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Discussione: YR4 2024 – E dopo ?

  1. #1

    YR4 2024 – E dopo ?

    L'onda gravitazionale della "botta" se ne va per l'universo : estinzione di massa e fine (definitiva) degli umani.

    ...Ma....

    Né luce, né buio. Un silenzio denso, come se qualcuno avesse dimenticato il mondo sotto una campana di vetro, e ora la polvere del cosmo gli si stendesse sopra come una coperta inutilmente pulita.

    Dei suoni in sottofondo



    E Vega aprì un occhio. Poi l’altro. Poi il terzo, che non aveva mai saputo di avere, e con quello vide il cartello:

    "Valle di Giosafatte"»

    Non era proprio una valle. Era un’assenza. Non c’erano alberi, né rocce, né vento, né cielo: solo un’ampia depressione di materia silente, dove tutto sembrava aspettare qualcosa. Qualcosa di grande. Qualcosa di definitivo. Ma anche, per dirla con precisione, qualcosa di vagamente inquietante. Gravido di angoscia.
    Kanyu si stirò, ancora inginocchiato come fosse rimasto nel gesto finale del rito. Toccò il suolo con le dita. Non era freddo. Non era caldo. Era come non toccare nulla.
    "Siamo morti?" chiese.
    "vassapé " rispose Vega, distrattamente. Stava contando le bottiglie fluttuanti, invisibili ma presenti, che sembravano aspettare un brindisi che non sarebbe mai più avvenuto.
    "O peggio..." borbottò Ale, seduto sul nulla, una gamba incrociata sull’altra. "Siamo in un dopo che non prevede neanche l’osteria." E provo' a pedalare su un'invisibile bicicletta, restando sul posto, come una figura danzante dello "Schiaccianoci "
    Poco più in là, Axe stava analizzando gli aspetticociopoliticostoricoeconomici della situazione, con lo sguardo, senza ancora parlare. Doxa prendeva appunti mentali su colonne istoriata che non c’erano. Breakhru scrutava l’orizzonte in cerca di giurisdizione. E Bumble, ancora stravolto dall'orgia finale, si toglieva la camicia:"Se dev’essere l’eternità, la faccio mia, a torso nudo."
    Una nube si formò.
    Ma non una nube come le altre: era la sagoma fluttuante, tranquillizzante ed allo stesso tempo inquietante e minacciosa del bar. Il noto bar di discuterepuntoit. Intero, sospeso, intatto. Ma chiuso. Le tende tirate. Il bancone illuminato da una luce che non veniva da nessuna parte. E la bottiglia, quella bottiglia, al centro. Intoccabile.
    Conogelato comparve con l’aria di chi si sente improvvisamente tradito dal direttore del suo marketing.
    "Siamo... siamo davvero qui?" chiese.
    Adalberto lo fissò.
    "Tu lo dicevi da sempre."
    "Sì, ma era retorica escatologica...tanto per dire...le solite favole : non pensavo che… insomma… davvero."
    Regina, in piedi accanto al separé fiorito che si era materializzato con lei, bisbigliò: "Non mi piace, qui. Preferirei le colline ed il mare di Puglia"
    Il bar rimaneva lì, sospeso, come un’ipotesi mai verificata. Nessuno osava avvicinarsi. Ogni tanto pareva muoversi, ma era solo l’effetto residuo dell'onda gravitazionale piccolissima, una pulsazione del reale che scuoteva lievemente la bottiglia al centro, senza farla cadere.
    "E' sicuramente un maschio che mi ha fatto questo scherzo, di riportarmi in una landa britisc. Voglio Pisa ! " esclamo, Efua perdendo il ferreo controllo di se stessa ed incominciando a battere i piedi per terra (o almeno, quella che sembrava essere tale, ma non era) istericamente. "Calmati, non fare cosi'" la consolo' dolcemente Regina "Io sto peggio di te : vuoi mettere Pisa con Bisceglie ? E non faccio tutte queste storie. Un po' di contegno, dai ". Ed intervenne Dark "Su, Efua, so' ben io, ma riprenditi. Pensa al tuo QI, ti aiuterà a superare questo momento di smarrimento " E Dark, che da tre ore reali (ma lì non esisteva tempo) cercava il campo per connettersi a qualcosa, scosse la chioma tizianesca (o rosso Inferno?) ed impreco' in cremonese stretto "E niente campo. Come faccio a mandare in stampa l'articolo ed in onda il servizio su "L'asteroide ha fatto cilecca ? "...Che disdetta ! mi perdo il Pulitzer !...Però almeno qui si dorme" aggiunse, poi si guardò intorno. Nessuno fece commenti, ma Efua aveva ripreso il suo aplomb albio terronico. Doxa, continuando il sue esame di architetture finemente decoratequanto inesistenti"Se questo è l’aldilà" rifletteva,éè chiaro che è stato progettato da un minimalista radicale. L’assenza ha un’eleganza che può sfinire."
    Bauxite invece si era seduta vicino a un frammento di quello che sembrava un tappo di sughero planetario, non essendo sicura se fosse staticamente abbastanza solido da essere usato come puff "Qua mi sa che ci hanno imbottigliati anche noi, amici miei. E la bottiglia…" indicò il bar, "…ci guarda da dentro. Siamo forse noi in una bottiglia di Klein ? Ci cosmoagonizzerei benissimo. Anche senza sole"
    Ninag stava scrivendo. O forse disegnando parole. La sabbia sotto di lei non tratteneva nulla, ma lei continuava. Ogni tanto sorrideva a qualcosa che solo lei sembrava sentire.
    Poi arrivò King-kong, come uscito da una luce laterale che nessuno aveva visto prima.
    "Ho fatto una foto. Non so dove sia andata a finire."
    "Dentro di te," disse Rachele, apparendo come una scultura d’alabastro che parla.
    Poi aggiunse, calma:
    "Nel tempo della fine non c’è più archivio. Solo verità scolpite a mano."
    Scomparve.
    Breakhru si tolse gli occhiali. Nessuno ricordava che li portasse.
    "Non è che qui si va a giudizio sul serio, vero? Si tratta di un errore amministrativo cosmico, Non posso credere che l’universo abbia davvero un reparto contabilità che fa scivolare i vivi nel post-mortem senza preavviso."
    Conogelato,per una volta, annuiva con entusiasmo, poi si fermò.
    "Cioè... sì. Ma non proprio giudizio. Più… un inventario dell’anima. Una sorta di audit escatologico. Con rettifiche."
    Tutti lo fissarono.
    "Ma tu non dicevi che eravamo già condannati?"
    "Sì, ma nel senso... pedagogico!"
    Ale, che aveva appena individuato una collina-vino (che poi era solo un’illusione quantistica), si sporse e disse:
    "Quindi ci hai fatto preoccupare per nulla?"
    "Ah, se avessimo un Passito di Pantelleria ed un cannolo.." sospirò Bumble." potremmo riprendere quello che stavamo facendi, prima di questa interruzione, no ?" con l'occhio lucente di Sciupafemmine -della-trinacria
    Kanyu e Vega si guardarono. Erano in piedi, spalla a spalla, come due figure estratte da un mazzo di tarocchi paralleli.
    "Lui verrà," disse Kanyu.
    "Chi?" chiesero in coro alcuni.
    "L’Asteroide" disse Vega.
    "È già venuto" ribatté Breakhru, precisa, sintetica ed indiscutibile. Come sempre.
    "No. Quello era solo il dito. Non la mano."

