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Discussione: L'Omosessualit

  1. #1
    Banned L'avatar di CignoNero
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    L'Omosessualit

    Antica Grecia e Roma

    Due giovani uomini si baciano. Da un vaso greco di epoca classica.

    Benché fra la Grecia classica e la Roma ellenistica esistesse una certa differenza d'atteggiamento rispetto all'omosessualità, è possibile, per semplificare, trattare assieme di Grecia e Roma.
    La Grecia giustificò talvolta l'amore omosessuale con teorizzazioni filosofiche e artistiche originali che a Roma mancarono. E Roma dimostra, rispetto alla Grecia, un atteggiamento più rozzo e diretto verso la sessualità, e fa meno uso di alibi filosofici ed artistici.
    Ciononostante, la mentalità del maschio romano nei confronti del ragazzo oggetto dei suoi desideri non è fondamentalmente diversa rispetto a quella del greco dell'età classica.
    La vera rottura di mentalità non si ebbe al passaggio da mondo classico al mondo ellenistico, ma nel passaggio dal mondo ellenistico al mondo cristiano.

    Iniziamo con la verifica delle differenze tra il comportamento antico e quello dei nostri giorni.
    L'atteggiamento del mondo classico nei confronti dei comportamenti omosessuali differiva da quello della nostra epoca per tre motivi.

    Principalmente il giudizio sociale relativo agli atti sessuali non si basava come ai giorni nostri sulla scelta del genere sessuale del o della partner sessuale, bensì sulla scelta del ruolo sessuale rivestito dal maschio nel coito (attivo o passivo). Il ruolo "attivo" era considerato degno del maschio anche all'interno di un rapporto omosessuale, mentre qualsiasi tipo di "passività" era violentemente disprezzata, come lo era tutto ciò che fosse associato ad essa: ad esempio gli attori erano disprezzati perché sulla scena interpretavano anche ruoli femminili.

    Una seconda differenza riguardava il fatto che nell'antichità il criterio per stabilire la liceità dell'atto omosessuale non si basava come oggi sul raggiungimento o meno della cosiddetta età del consenso di entrambi i partner, bensì sulla condizione personale (libero o schiavo) del soggetto "passivo". Era lecito un rapporto sessuale anche con un bambino, se schiavo (e se il padrone era d'accordo!), era illecito un rapporto con un adolescente consenziente ormai uomo se l'adolescente era un cittadino e subiva il ruolo "passivo". (E qui si noti un equivoco comune: ephebos in greco non era colui che chiamiamo oggi "efebo", cioè un adolescente: la ephebeia era infatti la prima classe dell'arruolamento militare, e palesemente non poteva riguardare altro che uomini fatti, per quanto giovani "reclute"). Da questo punto di vista, è particolarmente lontano dalla nostra mentalità il concetto di "stupro consensuale", che invece esiste nel diritto romano nel caso di un rapporto sessuale proibito dalla legge, anche quando entrambi i partner erano consenzienti. Stuprum, in latino, significa per questo sia "stupro", sia "rapporto sessuale fra persone consenzienti ma proibito dalla legge".

    Una terza differenza, infine, consisteva nel fatto che il matrimonio, nell'antichità, era prima di tutto un contratto destinato a produrre benefici (una prole che mantenesse il genitore anziano e inabile nell'età tarda, alleanze politiche, trasferimento di patri-monio, accrescimento della potenza militare della comunità...), e non era, come al giorno d'oggi, pensato idealmente per soddisfare di un bisogno affettivo individuale (l'amore era un gradito "extra" che poteva arrivare dopo il matrimonio, ma non la ragione per cui il matrimonio avveniva). Per questa ragione il matrimonio era una cerimonia praticamente obbligatoria. L'omosessualità esclusiva era un privilegio di pochi, perché anche per i ricchi il matrimonio era un obbligo: se non economico, almeno dinastico

  2. #2
    Opinionista L'avatar di maia
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    "il battaglione sacro di Tebe"
    era un corpo di mercenari di soldati assoltamente invincibili.secondo la leggenda questi soldati sarebbero stati legati a due a due...fidanzati ed erano disposti a dare la vita per salvare l'uomo che amavano.
    inoltre volevano mostrarsi eroici nei confronti dellla persona amata e questo li rendeva ancora piu' temibili

  3. #3
    Banned L'avatar di CignoNero
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    Grazie Maia, molto interessante, ci faccio una ricerchina sopra e cerco di sviluppare l'argomento.

