere non è sostanza isolata. È evento di relazione.
(Non insieme di atomi solidi dei presocratici, ma il bacio fuggevole di campi quantistici che si incontrano. Bello, vero ?)
Quindi :
Non ci sono "cose" che poi entrano in relazione: le cose sono nodi di relazione.
Il male boia perché il ginocchio cozza contro lo spigolo: tutti eventi emergenti da un gioco relazionale di vuoto /pieno, un vuoto creativo, non un vuoto fatto di "nulla"
Questo potrebbe portare anche a una riflessione devastante (o forse, no. Vassapé) : che non puo' esistere un "essere" isolato.
(Non si tratta dell'albero che cade a casadidio se faccia rumoreo meno o della luna se esista o meno quando tutti dormono)
La conclusione potrebbe essere
Pensiero e essere sono legati,
Ma l’essere stesso è relazione,
Quindi anche il pensare è relazionante: pensare non è "afferrare oggetti", ma "tessere connessioni", "abitare relazioni".
E la logica?
— Non più macchina per certezze granitiche, ma coreografia di vincoli tra relazioni possibili (non male, vero?).
In sintesi definitiva
L’universo non è un libro scritto in lettere immobili, ma una musica di relazioni;
il pensiero non è lettura passiva, ma partecipazione attiva a quella danza;
la logica è il ritmo interno di questa danza, non la gabbia dei suoi passi.