    Un brivido attraversò la valle.
    Il silenzio si era fatto più profondo. Ma non era vuoto. Suonava, dentro le ossa. Era come un diapason cosmico dimenticato acceso.
    Regina sollevò il viso verso un cielo che non era più nemmeno cielo, ma solo un piano inclinato di attesa.
    "Mi pare di essere dentro una poesia che non é ancora scritta"
    "O fuori da una poesia di troppo," aggiunse Ladypojana.
    Adalberto stava in piedi, le braccia conserte, lo sguardo che scavava sotto la sabbia.
    "Siamo nella grande pausa tra la domanda e la risposta. Ma forse la risposta non è prevista, tipo quei quiz mistici con risposta multipla, ma senza nessuna corretta "
    Bauxite, intanto, parlava col Bartender muto. O meglio: parlava verso di lui.
    "Dì la verità: anche tu non ti aspettavi questo. Il bar che non serve più. La bottiglia che non si apre. È come se ci avessero tolto il finale."
    Nessuna risposta.
    Poi, improvvisamente, una vibrazione. Minima. Una specie di sussulto gravitazionale.
    Le bottiglie — quelle visibili nel bar-fantasma — oscillarono piano. Un tintinnio remoto, come campane in sogno.
    Tutti si voltarono verso Kanyu e Vega, che avevano appena completato un gesto sacro e buffo: una sorta di inchino rotatorio, metà danza druidica, metà esercizio tibetano.
    "Ha funzionato," disse Vega.
    "Ma funziona"precisò Kanyu.
    Un silenzio carico di senso seguì.
    Poi Conogelato si alzò, col suo tono migliore, quello dei momenti eterni e della grandi rivelazioni:
    "È iniziata. La Vita Eterna, quella vera, quella dopo il dopo. Non vi aspettate miracoli. È come prima, solo... permanente. Il pentimento e la conversione saranno le sole provviste e viatico."
    Rachele comparve ancora una volta, come una parentesi seria tra due battute:
    "Nessuno è preparato. Neppure chi ha predicato l’arrivo. Per questo il Giudizio non è ancora arrivato: teme di sbagliare anche lui."

    Si, erano nella Valle di Giosafatte. La biblica.

    Nessuno sapeva come ci fossero arrivati, ma erano lì. Come trasportati in sogno, ma con la fastidiosa consapevolezza che non c’era risveglio.
    Lo spazio era immobile, intonacato di luce lattiginosa e silenzio di marmo. Una fenditura nera, simile a un canyon verticale sospeso nel cielo, tagliava la volta come una minaccia scritta male. L’aria odorava d’incenso fossile, e ogni tanto soffiava un vento che sapeva di punizione.
    Il bar non c’era più. O meglio: c’era, ma pareva ridotto a un’ombra. La bottiglia di rhum fluttuava al centro del vuoto, irraggiungibile, come un ricordo mai condiviso. Axe la fissava con sdegno filosofico, come a volerla confutare con un saggio : " È il trappolone della sovranità perduta per effetto delle leggi olistiche del mercato, che ha assunto la sua ontologicità ". Nessuno lo ascoltava.
    Bumble, stordito, si guardava le mani: "Ma io... io avevo parcheggiato... dov’era? Un cargo... mi pare. O una fregata. Ma qui, ora, che minchia succede?"
    Ale si era tolto le scarpe: "Ma almeno una fontanella? Una ciclabile celeste? Nulla?"
    Darkfreneticamente prendeva appunti su un taccuino di ossidiana. Aveva già compilato mentalmente il titolo: “Apocalisse e caffè lungo: diario di una dannazione collettiva”.
    "Ma quindi... stiamo per essere giudicati?"chiese Regina, con voce leggera come un battito d’ali di farfalla, velata di inquietitudine.
    "No, no...spero (sottovoce)" rispose Conogelato, ridendo, ma di un riso nervoso, di quelli che non si cuociono (Cuore, di De Amicis) " è tutta sceno-coreografia per mettere in soggezione. Il vero Giudizio lo do io, mica un tribunale di condominio celeste!...su, non fate i bambini del catechismo... Non vi fate irretire dalla scenografia!....spero (sottovoce con una punta di preoccupazione)"
    Ma il terreno tremò. Un suono cavernoso, come la prima nota di un requiem per dinosauri, fece tintinnare le vertebre.
    Il Signor Bartender parlò.
    Non era mai successo. Da quando tutti avevano memoria, quell’uomo — o figura — aveva ascoltato, versato, pulito con panni di lino, e taciuto. Ora parlava. Con voce ferma, priva di eco, ma definitiva.
    "Ho ascoltato tutto. Sempre. Dal primo brindisi fino all’ultimo silenzio".
    Uno scricchiolio cosmico accompagnò la sua salita su un piccolo rialzo roccioso, simile a un pulpito monolitico.
    "Ora" disse "è tempo di rendere conto. Non secondo colpe, ma secondo desideri. Ciò che avete detto, sperato, vaneggiato, sarà misura del vostro destino. Non pene: coerenze."

    (continua)
    Ultima modifica di restodelcarlino; 04-05-2025 alle 10:05

  2. #2
    Opinionista L'avatar di Ninag
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  3. #3
    Opinionista L'avatar di Ale
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    L'onda gravitazionale della "botta" se ne va per l'universo : estinzione di massa e fine (definitiva) degli umani.

    ...Ma....

    Né luce, né buio. Un silenzio denso, come se qualcuno avesse dimenticato il mondo sotto una campana di vetro, e ora la polvere del cosmo gli si stendesse sopra come una coperta inutilmente pulita.

    Dei suoni in sottofondo



    E Vega aprì un occhio. Poi l’altro. Poi il terzo, che non aveva mai saputo di avere, e con quello vide il cartello:

    "Valle di Giosafatte"»

