L'onda gravitazionale della "botta" se ne va per l'universo : estinzione di massa e fine (definitiva) degli umani.
...Ma....
Né luce, né buio. Un silenzio denso, come se qualcuno avesse dimenticato il mondo sotto una campana di vetro, e ora la polvere del cosmo gli si stendesse sopra come una coperta inutilmente pulita.
Dei suoni in sottofondo
E Vega aprì un occhio. Poi l’altro. Poi il terzo, che non aveva mai saputo di avere, e con quello vide il cartello:
"Valle di Giosafatte"»
Non era proprio una valle. Era un’assenza. Non c’erano alberi, né rocce, né vento, né cielo: solo un’ampia depressione di materia silente, dove tutto sembrava aspettare qualcosa. Qualcosa di grande. Qualcosa di definitivo. Ma anche, per dirla con precisione, qualcosa di vagamente inquietante. Gravido di angoscia.
Kanyu si stirò, ancora inginocchiato come fosse rimasto nel gesto finale del rito. Toccò il suolo con le dita. Non era freddo. Non era caldo. Era come non toccare nulla.
"Siamo morti?" chiese.
"vassapé " rispose
Vega, distrattamente. Stava contando le bottiglie fluttuanti, invisibili ma presenti, che sembravano aspettare un brindisi che non sarebbe mai più avvenuto.
"O peggio..." borbottò
Ale, seduto sul nulla, una gamba incrociata sull’altra. "Siamo in un dopo che non prevede neanche l’osteria." E provo' a pedalare su un'invisibile bicicletta, restando sul posto, come una figura danzante dello "Schiaccianoci "
Poco più in là,
Axe stava analizzando gli aspetticociopoliticostoricoeconomici della situazione, con lo sguardo, senza ancora parlare.
Doxa prendeva appunti mentali su colonne istoriata che non c’erano.
Breakhru scrutava l’orizzonte in cerca di giurisdizione. E
Bumble, ancora stravolto dall'orgia finale, si toglieva la camicia:"Se dev’essere l’eternità, la faccio mia, a torso nudo."
Una nube si formò.
Ma non una nube come le altre: era la sagoma fluttuante, tranquillizzante ed allo stesso tempo inquietante e minacciosa del bar. Il noto bar di discuterepuntoit. Intero, sospeso, intatto. Ma chiuso. Le tende tirate. Il bancone illuminato da una luce che non veniva da nessuna parte. E la bottiglia,
quella bottiglia, al centro. Intoccabile.
Conogelato comparve con l’aria di chi si sente improvvisamente tradito dal direttore del suo marketing.
"Siamo... siamo davvero qui?" chiese.
Adalberto lo fissò.
"Tu lo dicevi da sempre."
"Sì, ma era retorica escatologica...tanto per dire...le solite favole : non pensavo che… insomma… davvero."
Regina, in piedi accanto al separé fiorito che si era materializzato con lei, bisbigliò: "Non mi piace, qui. Preferirei le colline ed il mare di Puglia"
Il bar rimaneva lì, sospeso, come un’ipotesi mai verificata. Nessuno osava avvicinarsi. Ogni tanto pareva muoversi, ma era solo l’effetto residuo dell'onda gravitazionale piccolissima, una pulsazione del reale che scuoteva lievemente la bottiglia al centro, senza farla cadere.
"E' sicuramente un maschio che mi ha fatto questo scherzo, di riportarmi in una landa britisc. Voglio Pisa ! " esclamo,
Efua perdendo il ferreo controllo di se stessa ed incominciando a battere i piedi per terra (o almeno, quella che sembrava essere tale, ma non era) istericamente. "Calmati, non fare cosi'" la consolo' dolcemente
Regina "Io sto peggio di te : vuoi mettere Pisa con Bisceglie ? E non faccio tutte queste storie. Un po' di contegno, dai ". Ed intervenne
Dark "Su, Efua, so' ben io, ma riprenditi. Pensa al tuo QI, ti aiuterà a superare questo momento di smarrimento " E
Dark, che da tre ore reali (ma lì non esisteva tempo) cercava il campo per connettersi a qualcosa, scosse la chioma tizianesca (o rosso Inferno?) ed impreco' in cremonese stretto "E niente campo. Come faccio a mandare in stampa l'articolo ed in onda il servizio su "L'asteroide ha fatto cilecca ? "...Che disdetta ! mi perdo il Pulitzer !...Però almeno qui si dorme" aggiunse, poi si guardò intorno. Nessuno fece commenti, ma
Efua aveva ripreso il suo aplomb albio terronico.
