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Discussione: La coppia è liquida

  1. #1
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    La coppia è liquida



    Nel supplemento “La Lettura” del Corriere della Sera di domenica 24 agosto, c’è un interessante articolo titolato: “La coppia è liquida”, metafora della “società liquida” descritta in alcuni suoi libri dal sociologo e filosofo Zygmunt Bauman (!925 – 2017), per esempio “Liquid modernity”, e “Liquid love: on the frailty of human bondos (= Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi).

    Secondo Bauman anche i legami sentimentali diventano meno stabili, più flessibili e spesso a tempo determinato. Le relazioni non aspirano più al matrimonio o alla convivenza a tempo indeterminato. Il “per sempre è percepito come limitante delle esperienze individuali e la cosiddetta crescita personale. Le nuove generazioni vengono educate all’autonomia e alla realizzazione di sé, anche a scapito della stabilità di coppia.

    Nell’occhiello dell’articolo
    c’è scritto: “Fino a pochi decenni fa c’erano alcuni punti fermi nella vita delle persone: l’acquisto della prima casa, il posto fisso, il matrimonio.
    Oggi continuiamo a comprare casa (sempre più tardi), e a essere assunti (sempre più tardi); e non è un tabu cambiare lavoro, anzi…) ma le relazioni sono diventate più fluide: a tempo determinato. Non si sta insieme “per sempre”, ma “per un po’ “, seguendo inclinazioni, circostanze e ambizioni.

    Ne parliamo con psicoterapeuti, sociologi e demografi. E tutti concludono, con accenti diversi, che …”.

    L’articolo
    :

    L'approfondimento esamina i nuovi comportamenti relazionali: oggi la coppia è diventata più fluida, aperta a nuove forme e possibilità, “liquida”. La trasformazione è lo specchio di cambiamenti storici, sociali, educativi; oggi si riscontrano un maggiore individualismo e un maggiore desiderio di realizzazione del sé a scapito di desideri comuni e della negoziazione. E il discorso si amplia anche alla monogamia, al poliamore, al numero di single in crescita, fino a immaginare la famiglia “del futuro.

    Oggi l’espressione “per sempre” ci sta stretta. Fino a quarant’anni fa, in Italia, c’erano alcuni punti fermi nella vita delle persone che davano una sicurezza a cui aspirare: l’acquisto di una casa, per esempio, una scelta che ci avrebbe accompagnato per tutta la vita. La conquista del “posto fisso”, che avrebbe garantito una stabilità economica fino alla pensione (anche quella, sicura). La ricerca della persona giusta con cui costruire una coppia stabile, “finché morte non vi separi”.

    Nel nostro tempo continuiamo a stipulare mutui (sempre più tardi) sapendo che probabilmente la prima casa non sarà eterna. Veniamo ancora assunti (sempre più tardi), ma cambiamo lavoro quando non ci sentiamo soddisfatti o se l’ambiente ci risulta malsano (tra i motivi che hanno portato al boom delle grandi dimissioni). Stiamo ancora in coppia, ma in modo più labile e selettivo, aperto a diverse possibilità, senza aspirare “naturalmente” al matrimonio. Le relazioni sono diventate più liquide, per prendere in prestito la metafora che Zygmunt Bauman usò per descrivere la nostra società. In un mondo sempre più “a termine”, anche le relazioni sono diventate a tempo determinato.

    Se vi va di leggere sono disponibile ad aggiungere altri post riguardanti questo lungo articolo, ma non tutto, per non incorrere nelle ire del Corriere della Sera, con conseguenze legali per plagio o altro. Con pazienza scriverò quanto scritto sul quotidiano, perché in Internet ci sono solo alcuni frammenti. Fatemi sapere
    Ultima modifica di doxa; 04-09-2025 alle 19:10

  2. #2
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    /2

    Su “la Lettura”, supplemento del Corriere della Sera del 6 aprile scorso, lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini parlando del suo libro “Chiamami adulto” (edit. Raffaello Cortina), esplora la relazione tra l’adulto e l’adolescente. Ha detto: “Non ci sarà a breve nessun motivo per cui convenga mettersi in coppia, nel senso tradizionale. Abbiamo detto ai bambini e alle bambine di essere indipendenti e autonomi; abbiamo alimentato l’idea che se rinunci a qualcosa per la manutenzione della coppia non va bene perché non realizzi più la tua identità. La coppia non ha vinto”.

