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Discussione: Verità o fede

  1. #1
    Opinionista L'avatar di Ninag
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    Verità o fede

    La fede è basata sull’intima convinzione che ogni cosa sia governata da regole superiori, in fondo è facile, per avere fede basta abbandonarsi ad essa senza ritegno, nessuno dubbio, nessuna domanda tutto è già scritto programmato.
    In misura minore anche la fede politica non è scevra da questo presupposto, credere in un’idea che magari non coincide con il proprio essere ma perché qualcuno ha detto se credi devi seguirmi.
    In misura meno eclatante c’è anche lo scientismo, che pur non avendo nessuna prova che una teoria funzioni viene avallata senza il benché minimo dubbio.
    Le persone dedite al fideismo sono talvolta oggetto di ammirazione, la loro fede è talmente forte che sfidano qualsiasi tempesta. Recentemente ho letto la storia di santa Rita “non la conoscevo molto bene”, nel testo ho letto che lei pregò che i figli morissero, piuttosto che commettessero un omicidio. Tralascio tutta la storia, magari Doxa se vorrà ci potrà aiutare. La fede porta a fare cose che in realtà appaiono assurde, anche cercare di convincere qualcuno della propria inclinazione è un atto di fede. Cosa rende le persone così sicure, diversi anni fa con un gruppo affrontammo il problema dei mistici, quale forza fa di un essere umano un mistico, e qual è il confine tra superstizione e fede.
    Molti indossano la fede come una corazza, altri come un mantello che condividono con chiunque.
    Molte credenze popolari si basano sulla fede, tutte le feste religiose della nostra nazione sono il frutto della fede, Natale, Pasqua, sono il frutto della secolarizzazione.
    Secondo molti ogni dogma è un atto di fede, una verità immutabile. Anche se per Spinoza, il dogma non è una verità immutabile e innegabile, come nei dogmi religiosi, ma piuttosto un'opinione o una credenza che viene accettata senza una prova rigorosa.
    Noi comuni mortali ove ogni certezza porta ad un altro dubbio siamo in balia delle correnti sacrificali del sapere che ci costringono a rincorrere la verità che mai troviamo disponile, come una sposa ritrosa che ci respinge sdegnata.

  2. #2
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    La Fede è un dono, la Verità una persona: entrambe vanno custodite, coltivate, innaffiate quotidianamente. Santa Rita fece così.
    amate i vostri nemici

  3. #3
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    Nella storia della filosofia occidentale il concetto di “verità” è collegato alla conoscenza e al rapporto tra il soggetto conoscente e l’oggetto della conoscenza.

    I primi filosofi ad occuparsi dei processi della conoscenza (la “gnoseologia”: ramo della filosofia che studia la natura, l’origine, i limiti e la validità della conoscenza umana) furono Eraclito e Parmenide. Essi alla conoscenza contrappongono l’opinione (doxa). Considerano il logos l’unico modo per meditare sulla realtà in sé.

    La gnoseologia riflette su cosa possiamo conoscere, come la conosciamo e quanto possiamo essere sicuri della nostra conoscenza.

    Platone sosteneva che la verità è una proprietà oggettiva delle cose, mentre Aristotele la concepiva come un processo continuo che inizia con la conoscenza sensibile e giunge alla conoscenza razionale.

    I procedimenti del pensiero sono quello induttivo e quello deduttivo.

    Ma con la filosofia mi fermo qui per non annoiarvi e per esaudire il desiderio di conoscere da parte di fra’ Cono.

    La verità ? Cos’è ? Lo chiede anche Ponzio Pilato durante il suo interrogatorio a Gesù di Nazaret: “Quid est veritas ?” (Gv 18, 38).

    Verità, deriva dal latino “vērĭtas": indica ciò che è vero, conforme o coerente con la realtà oggettiva
    .

    Vērĭtas, in greco “aletheia” (= non nascosta, svelamento) evoca la conoscenza assoluta; si contrappone alla doxa (= opinione).

    Il filosofo e teologo Aurelius Augustinus Hipponensis (più semplicemente, Sant’Agostino) nel suo saggio titolato “De Vera religione” (= Sulla vera religione”), scritto nel 390 circa, riflette sul concetto di “vera religione”, identificandola, ovviamente, nel cristianesimo, ed argomenta sul rapporto tra fides e logos.

    Nel predetto testo scrisse: “Noli foras ire, in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas. Et si tuam naturam mutabilem inveneris, trascende et teipsum. Illuc ergo tende, unde ipsum lumen rationis accenditur” (= Non uscire fuori, rientra in te stesso: nell'uomo interiore abita la verità. E se scoprirai mutevole la tua natura, trascendi anche te stesso. Tendi là dove si accende la stessa luce della ragione (De vera rel. 39, 72). Egli esorta i manichei e i pagani a farsi cristiani e dice che la vera religione consiste nell’unirsi interiormente all’unico vero Dio.