  4. #4
    Banned L'avatar di CignoNero
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    Regole sociali e leggi
    Gli antichi sapevano che alcuni individui preferiscono persone del loro sesso (paiderastài, gli "amanti dei ragazzi"), altri quelle del sesso opposto (gunaikerastài, "amanti delle donne"), ed altri ancora (amfidéxoi: "ambidestri") non hanno preferenze: si prenda per esempio la spiegazione poetica, che è rimasta famosa per molti secoli, con cui Platone, attraverso il mito dell'androgino spiega poeticamente nel Simposio il motivo per cui gli esseri umani hanno tutti preferenze sessuali diverse.
    E nella letteratura antica esiste un vero e proprio genere che mette in scena lo scontro fra un amante dei ragazzi e un amante delle donne, ognuno dei quali spiega perché la sua preferenza sia migliore dell'altra.

    Ciò detto, alla prova dei fatti pure chi aveva preferenze per il suo sesso era obbligato dalla società ad avere rapporti eterosessuali, anche solo matrimoniali.
    Da questo fatto è nato il mito di una "generale bisessualità" del mondo antico, priva di regole e di leggi, che invece non corrisponde ai documenti che possediamo. La sessualità antica non rispettava, è vero, molte regole per noi importanti, e in certi periodi permetteva rappresentazioni artistiche degli amori omosessuali che hanno scioccato più di un archeologo del diciannovesimo secolo... e quindi può sembraci libera da regole. In realtà però possedeva altre regole, che noi non possediamo, e alla fine dei conti non è detto che il bilancio fosse necessariamente più favorevole nell'età antica. Per esempio, la società antica aspira sempre a un rapporto fra due partner di potere e forza (per età, condizione sociale, sesso...) diversa, seguendo un ideale completamente diverso rispetto a quello attuale, che cerca rapporti fra partner uguali, o resi idealmente uguali dall'amore.

    Anche le nostre leggi sul matrimonio puntano a garantire l'uguaglianza fra i coniugi, mentre quelle del mondo antico sancivano sempre e senza alcun dubbiio la superiorità assoluta del maschio rispetto alla donna, cioè la sopraffazione di un partner sull'altro/a.
    Nella coppia omosessuale antica c'è così "uno che ama" (erastès, amans, parole che hanno la forma di un participio attivo) ed uno che subisce l'amore, che viene amato (eromènos, amatus: parole che hanno la forma di un participio passivo).
    Dunque, anche la coppia omosessuale antica conosce regole non meno ferree di quelle che ha conosciuto la società moderna: semplicemente, non sono le stesse. E di solito non sono affatto migliori delle nostre, perché concedono molta libertà sessuale a chi ha i pieni diritti (politici e sociali), ma poca o addirittura nessuna libertà a chi non li ha (minorenni, schiavi, stranieri... cioè la schiacciante maggioranza della popolazione).

    Oltre alle regole non scritte, esistevano poi le leggi vere e proprie contro l'omosessualità.

