Per capire Gesù è necessario immedesimarsi nel suo tempo.
Allora come sempre il pensiero ebraico ebbe il suo centro, più o meno cosciente sull'idea della "salvezza".
Bisogna anche dire che la stessa concezione di "salvezza" mutò col tempo.
Durante il periodo ebraico essa fu essenzialmente "salvezza del popolo" ; in seguito a partire da Ezechiele divenne oltre che "salvezza del popolo" anche "salvezza dell'individuo", ma nel giudaismo canonico non fu mai "salvezza nell' aldilà" almeno fino al II secolo a. C. E il passaggio da una concezione di salvezza all'altra significò un profondo cambiamento della concezione dell'uomo, ché è altro vedere l'uomo limitato fra la sua nascita e la sua morte o guardarlo sullo sfondo dell'eterno. Il passaggio da una concezione all'altra è marcato dalla presenza di una vita post mortem, che nell'ebraismo e nel giudaesimo canonico non esisteva.
La salvezza dunque è indicata come idea madre del pensiero ebraico indipendentemente da ogni forma che potesse assumere nella storia e indipendentemente da tutte le riflessioni che si svilupparono su questo tema.
E' naturale che gli ebrei soffermassero molto la loro attenzione sui mezzi per raggiungere la salvezza.
Questi possono essere raggruppati in due tipi fondamentali cui possiamo dare i nomi molto moderni di "teologia del Patto" e "teologia della Promessa". Si tratta di due modi di concepire la religione diversi, per non dire opposti. Sono entrambi percepibili fin dalle pagine più antiche che ci abbia conservato la letteratura ebraica.