    “La Lettura” è tornata sul tema per capire se la cosiddetta coppia tradizionale (quella che si intendeva formata da un uomo e da una donna che si univano in matrimonio) è finita e quali nuove forme e possibilità (o quali retaggi si porta dietro) l’idea di coppia nelle nuove generazioni.

    Oltre a Lancini, hanno preso parte alla conversazione: Annalisa Ambrosio, laureata in filosofia e autrice de “L’amore è cambiato” (edit. Einaudi); il demografo Alessandro Rosina, docente all’Università Cattolica di Milano; la sociologa Chiara Saraceno, autrice del recente libro “La famiglia naturale non esiste”, al quale ho dedicato un topic in questo forum.

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  3. #3
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    Matteo Lancini. A breve la coppia non esisterà più. Nel senso tradizionale già non esiste da tempo. L’incontro quotidiano con adolescenti e giovani adulti testimonia i cambiamenti avvenuti, sono figli di un’educazione, di una cultura affettiva e relazionale del tutto diverse. Prima abbiamo assistito al passaggio dall’amore romantico all’amore narcisistico; cioè dal sacrificio in nome della coppia, a una coppia che rispecchia il sé, dove il progetto individuale non deve essere messo in discussione dalla coppia stessa. Fino ad arriva a un’epoca che definisco post-narcisistica, dove la terza fase sarà quella della fine del rapporto di coppia, nel senso che si potrà stare benissimo da soli. Infatti, da tempo, si parla di famiglia unipersonale.

    Come vivono in coppia gli adolescenti ?

    Matteo Lancini. In questi anni i ragazzi hanno promosso nuovi legami, come i “friends with benefit” (= gli amici con benefici), una relazione di amicizia all’interno della quale si hanno rapporti sessuali senza stare insieme.
    La spinta educativa familiare e sociale, sin dall’infanzia, è in direzione dell’autonomia, che rischia di trasformarsi in individualismo “a tutti i costi”.

    Sempre più spesso le coppie di giovani adulti si lasciano perché sostengono di vivere un amore tossico, nonostante stiano ancora bene insieme. Abbiamo invaso la mente di queste generazioni con il tema delle dipendenze affettive e dell’amore tossico. Oggi bisogna anteporre il sé al sé di coppia e quindi la coppia diventa sempre più spesso un ostacolo. E’ in atto un cambiamento enorme. Estremizzando, dico che la coppia è talmente in crisi, che no esisterà più nel giro di pochi anni.

    Annalisa Ambrosio. La mia posizione è forse un po’più moderata. Penso che sì, la coppia sia in crisi e se la stia vedendo dura, ma non perché stia finendo la possibilità della coppia, dal momento che a quella se ne affiancano tante altre, e che c’è un’idea meno univoca di che cosa s’intenda per realizzazione amorosa, o relazionale, di un individuo. C’è una biodiversità maggiore rispetto a quello che intendiamo come realizzazione dell’amore.
    La coppia tradizionale nel nostro mondo è entrata in crisi con l’introduzione della legge sul divorzio nel 1970: l’amore poteva non essere più per sempre ma poteva avere una “data di scadenza”.
    Sono d’accordo che ci siano nuove prospettive di vita, che stanno capitando soprattutto ai più giovani, e che prima erano più elitarie o riservate a meno persone. Come parlare più lingue, andare più facilmente all’estero; o, al negativo, la precarietà lavorativa e l’idea che si possa disegnare il proprio futuro tenendo conto che si potrà cambiare più volte il proprio mestiere.
    Queste variabili rendono più complesso il fatto di essere disposti a una progettazione comune. Rispetto al tema dell’individualismo e del narcisismo , io però vedo una possibilità positiva nel superamento della coppia, che è quella del non avere come orizzonte di riferimento “un solo altro”, ma degli altri. Ovviamente questo va accompagnato da un movimento intellettuale, culturale, politico anche, perché è un ritorno all’orizzonte della comunità.

