Nella primitiva comunità cristiana la perfezione evangelica consisteva nella rinuncia, nella mortificazione e nella penitenza. Insomma induceva a vivere in modo squallido. Ma con il progressivo trionfo della religione cristiana, meno frequenti divennero le occasioni per l’esercizio della perfezione.

Inoltre, la conversione dei pagani costrinsero le comunità cristiane ad accogliere convinti credenti e credenti per convenienza.

Allora numerose persone per cercare la perfezione cristiana scelsero l’eremitaggio, il monachesimo solitario, cui seguì le forme di vita associata, il cenobitismo.

Per l’antico filosofo greco Aristotele “perfetto” significava “completo” (nulla da aggiungere o da sottrarre), anche se nel quinto libro della “Metafisica” distingue tre diversi significati del sostantivo “perfezione”.

La dottrina cristiana della perfezione risiede nei Vangeli.

L’evangelista Matteo scrisse: "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (5,48), invece Luca nel suo vangelo sostituì la parola "perfetti" con "caritatevoli".

In alcune lettere di Paolo di Tarso ci sono richiami alla perfezione cristiana. Nella lettera ai Colossesi (3, 14) scrisse: "Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto."

Agostino, vescovo di Ippona, nel “De perfectione iustitiae hominis” dice che l’uomo spirituale è l’uomo redento, che comunque rimane condizionato dalla concupiscenza.

Agostino spiega che l'uomo perfetto non è chi è senza peccato ma un individuo che cerca di raggiungere la perfezione.

Nel V secolo D.C., due visioni distinte sulla perfezione erano sorte nella Chiesa : una sosteneva che fosse possibile per l'uomo raggiungerla avvalendosi delle proprie forze; l'altra, che potesse essere ottenuta solo per grazia divina. La prima tesi, sostenuta da Pelagio, fu condannata nel 417 D.C.; la seconda, avvalorata da Agostino, prevalse all'inizio del V secolo e divenne ufficiale.

Mentre per i filosofi antichi l'essenza della perfezione era l'armonia, per il Vangelo e per i teologi cristiani essa era carità o amore.