Caro Cono mi hanno informato che la sera quando ti dedichi al “centro di ascolto” dici parole e fai gesti che tendono ad anestetizzare il dolore altrui ed inviti chi soffre a guardare chi sta peggio. Come se esistesse una scala gerarchica. Ma in tal modo non consoli, anzi, fai adirare chi ti ascolta. Allora perdi la pazienza e vai in chiesa per recitare il “rosario” con altre pie donne, rivolgendoti alla “Consolatrix Afflictorum”: questa invocazione è presente nelle “litanie lauretane”.
Devi sapere che l'origine di questa invocazione deriva dai frati agostiniani che propagarono questa particolare devozione. Insieme ai Santi Agostino e Monica, la Madonna della Consolazione è una delle tre patrone degli ordini agostiniani.
“Consolazione”: questo lemma deriva dal latino “consolationem”: ed è una parola composta, formata da “con” (= insieme) + “solus” = “stare con uno che è solo” condividendone l’afflizione; con significato più ampio: alleviare la sofferenza a chi è oggetto della consolazione.
Il filosofo e politico di epoca romana Lucius Annaeus Seneca (4 a. C. – 65 d. C.) nella “Consolatio ad Helviam Matrem”, Seneca consola la madre, affranta per l’ingiusto destino del figlio: condannato a morte dall’imperatore Caligola, che poi lo graziò, successivamente condannato alla “relegatio” (= limitazione del diritto di scegliere il proprio luogo di residenza) dall’imperatore Claudio, che in seguito lo chiamò a Roma come tutore e precettore del futuro imperatore Nerone, su incarico della madre Giulia Agrippina Augusta. Quando Nerone e Agrippina entrarono in conflitto, Seneca approvò l’esecuzione di quest’ultima come male minore.
Dopo il cosiddetto “quinquennio di buon governo” o “quinquennio felice” (54-59), in cui Nerone governò con la tutela di Seneca, i due divisero le loro strade.
Seneca, forse implicato in una congiura contro Nerone, fu coinvolto nella repressione neroniana e venne costretto al suicidio dall’imperatore.
Dal profano al sacro.
Nel Nuovo Testamento in lingua greca il termine “paraklesis” racchiude il significato della parola “consolazione”.
Paraklesis a te nota come abituale frequentatore dei testi attribuiti o meno a Paolo di Tarso. Oltre a significare “invocazione”, vuol dire “esortazione”, “consolazione”.
Nel Vangelo di Giovanni lo Spirito è detto “Paraclito”, cioè “chiamato accanto” per difendere e consolare.
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