    Le più importanti di queste leggi erano quelle che in molte città greche rendevano obbligatorio il matrimonio per tutti i cittadini adulti, a meno che non fossero troppo poveri da non poterselo permettere o fossero affetti da malattie invalidanti.
    Altre leggi, come quelle discusse nell'interessantissima arringa Contro Timarco di Eschine, privavano dei diritti del cittadino il giovane che si fosse concesso per denaro.
    Altre ancora, infine, proteggevano puramente e semplicemente dalla seduzione il minorenne che non fosse schiavo, come ad esempio la Lex Scantinia (o Scatinia) romana. A Roma, i bambini liberi circolavano con un apposito amuleto al collo, la bulla, che segnalava la loro condizione sociale.
    Esistevano infine leggi che probivano il travestimento con i vestiti dell'altro sesso (erano ammesse eccezioni nei momenti di carnevale o alle feste): Arrigo Manfredini ha offerto un'analisi dettagliata di queste leggi spesso trascurate.

    Come si vede, affermare che "gli antichi accettavano l'omosessualità", come si sente spesso dire, è falso, sia perché l'omosessualità in quanto comportamento esclusivo era estraneo alla loro mentalità, sia perché il comportamento omosessuale era rigidamente codificato in base all'età, alla posizione sociale e alla condizione dei due partner.

  5. #5
    Banned L'avatar di CignoNero
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    Sessualità nell'antica Grecia
    Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

    La sessualità nell'antica Grecia era, per le classi colte, una ricerca del bello e quindi indipendente dal sesso di chi veniva amato, questo tenendo presente che comunque si trattava di una società fortemente maschilista, di cui conosciamo principalmente il punto di vista maschile.

    Sessualita tra maschi

    Zefiro, mentre rapisce Giacinto, copula fra le sue gambe. Vaso attico a figure rosse da Tarquinia, circa 480 a.C. Boston Museum of Fine Arts.L'idea che i rapporti sessuali con i giovani maschi potessero sollevare preoccupazioni può sembrare strano in una società come quella Greca – che ben tollerava l'omosessualità – nel caso non si consideri che essi non vedevano una sessualità come alternativa all'altra: si poteva amare benissimo uomini e donne indistintamente, in quanto i greci nell'amore cercavano il bello indipendentemente dal sesso di chi amavano; pertanto, amare donne o ragazzi era solo una faccia diversa della stessa medaglia.

    Quel che destava preoccupazione, semmai, era lasciarsi andare ai sensi – senza far preferenze, una donna come un ragazzo: questo era considerato un amore volgare, effettuato solo per soddisfare le pulsioni tramite l'atto sessuale – i greci definivano infatti virtuoso chi sapeva resistere alle tentazioni, come Socrate con Alcibiade nel Simposio.
    Amare i ragazzi era una pratica permessa dalle leggi, celebrata nei riti e dalla letteratura; diventavano oggetto di scherno però i ragazzi che si concedevano troppo facilmente, o gli effeminati; il rapporto tra uomini nell'antica Grecia sollevava problemi morali di grande complessità, specialmente nell'amore perfetto, quello tra un adulto (attivo) e un giovane (passivo) che non avesse ancora completato la propria formazione: esso era parte dell'educazione (paideia), all'amore in questo specifico caso.
    Mentre l'amore tra due giovanissimi era cosa ordinaria – a prescindere dai ruoli – il rapporto tra uomini adulti poteva a volte venir elogiato per la tenacia con cui era mantenuto (ma anche fatto scherno da alcuni,come Aristofane nelle sue commedie, poiché la passività era estremamente malvista in un adulto); questi tipi di rapporto non provocavano comunque grandi dibattiti sulla morale, alimentati solo dai rapporti con grande differenza d'età.
    Questi, quando ben eseguiti, erano i rapporti d'amore perfetto; ma per ben praticare questo tipo di amore si doveva sottostare a precise, strettissime regole: l'amante doveva mostrare il proprio ardore per poi moderarlo, servire l'amato e concedergli regali. L'amato, invece, dovrà evitare di concedersi facilmente, ricompensare l'amante per servigi e regali e – soprattutto – concedersi senza superficialità, mettendo alla prova l'amante.

