Mai ci f� causa pi� giusta, secondo me.

HA MANGIATO due mandarini per ringraziare Mario Monti, un men� da galera, forse in onore dei detenuti per i quali si batte. E cos� Marco Pannella ci ha regalato pure un sorriso, anche se per ricominciare davvero a bere e a mangiare vorrebbe qualche nome, Vasco Rossi per esempio, "che per� non sta bene e ha paura di non essere capace", e "Umberto Veronesi e Franco Battiato e Roberto Saviano e poi ci sono tanti giornalisti, scienziati, cantanti come Celentano e i fratelli Bennato, e gli artisti..., ma non ho voglia di fare lunghi elenchi".

Vorrebbe quattro nomi trascinanti, di quelli "stoconMarco", che si candidino in una lista "rosa nel pugno per la giustizia e per l'amnistia", per farci spalancare gli occhi e costringerci a guardare l'ingiusto e il disumano delle prigioni, "il reato flagrante che lo Stato commette violando i diritti pi� elementari nelle carceri e il diritto alla normale durata dei processi: il comitato dei ministri del Consiglio d'Europa condanna l'Italia da pi� di trenta anni". Quattro nomi dunque per aprire le porte delle carceri e infilare l'Italia nel bugliolo, nella puzza. E nelle violenze di quell'universo concentrazionario, nella sua ripugnanza: "Attenzione per�: non � un problema di piet�, ma di giustizia".

Sdraiato sul lettino di ferro da malato con le sue bretelle a quadretti, le lunghe calze blu, la maglia a righe orizzontali, le mani che un critico d'arte defin� michelangiolesche, Marco parla in pannellese, che non � mai stato un linguaggio semplice, "non c'� sulla terra una sola parola che lo sia", ma che adesso � armoniosamente inarrestabile. Ed � percorso da sibili: "Quel Maroni � l'assassino degli immigrati che respinse in mare, glielo abbiamo detto e lui ha risposto che non gliene frega nulla". E poi fragorosi non-stop su argomenti come il sensus fidelium che un ironico sussurro trasforma in consensus fidelium.

Il suo colloquiare dirama per rivoli inaspettati sino allo spiritualismo e all'energia: "Il non uccidere vale anche per la legittima difesa, perch� se sei bravo devi ferire, invece che uccidere". E ancora arrivano fischi perentori su uomini e cose che sembrano nominati per caso: "Napolitano non fa il garante ma l'impiccione e vuole fare il padrone dell'Italia". Poi improvvisamente il lessico diventa quello immediato della libert�, pi� pericoloso di qualsiasi controprova e di qualsiasi violenza del potere: "Ho spiegato a Mario Monti che il mio sciopero della fame non vuole costringerlo a fare le cose che non vorrebbe fare ma, al contrario, che voglio aiutarlo a fare le leggi che non riesce a fare".

Gli obietto che se ha parlato cos� con Mario Monti, allora forse lo ha un po' confuso. E mi racconta che Monti gli ha detto: "Quando uscir� da qui vorrei che tu ricominciassi a bere. Cosa posso fare?". Pannella gli ha risposto con le teorie dell'ascesi e della non violenza. Poi in serata ha mangiato appunto i due mandarini che ha dedicato a Monti con l'augurio del brindisi. La sua battaglia ha sempre un sottofondo ilare, la risata gli veste la bocca scavata. A Monti ha pure parlato di Clemente, l'infermiere indiano che lo accudisce e che lo considera un guru, "una parola che secondo Clemente vuol dire pi� alto delle altezze dell'Everest". Clemente gli dice pure che "anche l'India avrebbe bisogno di gandhiani come me". E per un attimo ci passano davanti le ombre dei due mar� italiani reclusi in Kerala.

Ma poi, come solo Pannella sa fare, tutto � diventato concreto e hanno parlato di amnistia e di leggi. Pannella ha cos� scoperto, e lo racconta con gratitudine, che tra lui e Monti, in queste ore di fame e di sete, c'� stata, imprevista, la scintilla: "Come diceva Leonardo Sciascia se Monti � venuto qui, se ha bussato a questa porta � perch� sapeva che l'avrebbe trovata aperta". La ministra della Giustizia Severino invece l'ha trovata chiusa: "Non potevo riceverla mentre Rita Bernardini spiegava in Senato che la sua legge sulla giustizia � una legge irresponsabile e che il suo celebrato sfollamento delle carceri significher� 54 detenuti in meno".

E invece Monti e Pannella si sono capiti come due fratelli opposti e gemelli, due italiani innamorati dell'Italia che hanno in comune l'autenticit�, lo star bene nella propria sostanza, nella smoderatezza Pannella, nella morigeratezza il presidente, soldati di quella stessa fede che � la coerenza: "Alla fine ci siamo intesi su un'apertura di dialogo per l'amnistia e per la giustizia. Non � poco". Ma quanti segnali aspetta Pannella per ricominciare a bere? "Segnali ne arrivano tanti. Ma ne basterebbe uno, quello giusto". Bersani? "Mi ha invitato a riprendere a bere. Gli ho detto che � un Ponzione Pilatino o forse un Ponzino Pilatone, non ricordo". Fini? "� preoccupato per la mia salute ma non � d'accordo sull'amnistia. Gli ho risposto che non mi sorprende dall'uomo che ha messo la sua firma sotto due leggi orribili, la Fini-Giovanardi sulla droga e la Bossi-Fini sugli immigrati. Gli ho detto che molto meglio di lui era Pino Romualdi". Berlusconi? "Non esiste". Grillo? "Per l'Italia sono meglio i grillini o i pannellini?".

