Abbiamo già visto nel Corano:
57:27. Mandammo poi sulle loro orme i Nostri messaggeri e mandammo Gesù figlio di Maria, al quale demmo il Vangelo. Mettemmo nel cuore di coloro che lo seguirono dolcezza e compassione; il monachesimo, invece, lo istituirono da loro stessi, soltanto per ricercare il compiacimento di Allah. Non fummo Noi a prescriverlo. Ma non lo rispettarono come avrebbero dovuto. Demmo la loro ricompensa a quanti fra loro credettero, ma molti altri furono empi.
Successivamente in “Liete Novelle”, testo bahà'i:
“L'ottava Lieta Novella
Le pie opere dei monaci e dei preti fra i seguaci dello
Spirito [Gesù] - la pace di Dio sia con Lui - sono ricordate al Suo
cospetto. Ma in questo Giorno smettano di vivere in clausura
e volgano i passi verso l'aperto mondo e si dedichino a ciò
che gioverà a loro e agli altri. Abbiamo dato loro il permesso
di unirsi in matrimonio, acciocché procreino chi faccia
menzione di Dio, Signore del visibile e dell'invisibile, Signore
dell'Eccelso Trono.”
Ora leggiamo in “Steps to Christ” (Passi verso Cristo) di sorella White:
Dio non ha mai chiesto agli uomini di vivere isolati come degli eremiti o dei monaci, per dedicarsi ad atti di culto. La nostra vita deve essere simile a quella di Cristo, un po’ tra la gente, un po’ in solitudine. Chi non fa altro che pregare, presto si stancherà oppure cadrà nel formalismo; e chi si isola dalla società, non potendo compiere i suoi doveri di cristiano, cesserà di portare la croce. Se non ci curiamo di lavorare con impegno per il Signore, per Colui che tanto ha fatto per noi, non avremo più motivi per essere ferventi, le nostre preghiere perderanno significato e diventeranno egoistiche. Con quale coraggio pregheremo allora in favore dell’umanità o della realizzazione del regno di Dio e chiederemo la forza per lavorare a questo scopo? — Steps to Christ, 101