    Il rapporto tra adulto e ragazzo è estremamente diverso dai rapporti con le donne: è per prima cosa aperto,nel duplice senso di poter essere svolto ovunque (il rapporto matrimoniale prevedeva invece una separazione dell'uomo dalla donna in sfere d'influenza maschili o femminili) e che il risultato del proprio corteggiamento è imprevedibile: il ragazzo ha il pieno diritto di rifiutare le proposte dell'amante; la donna era invece sottoposta alla direzione dell'uomo. Altra problematica era l'età del ragazzo: alla sua prima barba, non sarebbe più stato conveniente per lui lasciarsi andare a certi amori, così come l'adulto sarebbe stato oggetto di critiche: gli stoici erano criticati per estendere questi rapporti fino ai 28 anni, ad esempio.
    Non erano esenti da critiche neanche gli amori con ragazzi troppo giovani: la tenera età non permetteva di conoscere il vero valore dell'amato.
    L'attenzione data all'età ha poi contribuito a rendere il corpo dell'adolescente sinonimo di perfezione, giovane e delicato di forme, specialmente se in lui la virilità non è ancora presente ma se ne intravedono i futuri tratti. Quando il ragazzo non sarà più in età d'amori, si dovrà convertire il rapporto d'amore in amicizia (questa, a differenza dell'amore, duratura perché non legata alla bellezza e annulla le distanze tra uomo e ragazzo), meglio se quest'ultima si instaura già durante il rapporto.

    Altre differenze col rapporto matrimoniale si trovano poi nella presenza dell'eros: nella vita matrimoniale esso può anche non sussistere; nel rapporto tra uomo e ragazzo, esso è motore del tutto, complice la libertà del ragazzo di rifiutare le attenzioni.

  6. #6
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    L'onore di un ragazzo

    Dall'Eroticos di Demostene ricaviamo molte informazioni sulle pressioni cui era sottoposto il giovane nei rapporti tra uomo e ragazzo: il giovane amato, essendo tale per la propria nobile natura, non deve mai e poi mai comportarsi in maniera tale da essere coperto d'infamia.
    La sua onorabilità va preservata non per salvaguardare le possibilità di sposarsi (come avvenne per le ragazze del medioevo) quanto perché, se non la mantenesse, potrebbe mettere a rischio il suo futuro status nella città – pertanto il giovane ha l'obbligo di preservare la propria virtù, e di impegnarsi a preservare quella dei giovani una volta divenuto adulto – l'adolescenza è per lui un test, in cui si verifica la sua virtù: quando sarà diciottenne sarà sottoposto alla dokimasia (esame con cui si veniva abilitati a ricoprire cariche pubbliche) e la sua condotta morale durante l'adolescenza sarà presa in esame.
    Il giovane diventa tanto più onorabile quanto più assume una buona postura, parla bene, frequenta gente virtuosa (punti saldi dell'educazione greca); ma soprattutto, quanto più si comporta bene in amore. L'autore non reputa degno solo chi non si concede mai, ma chi lo fa nel giusto.
    Se però il testo dà diverse indicazioni sui comportamenti da tenere nel rapporto, non né dà alcuna a riguardo del rapporto fisico in sé, a parte ricordare che egli deve rifiutare favori sessuali che portino al disonore, senza dire quali essi siano; possiamo ragionevolmente supporre che fossero le pratiche sessuali con cui un giovane finisce per diventare semplice oggetto nelle mani dell'amante.

  7. #7
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    L'oggetto del piacere

