Lo scrittore e filosofo Luciano di Samòsata (120 circa d. C. – 192 circa), noto per l’arguzia e irriverenza nei suoi scritti satirici, nel libro in lingua latina titolato “Calumniae non temere credendum” (= Come difendersi dalla calunnia) evidenzia che numerosi calunniatori frequentano le corti dei regnanti, le quali brulicano di gelosie, sospetti, e abbondano le occasioni per adulare e per calunniare.

Il testo di Samòsata ispirò sia Raffaello sia Sandro Botticelli per la loro rappresentazione artistica della calunnia.


Sandro Botticelli, Calunnia, tempera su tavola, databile tra il 1491 e il 1495, Galleria degli Uffizi, Firenze.

“Calunnia” è un dipinto allegorico ambientato in un ampio loggiato con pilastri, archi a tutto sesto e nicchie; ci sono marmi, fregi dorati sui plinti, nei lacunari, sulle basi delle nicchie e sopra di esse, con varie scene mitologiche; dentro le nicchie ci sono statue a tutto tondo che raffigurano personaggi biblici.

La drammatica scena nella fastosa ambientazione architettonica rappresentata nel quadro va “letta” da destra verso sinistra:

il re Mida,cattivo giudice con le orecchie d’asino, è seduto sul trono in posizione elevata; ai suoi lati ci sono due figure: sono Ignoranza e Sospetto come consiglieri.

Mida protende il braccio verso Livore (= rancore, il quale indossa un pastrano con cappuccio di color marrone) che con la mano destra stringe il polso di Calunnia, la donna bella che si sta facendo acconciare la capigliatura da Insidia e Frode.

Calunnia con la mano sinistra impugna una fiaccola, mentre con la mano destra trascina per i capelli il calunniato, nudo in terra (ha soltanto le mutande), con le mani giunte in segno di preghiera.

Sulla sinistra c’è il Rimorso, l’anziana donna con pastrano e cappuccio neri, che torce il busto del suo corpo per osservare l’alta e nuda donna con i capelli ramati che simboleggia la Nuda Veritas (vedi Odi di Orazio, I, 24, 7, l’unica autorità che va rispettata e accolta): ha gli occhi rivolti verso il cielo, il braccio destro elevato verso l’alto, col dito indice sembra mostrare il luogo lontano della vera fonte di giustizia, quella divina.