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Discussione: Una sacra reliquia: Il torsolo della mela di Eva

  1. #1

    Una sacra reliquia: Il torsolo della mela di Eva

    Cronaca storica sulla reliquia fondamentale per l'Umanità.

    Dopo il Peccato e la giusta, definitiva ed irrevocabile quanto prevista sentenza, Eva (finalmente) stette un po' zitta.
    Adamo trovo' nell’azione manuale una forma di terapia. Così conciò il Serpente. Letteralmente. Lo stese a forza di mazzate, con un bastone d’ulivo non ancora classificato come simbolo di pace e ne fece un contenitore, in pelle. Ci mise dentro il torsolo.

    Adamo, va detto, non era del tutto cartavelinico ed aveva intuito una regola fondamentale della convivenza matrimoniale o more-uxorio con una donna di genere femminile: conservare prove. Sapeva che in futuro, durante le inevitabili dispute sul "di chi é la colpa", avrebbe potuto tirar fuori quella reliquia come un’arma non violenta ma definitiva.
    Il torsolo era la testimonianza muta ma eloquente della prima scelta sbagliata della Storia. E, nota non trascurabile, non era colpa sua. Preveggente prudenza coniugale maschile.

    La conservazione ? Non si sa esattamente come "Il Torsolo della peccato" sia sopravvissuto. Alcuni dicono che Adamo lo abbia trattato con resina d’albero, rimorsi e lacrime amare, altri parlano di un tentativo di tecniche criogeniche , come una buca all'ombra del negozio di abbigliamento (il fico).
    Quando la Prima Famiglia (i supestiti dalla prima tragedia familiare) si disperse, e la Storia prese a correre, con guerre, esodi e catene genealogiche sempre più confuse, il Torsolo fu affidato alla stirpe con l’ordine non scritto di custodirlo e di mantenerlo segreto.
    E, soprattutto, di non perderlo.

    E così attraversò i millenni, nascosto nel bagaglio a mano della Storia.

    Durante l’Impero romano, finì nelle mani di un centurione di guarnigione in Giudea, che lo considerava un "porta-fortuna agricolo". Lo usava nei riti per la fertilità delle vigne e delle api, fino a quando un prefetto stoico come Marco Aurelio, lo scambiò per metafora filosofica e lo fece incastonare in una fibula. Caduto in disgrazia, per Commodità (orribile, lo so. Devo fare sfoggio di cultura storica) la fibula, passò nei mercati di Antiochia, poi in quelli di Lugdunum. I legionari ne ridevano, ma nessuno osava buttarlo.

    Unni, goti, ostrogoti, visigoti, bevigoti lo trascurarono. (penosa, lo so )
    I Longobardi, più pratici, lo cucinarono. O almeno provarono. Il torsolo, reso coriaceo da secoli, non si lasciò masticare.
    Fu allora che un monaco irlandese lo sottrasse e lo interpretò come segno divino: "Il nocciolo della Conoscenza", scrisse. Lo mise in un reliquiario insieme a una falange, un imene e due prepuzi di dubbia provenienza, sotto infuso alcolico di orzo e segale cornuta, torbato.

    I Vichinghi, razziando il monastero, trovarono il contenitore. Non capendo cosa fosse, lo affidarono allo skald, il cantore, come talismano. Incomincio' a girare per i fiordi come “la Mela che parlò agli Dèi”.
    Più tardi, fu recuperato da un crociato francese nella presa di un caravanserraglio, dove veniva usato come tappo di riserva per un’anfora di mirra. Tornato in patria, il cavaliere lo donò ai templari in cambio di indulgenza. L’Ordine lo conservò nella sede di Parigi, sotto la dicitura: “Pomum Ultimum”.

