L'aggettivo "bucolico" deriva dalla parola greca "βουκόλος" (boukolos), che significa "pastore di buoi" o "mandriano". Quindi, il termine bucolico è legato all'ambiente agreste e alla vita dei pastori, spesso associato a rappresentazioni idealizzate della campagna e della natura.
Osservato così da vicino, sembra il volto scomposto della Creatura di Frankenstein, schizzato con rapida frenesia e colori psichedelici da un pittore allucinato.
Quanto di più lontano dall'aggettivo "bucolico" che intitola questo thread.
Ma i quadri, come le donne, vedono sempre la loro bellezza esaltata quando sono visti nella giusta prospettiva e cornice: e anche questo "mostro", appena ci si allontana, si trasforma nel protagonista di una scena che più bucolica di così davvero non si può.
Nel meriggio assolato della campagna di Fiesole, un ragazzo guida due buoi al pascolo con una frasca per pungolo.
Il quadro - siamo tra la fine dell'800 e i primi anni del '900 - è permeato da echi Nabis, Simbolismo, influssi teosofici della Blavatskaya ed esoterici di Édouard Schuré e della Mignaty.
La deforme Creatura di Frankenstein si trasfigura in una incarnazione del Dio Pan immersa nella natura.
Alla giusta distanza non contrasta nemmeno più di tanto con la "Vergine Annunciata" seicentesca che le ho messo accanto.
Ovviamente lei, in attesa dell'Angelo, legge il suo libro cercando di ignorare il concentrato di esoterico paganesimo che le sta accanto. Ma ha un'aria così fresca e sbarazzina che ogni tanto, di sottecchi, con la coda dell'occhio sembra sbirciare il solare ragazzo nudo che ha vicino.