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  4. #4
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    Chiara Saraceno. La riflessione su com’è cambiata la coppia risale almeno agli anni Settanta; pensiamo al sociologo Anthony Giddens e al suo La trasformazione dell’intimità (il Mulino, 1995), che non parlava della fine della coppia, ma diceva che l’amore romantico era finito da un pezzo. E l’amore romantico era inteso come amore fusionale, ma era per lo più la donna a fondersi negli interessi dell’uomo. Quando si parla di individualismo, bisogna pensare ai cambiamenti che hanno riguardato le donne nella coppia tradizionale, che per molti funziona ancora, soprattutto in certe classi sociali. È stato il cambiamento delle donne a mettere nel rapporto di coppia «un altro individuo»; non a caso Giddens parlava della coppia negoziale, in cui bisogna discutere e bilanciare di più. Non era più, dunque, il principio costituzionale che dice che nel matrimonio si è uguali, fatta salva l’unità della famiglia, in cui si dava per scontato che uno dei due, che poi era la donna, subordinava la propria uguaglianza all’interesse dell’accordo.

    E oggi che cosa succede ?

    Chiara Saraceno. Sul fatto che i giovani non abbiano più tanto interesse per la coppia, a me verrebbe da osservare il contrario; c’è quasi una pressione a mettersi in coppia già da bambini. Questo prendersi e lasciarsi così facilmente è dovuto al fatto che si sperimenta, si cresce. Nell’analisi di questo fenomeno non c’è solo l’arrivo del divorzio, che non ha decretato la fine dell’amore, ma la fine del matrimonio, che non necessariamente è fondato sull’amore. C’è anche il femminismo che ha cambiato le regole della coppia, le aspettative delle donne rispetto alla coppia, e quindi la necessità per gli uomini di tenere conto dei loro desideri e opportunità. E poi oggi c’è il fatto che la coppia non è più solo un modello di vita adulta, ma è diventato un modello non normativo in senso legale, ma nella cultura, per i genitori: per esempio, quando ci si riferisce al fidanzatino della figlia di sei anni, questa è una formulazione dentro un modello di coppia delle relazioni tra bambini, che nella mia generazione era totalmente censurata, ma che adesso trova una cornice «normativa».

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  5. #5
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    Quale fotografia dell’Italia ci danno oggi i dati, per esempio, di single e divorziati?

    Alessandro Rosina. È vero che all’interno delle famiglie sta aumentando la fetta di quelle che vengono chiamate famiglie unipersonali, cioè chi vive da solo. Ed è una crescita speculare alla discesa delle coppie con figli, cioè della famiglia tradizionale. Le famiglie unipersonali, che erano arrivate a essere oltre il 25% all’inizio di questo secolo, ora sono più di una su tre. Tra i motivi di questa crescita: l’aumento della popolazione anziana che resta senza coniuge; nelle età centrali c’è l’effetto dello scioglimento delle coppie; la crescita dei single tra i giovani, come conseguenza del fatto che si lascia la famiglia d’origine per cercare opportunità di lavoro. È anche vero che il mercato si adatta sempre più alle persone che vivono come single, oggi c’è un’accettazione sociale che legittima la scelta; per esempio non esistono più le «zitelle». Poi ci sono cambiamenti di tipo organizzativo: si diffondono i Lat, Living apart together, due persone che vivono in abitazioni diverse e che si percepiscono in una in relazione sentimentale. Questo fa capire anche quanto siamo in una fase in cui la statistica ha difficoltà a misurare quello che accade se continua a utilizzare categorie superate. Infine, ci sono cambiamenti culturali che riguardano gli atteggiamenti e le preferenze: l’aumento dell’individualismo, la riduzione dell’importanza delle norme sociali; l’orientamento a fare scelte in autonomia per la propria realizzazione; l’atteggiamento critico verso la qualità della coppia. Non c’è più un’accettazione incondizionata. E sta succedendo qualcosa di inedito anche nelle nuove generazioni, dai Millennial (i nati tra il 1982 e il 1996, ndr) in avanti, che sta cambiando ancora con la Gen Z (o Generazione Z, 1997-2012, ndr): ciò che nelle generazioni precedenti si voleva conquistare, cioè che l’unione matrimoniale potesse essere sciolta, che l’autonomia femminile potesse portare a scelte di realizzazione personale, che la valutazione della coppia di qualità, e l’essere single, fosse qualcosa di accettato — è diventato la normalità.