    Non era proprio una valle. Era un’assenza. Non c’erano alberi, né rocce, né vento, né cielo: solo un’ampia depressione di materia silente, dove tutto sembrava aspettare qualcosa. Qualcosa di grande. Qualcosa di definitivo. Ma anche, per dirla con precisione, qualcosa di vagamente inquietante. Gravido di angoscia.
    Kanyu si stirò, ancora inginocchiato come fosse rimasto nel gesto finale del rito. Toccò il suolo con le dita. Non era freddo. Non era caldo. Era come non toccare nulla.
    "Siamo morti?" chiese.
    "vassapé " rispose Vega, distrattamente. Stava contando le bottiglie fluttuanti, invisibili ma presenti, che sembravano aspettare un brindisi che non sarebbe mai più avvenuto.
    "O peggio..." borbottò Ale, seduto sul nulla, una gamba incrociata sull’altra. "Siamo in un dopo che non prevede neanche l’osteria." E provo' a pedalare su un'invisibile bicicletta, restando sul posto, come una figura danzante dello "Schiaccianoci "
    Poco più in là, Axe stava analizzando gli aspetticociopoliticostoricoeconomici della situazione, con lo sguardo, senza ancora parlare. Doxa prendeva appunti mentali su colonne istoriata che non c’erano. Breakhru scrutava l’orizzonte in cerca di giurisdizione. E Bumble, ancora stravolto dall'orgia finale, si toglieva la camicia:"Se dev’essere l’eternità, la faccio mia, a torso nudo."
    Una nube si formò.
    Ma non una nube come le altre: era la sagoma fluttuante, tranquillizzante ed allo stesso tempo inquietante e minacciosa del bar. Il noto bar di discuterepuntoit. Intero, sospeso, intatto. Ma chiuso. Le tende tirate. Il bancone illuminato da una luce che non veniva da nessuna parte. E la bottiglia, quella bottiglia, al centro. Intoccabile.
    Conogelato comparve con l’aria di chi si sente improvvisamente tradito dal direttore del suo marketing.
    "Siamo... siamo davvero qui?" chiese.
    Adalberto lo fissò.
    "Tu lo dicevi da sempre."
    "Sì, ma era retorica escatologica...tanto per dire...le solite favole : non pensavo che… insomma… davvero."
    Regina, in piedi accanto al separé fiorito che si era materializzato con lei, bisbigliò: "Non mi piace, qui. Preferirei le colline ed il mare di Puglia"
    Il bar rimaneva lì, sospeso, come un’ipotesi mai verificata. Nessuno osava avvicinarsi. Ogni tanto pareva muoversi, ma era solo l’effetto residuo dell'onda gravitazionale piccolissima, una pulsazione del reale che scuoteva lievemente la bottiglia al centro, senza farla cadere.
    "E' sicuramente un maschio che mi ha fatto questo scherzo, di riportarmi in una landa britisc. Voglio Pisa ! " esclamo, Efua perdendo il ferreo controllo di se stessa ed incominciando a battere i piedi per terra (o almeno, quella che sembrava essere tale, ma non era) istericamente. "Calmati, non fare cosi'" la consolo' dolcemente Regina "Io sto peggio di te : vuoi mettere Pisa con Bisceglie ? E non faccio tutte queste storie. Un po' di contegno, dai ". Ed intervenne Dark "Su, Efua, so' ben io, ma riprenditi. Pensa al tuo QI, ti aiuterà a superare questo momento di smarrimento " E Dark, che da tre ore reali (ma lì non esisteva tempo) cercava il campo per connettersi a qualcosa, scosse la chioma tizianesca (o rosso Inferno?) ed impreco' in cremonese stretto "E niente campo. Come faccio a mandare in stampa l'articolo ed in onda il servizio su "L'asteroide ha fatto cilecca ? "...Che disdetta ! mi perdo il Pulitzer !...Però almeno qui si dorme" aggiunse, poi si guardò intorno. Nessuno fece commenti, ma Efua aveva ripreso il suo aplomb albio terronico. Doxa, continuando il sue esame di architetture finemente decoratequanto inesistenti"Se questo è l’aldilà" rifletteva,éè chiaro che è stato progettato da un minimalista radicale. L’assenza ha un’eleganza che può sfinire."
    Bauxite invece si era seduta vicino a un frammento di quello che sembrava un tappo di sughero planetario, non essendo sicura se fosse staticamente abbastanza solido da essere usato come puff "Qua mi sa che ci hanno imbottigliati anche noi, amici miei. E la bottiglia…" indicò il bar, "…ci guarda da dentro. Siamo forse noi in una bottiglia di Klein ? Ci cosmoagonizzerei benissimo. Anche senza sole"
    Ninag stava scrivendo. O forse disegnando parole. La sabbia sotto di lei non tratteneva nulla, ma lei continuava. Ogni tanto sorrideva a qualcosa che solo lei sembrava sentire.
    Poi arrivò King-kong, come uscito da una luce laterale che nessuno aveva visto prima.
    "Ho fatto una foto. Non so dove sia andata a finire."
    "Dentro di te," disse Rachele, apparendo come una scultura d’alabastro che parla.
    Poi aggiunse, calma:
    "Nel tempo della fine non c’è più archivio. Solo verità scolpite a mano."
    Scomparve.
    Breakhru si tolse gli occhiali. Nessuno ricordava che li portasse.
    "Non è che qui si va a giudizio sul serio, vero? Si tratta di un errore amministrativo cosmico, Non posso credere che l’universo abbia davvero un reparto contabilità che fa scivolare i vivi nel post-mortem senza preavviso."
    Conogelato,per una volta, annuiva con entusiasmo, poi si fermò.
    "Cioè... sì. Ma non proprio giudizio. Più… un inventario dell’anima. Una sorta di audit escatologico. Con rettifiche."
    Tutti lo fissarono.
    "Ma tu non dicevi che eravamo già condannati?"
    "Sì, ma nel senso... pedagogico!"
    Ale, che aveva appena individuato una collina-vino (che poi era solo un’illusione quantistica), si sporse e disse:
    "Quindi ci hai fatto preoccupare per nulla?"
    "Ah, se avessimo un Passito di Pantelleria ed un cannolo.." sospirò Bumble." potremmo riprendere quello che stavamo facendi, prima di questa interruzione, no ?" con l'occhio lucente di Sciupafemmine -della-trinacria
    Kanyu e Vega si guardarono. Erano in piedi, spalla a spalla, come due figure estratte da un mazzo di tarocchi paralleli.
    "Lui verrà," disse Kanyu.
    "Chi?" chiesero in coro alcuni.
    "L’Asteroide" disse Vega.
    "È già venuto" ribatté Breakhru, precisa, sintetica ed indiscutibile. Come sempre.
    "No. Quello era solo il dito. Non la mano."

    Un brivido attraversò la valle.
    Il silenzio si era fatto più profondo. Ma non era vuoto. Suonava, dentro le ossa. Era come un diapason cosmico dimenticato acceso.
    Regina sollevò il viso verso un cielo che non era più nemmeno cielo, ma solo un piano inclinato di attesa.
    "Mi pare di essere dentro una poesia che non é ancora scritta"
    "O fuori da una poesia di troppo," aggiunse Ladypojana.
    Adalberto stava in piedi, le braccia conserte, lo sguardo che scavava sotto la sabbia.
    "Siamo nella grande pausa tra la domanda e la risposta. Ma forse la risposta non è prevista, tipo quei quiz mistici con risposta multipla, ma senza nessuna corretta "
    Bauxite, intanto, parlava col Bartender muto. O meglio: parlava verso di lui.
    "Dì la verità: anche tu non ti aspettavi questo. Il bar che non serve più. La bottiglia che non si apre. È come se ci avessero tolto il finale."
    Nessuna risposta.
    Poi, improvvisamente, una vibrazione. Minima. Una specie di sussulto gravitazionale.
    Le bottiglie — quelle visibili nel bar-fantasma — oscillarono piano. Un tintinnio remoto, come campane in sogno.
    Tutti si voltarono verso Kanyu e Vega, che avevano appena completato un gesto sacro e buffo: una sorta di inchino rotatorio, metà danza druidica, metà esercizio tibetano.
    "Ha funzionato," disse Vega.
    "Ma funziona"precisò Kanyu.
    Un silenzio carico di senso seguì.
    Poi Conogelato si alzò, col suo tono migliore, quello dei momenti eterni e della grandi rivelazioni:
    "È iniziata. La Vita Eterna, quella vera, quella dopo il dopo. Non vi aspettate miracoli. È come prima, solo... permanente. Il pentimento e la conversione saranno le sole provviste e viatico."
    Rachele comparve ancora una volta, come una parentesi seria tra due battute:
    "Nessuno è preparato. Neppure chi ha predicato l’arrivo. Per questo il Giudizio non è ancora arrivato: teme di sbagliare anche lui."

    Si, erano nella Valle di Giosafatte. La biblica.