Ogni tanto nella stanzetta della clinica si materializza una suora. Gli prende la pressione: 70 e 110. Poi una dottoressa gli fa l'elettrocardiogramma. Sergio Rovasio e Matteo Angioli gli stanno accanto come gli angeli credenti della tradizione, quelli che assistono il guerriero nel momento del massimo sforzo. E uno fa il conto degli errori e l'altro fa l'elenco delle cose giuste, e per ogni cosa giusta vengono cancellati tre errori. E sono belli perch� "Sergio il severo" si affretta a cercare la dolcezza e "Matteo il buono" si premura di dare rigore al trionfo. Pannella li tratta con amore ma non vuole solo l'aiuto fisico che entrambi gli offrono, vuole il loro cervello: "Non limitatevi all'emozione, non accontentatevi del brivido". In questa stanza Pannella � come il Sacro Pazzo che � figura della mistica. Solo a lui consentono di usurarsi, di smarrirsi nella follia dei gesti che forse non hanno un senso oggi ma sicuramente lo avranno domani.

Gli dico: non costringerci a farti da becchini, stai facendo impazzire i tuoi amici e stai accendendo l'astio di chi dice "Pannella ha rotto co 'sti scioperi della fame". "Non lo dicono, glielo fanno dire, fanno finta che l'eccesso e l'oltranza stiano nel digiuno e non nella violazione della legalit�". E per�, obietto, il tuo corpo in sciopero della fame � il medium che assorbe e oscura il messaggio: nessuno parla delle carceri ma tutti della vita di Pannella, e tu sai di essere un soggetto ideale per la prosa giornalistica ispirata al lirismo che � la prosa peggiore, perch� tu cos� diventi un mito, un santone, Pannella generoso, Pannella monumento, Pannella scandalo, "non lasciate morire Pannella", � un catechismo che offende la tua identit� di laico.

"Per la verit� sono stato sempre santificato dai credenti, penso a Baget Bozzo e a Giorgio Spini. Ma hai ragione: mi trattano amorevolmente, prendono nota del mio peso e mi invitano a bere un sorso. E c'� una strana complicit� tra me e il mondo che mi vuole nutrire a forza. D� loro la forza che non hanno". Gli ricordo che qualche anno fa, durante un altro sciopero della fame, mi disse che la voglia di nutrirlo a forza gli ricordava l'idea di mandare Ofelia in un convento: "Per preservare la virt� del casato, per salvare la mia vita e il loro onore". Il punto � che "non sopportano la mia fame e la mia sete e dunque quando tutti capiscono che io davvero rischio doverosamente e felicemente la vita, solo allora finalmente esplodono i grandi dibattiti che sempre uniscono e mai dividono un Paese, come per il divorzio, come per l'aborto, come per la fame nel mondo ... Ora non vogliono che si parli di giustizia e di carceri".

E per� questa volta Pannella - mi raccontano - ha fatto piangere anche Emma che gli ha detto "stai superando i limiti". E allora hanno discusso del limite. Per chi la politica la sente sul corpo, per chi la intende come fame e come sete, � una disputa che, prima o poi, deve per forza arrivare. Pannella dice che "bisogna rischiare anche la vita", da sempre la Bonino gli replica che "il non violento non � un fachiro". Questa volta mi riferiscono che Emma si � sentita male. Dico a Pannella che tanta preoccupazione non l'aveva accesa mai: "Per preoccuparsi di meno bisogna occuparsi di pi�". Sul tavolo c'� una magnifica rosa rossa. � un regalo della signora Berenice Ambrosini Oriani, la moglie di un vecchio compagno di scuola: "Ti prego Marco desisti. Hai gi� vinto".

Dico a Marco che se devo immaginare la sua morte, tra mille anni, la immagino cos�, mentre protesta per qualcosa. "Mille anni? Chiss� come mi odierei". Ha le labbra screpolate, la lingua secca, non ce la fa a parlare: "Ho bisogno di mezzora di silenzio". E prima di congedarmi mi racconta dell'euforia da digiuno e mi mostra un libro "Digiuno Autofagia e Longevit�". Pannella sostiene che lo sciopero della fame gli allunga la vita: "� un'arma di vita".

Spegniamo la luce. Visto su quel lettino con il naso e la bocca grande tutto pelle ossa e occhioni chiari e stralunati, con Mirella che gli accarezza le caviglie, Pannella sembra aver recuperato una fisicit� da giovane Holden addormentato.

Mirella Parachini � la compagna di una vita, e come nei veri e grandi amori Mirella e Marco da una vita si prendono e si lasciano per evadere da chiss� quali galere. Sicuramente mettono sotto i piedi la vecchiaia sia perch� lei � semplicemente bella, e accanto a lui non poteva che starci una donna bella, sia perch�, prosciugato sino a 72 chili, Pannella a 82 anni � l'utopia del mondo al contrario, di come sarebbe bello nascere vecchi e cominciare piano piano a ringiovanire e di come sarebbe bello acquisire, anno dopo anno, il vigore della giovinezza senza perdere l'esperienza della vecchiaia. Pannella, quel che resta di Pannella, � l� che ringiovanisce, l� che si asciuga, � li che Pannella si spegne bambino.

(19 dicembre 2012) http://www.repubblica.it/politica/20...0/?ref=HRER1-1