    Dopo lo scioglimento dell’Ordine, meglio, l'incinerazione, sparì. Ma non del tutto.
    Secondo lo storico (statunitense) Daniele Bruno, Leonardo da Vinci, esaminando certi codici cifrati recuperati a Firenze, avrebbe annotato:
    "Fructum residuum, il quale non si guasta, mi fu mostrato da uno frate muto, in cella che non dava sul chiostro."
    Disegnando un oggetto simile a un torsolo sezionato, con frecce che indicavano “centro della spira cognitiva”. Senza ulteriori spiegazioni. Un altro codice, probabilmente.

    Nel XVII secolo, il torsolo fece la sua comparsa a Cambridge. Un certo Isaac Newton, già incline a mescolare teologia e meccanica, trovò nel “reperto vegetale” una curiosa coincidenza con le sue riflessioni sulla caduta dei corpi. Non era la mela a colpirlo: era ciò che restava. Scrisse, in un appunto poco noto:
    "Non fu il frutto, ma il torsolo, a restarmi in mente. È il centro che attrae, non la polpa che nutre."

    Durante il Settecento il torsolo ricomparve brevemente nei salotti francesi. Un antiquario massone lo presentò a Voltaire come “frammento dell’Albero della Verità”. Voltaire rise, ma lo comprò. Lo teneva in una teca tra una statuetta cinese e il ritratto di Locke. Pare lo mostrasse agli ospiti più scettici, come provocazione:
    "Ecco l’origine del dogma, ridotta a fibre e semi. Ma ancora la temono. E darei la vita affinché possano continuare ad aver paura"

    Durante la Rivoluzione, la teca sparì con l’assalto alla casa dell’antiquario. Qualcuno dice fu trafugata da un giacobino che la regalò a Robespierre, il quale, superstizioso, la regalo' a Marat come soprammobile portafortuna per la sala da bagno.
    Altri la videro, anni dopo, esposta in un bordello filosofico di Lione.

    Alla fine del Settecento, il torsolo arrivò a Königsberg a Kant, che non amava viaggiare ma collezionava oggetti strani portatigli da viaggiatori. lo ricevette probabilmente da Eulero, dopo aver attraversato i famosi ponti (nota domenicale erudito-saccente). Lo osservò a lungo, poi scrisse in una nota marginale della Critica del Giudizio:
    "Se anche il mondo fenomenico intero crollasse, sotto il cielo stellato e dentro di noi, resterebbe forse un torsolo: residuo dell’uso improprio della libertà."
    Non lo citò mai apertamente, ma pare che lo tenesse sullo scrittoio, nascosto da una tazza da tè scheggiata, ed in tasca quando faceva la passeggiate per taratura del tempo della città. Quando morì, il torsolo fu rimosso da un servo silenzioso, che lo portò con sé in Lettonia. Da lì scomparve di nuovo.

    Nel XIX secolo, il torsolo fu citato in una lettera di Nietzsche a un collega filologo:
    "Mi hanno mostrato un oggetto ridicolo, reliquia dell’innocenza perduta, che pare sia passato di mano in mano come verità imbarazzante. Non l’ho sbeffeggiato: l’ho riconosciuto."
    Un ufficiale prussiano, collezionista di oggetti mistici, pare lo avesse ritrovato in Boemia e lo avesse affidato a una loggia esoterica berlinese. Si vociferava che Wagner lo avesse voluto per il finale del Parsifal, ma il progetto fu giudicato troppo bizzarro persino per Bayreuth.
    Ricomparve solo nel secolo successivo, a Cambridge: Wittgenstein lo ricevette in dono da un collega teologo, che lo trovava “più parlante di cento trattati morali”.
    Ludwig lo fissò, lo capovolse, lo pesò in mano, e infine sussurrò:
    "Di ciò su cui non si può ragionare, si può forse masticare."
    Lo lasciò in un cassetto dell’università, tra una tabacchiera (di legno) e un martello.
    E parti' per la prima guerra mondiale.

    Durante la Seconda Guerra Mondiale, alcuni rapporti alleati riportano la sigla “T.d.M.E.” in una lista di beni trafugati da un’unità SS specializzata in arte sacra e reliquie. L’oggetto fu poi smarrito nel caos postbellico.
    Se ne é persa ogni traccia.