    Nessuno sapeva come ci fossero arrivati, ma erano lì. Come trasportati in sogno, ma con la fastidiosa consapevolezza che non c’era risveglio.
    Lo spazio era immobile, intonacato di luce lattiginosa e silenzio di marmo. Una fenditura nera, simile a un canyon verticale sospeso nel cielo, tagliava la volta come una minaccia scritta male. L’aria odorava d’incenso fossile, e ogni tanto soffiava un vento che sapeva di punizione.
    Il bar non c’era più. O meglio: c’era, ma pareva ridotto a un’ombra. La bottiglia di rhum fluttuava al centro del vuoto, irraggiungibile, come un ricordo mai condiviso. Axe la fissava con sdegno filosofico, come a volerla confutare con un saggio : " È il trappolone della sovranità perduta per effetto delle leggi olistiche del mercato, che ha assunto la sua ontologicità ". Nessuno lo ascoltava.
    Bumble, stordito, si guardava le mani: "Ma io... io avevo parcheggiato... dov’era? Un cargo... mi pare. O una fregata. Ma qui, ora, che minchia succede?"
    Ale si era tolto le scarpe: "Ma almeno una fontanella? Una ciclabile celeste? Nulla?"
    Darkfreneticamente prendeva appunti su un taccuino di ossidiana. Aveva già compilato mentalmente il titolo: “Apocalisse e caffè lungo: diario di una dannazione collettiva”.
    "Ma quindi... stiamo per essere giudicati?"chiese Regina, con voce leggera come un battito d’ali di farfalla, velata di inquietitudine.
    "No, no...spero (sottovoce)" rispose Conogelato, ridendo, ma di un riso nervoso, di quelli che non si cuociono (Cuore, di De Amicis) " è tutta sceno-coreografia per mettere in soggezione. Il vero Giudizio lo do io, mica un tribunale di condominio celeste!...su, non fate i bambini del catechismo... Non vi fate irretire dalla scenografia!....spero (sottovoce con una punta di preoccupazione)"
    Ma il terreno tremò. Un suono cavernoso, come la prima nota di un requiem per dinosauri, fece tintinnare le vertebre.
    Il Signor Bartender parlò.
    Non era mai successo. Da quando tutti avevano memoria, quell’uomo — o figura — aveva ascoltato, versato, pulito con panni di lino, e taciuto. Ora parlava. Con voce ferma, priva di eco, ma definitiva.
    "Ho ascoltato tutto. Sempre. Dal primo brindisi fino all’ultimo silenzio".
    Uno scricchiolio cosmico accompagnò la sua salita su un piccolo rialzo roccioso, simile a un pulpito monolitico.
    "Ora" disse "è tempo di rendere conto. Non secondo colpe, ma secondo desideri. Ciò che avete detto, sperato, vaneggiato, sarà misura del vostro destino. Non pene: coerenze."

    (continua)
    Che delusione, e noi che speravamo finalmente di esserci liberati di tutti i mali...


  4. #4
    Un silenzio denso calò.
    " Si comincia dalle donne. Rivendicano il primato. Bene : lo hanno. Ora conosceranno per prime la sentenza. "
    Dark, scuotendo leoninamente la chioma fiammeggiante, alzo' metaforicamente lo scudo, brandendo la spada di Ultrix : "Avanti. Non siamo qui per il buffet o l'apero' (che mancano) : sbrighiamoci, che devo andare in onda ed in macchina "
    E fu la prima.
    Il Bartender, solenne nel suo Vero Essere, abbasso' gli occhi verso di lei come se sfogliasse un diario :
    "Hai vissuto tra barrette proteiche e notti tagliate da coltelli metaforici. Hai fatto della veglia un’ideologia, della stanchezza una bandiera."
    Un fremito le attraversò la schiena. Non un sospiro. Solo attesa.
    "La tua pena, o coronamento, è un mondo dove il giorno non finisce mai. Interviste senza tregua, notizie da rincorrere senza mai pubblicare. Viaggerai ininterottamente sotto latitudini esotiche, danzerai una continua danza sudamerico-hispano-lusitana con fascinosi uomini maturi, di spirito e cultura, pervasi di umorismo e sensibilità, dinamici, affettuosi ma solidi, che accompagnerano, attenzionati e pazienti i tuoi giorni e le tue notti."
    Dark annuì. "E allora ? Era già così, in fondo"
    "Dormirai con gli occhi aperti e veglierai con gli occhi chiusi : quale sia la realtà, se sarai sveglia o se sognerai di esserlo, vassapé. E viceversa. Che sia pena o premio, dipende solo da te."
    Un colpo secco di bicchiere sul bancone. "Breakthru !"
    Breakthru con l’eleganza e la superiorità di chi é cosciente che le decisioni sono già prese, fece un passo avanti.
    "Magistrata, quasi Vestale del vero e del razionale, hai pesato le parole come sentenze e dato alle pause la forma della legge. La tua saggia moderazione ha la forza latente di uno tsunami sotto controllo. La tua richiesta tacita era ordine e giustizia. Al femminile."
    Il Bartender sorrise, se così si può dire d’un Bartender in funzione cosmica.
    "Avrai un mondo giusto, immacolato, perfettamente logico. Ma non sarai l’unica a viverlo cosi' : lo faranno tutti. E tutte. Nessuno escluso . Al Femminile. Con la effe maiuscola. Eden, Nirvana, o Guantanamo ? Vassapé. Dipende da te. "
    Colpo di bicchiere. "Efua!"
    Efua alzò gli occhi verso la Torre di Pisa apparsa impovvisamente dietro di lei come un obelisco sbilenco. Da una finestrella pendeva una corda. In fondo, appesa come il pendolo di Galileo, una bottiglia di colatura di alici.
    "Per te, donna iperQI, maschiovaccinata ed indipendente, si aprono chilometri di mercatini londinesi di bric-a-brac di ogni tipo, leggins attillatissimi, calzature sportive e non, alla moda...o l'inutile assoluto, da fotografare dicendo "Ciiiis", mentre l'obbiettivo risponde "Nice angle, love " (con accento empolese). Coppetielli di spaghetti (al dente) con colatura di alici, quotidiani , da consumare sempre in movimento, cercando di modificare il DNA della campagna sudgarganica in uno albiopisanpendente . E, uomini di genere maschile, vade retro."
    La bottiglia oscillava lentamente. Efua sospirò.
    " Era prevedibile " disse, con la sconsolata attitudine vittimistica del terronborbonico. E si sedette in silenzio sulla pietra più lontana. Un piccolo sorriso,pero', le sfiorava le labbra. Forse, sotto sotto, questa era la sua forma di eternità desiderata. O forse era solo il profumo di uno zefiro dalle scogliere di Dover.
    Ladypojana, chiamata fece un inchino sobrio, da vera signora.
    "Hai dispensato equilibrio e sorriso. Ma anche distacco e ironia. Il tuo desiderio non era punire, ma vedere con chiarezza."
    Il Bartender le porse uno specchio che non rifletteva nulla.
    "Il tuo regno sarà la tranquillità dell'invisibile. Tutti verranno a cercare conforto, ma nessuno vedrà la fonte. La tua voce sarà ricordata, ma nessuno vedrà crescere i fagiolini del tuo orto, né li assaggerà E non chiederai il conto. "
    Ladypojana sorrise :" Mi poteva andare peggio " .Spiego' le ali , un cenno di saluto a tutti e volo' via.
    Come colomba dal disio chiamata (Dante Alighieri).
    Ninag avanzò con passo leggero, come una penna d'oca sulla carta a mano di Fabriano.
    "Hai narrato con grazia, hai osservato con amore. Ma hai chiesto avventura, scoperta, libertà." disse il Bartender parlandole con un tono che sapeva di vento sui crinali delle montagne "Viaggerai per sempre, su strade che cambiano forma a ogni passo. La tua bici avrà il motore di una Ferrari elettrica. La mappa sarà un palinsesto in riscrittura perpetua. E la meta, un’eco. Ma avrai sempre in tasca un taccuino per i posteri"
    Regina fluttuava più che camminare.
    " Tu, che hai fatto poesia del respiro e dell’acqua. Del sole e della luna. Che hai chiesto bellezza, sempre. "
    Il Bartender indicò un punto del cielo, dove Bisceglie brillava come una stella segreta.
    "Vivrai in un mondo che è tutta bellezza. Ma nessuno saprà cos’è la bruttezza. Sarai tu a doverne raccontare il dolore, in un luogo senza dolore. Sarai la nota grave nel canto perfetto."
    Regina chinò il capo. : "L’arte è sacrificio, lo so". E sorrise, come una rosa di maggio appena sbocciata.
    Vega fece una risata secca.
    "Avanti. Sono pronta al mio rogo simbolico...Per quello di ciocchi di abete del Mugello, un po' meno" »
    Il Bartender inarco' un sopracciglio.
    "Tu, che hai deriso gli dei, sezionato miracoli , riso in faccia al dogma. E sbertucciato il messaggero. Avrai ciò che volevi: un mondo spiegabile. Ogni cosa avrà causa ed effetto. Niente mistero e niente favole. Solo raziocinio."
    Vega lo fissò per un secondo, poi disse:
    " Mi bastano le formule. Purché resti un margine d’errore. E qualcuno a cui rinfacciarlo "
    Tutti si voltarono allora verso Rachele. Era comparsa, ovviamente. Appariva solo quando la sua assenza faceva rumore.
    Il Bartender la guardò a lungo, poi parlò con voce meno impersonale.
    "Tu non hai chiesto. Hai osservato. E parlato solo per ammonire. Il tuo destino è vegliare sul destino altrui. Sei già oltre il giudizio. Ti spetta la clausura del tempo. "
    Rachele annuì. Nessuno notò quando scomparve.
    Bauxite sorrise prima ancora di essere chiamata
    " Tu, che hai nel petto la lava e nella mente la classicità. Che hai detto troppo e pensato anche di più ".
    Il Bartender la guardò con una certa stima.
    "Il tuo mondo sarà il paradosso che si fa dialogo continuo. Il riso dal dolore, il pianto dalla comicità, l'assurdità nel raziocinio, il dritto dello storto...tutto che si rincorre e si intreccia col suo contrario, in un assurdo cosmico. Ed i discorsi non finiranno mai."
    Bauxite rise di gusto. " Il paradiso dei sofisti! Meglio che zappare le pappardelle laviche sotto il sole di mezzanotte ".


