Guarda cosa ti fa la blockchain! Qualcuno lo faccia leggere ai nostri politici...

Estonia, lo Stato più digital di tutti

Sei un professionista free-lance e vuoi ricevere pagamenti internazionali? Vuoi spostare la tua azienda digitale da un paese all’altro? Ti sei stancato delle code all’anagrafe, agli ospedali e per la dichiarazione dei redditi?

L’Estonia potrebbe essere il Paese a cui guardare. Tutto nella repubblica baltica viene fatto online: le tasse si pagano in due minuti e per aprire e chiudere una società serve poco più di un quarto d’ora. In rete ci sono prescrizioni mediche, cartelle dei pazienti e voti dei cittadini. La carta di identità estone è al contempo documento per l’espatrio, carta di debito, abbonamento dei mezzi pubblici, tessera sanitaria e patente di guida. I processi amministrativi sono quasi completamente digitalizzati, tanto che si deve “incontrare lo Stato” di persona solo per comprare casa, sposarsi e divorziare. Un sistema che permette di risparmiare 300 metri di carta al mese, «una pila alta come la Tour Eiffel», come sottolineato dal premier Jüri Ratas.

La storia estone recente. Così, a cento anni dall’indipendenza, dopo essersi liberata dall’influenza dell’Unione Sovietica e avere affrontato la disintegrazione dell’impero russo, l’Estonia si è reinventata e si propone ora come il più tecnologico degli Stati europei. La storia recente del Paese ha, infatti, come pietra miliare il 2002, anno di nascita del programma di e-government, basato su una piattaforma digitale che permette lo scambio di informazioni tra cittadini e istituzioni pubbliche e private.

E-residency. Su queste basi è stato sviluppato un altro fiore all’occhiello del Paese, ovvero il programma di e-residency, un’identità digitale aperta anche agli stranieri nata con l’ambizione di attrarre i cosiddetti nomadi digitali: programmatori, blogger, designer, imprenditori di e-commerce, professionisti free-lance con uno spirito imprenditoriale, digitale e semplificatore. Niente di più lontano da un metodo di elusione del fisco, insomma, ma uno strumento per facilitare la burocrazia fiscale, permettendo una gestione trasparente. Un sistema che impone di pagare le tasse nel Paese di residenza reale, mentre sulle imprese viene applicata l’imposta estone al 20 per cento sui dividendi, e che ha già registrato più di ventimila “adepti”, e-residenti in Estonia provenienti da più di 138 nazioni. Interessante notare come, dopo Finlandia e Russia, è dall’Italia che arriva il maggior numero di richieste.

Le informazioni “una sola volta”. Una rivoluzione digitale che ha perfino dato al Paese un nuovo nome, l’e-Estonia, come lo Stato ormai si definisce con un’operazione di marketing politico-commerciale, associando a questo nome anche la politica di “una sola volta”: nessuna informazione, infatti, deve essere inserita due volte nel sistema unico digitale. Un sogno rispetto alle procedure di tanti altri Paesi europei, al punto che l’Estonia ha fatto di questa politica un baluardo anche durante il suo semestre di presidenza dell’Unione Europea, ribadendo la sua volontà di dare una svolta digitale all’Europa, come il Digital Summit tenutosi a settembre tra i capi di Stato e di governo europei ha dimostrato.

I cyberattacchi. Trovata la strada per un paradiso digitale? Non proprio, come la minaccia di attacchi cibernetici dimostra. Per scongiurarli l’Estonia ha creato un sistema composto non da un unico server ma da tantissimi server individuali, sulla logica della blockchain. Nonostante questo gli hacker sono arrivati comunque, tanto che lo scorso 3 novembre il governo ha deciso di sospendere 760mila carte di identità digitali, numero impressionante considerando il milione e 300 abitanti del Paese. Un fatto che, pur dimostrando le vulnerabilità del sistema, di sicuro non fermerà una rivoluzione digitale ormai ampiamente avviata.
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