    E così, oggi, si mormora che il "Torsolo della Mela di Eva", vero o simbolico , sia custodito in un caveau di una banca svizzera o spedito nello spazio come prova di civiltà umana da mostrare agli alieni .

    O nelle mani di un discendente dei templari in una grotta o monastero ?
    Vassapé.

    (continua)
    Ultima modifica di restodelcarlino; 29-06-2025 alle 13:40 Motivo: ortografia

  2. #2
    Il ritrovamento

    Doxa, Kingkong e KuronoTuriga procedevano lentamente, nella pace del paesaggio, condividendo riflessioni su quanto sia bella la bellezza bella del bello quando il bello é bello.
    In una radura nascosta apparve all'improvviso un monastero, che non figurava su nessuna carta, mappa o gps .
    Si ergeva smangiato dal tempo tra le pieghe degli irti colli dell'empolese, sorvegliato da cipressi bolgheresi e nebbie che salivano piovigginanti, di atmosfera gotico-medioevale (apprezzati i colti riferimenti letterari? )
    Kingkong fu il primo ad accorgersene: il suo occhio addestrato dall’estetica islamica, allenato a cogliere simmetrie sfuggenti e giochi d’ombra tipici delle medine, notò lo scarto visivo tra la struttura e il suo silenzio: una cappella laterale, chiusa da una grata arrugginita, e dentro, una teca polverosa su un altare sbrecciato.
    "Questa architettura sembra aver paura di se stessa," mormorò, mentre regolava l’esposizione sulla Leica vintage. "C’è una discrezione mistica. Ricorda certe moschee abbandonate del Maghreb... o il caravanserraglio a Isfahan dopo la pioggia."

    KuronoTuriga si fermò qualche passo indietro, lanciando briciole immaginarie a gatti immaginari. Il suo sguardo, obliquo come i proverbi zen che non cita, scivolava sul luogo."Non mi fido dei posti che non puzzano abbastanza. Questo è solo impolverato. Ma… interessante. Sembra il tipo di posto dove un gatto alfa si farebbe incoronare."

    Doxa, solenne come una didascalia in pietra, si chinò sulla teca che avevano appena scoperto. "Epoca confusa. Gotico pre-rurale con inflessioni autodidatte. Ma ciò che colpisce… è la teca stessa. Guardate l’incastonatura. Romanico anacoreta misto a influssi ionico-corinzi trasandati." guardo' più attentamente. " Sembrerebbe araba ".
    "Safavide? No, troppo ingenua nei dettagli," osservò Kingkong. "Ma la disposizione degli elementi ha qualcosa dell’iconoclastia consapevole. Come se chi l’ha fatta sapesse cosa non voleva mostrare."
    Kurono ridacchiò. "Come il mio siamese quando non vuole mostrarti dove ha cacciato il topolino"

    Aprirono la teca. Dentro, un oggetto indecifrabile: come una borsetta di...boh...in polvere al primo contatto. Resta un "coso" piccolo, brunito, coriaceo, inciso da minuscole screpolature.
    Un torsolo.

    "Mela?" disse Kingkong, inquadrandola col grandangolare da macro.
    "Mela," precisò Doxa, esaminando la teca come se fosse il primo codice benedettino.
    Kurono sorrise: "Nessun giapponese sano di mente conserva un torsolo. Dev’essere roba europea."
    "È un torsolo millenario," disse Kingkong, accovacciato per cercare l’angolazione giusta di un raggio di sole tra le ragnatele "Eppure... ha un'estetica essenziale. Spoglia. È il tipo di oggetto che un sufi potrebbe nascondere in un verso."
    Kurono si limitò a osservare in silenzio. Poi, con un sorriso da bottega del tè, sussurrò: "Dovremmo chiedere a un gatto cosa ne pensa. O meglio: a un ratto. Ma nessuno dei due risponderebbe. Saggezza animale. Forse, un programma di IA."