    Mestamente gli uomini si misero, lentamente, in fila.

    (continua)
    Ultima modifica di restodelcarlino; 04-05-2025 alle 17:17

  5. #5
    Axe venne avanti con aria da professore in pensione sorpreso d’essere tornato al liceo. Poso' la chitarra. Si mise comodo.
    Il Bartender, forse per l’unica volta, si mise a lucidare un bicchiere invisibile.
    "Tu, che hai evitato i trappoloni, che hai messo ordine nelle vicissitudini della storia, che conosci le bellezza più recondite della musica. Tu, per il quale la semantica più recondita ed inusuale non ha segreti, le teorie economiche contraddittorie l'una peggio dell'altra sono limpide come acqua cristallina e coerenti come la luce di un laser . Tu, per il quale la neurologia intreccia valzer con biofisica e che giochi a terziglio con Jung, Freud e compagnia bella. Tu che parli come un codice sanscrito, più per amore estetico che per ostentazione."
    Un frammento di vinile ruotava nell’aria, come una luna spezzata.
    " Il tuo mondo sarà perfetto. Complesso, demenziale e trappolonesco, ma anche con suoni sublimi . Lo spiegherai a tutti e tutte....Ma... ogni parola sarà compresa al primo ascolto. Da tutti e tutte. E non ci sarà più mistero. Solo trasparenza. Avrai un'eterna "ultima parola". Immediatamente.
    Axe socchiuse gli occhi, come chi degusta un’ultima nota. "La chiarezza è il paradiso dei noiosi. Capisco"
    Bumble si aggiustò il colletto, spavaldo e profumato d’agrumi e lava in eruzione, con una punta di salmastro.
    "Bumble... tu che parlavi di cannoli e di calura, di superpetroliere ancorate come bisonti addormentati nel golfo d’Augusta... Tu che credevi nella forza del Sud come principio cosmico. Ma più ancora, tu che passavi ore chino a dipingere giubbe rosse,azzurre e nere, elmi dorati, sciabole e trombe, mentre ripetevi a memoria le mosse di Austerlitz, Waterloo, Marengo." Bumble annuiva, con fierezza immutata
    "La tua pena sarà il tuo sogno: un campo di battaglia eterno, scolpito con perfezione maniacale, dove ogni mattina l’alba si leva su una nuova battaglia napoleonica. Tu sarai lì, gigantesco eppure impotente, a guardare i tuoi soldatini muoversi da soli, ognuno con un’anima minuscola, ma indipendente; vivranno, parleranno, ti disobbediranno. Cambieranno le strategie. A volte ti insulteranno, marceranno in ritirata mentre tu urli “Avanti, avanti per l’onore della Guardia!”. Ma nulla potrai fare: nessun pennello, nessuna mano. Solo osservare, mentre i tuoi amati granatieri si stancano di morire al tuo comando. Perché la Storia non vuole registi."
    Un silenzio si fece largo nel gruppo. Qualcuno tossì, altri guardarono per terra.
    Bumble, pallido, si girò piano. E mormorò, quasi con rispetto: "Amen, allora. Ma che almeno suonino la Marsigliese, ogni tanto."
    Ed il Bartender rise. Sonoramente: "...ma... Tu, Bumble, hai fatto anche della gioia un mestiere e del corteggiamento un’arte. Tu hai parcheggiato navi e sogni con la stessa leggerezza. E questo non é stato dimenticato. Il tuo destino è un mondo pieno di donne bellissime, "carnose e sode" a tuo gusto, che ti adorano e spasimano, perdutamente innamorate di te. Ma tu, sarai unicamente e platonicamente innamorato di una sola. Che non ti guarda."
    Bumble sbuffò. "Certe volte è meglio un diluvio lava e lapilli di origine etnea"
    Ale arrivò con la bici sulle spalle, come un pellegrino errante al santuario di Campostella.
    "Hai inseguito il vento, la libertà e i sogni, danzato sotto il sole e sotto la luna, e pedalato attraverso silenzi. Le onde del mare ti hanno attratto e ristorato, finché il richiamo della montagna non é stato impellente e più forte. Vino schietto e ciofeca di vecchi calzini le tue droghe.
    Il Bartender toccò il banco. Si aprì come un altopiano senza fine.
    "Pedalerai per sempre ed il tuo percorso sarà fatto di passi di danza, come il percorso del' ape (sottile gioco di parole) che cerca polline. Il tuo obbiettivo chilometrico crescerà continuamente, peggio del prezzo dell'energia. Ogni sera un aperitivo, ogni notte una sagra. Ogni pomeriggio una balneazione. Con l'interrogativo se troverai chi condividerà con te l'ultimo pezzo di pane e formaggio e l'ultimo gotto di bianco."
    Ale sorrise."Se non lo/la trovo, meglio. Così non correro' il rischio di litigare."
    Adalberto si sedette ancor prima d’essere chiamato.Il Bartender lo guardo' per un istante più lungo del solito. Sembrava un tributo silenzioso. Nessuna ironia negli occhi, nessuna smorfia. Solo una pausa, e poi la voce:
    "Tu, che con equilibrio hai misurato parole e silenzi, che hai fatto della tua esperienza un rifugio e della tua ironia una bussola, riceverai ciò che più ti si addice: l’ascolto."
    Adalberto, incuriosito, inclinò appena il capo.
    "Ti sarà concesso vivere in una perpetua assemblea di spiriti erranti — studiosi, pensatori, poeti, folli miti e matematici decadenti — che eternamente si interrogano su questioni che non avranno mai risposta. E tu sarai lì, a mediare, ridere, raccontare, ogni volta come se fosse la prima. Nessuno ti interromperà mai. E nessuno avrà fretta."
    Un mormorio, a metà fra l’invidia e il rispetto, si sollevò dal gruppo.
    Il Bartender aggiunse, con un’ombra di sorriso:
    "Ma sappi: ogni volta che sembrerai arrivare a una conclusione perfetta, un nuovo paradosso scenderà come un sipario. E ricomincerà il gioco. Ma tu non ne sarai frustrato. Solo vagamente divertito. Perché questa è la tua eternità: il piacere della parola che si sa inutile eppure necessaria."
    Adalberto accennò un inchino e sussurrò solo: "Amen, Bartender Giudice. Finalmente un posto dove nessuno alza la voce."
    Doxa avanzò tra echi di cattedrali, come se il pavimento sotto di lui fosse affrescato.
    "Tu, che hai cercato la bellezza ovunque. Che hai visto l’invisibile nei dipinti dei secoli. Hai chiesto meraviglia e verità."
    Il Bartender alzò una mano: dal nulla emerse una galleria infinita.
    " Vivrai tra opere mai viste, in un museo segreto che cambia ogni giorno. Ma nessuno potrà seguirti. Nessun allievo, nessun compagno. Solo tu e l’opera: Solo tu e lei vi comprendete."
    Doxa fece un mezzo inchino, come davanti a un Caravaggio. " L’arte è sempre un monologo."
    King-Kong si fece avanti lentamente, con passo da tempio buddista.
    "Tu, che hai fotografato il tempo e creduto nella luce. Che hai meditato sul silenzio."
    Il Bartender mostrò una macchina fotografica che fluttuava tra le sue mani, con miriade di obbiettivo come satelliti.
    " Avrai un mondo pieno di attimi irripetibili. Ma non avrai tempo per scattarli. Saranno solo tuoi, solo nella tua memoria. Gli altri non li comprenderebbero e non li meritano . Il tempo sarà il tuo negativo non sviluppato."
    King-Kong chiuse gli occhi."È giusto. Non tutto va fissato. Prendere un'immagine, influisce e muta"
    Kanyu arrivò in silenzio, lo sguardo sicuro fisso davanti a sé. Come l'arciere davanti al bersaglio.
    Il Bartender non alzò neppure lo sguardo. Disse solo:
    "Kanyu. Tu che hai dato senza contare, sorriso senza aspettarti nulla, camminato accanto anche a chi aveva smesso di camminare...Tu, cavaliere del tempo sbagliato. Che hai creduto nella parola data, nella fiamma e nella lealtà."
    Kanyu chinò appena la testa, come un cavaliere che riceve un’istruzione dal proprio maestro. Il Bartender continuò:
    "La tua sorte é una necessità dell’equilibrio. Sarai inviato là dove le promesse vengono spezzate, ma non da te. Il tuo compito sarà tenerle insieme. I tuoi giorni si svolgeranno tra deserti di delusione e giardini che chiedono acqua, e tu porterai una borraccia mezza piena che non si svuota mai.
    Sarai in un mondo dove tutti mentono, tranne te. Dove l’onore sarà deriso e il coraggio inutile. Ma sarai l’unico a vedere la verità."
    Un fremito passò nel gruppo. Kanyu non parlò. Si limitò a un sorriso luminoso, più giovane del suo volto,
    "Cambia poco, insomma. Ci saranno sentieri?"
    "Ovunque tu voglia tracciarli."
    Il Bartender gli rese uno scudo da templare, lucente
    Kanyu lo imbraccio', un cenno di saluto a qualcuno/a e parti'.