    Ora che ho scritto queste parole mi attendo l’abbraccio di fra’ Cono.

    Ninag ha scritto:

    Le persone dedite al fideismo sono talvolta oggetto di ammirazione, la loro fede è talmente forte che sfidano qualsiasi tempesta. Recentemente ho letto la storia di santa Rita “non la conoscevo molto bene”, nel testo ho letto che lei pregò che i figli morissero, piuttosto che commettessero un omicidio. Tralascio tutta la storia, magari Doxa se vorrà ci potrà aiutare.
    Lo scorso mese con i sodali del gruppo di “arte e cultura” sono stato a Norcia e a Cascia per vedere gli esiti del post terremoto.

    Norcia, luogo dove nacque san Benedetto mi è piaciuta. Ad alcuni chilometri di distanza c'è Cascia, urbanisticamente aggrappata su un’alta collina. Ho visitato il santuario, che è in cima, dedicato a santa Rita. Non ha niente di particolare. Una romena (o una sudamericana, non mi ricordo), laica, accoglie i visitatori in un cortile per raccontare la leggendaria storia della santa. Non ho perso tempo ad ascoltarla. Le suore di clausura sono relegate nell’adiacente monastero, circondato da venditori di cianfrusaglie “religiose, adatte per la religiosità popolare, che detesto.

    Molti indossano la fede come una corazza, altri come un mantello che condividono con chiunque.
    Come fece San Martino di Tours e, fra noi, come fa continuamente don Cono nel centro d’ascolto da lui frequentato per consolare gli afflitti.
    Ultima modifica di doxa; Oggi alle 08:02

  4. #4
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    Se non esiste la verità, perché parlarne? Se esiste la verità a che serve discuterne ?

    Verità religiosa o scientifica ? Logico-matematica o storica ? Ogni disciplina ha la sua verità. Ma che tipo di verità ? Assoluta o relativa ?

    Ma esiste la verità assoluta oppure universale ?

    La verità assoluta è irraggiungibile per l'essere umano, non è ottenibile tramite la ragione. Allora perché credere nella religione cristiana ?

    Per il cristianesimo è Dio la verità assoluta. Recitare il “Credo” e dire "Credo in Dio padre ... creatore del cielo e della terra" significa affermare che si crede in lui in modo assoluto, senza dubbi. Il "credo" è considerato come gli assiomi di Euclide: verità autoevidente per il suo contenuto, da cui far derivare ogni ragionamento.

    Per poter dire in modo assoluto che non esiste Dio o che non esiste una verità assoluta è necessaria la conoscenza assoluta dell’universo. Ma gli esseri umani hanno la mente limitata con conseguente conoscenza limitata, perciò affermare che non esiste la verità assoluta è una contraddizione, perché chi lo dice crede in una sua verità assoluta.

    In modo razionale e logico si può dire: “Con la conoscenza limitata che ho, non credo che esista Dio o qualcosa che sia assolutamente vero”.

    Le verità assolute sono vere in tutte le epoche e per tutte le culture. Due esempi:

    per i musulmani l'affermazione “Allah akbar” = “Allah è più grande” esprime una verità assoluta; è più grande di ogni descrizione, di ogni immaginazione, di ogni esperienza mistica.

    "Uccidere è sbagliato" e "Amare è giusto" sono due affermazioni di assolutismo morale vere per tutti. Ci sono verità morali assolute, valide in ogni tempo e in ogni luogo, che a nessuna coscienza è lecito mai trasgredire.

    La verità relativa (relativismo) afferma che non esiste la verità assoluta. Se eventualmente esiste è vera soltanto per determinati punti di vista, perciò mette criticamente in discussione la possibilità di giungere ad una loro definizione assoluta e definitiva.
    Ultima modifica di doxa; Oggi alle 06:53

  5. #5
    Opinionista L'avatar di Ninag
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    Grazie Doxa, un contributo davvero interessante.

  6. #6
    رباني L'avatar di King Kong
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    Citazione Originariamente Scritto da doxa Visualizza Messaggio

    per i musulmani l'affermazione “Allah è grande” esprime una verità assoluta;
    Permettimi una correzione:
    Allah Akbar, anche se ogni traduzione é sempre deficiente, si traduce più correttamente con: "Allah é più grande".
    Sottinteso é, più grande di ogni descrizione, di ogni immaginazione, di ogni esperienza mistica.
    "Allah é grande" oppure "Allah é il più grande" non sono corrette.
    Aut hic aut nullubi

  7. #7
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Oggi, se ti azzardi a dire di possedere la Verità, ti staccano la testa. Più o meno metaforicamente. Al massimo Essa viene concepita come somma di più verità. Dove ognuno ha la sua e va bene così.
    San Benedetto e Santa Rita hanno abbracciato così radicalmente Verità e Fede, da essere ancora oggi meta di pellegrinaggio, venerazione e riflessione teologica.
    amate i vostri nemici

  8. #8
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    Grazie King per il tuo contributo. Ho corretto il mio post secondo la tua indicazione.