    Quindi oggi che cos’è la norma?


    Alessandro Rosina. Non è più una coppia che dura per sempre, ma una coppia che può sciogliersi. In Italia il cambiamento rispetto al divorzio è avvenuto anche in tempi più lenti rispetto agli altri Paesi: prima ci volevano 5 anni di separazione per arrivare al divorzio, ora vanno a coincidere. Oggi l’instabilità coniugale si sta avvicinando a quella di altri Paesi: oltre un matrimonio su tre si scioglie e la maggioranza delle coppie si forma con un’unione informale. E oltre il 40% dei figli nasce fuori dal matrimonio. Tutti cambiamenti da aggiungere all’aumento naturale della longevità. Poi, a partire dalla Gen Z, c’è tutto l’impatto di internet, dei social, del web 2.0, di Tinder (tra le più celebri App di dating, le App di incontri con cui trovare partner romantici o sessuali, ndr), e l’idea dei legami fluidi, la possibilità di formare relazioni basate su criteri con cui confronti varie opzioni di partner su cui fare la tua scelta, sperimenti... E arriviamo ai giovani che si confidano con ChatGPT.

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  6. #6
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    Per quanto riguarda l’articolo del Corriere della Sera mi fermo qui. E’ troppo lungo.

    Non mancano critiche all’inchiesta. Alcuni commentatori vedono in questa visione una deriva ideologica che normalizza la dissoluzione dei legami stabili, con il rischio di aumentare la solitudine e la fragilità sociale. Per esempio, l’avvocato Giancarlo Cerrelli, docente di Diritto di famiglia, nel suo blog ha scritto un post titolato: “Elogio del senso comune. La favola della 'coppia liquida': un manifesto ideologico travestito da sociologia”.

    Il prof. Cerrelli:

    “L’inchiesta (del Corriere della Sera) affronta il tema della coppia contemporanea. Ne emerge un quadro dominato da concetti come “relazioni fluide”, “coppia liquida”, “poliamore” e “alleanze affettive variabili”.

    Secondo alcuni esperti, la coppia tradizionale sarebbe ormai superata, sostituita da legami intermittenti e da un nuovo orizzonte in cui il vincolo matrimoniale risulta un retaggio del passato.

    A una prima lettura, sembrerebbe un’indagine sociologica. In realtà, scorrendo le pagine, si coglie subito l’impianto ideologico: più che fotografare la realtà, gli autori ne selezionano alcune tendenze per proporle come inevitabili approdi del futuro.

    Il dogma della fine della coppia.

    Matteo Lancini arriva ad affermare che “presto la coppia non esisterà più” e che i giovani hanno già promosso relazioni nuove, non vincolate all’idea tradizionale di fedeltà e stabilità.

    Annalisa Ambrosio distingue il poliamore da un semplice legame aperto, descrivendo come sempre più diffusa una molteplicità di rapporti affettivi.

    Chiara Saraceno ridimensiona il significato dell’aumento dei single, mentre Alessandro Rosina parla di “eterogeneità di relazioni” come cifra della modernità.