    Il motivo per cui il giovane perdeva la propria onorabilità nel concedersi come oggetto all'amante è da ricercarsi nel parallelismo tra rapporto sessuale e rapporto sociale: se infatti il ruolo attivo veniva glorificato in quanto espressione di superiorità sul partner, ne consegue che l'inevitabile passività di un partner doveva portare a disistima.
    Se con gli schiavi e con le donne non era un problema – i primi erano considerati oggetti, non solo nella pratica sessuale, mentre le donne concedendosi come sottomesse non venivano biasimate: questo era il loro ruolo per natura, e sottomettersi era anzi considerato degno di stima in quanto rispettavano lo status che la natura gli aveva imposto – con un ragazzo, cioè un uomo libero che in futuro avrebbe partecipato al governo della polis, il problema si poneva. La sua eventuale accettazione della passività – e pertanto inferiorità – avrebbe comportato, una volta divenuto adulto e sottoposto a dokimasia, gravi problemi: nella massima forma di accettazione dell'inferiorità, cioè la prostituzione (veniva chiamata tale sia concedersi per denaro, sia per favori) al giovane sarebbe stato precluso ogni incarico pubblico.
    È questa la chiave per comprendere i diversi atteggiamenti dei greci sul rapporto uomo-ragazzo: esso era glorificato in quanto in ragazzo era espressione della massima bellezza, e al tempo stesso considerato contro natura da alcuni in quanto femminilizzava (rendeva quindi inferiore) un uomo libero.
    Il problema di considerare il ragazzo oggetto di piacere era evidenziato anche dalle espressioni che i greci utilizzavano per chiedere questi favori: "faresti la cosa?" (diaprettesthai to pragma?); si esclude l'idea che il ragazzo possa provare piacere nell'atto sessuale con l'uomo: il motivo per cui egli vi si deve concedere, è da ricercarsi nella stima che esso nutre per l'adulto. Il ragazzo si concede perché un uomo virtuoso e degno di lode che lo ami merita di essere ricompensato col favore sessuale; se questo vuol dire ovviamente che è disprezzabile il ragazzo che prova piacere nell'atto con un uomo, non vuol dire che egli debba concedersi con freddezza, anzi: deve essere felice di star dando piacere ad un uomo virtuoso

  8. #8
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    La transizione da paganesimo a cristianesimo




    Antinoo, il giovane di cui s'innamorò l'imperatore romano Adriano. Quando l'amato morì, Adriano ne fece letteralmente un dio, innalzandogli decine di statue in tutto l'impero.Infine non va sottovalutato il fatto che, è vero, nel tardo impero romano fu la condanna cristiana a rendere l'omosessualità un reato (cioè uno stuprum) sempre e comunque; tuttavia la terminologia usata per giustificare la condanna non è cristiana, ma è ripresa dalla filosofia greca e non dalla teologica ebraica. Il concetto di "contro natura", per esempio, viene da Platone, non dalla Bibbia. Per l'ebraismo, l'omosessualità non è "contro natura", ma semmai "impura", "abominazione" (to'ebah).


    Per questo motivo occorre fare attenzione a non credere, a torto, che dopo un presunto millennio di tolleranza verso l'omosessualità da parte del mondo pagano, il mondo cristiano abbia improvvisamente e dal nulla imposto la condanna anti-omosessuale. Daccapo, la condanna dell'atto omosessuale per il fatto che "semina sui sassi sterili", non è cristiana, ma viene dalle Leggi di Platone, che nel suo progetto di Stato "totalitario" voleva subordinare la procreazione ai bisogni della collettività.
    E ancora, l'idea che la sessualità debba avere una funzione razionale, attraverso la procreazione, non è ancora una volta ebraica: è greca, e deriva dalla morale Stoica che era quella più diffusa all'epoca in cui il cristianesimo trionfò.