Doxa, continuando il sue esame di architetture finemente decoratequanto inesistenti"Se questo è l’aldilà" rifletteva,éè chiaro che è stato progettato da un minimalista radicale. L’assenza ha un’eleganza che può sfinire."
Bauxite invece si era seduta vicino a un frammento di quello che sembrava un tappo di sughero planetario, non essendo sicura se fosse staticamente abbastanza solido da essere usato come puff "Qua mi sa che ci hanno imbottigliati anche noi, amici miei. E la bottiglia…" indicò il bar, "…ci guarda da dentro. Siamo forse noi in una bottiglia di Klein ? Ci cosmoagonizzerei benissimo. Anche senza sole"
Ninag stava scrivendo. O forse disegnando parole. La sabbia sotto di lei non tratteneva nulla, ma lei continuava. Ogni tanto sorrideva a qualcosa che solo lei sembrava sentire.
Poi arrivò
King-kong, come uscito da una luce laterale che nessuno aveva visto prima.
"Ho fatto una foto. Non so dove sia andata a finire."
"Dentro di te," disse
Rachele, apparendo come una scultura d’alabastro che parla.
Poi aggiunse, calma:
"Nel tempo della fine non c’è più archivio. Solo verità scolpite a mano."
Scomparve.
Breakhru si tolse gli occhiali. Nessuno ricordava che li portasse.
"Non è che qui si va a giudizio sul serio, vero? Si tratta di un errore amministrativo cosmico, Non posso credere che l’universo abbia davvero un reparto contabilità che fa scivolare i vivi nel post-mortem senza preavviso."
Conogelato,per una volta, annuiva con entusiasmo, poi si fermò.
"Cioè... sì. Ma non proprio giudizio. Più… un inventario dell’anima. Una sorta di audit escatologico. Con rettifiche."
Tutti lo fissarono.
"Ma tu non dicevi che eravamo già condannati?"
"Sì, ma nel senso... pedagogico!"
Ale, che aveva appena individuato una collina-vino (che poi era solo un’illusione quantistica), si sporse e disse:
"Quindi ci hai fatto preoccupare per nulla?"
"Ah, se avessimo un Passito di Pantelleria ed un cannolo.." sospirò
Bumble." potremmo riprendere quello che stavamo facendi, prima di questa interruzione, no ?" con l'occhio lucente di Sciupafemmine -della-trinacria
Kanyu e
Vega si guardarono. Erano in piedi, spalla a spalla, come due figure estratte da un mazzo di tarocchi paralleli.
"Lui verrà," disse
Kanyu.
"Chi?" chiesero in coro alcuni.
"L’Asteroide" disse
Vega.
"È già venuto" ribatté
Breakhru, precisa, sintetica ed indiscutibile. Come sempre.
"No. Quello era solo il dito. Non la mano."
Un brivido attraversò la valle.
Il silenzio si era fatto più profondo. Ma non era vuoto. Suonava, dentro le ossa. Era come un diapason cosmico dimenticato acceso.
Regina sollevò il viso verso un cielo che non era più nemmeno cielo, ma solo un piano inclinato di attesa.
"Mi pare di essere dentro una poesia che non é ancora scritta"
"O fuori da una poesia di troppo," aggiunse
Ladypojana.
Adalberto stava in piedi, le braccia conserte, lo sguardo che scavava sotto la sabbia.
"Siamo nella grande pausa tra la domanda e la risposta. Ma forse la risposta non è prevista, tipo quei quiz mistici con risposta multipla, ma senza nessuna corretta "
Bauxite, intanto, parlava col
Bartender muto. O meglio: parlava verso di lui.