    Il silenzio si ruppe con un colpo secco. Un monaco, tonaca scura con stola ricamata "Got mit mir" in gotico fiammeggiante e sguardo inquisitorio da MaestroGiudice, apparve nella cappella come messo dell'Apocalisse.
    "Indietro, figli della superbia! Quello non è vostro. È la Prova! La Sacra Reliquia del Peccato Originario!"

    Kurono lo guardò inarcando il sopracciclio come se fosse un venditore di katana di plastica.
    "Ha un certificato? Un codice QR ?"
    Kingkong riprese la scena, in campo lungo, con cipressi sullo sfondo in controluce. "Notevole. Ricorda certi ulema andalusi raffigurati nelle miniature ottomane. Solo… meno ieratici."

    "È stato raccolto da Adamo! Conservato dai santi patriarchi! Giudicato da Dio stesso! È la testimonianza della caduta della donna succuba del maligno e dell'origine di tutti i mali"
    Kingkong: "Eppure ha un’estetica, seppur minimale. Molto proto-zen. Mica male col Thaj Mahal sullo sfondo""
    Doxa, cortese come sempre: "MaestroGiudice, il manufatto appare più simbolico che probatorio. Direi che ci sia una certa....tensione tra narrazione e reperto."
    Il monaco si fece rosso: "Mi fate veramente venir da piangere e mai vi abbraccerei ! È chiaro! È lì! È scritto! Leggete Genesi, leggete i Padri! La donna tentò, la donna mangiò, la donna ci fece perdere l'eden! Questo è il Torsolo della sua colpa."
    Kurono si strinse nelle spalle: "Strano che il peccato abbia un guscio così fragile."

    Il bastone batteva terra, come chiedendo l'intervento di entità abissali: "Empietà! Ironia! Voi schernite il sacro! Uno alleva felini predatori, l’altro fotografa con intenti blasfemi ! Questo non è dialogo: è l'apocalisse in arrivo"
    Kurono si fece serio, per la prima volta: "I miei gatti non sono predatori. Sono testimoni. Come lei, maestrogiudice minuscolo. Solo più eleganti."
    Kingkong fece click.
    "Questo scatto si intitolerà: "Il Torsolo e la Tana dell’Assoluto". Avrà una bella mostra, forse a Marrakech."

    Si sentono rumori, come di gente in arrivo.

    (continua)
    Ultima modifica di restodelcarlino; 29-06-2025 alle 20:10

  3. #3
    Opinionista L'avatar di Ale
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    Grande come sempre Rdc, ci voleva il sequel della favola...


  4. #4
    Non tutti sanno - ma nessuno si stupirà - che la famosa Mela di Eva era bacata.
    Vi abitava infatti un piccolo verme che al sopraggiungere dei voraci morsi di Adamo cercò disperatamente di salvarsi.
    E ugualmente nessuno si stupirà del fatto che il povero verme andò a rifugiarsi nell'unico posto sicuro a disposizione: il torsolo.
    E stava lì rintanato quando udì la voce tonante di Dio che cazziava Adamo per la sua disobbedienza e lo condannava all'esilio dal Paradiso Terrestre: e udì anche il patetico tentativo del Primo Maschio di dare la colpa alla Prima Femmina "E' stata lei che me l'ha data [la mela]...", scusa poi largamente utilizzata da tutti gli stupratori (senza "[la mela]").
    Il verme sobbalzò tremante, udendo lo strillo di Eva - "Verme!" - in risposta a quello squallido scaricabarile adamitico e fece timidamente capolino pensando che chiamassero lui.
    Quando Dio lo vide andò - anzi rimase, visto che già c'era - su tutte le furie: "Pure tu, squallido verme sputato in un momento di disgusto su questa lurida terra, mannaggia a chi t'ha fatto, pure tu hai mangiato la mia mela! - tuonò rivolto al verme.
    E per punizione creò la pesca, non il saporito frutto estivo ma la pratica di pescare pesci impalando vermi in un appuntito amo.
    La morale di questa antica storia è che dopotutto ad Adamo ed Eva (e a noi discendenti) poteva anche andare peggio.