    Infine, nella proibizione dell'omosessualità esisteva (almeno in parte) il desiderio di tutelare il partner passivo dal disonore sociale che gli deriva dal suo atto. Combattendo contro l'idea che alcune persone (quelle libere) hanno il diritto di usare il corpo di altre (quelle schiave) in qualunque modo desiderano, era abbastanza ovvio chiedere la condanna di un atto che era considerato dalla stessa mentalità pagana uno "stuprum" (un abuso) anche quando avveniva fra persone consenzienti.
    Ciò non significa che nel violento rifiuto cristiano dell'omosessualità non ci fosse anche un netto rifiuto del mondo materiale e corporale (che si manifesta anche nei confronti della sessualità eterosessuale, "tollerata" solo perché da qualche parte i figli bisogna pure farli nascere). Significa però che dire che "il cristianesimo "rovesciò" la libera morale sessuale pagana" (una tesi sostenuta sia dai cristiani a titolo di merito, sia dai loro nemici a titolo di colpa) in realtà semplifica eccessivamente un'evoluzione di pensiero molto più complessa, sfumata e soprattutto contraddittoria di quanto di solito pensiamo.
    Molti pensatori greci furono infatti violentemente antiomosessuali, al punto che su molte questioni i cristiani dovettero solo recuperare le loro condanne, e riciclarle, corroborandole con l'autorità derivante dalle condanna della Sacra Scrittura, per esempio richiamandosi al mito della distruzione di Sodoma e Gomorra. Una lettura parallela di scrittori cristiani e di loro contemporanei pagani come Seneca oppure Plotino, mostrerà in effetti, in questo campo, molte più convergenze che divergenze.

  9. #9
    like me, like me L'avatar di erin
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    Citazione Originariamente Scritto da maia
    "il battaglione sacro di Tebe"
    era un corpo di mercenari di soldati assoltamente invincibili.secondo la leggenda questi soldati sarebbero stati legati a due a due...fidanzati ed erano disposti a dare la vita per salvare l'uomo che amavano.
    inoltre volevano mostrarsi eroici nei confronti dellla persona amata e questo li rendeva ancora piu' temibili
    Il principio che Platone esprimeva nel Simposio, no?

    Ni sumisa ni devota, libre linda y loca!

    Nel tuo piccolo mondo, tra piccole iene, anche il sole sorge solo se conviene.

  10. #10
    Opinionista L'avatar di maia
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    I componenti delle coppie erano tutti d'et

  11. #11
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    L'amore dell'eroe pi

  12. #12
    like me, like me L'avatar di erin
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    Vi faccio fare un salto storico in avanti, grosso modo intorno al 1300... per arrivare ai sodomiti della Divina Commedia dantesca...

    La presenza dei sodomiti all

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    Nel tuo piccolo mondo, tra piccole iene, anche il sole sorge solo se conviene.

  13. #13
    Opinionista L'avatar di maia
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    prendiamo in considerazione Catullo,che tutti abbiamo studiato a scuola a 16 anni.una delle poesie piu' famose e' questa:

    II. Passer, deliciae meae puellae
    Passer, deliciae meae puellae,
    quicum ludere, quem in sinu tenere,
    cui primum digitum dare appetenti
    et acris solet incitare morsus,
    cum desiderio meo nitenti
    karum nescio quid libet iocari
    et solaciolum sui doloris,
    credo ut tum gravis acquiescat ardor:
    tecum ludere sicut ipsa possem
    et tristis animi levare curas!

    II. Il passero, delizia della mia ragazza

  14. #14
    Opinionista L'avatar di Angel
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    Pero... complimenti ragazzi!
    All along we keep staring at the sun
    closing our minds
    saying we're the ones
    all along we keep staring at the sun
    blind to see it when the day will come

  15. #15
    Banned L'avatar di CignoNero
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    Jean-Jacques Régis de Cambacérès
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    Jean-Jacques Régis de CambacérèsJean-Jacques Régis de Cambacérès, duca di Parma, (18 ottobre 1753 - 8 marzo 1824) è stato un importante legislatore ed uomo politico francese del periodo rivoluzionario e napoleonico. La sua più importante opera è stato il Codice napoleonico, che rappresenta una delle basi del diritto moderno.

    Primi anni


    Cambacérès nacque a Montpellier, nel sud della Francia, da una famiglia della noblesse de robe, la nobiltà ereditaria che si occupava della burocrazia reale. Nel 1774 si laureò in legge e successe al padre nella carica di consigliere della Corte delle finanze di Montpellier. Nel 1789 Cambacérès fu sostenitore della Rivoluzione francese e venne eletto rappresentante di Montpellier all'incontro degli Stati generali a Versailles, anche se non ebbe modo di presentarsi. Nel 1792 rappresentò il dipartimento di Hérault presso la Convenzione che proclamò la Prima repubblica francese nel settembre 1792.