"Dì la verità: anche tu non ti aspettavi questo. Il bar che non serve più. La bottiglia che non si apre. È come se ci avessero tolto il finale."
Nessuna risposta.
Poi, improvvisamente, una vibrazione. Minima. Una specie di sussulto gravitazionale.
Le bottiglie — quelle visibili nel bar-fantasma — oscillarono piano. Un tintinnio remoto, come campane in sogno.
Tutti si voltarono verso
Kanyu e Vega, che avevano appena completato un gesto sacro e buffo: una sorta di inchino rotatorio, metà danza druidica, metà esercizio tibetano.
"Ha funzionato," disse
Vega.
"Ma funziona"precisò
Kanyu.
Un silenzio carico di senso seguì.
Poi
Conogelato si alzò, col suo tono migliore, quello dei momenti eterni e della grandi rivelazioni:
"È iniziata. La Vita Eterna, quella vera, quella dopo il dopo. Non vi aspettate miracoli. È come prima, solo... permanente. Il pentimento e la conversione saranno le sole provviste e viatico."
Rachele comparve ancora una volta, come una parentesi seria tra due battute:
"Nessuno è preparato. Neppure chi ha predicato l’arrivo. Per questo il Giudizio non è ancora arrivato: teme di sbagliare anche lui."
Si, erano nella Valle di Giosafatte. La biblica.
Nessuno sapeva come ci fossero arrivati, ma erano lì. Come trasportati in sogno, ma con la fastidiosa consapevolezza che non c’era risveglio.
Lo spazio era immobile, intonacato di luce lattiginosa e silenzio di marmo. Una fenditura nera, simile a un canyon verticale sospeso nel cielo, tagliava la volta come una minaccia scritta male. L’aria odorava d’incenso fossile, e ogni tanto soffiava un vento che sapeva di punizione.
Il bar non c’era più. O meglio: c’era, ma pareva ridotto a un’ombra. La bottiglia di rhum fluttuava al centro del vuoto, irraggiungibile, come un ricordo mai condiviso.
Axe la fissava con sdegno filosofico, come a volerla confutare con un saggio : " È il trappolone della sovranità perduta per effetto delle leggi olistiche del mercato, che ha assunto la sua ontologicità ". Nessuno lo ascoltava.
Bumble, stordito, si guardava le mani: "Ma io... io avevo parcheggiato... dov’era? Un cargo... mi pare. O una fregata. Ma qui, ora, che minchia succede?"
Ale si era tolto le scarpe: "Ma almeno una fontanella? Una ciclabile celeste? Nulla?"
Darkfreneticamente prendeva appunti su un taccuino di ossidiana. Aveva già compilato mentalmente il titolo: “Apocalisse e caffè lungo: diario di una dannazione collettiva”.
"Ma quindi... stiamo per essere giudicati?"chiese
Regina, con voce leggera come un battito d’ali di farfalla, velata di inquietitudine.
"No, no...
spero (sottovoce)" rispose
Conogelato, ridendo, ma di un riso nervoso, di quelli che non si cuociono (Cuore, di De Amicis) " è tutta sceno-coreografia per mettere in soggezione. Il vero Giudizio lo do io, mica un tribunale di condominio celeste!...su, non fate i bambini del catechismo... Non vi fate irretire dalla scenografia!...
.spero (sottovoce con una punta di preoccupazione)"
Ma il terreno tremò. Un suono cavernoso, come la prima nota di un requiem per dinosauri, fece tintinnare le vertebre.
Il
Signor Bartender parlò.
Non era mai successo. Da quando tutti avevano memoria, quell’uomo — o figura — aveva ascoltato, versato, pulito con panni di lino, e taciuto. Ora parlava. Con voce ferma, priva di eco, ma definitiva.
"
Ho ascoltato tutto. Sempre. Dal primo brindisi fino all’ultimo silenzio".
Uno scricchiolio cosmico accompagnò la sua salita su un piccolo rialzo roccioso, simile a un pulpito monolitico.
"Ora" disse
"è tempo di rendere conto. Non secondo colpe, ma secondo desideri. Ciò che avete detto, sperato, vaneggiato, sarà misura del vostro destino. Non pene: coerenze."
(continua)
