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Trasformare il linguaggio musicale in linguaggio scritto. Toccare la tastiera come fosse quella di un pianoforte e trasmettere con le parole la musica e viceversa. Le movenze sono simili cosi le sensazioni. La tecnica non è importante. Ciò che si pensa può essere una carezza dolce, così ciò che si scrive. Ma potrebbe essere che ci sia nervosismo ed allora ecco un tocco più duro, magari senza neanche guardare lo schermo, solo di tanto in tanto controllare se ci sono errori, così correggerli e ricominciare a scrivere suonando, immaginando tutto, contemporaneamente, senza un fine, tantomeno una logica sicura, una regola. Le emozioni non hanno regola se non quella di esistere fuori da ogni schema che abbiamo creato. Sempre più veloci, sempre più veloci, sempre più veloci, ripetitivi, ciò che può fermare e creare pause e solo il cambio di un ritmo e la mancanza di un termine appropriato. Il rumore della tastiera mentre lavora è eccitante è la consapevolezza di vedere il pensiero è interessante. Tutto inizia da una frase che viene alla mente in qualunque momento della giornata, l’importante è ricordarla per poter poi lavorarci sopra e scrivere ciò che si pensa .
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La paura più grande è quella di invecchiare inutilmente in giornate sempre uguali, o morire in una giornata uguale alle altre? Non credo che una risposta sia sempre esauriente. Ci si chiede sempre tante cose inutili dimenticandosi di vivere. O di vivere le risposte e questo è più ingiusto.
La vita è strana e spesso inutile. L’idea di Dio un tempo m’interessava, non credo di esserne sempre stato entusiasta, ma a Dio ci pensavo, l’ho anche pregato. Ora è da qualche tempo che non lo faccio più. Dio è anche la nostra negazione, come se non bastasse quella che creiamo noi di noi stessi. Io
Ora, in questo momento, riesco a scrivere in prima persona, e scrivo di me, senza necessariamente nominarmi con il nome con cui sono stato battezzato ma sono io e di questo sono sicuro. Sono sicuro di essere Io con tutto il mio Io.
E’ difficile scrivere senza mezzi termini ciò che si pensa di sé, attenzione non ciò che si è ma QUELLO CHE SI’ PENSA DI SE STESSI; è molto diverso.
Non sono per niente soddisfatto di me. Ho attribuito colpa ad altri della mia incapacità a vivere; l’incapacità a vivere, questo è il problema principale. Per vivere intendo tutto ciò che fa parte della vita più comune e normale possibile, quella in cui devi essere felice solo perché sei nato.
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Moriremo con i nostri sogni incarnati.
Lasciare che il mondo venga governato dalla pazzia.
Ho incontrato un’altra giornata di quelle in cui rimani in silenzio.
Rivedendo questi pensieri lontani vorrei non leggerli e cancellarli per sempre, immagino che S. deve avere avuto una grande pazienza d'Amore ed io non l'ho mai capito, mai.
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La presenza dell’assenza è cosa insopportabile. Un peso difficile da portare. E’ strada impolverata nella stagione più calda sulla quale cammini con la testa vuota dai pensieri e sguardo avanti, occhi che non cercano ma osservano. Odore di caldo, odore di stagione, odore di morte, assenza sempre più presente. E’ un viaggio mancato, realizzazione mai avvenuta, ricerca perduta, la testa vuota dai pensieri comincia il suo gioco vizioso. Delirio in lucidità; le scarpe sulla strada impolverata di campagna calpestano terra non conosciuta, colline straniere avanti ai propri passi, odori preziosi perché pieni di libertà passiva. I pensieri si richiudono su loro stessi e creano una musica, una canzone forse, una poesia, delle parole. L’assenza è talmente presente da essere palpabile, concreta, distrugge in un breve attimo ciò che è presente e vivo, fantasma dal nome di donna, fantasma senza nome, ciò che non è mai esistito è assenza di ciò che poteva essere e non è stato. E’ un passato mancato, un futuro impossibile, è ciò che non morirà mai perché mai nato, vissuto. Essere in un solo attimo in posti lontani e diversi è assenza. Essere diverso e pensare cose diverse ed essere visto in maniera diversa è assenza. L’assenza è presenza quando si è scontenti e tristi ed incapaci di accontentarsi della porzione di vita che ci è concessa.
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Oggi vorrei non parlare con nessuno, ma vorrei scrivere tanto. Vorrei non parlare ma vorrei telefonare ad un'amica e sentire senza parlare.
Questa sera mi stanno aspettando per una cena e devo parlare per comunicare.
Ho un forte male allo stomaco.
Questa sera mi devo ricordare che le bellissime maschere di qualche anno fà sono tutte impolverate e chiuse nell'armadio dell'addio, ma ho conservato un rossetto che custodisce un sorriso per chi vuole vedermi sereno.
Vado, mi trucco, ed esco.
Contento del mio silenzio celato e del mio male di stomaco.
Spero di non vomitare vita troppo presto.
