Ciò che "è nell'uomo", in Gesù ed in ogni suo discepolo, costituisce l'argomento dei Vangeli, dei sinottici come di Giovanni.
Nell'uomo è la meta di ogni discepolo : il Regno, che è "dentro di voi".
Nell'uomo è la sapienza nella cui luce il discepolo doveva imparare a guardare se stesso ed alla realtà intera.
Gesù, il significato e l'insegnamento di Gesù, era il rivelarsi di quella luce: egli era la luce vera: quella che illumina ogni uomo che viene al mondo (Gv 1,9).
Quella stessa, secondo Matteo, della quale ogni discepolo deve accorgersi di "risplendere", ed imparare a risplenderne: Voi siete la luce del mondo. Non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per nasconderla sotto un secchio capovolto, ma la si mette sopra il portalampade, perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce. (Mt 5,14-15)
Nell'uomo (di nuovo in Gesù ed in ogni discepolo) è l'origine di quella luce e la via lungo la quale giungere ad essa: il legame intimo ed immediato con Dio, con il Padre: tanto intimo ed immediato che Gesù, nel Vangelo di Matteo, spiega ai discepoli: "Non chiamate nessuno "padre", in terra, perché uno soltanto è il padre vostro, ed è nei cieli" (Mt 23,9); e pone l'agire divino, " la perfezione del Padre vostro nei cieli", come un criterio imprescindibile di comportamento.
E in Giovanni: Non è forse scritto nella vostra Legge: "Io ho detto: voi siete dei"? Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la scrittura non può essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: "tu bestemmi, perché ho detto che sono figlio di Dio? (Gv 10,34-36).
Ciò vale anche per ciascun discepolo: per ciascuno a cui si sia rivolta la parola di Dio. Giacché, come spiega ancora il Vangelo giovanneo, solamente "chi è da Dio" può "ascoltare le parole di Dio"(Gv 8,47).
Dunque scoprirsi discepoli, scoprirsi in grado di ascoltare quelle parole nei Vangeli significa compiere la scoperta e dover prendere coscienza della propria natura divina. Gesù ne è la guida, "la via" (Gv 14,6).
E di nuovo occorre precisare: in lui è da cercarsi questa "via", che conduce oltre Gesù stesso. Così va inteso infatti il passo di Gv 14,12: In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me compirà le opere che compio io, e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.
La via che è in me va, conduce al Padre, a colui che è più grande di me
(Gv 14,28).
In Giovanni, il raggiungimento di questa dimensione del divino è un motivo continuamente ritornante, e costituisce uno sviluppo ed esplicitazione del motivo sinottico dell'"ingresso nel Regno di Dio", della scoperta di esso, del suo crescere e portar frutto nei discepoli ed ad opera dei discepoli.