    Il Bartender, solenne nella sua veste di Giudice, alzò un dito:"Ne manca ancora uno."

    (continua)
    Ultima modifica di restodelcarlino; 04-05-2025 alle 17:19

  6. #6
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    Grazie per vedermi sempre nei tuoi scritti come una creatura che vive più in cielo che in terra! Grande RDC!!!
    Corteggiata da l'aure e dagli amori, siede sul trono de la siepe ombrosa, bella regina dè fioriti odori, in colorita maestà la rosa CLAUDIO ACHILLINI

    La regina del sud sorgerà nel giudizio. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone (Matteo 12:42)

  7. #7
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    ... e in attesa che il rito si compia, offro al Bartender e alla sua Gang questa questa bottiglia di Caroni 1996, che come tutti gli oggetti sacri ha un'avvertenza sull'etichetta

    Caroni_1996_la-canna-è-solo-da-schiacciare-e-non....per-altri-scopi.jpg
    Ci son dei giorni smègi e lombidiosi...
    ma oggi è un giorno a zìmpani e zirlecchi.
    (Fosco Maraini)

  8. #8
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    Rdc in grande forma, ma chi è il regista?

  9. #9
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  10. #10
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    Ma ora vogliamo sapere cosa aspetta a Cono...
    ...non tenerci sulle spine 'o Rdc