    Per favore offrimi un chiarimento. Nel primo rigo hai scritto che “Allah akbar”
    si traduce più correttamente con “Allah è più grande”
    invece nell’ultimo rigo hai scritto che anche “Allah è il più grande” non è corretto.

    Torno al tema….

    Fu Parmenide ad individuare la struttura relazionale della verità, codificata nel Medioevo con la classica definizione seguita da quasi tutti i filosofi: “Per verità s’intende la conformità della conoscenza con la realtà”: “adaequatio rei et intelectus" (= corrispondenza tra realtà e intelletto), è la sintesi del concetto di verità, dopo aver definito che cosa è il vero e il falso.

    La verità è relativa ad ogni individuo. Infatti Socrate, dice che il fondamento della conoscenza è dentro l’uomo: “conosci te stesso” è il motto e il principio ispiratore della ricerca socratica.

    Nella storia della filosofia e della gnoseologia moderne Cartesio rappresenta un punto di svolta: l’evidenza è il criterio di verità quando è intuita dalla mente; nel procedimento deduttivo l’evidenza non è altrettanto certa e ha bisogno di Dio.

    Nell’Ottocento Hegel sosteneva che “la verità è soggettiva” e con ciò negava l’ipotesi che esistesse una qualche verità al di sopra o al di fuori della ragione umana. La conoscenza è conoscenza muta di generazione in generazione, perciò non esistono verità eterne.

    Verità e fede. Sono state variamente coniugate o separate tra loro, anche secondo le diverse prospettive teologiche.

    La fede intesa come volontà che il mondo abbia un solo significato piuttosto che un altro è una violenza contro la pluralità degli alternativi significati possibili.

    La fede pensa sé stessa e riflette sui suoi contenuti, li spiega, li motiva, dice le ragioni che si possono addurre per credere, ma non sono prove né dimostrazioni, sono argomenti che possono essere offerti alla riflessione.

    La fede non deriva dalla ragione (infatti l'amico Cono dice che è un dono) e parlare delle ragioni della fede non significa affermare, implicitamente, che la fede abbia ragione. Significa darle la parola e invitarla a spiegarsi, sostenendo le sue ragioni.

    La fede segue un suo coerente statuto epistemologico, che partecipa ma non si identifica con quello della razionalità. Lo stesso accade nell’ambito dell’arte e in quello amoroso.

    La fede offre un suo progetto interpretativo dell’essere e dell’esistere, perciò, secondo la Chiesa cattolica, dovrebbe essere normale che anche il non credente ascoltasse “le ragioni della fede”. Anche quelle assurde e infantili ?
    Ultima modifica di doxa; Oggi alle 08:06

  9. #9
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  10. #10
    رباني L'avatar di King Kong
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    Citazione Originariamente Scritto da doxa Visualizza Messaggio
    Grazie King per il tuo contributo. Ho corretto il mio post secondo la tua indicazione.

    Per favore offrimi un chiarimento. Nel primo rigo hai scritto che “Allah akbar” invece nell’ultimo rigo hai scritto che anche “Allah è il più grande” non è corretto.
    Infatti si tratta di due affermazioni diverse.
    Se dico che Allah è il più grande, significa che accanto ci sono altri “concorrenti”. Una affermazione che per il musulmano configura già gli elementi per il più grande dei peccati: mettere altro/i al pari di Dio (Shirk).
    L’atto di fede del musulmano recita infatti: "La ilaha illa Allah".
    La = no; non;
    ilaha = divinità;
    illa = tranne;
    Allah = Dio.
    Non esiste altra divinità all’infuori di Dio.
    Quindi un paragone è escluso. È il monoteismo assoluto.
    Diversa è l’affermazione “Allah è più grande” perché qui il riferimento è alla nostra ragione, immaginazione, descrizione. Per inciso, Allah non può avere quindi nemmeno un riferimento antropomorfo. Immagini di Dio con la barba bianca seduto su un trono sono Haram, proibite.
    Comunque il filosofo o il teologo vogliano descrivere Dio, Dio è più grande, impossibile da contenere in una affermazione anche complessa e circostanziata.
    Jalaluddin Rumi afferma che il solo pronunciare la parola “Amore” riferita a Dio, è una bestemmia perché lo confina in un concetto.
    Aut hic aut nullubi

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