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Un giorno.
Incantatori di serpenti ed incantatori dall’aria di serpe. Adulatori e facili a patti satanici. Attori nati che perdendo un palcoscenico sul quale lavorare lo ricreano ogni volta ed ogni volta in esso credono, avvolgendo chi hanno davanti con le loro ampie vesti, antichi mantelli o gonne ampie ricche di fronzoli. Smantellatori di idee altrui, usurpatori delle menti altrui. Si insinuano piano, sicuri di apparire come saggi, preparati, disinteressati ma soprattutto vivi. Filtrano la loro vita e ti fanno solo intravedere brevi tratti delle loro bugie affinché tu, da solo, completi la bugia. Menzogneri, toccano con mano d’artista, di pianista, la tua vanità, principale peccato dell’uomo.
Attenti a ciò che di nuovo ascoltano, vigili per tutto ciò che si muove, scrutatori preparati. Puliti fuori, sporchi dentro. Pensieri che puzzano, atti da maestri di vita. Sicurezza davanti a chi è insicuro, facile metodo per apparire forti e giusti. Maestri nel parlare, nello spiegare, nel raccontare.Fini commedianti. Gioiosi con chi è gioioso, tristi con chi è triste, nel loro animo il perfetto contrario di ciò che il loro volto mostra. Corpi agili quando necessità velocità e destrezza inutile, corpi appesantiti quando necessità velocità e destrezza nel compiere mansioni quotidiane importanti e vitali. Pieni di cultura, conoscitori di filosofie che impastano e reimpastano per sputare, quando occorre, sentenze e poesie, sempre le stesse.
Incantatori, adulatori, diavoli meschini, attori, commedianti, tentatori, seduttori d’anime, seduttori di corpi, viziosi, maestri di niente, fini parlatori, ingannatori …
gli occhi nella penombra parlano, la luce vi protegge. La maschera vive con la luce, con il buio solo chi l’ha sul volto è consapevole di averla.
Brutture su brutture.
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Un gran bisogno di esistenza.
Un gran bisogno di esistenza che mi divide in tanti me stesso.
Uno per ogni esistenza.
Silenziosi e cupi, non facciamo trapelare nulla per tanto tempo poi d’improvviso ecco la grande capacità comunicativa, aprite le porte all’invasione della loquacità, aprite il pozzo dei misteri e cominciamo a parlare; storie proprie, ciò che si sente, magari i propri difetti, tutto di se stesso, sputtaniamoci con un amico, parliamo senza ascoltare, non si fanno domande, non si danno risposte si parla solo per rumoreggiare altrimenti la vita e silenzio, noia, mancanza di movimento nell’aria, non un soffio di vento. Parliamoci addosso, sputiamo quello che pensiamo veramente delle cose che sentiamo. Chi verrà più creduto? Quanto costa essere nella normalità? A chi devi credere se senti rumore di parole intorno? Cos’è che vale di più? Cos’è più vero intorno a noi? Si può aver fiducia di tutti i propri pensieri? Quando un pensiero è malato? Perché mi allontano sempre di più dalle cose reali? Perché proprio io devo essere io? Perché ho perso tutto senza giocarmi nulla?
Un gran bisogno di esistenza che mi annoia come una stagione calda che non riesco a controllare.
28/07/2006 ...ed è presente vissuto.
Non serve una cartella clinica ed un cortile, non serve un abito bianco ed un sorriso dolce e forte di infermiera, non serve una scatolina di pillole ed una puzza di urina sotto i piedi, non serve un letto umido e sfatto ed un acre odore di escrementi all'angolo destro della stanza nr. 67, non serve scrivere parole e parole e parole e parole e parole e parole senza senso e vedere i colori dove non sono, non serve pensare storto e camminare dritti, non serve apparecchiare la tavola della vita senza servirsi del suo cibo perchè si vuol sparire per una sana e vitale anoressia, non serve ingurgitare droghe psichedeliche e rimanere saldamente nella scala di grigi corporei, ...non serve tutto questo per fare di un uomo un pazzo. Non serve.
Ultima modifica di Hamlet; 28-07-2006 alle 18:25
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Mi ricordo di movimenti che ho fatto. Mi ricordo il mio modo di muovermi, qualcosa che facevo, piccole cose quotidiane o giochi in casa, cose viste, non ricordo ciò che pensavo. Forse credo di ricordarmi qualche pensiero mentre giocavo ma non ne ho la certezza. Esiste un mondo fatto di atti, movenze, che creano cose, visibili, ti fanno andare avanti o ti distruggono. Ma esiste anche un mondo fatto di pensiero, idee, che non creano niente, solo fantasmi, invisibili, eppure ti fanno andare avanti o ti distruggono ugualmente. Entrambi vivono insieme, devono vivere insieme, l’uno partecipe dell’essenza dell’altro, l’uno responsabile dell’esistenza dell’altro, indivisibili, inscindibili, eppure così indipendenti l’uno dall’altro.