  11. #11
    Finora Conogelato ridacchiava tra se e sé, come chi attenda un colpo di scena a lui, e solo a lui, noto.
    E allora fu il suo turno.
    Non che non se lo aspettasse, anzi. Per tutto il tempo aveva sogghignato, mefistofelico, come chi ha già visto il film in anteprima e e ne conosce il finale. Si lisciava il pizzetto inesistente, annuiva a ogni condanna con un’aria da inquisitore compassionevole e scuoteva la testa, come a dire “Eh, l’avevo detto io, ma non mi ha ascoltato.”
    Poi il Bartender lo guardò. E non era uno sguardo qualunque. Era lo sguardo del Giudice Supremo.
    Conogelato avanzò con passo da profeta stanco e convinto di dover ancora salvare il mondo, come un vescovo in abito da spiaggia, con i sandali che sollevavano una polvere più sacra di quella degli incensi da discount spirituale: "Eccomi!" - proclamò,- con tono da canto gregoriano e con un gesto che voleva essere biblico ma che finì a metà tra Ben Hur e Don Matteo,-"Ho predetto! Ho invocato! Ho lanciato ammonizioni come coriandoli dell’Apocalisse!" -declamava -" E voi non avete capito! Ho citato l’Ecclesiaste, Kant, Walt Disney, confondendoli in un’estasi mistica! E ora… sì, ora il Giudizio tocca a me. Ma sappiate: non sono "un giudicando" , ma Profeta e MaestroGiudice ! Il Tribunale sono io!"
    Silenzio.
    Poi il Bartender parlò. E la sua voce interruppe la recitazione con la grazia definitiva di una sentenza antica.
    "Tu, Conogelato. Che parlavi da pulpiti improvvisati, costruiti con cassette di birra e versetti apocrifi. Che citavi testi mai letti, e li usavi per colpevolizzare chi non aveva nemmeno chiesto di essere salvato.
    Che citavi versi sconosciuti, testi mai copiati, oracoli stampati sul retro dei tovaglioli. Tu che gridavi salvezza solo per vedere chi tremava."
    Conogelato annuiva, convinto che fossero lodi.
    "Tu che ascoltavi solo te stesso, e ti applaudivi dentro. Che dicevi "fratelli", ma aspettavi solo il momento di condannarli. Che usavi la paura come abito liturgico, e la follia come incenso."
    "Io portavo la Luce! " tentò ancora Conogelato, con meno fiato, ma identica presunzione cominciando a dubitare che non si trattasse di lodi
    "NO", disse il Bartender: "La tua pena sarà questa:
    Vivrai in un mondo sacro, esattamente come lo hai annunciato.
    Ogni parola sarà un dogma.
    Ogni gesto, un rito.
    Ogni giorno, una vigilia
    Ogni persona sarà un penitente.
    Ogni spazio, un’aula da predica.
    Ogni ora, un sermone.
    Ma sarai solo. Nessuno ascolterà più, perché tutti ti crederanno già ascoltato.
    E non potrai mai smettere di parlare."
    " Ma…" - Conogelato provò a obiettare, con meno voce del solito " Io… annuncio…"
    "Appunto, "- disse il Bartender. -" Continuerai ad annunciare. In eterno. Il mondo ti darà la forma del tuo delirio."
    Conogelato trasecolò, ma il Bartender, più che mai GiudiceUltimo proseguì, implacabile.
    " E nessuno ti risponderà. Ti ascolteranno come si ascolta un’interferenza alla radio.
    Penseranno che tu sia necessario, ma non utile. E ogni volta che tenterai di spiegare il futuro, il passato ti riderà in faccia."
    Un tuono tremò, ma era solo una bottiglia che oscillava lontano, da qualche parte nell’eco spettrale del bar fantasma.
    "Ma almeno... "- sussurrò Conogelato, implorando come un bambino -"mi ascolteranno?"
    Il Bartender, impenetrabile come ogni Giudice Supremo che si rispetti, non rispose. Solo inclinò il capo. Non in segno di negazione, ma come fa chi osserva una candela spegnersi.
    Conogelato fu trascinato via dal peso stesso delle sue parole, che lo precedevano come un corteo funebre rumoroso e mal composto.per condurlo nel silenzio, dove si diventa leggenda prima ancora di diventare dimenticanza.L'eco delle sue grida continuarono a risuonare, ma svuotate, come preghiere stampate su tovagliolini di pizzeria usati.
    Un'eco lontana di campane sbilenche, un po' stonate o distorte dall'atmosfera opprimente della Valle di Giosafatte, dove l'Armaggeddon stava concludendosi.
    Fu allora che Rachele, che fin lì era rimasta nell’ombra, uscì silenziosa dalla fenditura tra due dune immobili.
    Non disse nulla. Posò soltanto lo sguardo sulle figure ormai disperse nella valle.
    Poi pronunciò, lenta:
    "Non tutto ciò che è detto merita ascolto. Non tutto ciò che è ascoltato, salva."
    E scomparve. Definitivamente.
    Il Bartender volto' le spalle. E svani'. La luce disparve. C’era ancora la bottiglia. Sempre la stessa. Sempre intoccabile.
    Qualcuno, tra i pochi rimasti, sussurrò:
    "Ma era davvero LUI?"
    Un altro rispose, con voce che non era sua:
    " Chi ha servito silenziosamente il nostro disordine... sapeva tutto."
    E nessuno ebbe il coraggio di chiedere un ultimo bicchiere.
    La Valle rimase. Immobile. Senza tempo, come una posa fotografica scattata da una mano divina e dimenticata in un cassetto.
    Tutti cominciarono lentamente a dissolversi nei propri destini...tornando "polvere" di campi quantici. Nessuno si muoveva. Come se una parte di loro, la più lucida, avesse compreso che tutto, in realtà, fosse stato già scritto nei loro stessi desideri.
    Un vento secco passò tra le dune. Portava odore di rhum. Ma la bottiglia, dietro al bancone del bar fantasma, restava chiusa. Nessuno osava toccarla. Nessuno osava neanche guardarla troppo a lungo. Era diventata una reliquia, o una condanna.
    Il Bartender/ Giudice supremo era scomparso. Ma in un certo senso, era sempre stato lì per andarsene. Aveva raccolto le loro parole come coriandoli di una festa troppo rumorosa e li aveva restituiti uno a uno, trasformati in specchi.
    Dark Si sedette su una pietra, si aggiusto' la chioma tizianesca e sussurrò:
    "Forse non siamo mai stati vivi. Solo raccontati."
    Axe sorrise, malinconico:
    "O forse siamo ancora vivi, ma raccontati da qualcun altro."
    Kanyu e Vega si avvicinarono alla bottiglia. La contemplarono come un oggetto sacro, ma non dissero nulla. Poi, insieme, scandirono piano:
    — Ma funziona.
    Un’onda gravitazionale, impercettibile e gentile, fece tintinnare i bicchieri ormai vuoti.
    Conogelato, dalla sua cattedra/pulpito solitario, tentò di aggiungere qualcosa. Ma le sue parole gli tornarono indietro come eco scolorito. Per la prima volta, ascoltò.
    E allora, nel silenzio, si udì una risata. Lieve, sospesa, quasi fuori luogo. Ma vera.
    Era la bottiglia.
    Rideva.
    Oppure era il bar?
    Oppure era il mondo — questo o un altro — che rideva di sé stesso?