  5. #5
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    Invece la morale della favola originale è molto chiara, nella vita pagherai le conseguenze (il peccato originale) delle cazzate fatte da altri [Adamo ed Eva... ]
    ...cmq.anche la tua storiella è molto divertente, bravo KT

  6. #6
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    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

  7. #7
    Il silenzio che avvolgeva il monastero fu spezzato da un suono anacronistico: il fruscio ritmico di ruote da ciclobalneazione su sterrato e la voce squillante di Ale, in salita. Eccolo sbucare dal sentiero abbarbicato sul crinale.
    Indossava una tutina tecnica decorata con motivi trentini-slavi, gocciolante di sale e sudore. Sul telaio della bici, una borsa isotermica e una sacca piena d’alghe."Tranquilli, è solo allenamento! Quota-mare-quota, ventiquattro chilometri, danza e nuoto a ogni sosta. Protocollo olimpico-slavo-dionisiaco pre-ape e tour geriatrico."
    Ale poggiò la bici accanto alla cappella e si asciugò il sudore con una foglia d’olivo.

    Dietro di lui, aggrappata alla parte posteriore della sella come una polena su un galeone, c’era Dark. Elegante nonostante la corsa e l’andatura traballante, si reggeva con una mano sulla spalla del ciclista e con l’altra impugnava la microcamera.
    Indossava, come da copione, il nero integrale, Mantide irreligiosa ricamato in verde sulla schiena, capelli rosso fuoco raccolti in una treccia che garriva come un gran pavese (ogni riferimento ai pavesini é, tristemente, voluto).
    Scese dalla bici con disinvoltura, puntò l’obiettivo e attivò la registrazione."Live da Empoli, monastero dimenticato. Una reliquia presunta. Un monaco furente. Un gruppo eterogeneo di pensanti. E io. La voce di Cremona, per voi "

    Il monaco sgranò gli occhi. "Ancora carne in movimento! Ancora spettacolo! Addirittura la figlia dei fiori di cactus ! La più pericolosa!"
    "Corretto," rispose Dark, attivando il microfono direzionale. "1-2-3 prova...siete a distanza di coltello....vai ! Continuate pure."

    Dal lato ombroso del monastero, emerse Vega. Vestita sobriamente, zaino scientifico, taccuino da campo e lo sguardo di chi ha sezionato più mitocondri che sogni.
    Dietro di lei, con passo composto e sguardo vigile, avanzava Breakthru, in tailleur grigio grafite, codice civile nella borsa e sarcasmo nella tasca interna.

    Vega fu la prima a parlare, senza preamboli:
    "Quello non è un reperto. È materiale organico fossilizzato, in condizioni di conservazione francamente discutibili. Un esemplare privo di valore genetico o informativo."
    Il monaco trasalì. " Mi fai piangere! Bestemmia biologica! È il torsolo della Prima Mela! Non quella di Branduardi, quella della caduta, del peccato! La prova per tutti gli scettici eretici!"

    Breakthru alzò un sopracciglio:
    "Maestrogiudice, se è prova, allora va registrata come corpo del reato. Da chi è stata raccolta? Quando? È stata redatta una catena di custodia? L’ha autenticato un notaio divino? E poi, anche se fosse autentico, questo oggetto sarebbe prova solo di un racconto, non del crimine in sé. Lei non ha una confessione giurata di Eva, né un verbale notarile."

    Kingkong intervenne con compostezza:
    "Tecnicamente è una reliquia fluida: significato e forma si sono separati nel tempo. Ciò che resta è un involucro ideologico con pelle di frutto. Ne potrebbero aver parlato i Veda ed i poeti persiani"
    Kurono annuì: "Come certi proverbi giapponesi. Suonano antichi, ma nessuno li ha mai detti davvero."

