Talvolta immagino di essere un pilota e di infilare le scarpette da guida. Faccio fatica ad infilare la scarpa destra,
sono teso, carico di responsabilità. Non è mai semplice decidere di mettersi alla prova rischiando
la propria macchina.
E' da poco iniziato il nuovo giorno, l'orario migliore per non trovare nessuno in giro,
per avere la strada tutta per se. Esce dal garage, trovandosi l'auto davanti.
Ci entra facendo il minimo rumore possibile. Teme di poter attirare l'attenzione di qualcuno,
cosa che avrebbe fatto inevitabilmente accendendo il motore. Si fa forza, lo avvia e
parte, scomparendo tra le buie curve illuminate solo da qualche lampione.
Guido piano, scaldando il motore, è d'obbligo se non si vogliono compromettere le
prestazioni. Arrivo finalmente alla base della salita, alla base della strada famosa tra
la gente per i suoi tornati e curve ad ampio raggio, trafficata di giorno e deserta la
notte.
Quando si corre in montagna non c'è mai un inizio né una fine precisa. Si corre finchè si
riesce, il prima possibile e finchè la strada non finisce. Iniziano le curve, le prime
frenate al limite. Mi accorgo dei freni entrati in temperatura, può incominciare
il divertimento. Ho superato le curve semplici, quelle che non ci si può godere perchè
troppo ampie, troppo veloci. In montagna non ci si diverte con la velocità pura, la
velocità pura è cosa da autostrada. Ci si diverte ad intraversare la macchina
sulle curve ad angolo, sui tornanti. La sensazione della macchina che si adagia su un lato
ed inizia a scivolare portandosi dietro uno stridere di gomme, che diventa però
un suono di sottofondo. Sono concentrato sulla guida, su come raddrizzare
la vettura senza grossi sobbalzi, senza indecisioni. Si vede lì la bravura di un pilota.
Solo un traverso fatto bene può lasciare un brivido lungo la schiena al pensiero. Quel
traverso, più o meno complicato che sia, che ogni volta che appare come in foto nella
mente, lascia una sensazione di soddisfazione, di precisione e pulizia.
Il traverso che alla mattina del giorno dopo, al risveglio, senti ancora sulla tua schiena
facendoti ripensare a quel volante che gira veloce e a quelle mani frenetiche che
controllano tutto. Il traverso che, sia quando viene eseguito, sia quando viene ricordato, ti
disegna un sorriso sulla faccia che nessuna situazione sgradevole può
cancellare.
Così, curva per curva, proseguo, dimenticandomi di
quello che la gente può pensare vedendo una cosa del genere.
D'improvviso però vedo una cosa: l'asfalto curvare dietro alla montagna e sparire. Normale pensate voi,
però non è l'asfalto che ho percorso fin'ora. E' l'asfalto di quella curva che non riesce quasi
mai, perchè troppo ampia, oppure perchè a raggio variabile. Quella curva a cui pensi anche di giorno
perchè vuoi farla, perchè sai che se si fanno traversi non ci sono scuse. Tutti sanno che con
qualsiasi vettura a trazione posteriore si possono fare traversi, e basta impegnarsi per riuscire in tutte
le curve. Per questo un pilota spesso torna a casa turbato, pensando a come fare per derapare anche
in quella, così strana e rivale.
Sono è teso, e ciò è un male. Non si può danzare quando si è troppo tesi.
Ecco che imposto, entro derapando. Sembra buono! La vettura però smusa, ritorna dritta.
E' bastato sbilanciare troppo il volante per far perdere l'assetto alla macchina e farla raddrizzare.
Neanche questa volta sono riuscito nell'impresa.
Affronto le curve successive un po' deluso, sapendo che la sera successiva e anche quelle dopo
sareei tornato solo per quella.
Torno a casa, comunque soddisfatto e sorridente, avendo riscontrato un miglioramento.
Silenzioso mi nascondo in casa, accolto da uno strano sollievo.


Molti pensano che il traverso sia solo una forma di guida pericolosa, altri lo considerano
uno stile di guida.

Io lo considero una religione.