    Gli atteggiamenti di Cambacérès nel primo periodo rivoluzionario rimasero moderati. Durante il processo intentato a Luigi XVI egli protestò che la Convenzione nazionale non disponeva del potere legislativo per il giudizio e chiese che il re disponesse delle dovute garanzie legali durante il processo. Tuttavia al termine del processo Cambacérès votò, insieme alla maggioranza, per la colpevolezza di Luigi XVI, pur richiedendo che la sentenza venisse posticipata fino a quando potesse essere ratificata da un adeguato corpo legislativo.

    Nel 1793 Cambacérès venne eletto membro del Comitato di difesa generale, ma non entrò a far parte del suo famoso successore, il Comitato di salute pubblica, fino alla fine del 1794, dopo che gli eccessi più vistosi del Regno del Terrore erano già stati consumati. Nel frattempo Cambacérès lavorò su gran parte della legislazione francese del periodo rivoluzionario; nel 1795 egli venne inviato in missione diplomatica per negoziare la pace con la Spagna.

    Cambacérès venne considerato troppo conservatore per diventare uno dei cinque Direttori che assunsero il potere nel 1795 e trovandosi in opposizione con il Direttorio si ritirò dalla politica. Nel 1799, quando la Rivoluzione entrò in una fase più moderata egli rientrò nel mondo politico, assumendo la carica di Ministro della Giustizia.

    Il 9 novembre 1799 (18 brumaio, secondo il calendario rivoluzionario francese) Cambacérès fu sostenitore del colpo di stato che portò Napoleone Bonaparte al potere con la carica di Primo Console, in un nuovo regime che si proponeva di stabilire una solida repubblica costituzionale: di fatto il Consolato aprì la via alla successiva dittatura di Napoleone.

    Il Codice napoleonico

    Nel dicembre 1799 Cambacérès venne nominato Secondo Console, una carica nominalmente inferiore solo a quella di Primo Console, detenuta dallo stesso Napoleone. Napoleone gli assegnò questa importante carica a causa della vasta conoscenza legale e alla reputazione di repubblicano moderato che Cambacérès si era fatto negli anni precedenti.

    Il lavoro più importante di Cambacérès in questo periodo fu lo sviluppo del nuovo codice civile, più tardi conosciuto come Codice Napoleonico, il primo codice legislativo moderno francese. Il codice venne promulgato nel 1804 da Napoleone, ormai diventato imperatore. Il lavoro principale di estensione del codice era stato svolto da Cambacérès con la collaborazione di di quattro avvocati.

    Il Codice eliminava definitivamente i retaggi dell'ancién régime, del feudalesimo, dell'assolutismo, e creava una società prevalentemente borghese e liberale, di ispirazione laica, in cui venivano consacrati i diritti di eguaglianza, sicurezza e proprietà.

    L'applicazione del Codice ebbe larga diffusione a seguito delle successive conquiste napoleoniche: l'Italia, l'Olanda, il Belgio, parte della Germania e della Spagna (e indirettamente le colonie spagnole in America Latina) lo utilizzaziono e, successivamente alla caduta di Napoleone, nella maggior parte dei casi, lo modificarono mantenendolo in vigore.

    Per l'Italia, il valore del Codice Napoleonico resta fondamentale, poiché esso confluì poi nel codice civile italiano del 1865.

    Ultimi anni

    Cambacérès disapprovò l'accumulo di potere nelle mani di Napoleone che culminò con la proclamazione dell'Impero il 18 maggio 1804. Nonostante questo egli continò a ricoprire le importantissime cariche di Arcicancelliere dell'Impero e di Presidente del Senato; nel 1808 egli venne nominato principe dell'impero e Duca di Parma.

    Nel periodo napoleonico, come durante il regime rivoluzionario, Cambacérès rimase politicamente un moderato, opponendosi alle avventure rischiose come, ad esempio, l'invasione della Russia nel 1812.

