Cio' pero' mi fa pensare che non sono i numeri demografici a generare le posizioni lavorative, ancor meno reddituali, altrimenti non esisterebbe disoccupazione.un numero fisiologico di anziani, possibilmente sani e curati, come avviene nei paesi ricchi, può ancora dare un contributo; ma quando hai oltre metà della popolazione sopra i 6, - e, senza immigrati, ci si arriverebbe in una 15ina d'anni - è un bel guaio, anche se fai finta di non capire l'ovvio; se prima avevi un organigramma/forza lavoro occupata di 22 mln di persone, quando quelle sono in pensione, assieme ai milioni di coetanei ex-disoccupati, li deve mantenere una forza lavoro di 15 mln, con un ammanco di milioni di posti coperti; significa che ti mancheranno i vigili del fuoco, gente che ripara le strade, le case, infermieri, medici, di tutto; a parte il rapporto spropositato, per cui quei lavoratori dovranno mantenere il doppio di persone di ora, l'ammanco di posti dovrai scontarlo da qualche parte, no ?
Direi che in prima istanza serva un sistema che generi Pil interno e se i 1800 circa miliarducci attuali sostengono, male, 22 mln di contribuenti e 16 mln di pensionati, per sostenere, diciamo 25 mln di pensionati e 100 mln di lavoratori, per non caricare troppo il procapite, diciamo che servirebbero un 10 miliardi di Pil strutturale.
Ammesso il Pil, servirebbe un sistema di ripartizione che lo distribuisca in un sistema che tende ad evitarsi il costo lavoro.
A questo punto, disponendo di Pil, di un sistema di distribuzione capillare e presente, non prevista a bocce ferme, una indifferibile necessita' di addetti, si pone la questione demografica con la cura, attingendo fuori dal bacino proprio, di filtrare i piu' compatibili con l'ambiente dove li si inserisce, il che si traduce con l'inserimento oggi, su previsioni solide di domani e tenendo conto dei perche' limitanti la demografia interna, cosa che condizionerebbe anche quella esterna, di famiglie collocabili in un reddito di oggi, cosa diversa da single per decenni dediti all'arrangio.