Quale delle due è più difficile da affrontare. Certo, già utilizzare il termine affrontare mi da l’idea di un confronto comunque poco sereno. Il pensiero qualche volta è completamente distaccato dalle cose che si fanno, qualche volta un pensiero distaccato nasce, cresce, raggiunge e supera un pensiero nato per agire in un attimo vissuto. I pensieri nascono comunque, non si possono fermare, difficile avere una giornata vuota di pensieri. Contemporaneamente, compiendo un’azione, importante che sia, che possa cambiarti la vita o meno, una scelta importante, forse vitale, una decisione che possa influenzare parte del tuo mondo, oppure un’azione normale, quotidiana, di scarsa importanza, utile perché ripetuta tutti i giorni, inutile se pensata, comunque sia l’azione che si sta svolgendo o deve essere svolta, nella propria mente possiamo pensare tutto ed il suo contrario.
Ora chi realmente siamo?
Se osservo una persona che non conosco, che cosa devo guardare per percepire, non capire, almeno qualcosa di chi sia?
Ciò che fa? Ciò che pensa?
Quello che fa e solo di quell’istante e non è tutto. Il suo pensiero è imperscrutabile soprattutto senza comunicazione.
E se esiste comunicazione? Quante parole ci vogliono per raggiungere l’infinita elaborazione di tutti i pensieri che di volta in volta si sviluppano nella propria mente? Ciò che si dice è tutto? Tutto ciò che si pensa è comprensibile da tutti? E’ capito, è recepito così come si pensa?
L’azione è più facile da comprendere. L’azione è là, visibile, esposta al proprio ed all’ altrui giudizio.
Proviamo a giudicarci nel pensiero? E’ o non è un gioco cattivo?
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Quanto tempo ancora
Resto a guardare il mio cielo
Quando non ho visoni oniriche
Ed inutili sogni di occhi folli
Che mi allontanano dal quotidiano
Normale e piacevolmente vissuto
Restando seduto su questa sedia
Che non è nuvola
Ma tela bianca contornata
di struttura metallica
Restando a guardare questo immenso
Che non è nero mare
Con lontani luci di velieri
Carichi di sogni che non approderanno mai
Ma lo squarcio di cielo che mi è concesso
Vedere dal balcone di casa mia
In cui resto seduto la sera a pensare
Pensando ciò che non è realtà
Ma lontane fantasie imperlate di sogni
Mai concepiti per paura di affrontare la vita
Figlio mio
non ti conosco
non so chi sei
ma ho bisogno di te
per dare il senso a tutto
Si questo è Angelo senza fantasia e follia
Ho bisogno di Te per dare il senso
Incondizionatamente amato riceverai
Amore ed in questo non affogherai
Perchè starò attento ora
E la tua possibilità di vita
nella completa libertà
Sarà un dono per la mia porzione di non vita
Che mi è stata aggiudicata come presenza
per crescere e diventare chi sono ora
Allontanandomi a riflusso dalla realtà
E farmi sprofondare in un limbo di pensiero
Inutile e Magnifico
Figlio mio la tua vitalità
sarà sangue
che comincerà a scorrere
lungo i canali del mio pensiero
Ripulendolo di veleni e sporco
Adagiatosi come sabbia
Sul bassofondo dell'inutilità
Ed un tuo sorriso raccoglierà
Tutti i sorrisi del mondo E vedrò in questo
Tutti i mali del mondo sparire
E quei denti mostrati tra le labbra
Non saranno ghigno di rabbia
Ma sorriso al mondo per sempre.
Ed immagino
che non ci sarà più pianto per nessuno
Per chi in silenzio amo
Per chi alla luce amo
Per la mia famiglia
Per me
Per Te
Per chi sta crescendo
assaporando fin da ora
l'acre sapore del sangue
in bocca che ti dà
un pugno in pieno volto
Figlio mio non ho un nome con cui chiamarti
Ma potrei pensare Speranza per Te
e Luce per un'anima che ha amato il buio
Fino a perderci il pensiero e
Disorientato sbattere contro la realtà della vita
Dicendogli educatamente imbarazzato
"Chiedo scusa...non l'avevo vista...Le pago i danni?..."
Quanto tempo ancora
Resto a guardare questa cielo
Già in silenzio perchè nuovamente
Assorto
E Lei che mi osserva sa cosa penso
E senza toccarmi mi è vicina
E qualche stella si sposta
Da una piega all'altra di questo scuro lenzuolo
Cercando forse un'Amore da illuminare
Senza lasciare traccia
Ma sono solo metallici aerei
che trasportano gente che vive
Gente che vive
Un giorno anche Noi saremo su una stella
Che si sposterà da una piega all'altra del cielo
Per cercare di dare Amore
Che si stà smaterializzando
Tra cicli vitali sempre più affrettati.
Ultima modifica di Hamlet; 30-07-2006 alle 16:08
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Per favore, chiedo che questo 3D venga chiuso.
Grazie.
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