    In questo coro, ciò che manca è la voce che difenda la coppia come cellula fondamentale della società. Nessuno degli interventi sembra considerare che la dissoluzione del vincolo stabile non sia un progresso, ma un fattore di fragilità sociale, che lascia individui più soli, famiglie più deboli, figli più esposti all’instabilità.

    L’illusione della neutralità scientifica.

    Si usano grafici e percentuali (sugli stereotipi di genere, sui comportamenti “accettabili” nelle coppie, sul controllo reciproco dei partner) per dare un’aura di oggettività. Ma la scelta stessa dei temi rivela la direzione: normalizzare la dissoluzione dei legami, ridurre il matrimonio a una reliquia, presentare come “naturale” ciò che è in realtà il frutto di precise scelte culturali.

    Il rovesciamento semantico.

    Si parla di “investimento su di sé” come se fosse un valore superiore alla dedizione reciproca. Si celebra la “crescita personale” come alternativa alla fedeltà. Si presenta la frammentazione dei legami come arricchimento, quando nella realtà è spesso fonte di solitudine e precarietà affettiva. Dietro l’apparente apertura si cela un rovesciamento: ciò che per secoli è stato riconosciuto come bene (la stabilità della coppia e della famiglia) viene oggi bollato come limite, mentre la fragilità dei rapporti diventa un ideale di libertà.

    Una visione che dimentica i figli.

    Colpisce soprattutto l’assenza di uno sguardo sui figli. Nel dibattito si parla di individui, di adulti, di scelte personali, ma quasi mai delle ricadute sulle nuove generazioni. Eppure i dati sono chiari: i bambini cresciuti in contesti instabili sono più vulnerabili, più esposti a difficoltà scolastiche, affettive, economiche. La “coppia liquida” è forse attraente per l’adulto in cerca di autonomia, ma rappresenta un fardello pesante per chi nasce e cresce in un mondo senza punti di riferimento.

    Conclusione

    L’inchiesta de La Lettura non è una fotografia neutrale della società, ma una tappa del lungo processo di “decostruzione” della famiglia iniziato negli anni Sessanta. Presentare la precarietà come futuro inevitabile significa rinunciare a ogni progetto di ricostruzione sociale. La realtà, però, è più complessa delle formule ideologiche: mentre alcuni celebrano la “liquidità” dei legami, molti giovani continuano a desiderare una relazione stabile, fondata sulla fedeltà e aperta alla vita.

    La sfida del nostro tempo non è dissolvere la coppia, ma restituirle valore. Non liquefarla, ma rafforzarla come luogo in cui l’amore diventa responsabilità, fedeltà e futuro".

    Sono d'accordo con il prof. Cerrelli !
    Ultima modifica di doxa; 05-09-2025 alle 08:44

  7. #7
    Opinionista L'avatar di Astrid
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    In realtà, con tutte le differenze storiche e sociali, la coppia ha sempre avuto mutamenti, evoluzioni e cambiamenti sostanziali o intenzionali nel corso della storia (quella che possiamo ricostruire documentalmente almeno).
    La fluidità degli antichi ci dipinge una coppia dove due faceva spesso tre, quattro o anche più.
    La mentalità, in base all'angolazione culturale geografica, sui ruoli è stata anche diametralmente opposta a quella ricorrente ancora oggi. Ha prevalso il patriarcato ma il matriarcato è ancora praticato in qualche angolo della terra.
    Siamo partiti dalla donna che era prpprietà dell'uomo per arrivare oggi a una dinamica sempre più paritaria, con maggiore condivisione di responsabilità, autonomia femminile e nuove aspettative reciproche basate sul rispetto e la realizzazione personale.
    La denatalità, dal mio punto di vista, è una questione strettamente legata alla crisi economica e sociale, che ne deriva.
    Le incertezze economiche e sociali e la maggior consapevolezza di sè hanno cambiato la visione della vita e del tempo vissuto.
    Di norma, tutte le crisi socio economiche portano a una rifioritura culturale - certo jmon a breve termine -. Ma comunque io ci spero e ogni tanto qualche timida gemma la vedo spuntare.

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