    Vassapé


    (continua)
    Ultima modifica di restodelcarlino; 05-05-2025 alle 06:27

  12. #12
    I campi quantici non hanno tempo. . Il vuoto "respira" e crea particelle, che sbattono nel campo di Higgs e la materia riappare. Nulla va perso. Neppure "la cenere quantistica" del post-Giudizio.
    Poi, uno a uno, tornarono al mondo. Chi qua, chi là nello spaziotempo.
    Axe divenne John Maynard Keynes, ma con la chitarra sempre accanto, un borsalino stropicciato in testa e una collezione di vinili Bach & Coltrane sparsi sul tavolo mentre reinventava l’economia tra una fuga e un jazz club.
    Bumble si reincarnò in Murat, re di Napoli e cognato dell’Imperatore, con tanto di divisa sfolgorante e cavallo bianco, ma la sua vera passione restavano i cannoli e i soldatini napoleonici sparsi nel gabinetto delle curiosità della reggia. Pezzo forte, un veliero pieno di marinai, con una polena raffigurante una beltà popputa e ridente.
    Ale, felice come una cozza in barca a vela, fu reincarnato in Giosuè Carducci, pedalante tra un’osteria e l’altra con penna e bicicletta, declamando inni al sole e alla porchetta. E dedicandosi in gran segreto alla sua passione, la tarantella. Creo' il ciclismo poetico .
    Dark rinacque come Lou Andreas-Salomé, tra Nietzsche e Rilke, scrivendo articoli taglienti e vivendo solo di parole, caffeina e fulmini emotivi. Amò, lasciò e rimase insonne, come sempre.
    Adalberto si fece Marco Aurelio, dalla serenità imperturbabile , imperatore-filosofico e bonario, che placava guerre con citazioni e porgeva la coppa del buon senso con garbo sovrano. Con toga e taccuino, gli occhi sorridenti bonariamente, dispensava giudizi senza alzare la voce. Governava e meditava, coltivava ortensie e citava Seneca con ironia.
    Doxa fu reincarnato in Johann Joachim Winckelmann, svelando a generazioni future i dettagli delle sfingi più scrostate e delle statue più scoperte, con occhi che vedevano dove il tempo non osava. Riordinava le immagini, sfogliava la storia
    King-Kong, serafico, tornò come Rabindranath Tagore, viaggiatore della bellezza e poeta della luce, con la Leica trasformata in lira e le sue immagini in parole. Ogni click era un haiku e guardava il mondo come un’enorme tela in dissolvenza.
    Vega rinacque in Ipazia di Alessandria, ma con ironia toscana e una sferzante battuta per ogni dogma. Spiegava la fisica con una risata e scompigliava le equazioni solo per il gusto di farle danzare. E si accapigliava col vescovo Cirillo (che aveva il suo stesso accento)
    Kanyu rinacque come Ser Lancillotto del Lago, il cavaliere dal cuore fiero e tormentato, ma leale fino all’ultimo respiro. In lui l’impeto trovò una causa, la confusione un codice d’onore, e l’irrequietezza si fece missione: difendere i deboli, amare con ardore, cercare la verità anche dove sembra perduta. La sua spada non era solo acciaio, ma promessa. E ogni battaglia era una poesia in armatura.
    Regina fu Saffo, la poetessa di Bisceglie, scriveva romanzi tra le onde e ballava sui moli con la grazia di chi sa che ogni malinconia è solo una forma dell’amore.
    Bauxite si reincarnò in Diotima, la sapiente del Simposio, che insegnava l’amore e la filosofia con uno sguardo fiammeggiante. Aveva il tono di chi ascolta davvero e il sorriso di chi ha visto oltre.
    Ladypojana divenne Eleanor Roosevelt, ma con più ironia e un taccuino per appuntare pensieri fulminanti. Saggezza al femminile, ferma, sferzante, ma sempre pronta al brindisi.
    Breakhru si incarnò in Themis, la dea della Giustizia, con toga d’oro e codice civile inciso in pergamene volanti. Parlava poco, ma quando lo faceva, sentivi le montagne fermarsi ad ascoltare.
    Efua, intelligenza rurale e cosmopolita, venne restituita come Gertrude Bell, cartografa e fotografa, vestita di lino e sabbia. Conosceva le mappe, ma più ancora conosceva gli animi.. Le sue immagini erano affreschi in miniatura, racconti ambientati tra le campagne inglesi e le piramidi. Aveva ancora l’odore della terra del sud, e della colatura, che distillava solo per gli amici veri.
    Ninag, la scrittrice-pellegrina, si ritrovò nei sandali di Karen Blixen, scrivendo con la luce tra colline africane e valli friulane. I suoi racconti curavano la malinconia, scritti In sella a una bici di titanio, tra montagne rottenti da guadarei. Scriveva d’inverno, amava d’estate, e guardava i ciclisti come i greci guardavano le Muse.
    Conogelato, si fece Savonarola, ma in scala 1:2, in un convento sperduto. Continuava a predicare l’Apocalisse, ma ogni tanto si chiedeva ( in segreto )se avesse sbagliato i calcoli.
    Rachele, la badessa del silenzio, tornò come Ildegarda di Bingen, con un solo dito alzato e visioni che illuminavano cantine e monasteri. Parlava poco, ma bastava.

    (non é ancora finito)
    Ultima modifica di restodelcarlino; 05-05-2025 alle 09:05 Motivo: modifica reincarnazione

  13. #13
    Ogni particella ha un'anti-particella. Un anti-universo, allora?
    Quello delle anti-particelle. E là, cosa succede?

    Axe, l’economista colto e chitarrista raffinato, si reincarnò in un influencer da palestra, privo di sintassi, che recensiva proteine in polvere e monetizzava grugniti motivazionali.
    Bumble, il siciliano solare e marinaro, fu gettato nel corpo di un freddo burocrate prussiano del catasto: camminava a passi misurati, odiava il sole e le miniature napoleoniche gli davano l’orticaria.
    Ale, cicloturista amante dell’aria aperta e dell’osteria, rinacque in un monaco certosino astemio, chiuso in convento e inchiodato al cilicio, che passava il tempo a copiare trattati su come odiare la bicicletta.
    Dark, regina notturna del giornalismo e del mohiro nero (e del mojito, senza preferenza cromatica) fu scaraventata nel corpo di una donna serena e ignara del web, esperta di uncinetto e torte di mele, con un sonno regolare e un gusto per il beige.
    Adalberto, saggio e ironico, si ritrovò in un robot programmatore di software aziendali, privo d'empatia, che rispondeva solo “OK” e “errore di sistema”.
    Doxa, raffinato cultore d’arte e bellezza, si risvegliò come proprietario di un fast food nel deserto del Nevada, con ketchup negli occhi e quadri IKEA nel cuore.
    King-Kong, filosofo delle immagini e delle civiltà, fu reincarnato in un commentatore da reality, intento a disquisire della vita interiore di concorrenti palestrati, armato solo di cliché e banalità.
    Vega, la papessa anticlericale della fisica e della ragione, si reincarnò in una santona new-age, seguace dei cristalli di ametista e del respiro tantrico delle balene.
    Kanyu, cavaliere gentile e aperto, fu catapultato nel corpo di un portinaio brontolone di condominio milanese, che odiava i bambini e il Natale.
    Regina la Naiade poetessa dell’Adriatico, si reincarnò in una rockstar punk trasgressiva, nota per il suo disprezzo per la lirica e i fiori.
    Bauxite, la filosofa ardente del sud e della Magna Grecia, fu rigettata sulla Terra come una manager di finanza internazionale, con tailleur grigi e senso dell’umano pari a quello di un bancomat.
    Ladypojana, simbolo di saggezza ferma e sorridente, si reincarnò in una troll dei social, seminatrice d’odio passivo-aggressivo su ogni post, convinta che le piramidi le abbia costruite Elon Musk.
    Breakhru, la magistrata silenziosa e solenne, divenne una chiacchierona televisiva da talk show, che interrompeva chiunque, citava male le sentenze, e rideva sempre a sproposito.
    Efua, fotografa misantropa dall’intelligenza abissale, si reincarnò in una conduttrice di shopping compulsivo, amante di paillettes e gioielli finti, con la passione per le vetrinette e i villaggi turistici.
    Ninag, scrittrice solitaria e poetica,rinacque esperta di marketing per libri di cucina senza glutine, sempre in tour tra fiere e mercati, incapace di un silenzio.
    Conogelato, profeta dell’apocalisse, si ritrovò in un giullare di corte ( )in un regno ateo, dove le sue prediche erano considerate sketch comici. Le folle lo applaudivano, convinte che fosse uno stand-up comedian dal talento grottesco.
    Rachele, la badessa mistica e scarna, si reincarnò in una reginetta di bellezza del Texas, avvezza ai concorsi per cani, alle extension e ai sorrisi inamidati. Nessuno la ascoltava mai.

    E questa é, definitivamente, la fine


    ...ma...
    Il Signor Bartender?...Lui?
    In entrambi gli universi si é incarnato in un giullare di forum di simpatici ( e pazienti) sciamannati


    Ultima modifica di restodelcarlino; 05-05-2025 alle 11:08

  14. #14
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    Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple

  15. #15
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    Che dire? Tocca ripetermi, sei in gran forma!

    Adesso però mi piacerebbe sapere dove sei stato le scorse settimane, cosa o quale luogo ha ispirato tanta vivace creatività.

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