Ho letto,in questi giorni, un manifesto a lutto : si è spenta la cara esistenza di Giuseppe Esposito,in arte SARCHIAPONE . Soprattutto a Napoli,città eclettica e patria di piccoli e grandi artisti,la “rettifica” dopo le generalità del defunto,serve a conferire un minimo di riconoscimento per la “qualifica”,ma anche per far meglio capire alla gente chi è morto veramente.

Perché,come in questo caso,nessuno conosceva Giuseppe Esposito,nemmeno i Carabinieri. Ma SARCHIAPONE,lo conoscevano tutti. Lui era figlio di N.N.,come si usava registrare 70 anni fa coloro che erano figli illegittimi. Per giunta,da piccolo, aveva avuto la poliomielite e,perciò,camminava un po’ “sciancato”,ma senza bastone.

Forse anche a causa della malattia,aveva la testa più grande del normale e,per di più,con qualche leggera deficienza intellettiva.In tal modo,Peppe,non trovò di meglio da fare,nella vita,che fare buon viso a cattiva sorte. Grazie alle “sue doti naturali”,faceva il macchiettista,come si dice da noi. Oppure,il còmico,come si dice altrove.

Sarchiapone era la sua goffa ma nòbile maschera,e sapeste quanti schiaffi aveva preso dalle sue occasionali “spalle”. Tra feste di piazza,festival di Napoli e una miriade di matrimoni e cerimonie varie,che lo impegnavano saltuariamente.Era ospite fisso dell’albergo dei poveri che a Napoli è ubicato nell’omònimo palazzo,storicamente maestoso e stupendo,sito in piazza Carlo III,e siccome può essere ocupato solo di notte,negli ultimi tempi,si era autoproclamato “ guardaporte”.( portinaio)

Non aveva nessuno e non sapeva dove andare. Qualcuno gli aveva regalato un berretto con la visiera,e lui,tutto contento,con aria marziale e seria,assolveva al còmpito di portinaio. Tutti i passanti lo salutavano affettuosamente e lui,rispondeva a tutti,togliendosi il berretto.

Appresso al carro funebre del Comune,c’erano i suoi sventurati coinquilini,una trentina in tutto. In fondo al corteo,quasi a volersi distinguere,un vecchietto elegante nel suo abito scuro,cappello e guanti neri. Cercava inutilmente di ricacciare indietro le lacrime,con un fazzoletto bianco ! Era l’ùnico che piangeva. Non poteva essere un parente,perché Sarchiapone non ne aveva,ma forse era qualcosa di più.

Era Luigi Gargiulo,in arte “ Gegè “, la sua “ùltima spalla”,che era venuto a dare l’ùltimo schiaffo a Sarchiapone.