    Con Napoleone impegnato in continue campagne di guerra, Cambacérès divenne di fatto capo del governo metropolitano, una posizione che inevitabilmente lo esposte a critiche ed impopolarità man mano che la situazione economica francese peggiorava. Il suo gusto per la "bella vita" attrasse commenti ostili. Tuttavia il popolo riconobbe la giustizia e la moderazione del governo, nonostante la coscrizione sempre più massiccia, verso la fine del periodo napoleonico, abbia creato nuovi risentimenti nei confronti di Cambacérès.

    Alla caduta dell'Impero nel 1814, Cambacérès si ritirò a vita privata ma venne richiamato durante il breve ritorno napoleonico del 1815.

    Dopo la restaurazione monarchica, egli rischiò l'arresto per le attività svolte, e per un breve periodo venne esiliato dalla Francia. Ma la sua opposizione all'esecuzione di Louis XVI lo scagionò, e, nel maggio 1818, i sui diritti civili di cittadino francese vennero ristabiliti.

    Cambacérès divenne membro dell' Académie française e visse serenamente nella provincia francese fino alla morte, avvenuta nel 1824.


    Cambacérès e l'omosessualità

    Cambacérès fu un omosessuale notorio. Egli non si sposò e intrattenne rapporti principalmente con altri celibi.
    Napoleone stesso fece numerose osservazioni e scherzi sull'argomento (celebre è la battuta con cui rispose a Cambacérès, che si scusava per un ritardo dicendo di essersi trovato "con una signora": "La prossima volta chiederete a questa signora: prendi su il berretto e il bastone e vai").
    L'argomento era anche oggetto di pettegolezzo mondano, al punto che durante il Consolato, Bonaparte, Cambacérès e il Terzo Console Charles-François Lebrun vennero soprannominati «Hic, Haec et Hoc» (in latino: «costui (Napoleone), costei (Cambacérès) e questa cosa (Lebrun)».

    Basandosi su tale condizione personale, a Cambacérès viene oggi spesso attribuito (a torto) il merito di avere deciso la decriminalizzazione dell'omosessualità nel Codice napoleonico. Una decisione che ebbe un impatto duraturo, creando in Europa un'ampia area in cui l'omosessualità fra adulti consenzienti e in privato non era più un delitto.

    Prima della rivoluzione francese i rapporti omosessuali erano puniti con sanzioni che arrivavano alla pena di morte. La Rivoluzione francese abolì nel 1791, sulla base dei princìpi filosofici dell'Illuminismo, tutti quelli che definì i "reati immaginari", come la stregoneria, l'eresia, e per l'appunto la sodomia. Il Codice napoleonico conservò tale decisione, pur introducendo alcune misure restrittive di polizia relative all'"offesa alla pubblica decenza" che potevano essere (e furono) usate per reprimere l'omosessualità.

    Ciò detto, è storicamente del tutto scorretto attribuire tale decisione a Cambacérès, che come s'è detto si occupò della redazione del codice civile, mentre notoriamente la punizione dei comportamenti sessuali è sancita dal codice penale. Né esistono, per ora, prove di un suo coinvolgimento indiretto nei lavoro del codice penale tale da indurre alla decisione qui discussa. Siamo insomma di fronte a un "mito storiografico".

    Il vero motivo della decriminalizzazione risiede semmai nel Concordato con la chiesa cattolica, grazie al quale lo Stato delegava (di fatto) alla Chiesa il controllo e la sanzione dei comportamenti sessuali devianti ogni qualvolta non fossero causa di turbamento dell'Ordine pubblico.
    Tale impostazione legislativa ebbe molto successo, al punto che venne mantenuta in quasi tutti i Paesi cattolici conquistati da Napoleone (ivi inclusi quelli italiani, con un paio di eccezioni) anche dopo la sua caduta, e fu anzi estesa anche ai Paesi cattolici del Nuovo Mondo.

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