    Vega girò attorno alla teca.
    "Il problema non è il torsolo. È ciò che ci si vuole vedere. Un residuo diventa minaccia solo se lo si santifica."
    Breakthru, secca (ancor più del torsolo): "E in uno stato laico, le reliquie non fanno giurisprudenza. Al massimo folklore."

    Fu in quel momento che sbucò Bauxite, trafelata, profumo d’arancio, sandali consunti e una voce da epilogo in cerca di prologo, con un rotolo di pergamena nella cintura e una strana luce negli occhi.
    "Avete visto Calaf? Principe mezzetinte, sguardo obliquo, mente come labirinto?"
    KuronoTuriga si inchinò lievemente. "Non so...qui c'é solo un torsolo."
    "Un torsolo?" fece lei, avvicinandosi come ipnotizzata. "È questo il suo ultimo indizio? Un frutto mangiato da altri e lasciato a marcire? Ah, Calaf…"

    "Un torsolo millenario," rispose KuronoTuriga, senza distogliere lo sguardo."e, forse, con dentro un verme mummificato e punito anche lui, come complice"
    "O una messa in scena paleomitologica con venature patriarcali," precisò Breakthru.
    "O solo materia organica degenerata. A vista, direi mal conservata," tagliò corto Vega.
    "Ma gli aspetti estetico-storico-polveroso della teca ricordano i preraffaelliti dionisiaci, non vi pare? "intervenne doxa

    Il monaco li osservava come se osservasse un Pride di eretici. Poi esplose:
    "Ora basta! Questo è un sacrilegio popolare! Un’orgia di visioni! Un’Olimpiade del relativismo modernista dissacratorio!
    Un ciclista danzante! Una figlia dei fiori in nero che filma il sacrilegio! Un giapponese che alleva gatti da caccia! Questo non è dibattito: è Babele! È post-umano! È... Sodoma e Gomorra...addirittura a Empoli!!"

    Kurono si inchinò leggermente:
    "Grazie. Apprezzo l’osservazione geografica."
    Ale ridacchiò, continuando lo stretching e controllando i 26 strumenti di controllo di performance.
    "Profanazione!" tuonò il monaco. "Il corpo si mortifica, non si celebra con esercizi ciclobalneatori e danze! E i gatti non si allevano per cacciare, ma per ricordarci il peccato della domesticazione!"
    "Strano," replicò Vega, "perché nei testi sacri di cui lei si fida, i gatti non compaiono mai. Coincidenza? O censura interspecifica?"

    Dark si avvicinò al monaco, la lente della camera puntata sul suo volto ormai paonazzo.
    "Maestrogiudice, lei sostiene che questo torsolo sia la prova della corruzione femminile. Ma se lo è, perché è nascosto da secoli? E perché nessuna donna lo ha rivendicato?"
    "Perché è vergogna! Perché la donna non chiede giustizia: teme la Verità!"
    Breakthru lo trafisse con lo sguardo: "La verità non ha paura, padre. Solo i dogmi la temono."

    Doxa annotava tutto, come se stesse preparando un saggio sulla fenomenologia del confronto. Kingkong continuava a fotografare sussurrando:
    "Questo è arte. Non il torsolo: loro. Il contrasto, la frizione. È sublime. Meglio dei mosaici di Cordoba o Granada "
    Bauxite, assorta, si avvicinò al torsolo e mormorò:
    "E se Calaf fosse proprio qui, in ogni domanda che nessuno osa più fare?"

    Fu la goccia che fece traboccare il vaso.
    Il monaco si voltò, indignato e se ne ando', dopo aver recuperato, stretta al seno, la reliquia.
    Dark lo seguì con l'obiettivo: "Signore e signori, avete assistito a un miracolo mediatico: religione, arte, sport e poetica del disorientamento. Tutto in un monastero. In prima fila."

    Il video, caricato poche ore dopo, superò i centomila clic.


    E il "Torsolo della mela di Eva", con annesso "primo verme peccatore"?
    vassapé
    Ultima modifica di restodelcarlino; 29-06-2025 alle 20:17

  8. #8
    Opinionista L'avatar di Breakthru
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    Sempre spassoso!

  9. #9
    Al Concilio di Nicea fu dibattuto a lungo se il Figlio proveniva dal Padre (come avviene di solito) o se coincideva con il Padre stesso.
    Su questo i Padri della Chiesa si accapigliarono con furore con gli Ariani e - grazie a Tertulliano ("Credo quia absurdum") l'ebbe vinta tra le due la tesi più assurda.
    Ma la diatriba più pesante e furibonda fu quella suscitata dai Torsoliani e dai Vermiculiani.
    I Torsoliani sostenevano che - essendo rimasto il torsolo - la mela non era stata mangiata nella sua interezza, quindi il Peccato non era completo ma parziale, quindi veniale.
    L'eresiarca Vermiculones - e tutti gli adepti della sua setta, i Vermiculiani - sostenevano invece che il Peccato di Eva non era Originale: ne adducevano come prova il fatto che avendo il Verme mangiato la mela prima di Eva, a lui spettasse l'originalità del Peccato rimanendo quello d'Eva una semplice copia, un Peccato qualsiasi, non Originale e per di più veniale, concordando in questo con i Torsoliani.
    Imbestialiti da queste eretiche illazioni, i Padri della Chiesa si rivolsero all'Imperatore.
    Eusebio di Cesarea, in una lettera a Costantino, chiese con forza di perseguire Vermiculones, adducendo che "Si talis thesis reciperetur, sequeretur ut Filius Dei, homo factus ad Peccatum Originalem delendum, pro Vermiculo potius quam pro Humanitate id egisset." ("Se fosse accettata tale tesi ne seguirebbe che il Figlio di Dio, incarnatosi uomo per cancellare il Peccato Originale, lo avrebbe fatto per il Verme e non per l'Umanità").
    All'obiezione dei Cattolici "Se così fosse, Dio non si sarebbe fatto Uomo, bensì Verme: quindi il Peccato Originale è quello di Eva", i Vermiculiani - con notevole faccia tosta - controbattevano dicendo che per un verme la crocefissione avrebbe comportato problemi logistici e pratici insuperabili e quindi come ripiego si era utilizzato l'uomo al posto del verme; e aggiungevano che se il Peccato Originale fosse stato quello di Eva, Dio si sarebbe fatto Donna e non Uomo.
    Sfortunatamente la lettera giunse a Costantino monca di alcune parti, essendo stati espunti dal testo, da parte di un chierico radicalmente anti-vermiculiano, tutti i riferimenti ai Vermi: Costantino fece quindi partire la persecuzione anziché contro Vermiculones, contro i "culones": una linea politica omofobica che purtroppo nel corso dei secoli da Costantino è arrivata fino a Orban e Trump.

  10. #10

    Citazione Originariamente Scritto da Kurono Toriga Visualizza Messaggio
    Al Concilio di Nicea fu dibattuto a lungo .....(omissis)....... da Costantino è arrivata fino a Orban e Trump.

    Quesito per la @mod Ultrix: questo profondo quanto circostanziato post, non dovrebbe essere in "Religione"? Sia per l'argomento, sia per permettere a MaestriGiudici ampia latitudine di copincolla per rispondere, senza incorrere in reprimenda censorie.



    Ultima modifica di restodelcarlino; Ieri alle 06:21

  11. #11
    Opinionista L'avatar di Ninag
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    Qua si riscrive la storia

  12. #12
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    Macché religione, non sprechiamo tanta bellezza!
    Ora che Kurono si è unito a Rdc, non ce n'è più per nessuno!

    PS: Rdc, la risposta sulla maglietta nell'altro 3d l'ho data prima di leggere questo, giuro
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  13. #13
    Opinionista L'avatar di Ale
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  14. #14
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    La regina del sud sorgerà nel giudizio. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone (Matteo 12:42)

  15. #15
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